Eros terminal-il sesso, l'età, il potere
di Oliviero Beha, "Narratori moderni", ed. Garzanti, 2009, 16.60 €, 272 pagg.
Romanzo un pò postmoderno, ma con trama, racconta di un futuro non lontano nel quale il pianeta è ormai definitivamente rovinato "… per gli effetti devastanti di una deriva da denaro (rimasto in poche mani) che aveva stravolto tutto, catturando l’aria e comprando l’acqua," (pag. 114).
Lo scenario è quindi un pò alla Blade runner, esattamente citato proprio per dirlo, così come lo sono vari altri classici della cinematografia fantascientifica.
Quell’aspetto dell’essersi enormemente ampliato il divario fra poveri e ricchi, è molto evidenziato, con coloro che sono ancora dentro, iperprotetti e con ancora qualche agio, e quelli ormai fuori, a cui rimane veramente poco: "… distinguendosi la realtà medioeval-postecnologica… fra ottimati, pochi, sempre meno, e plebe, gli altri. Come una volta, ma più semplicemente. Come sempre." (pag. 172).
Ho detto che è un romanzo un pò postmoderno perché se la trama c’è, è molto più cospicua la parte nella quale il protagonista dice se stesso, in un inner space ballardiano.
Dicendo, prevalentemente, del suo rapporto con il sesso. Che è sempre stato molto attivo, essendo lui, per definizione (lo si chiama esattamente così molte volte, nel testo) un "piacevole".
In queste parti c’è anche inserito un sotto testo scritto appunto dal protaginista, nel quale, appunto, racconta, con grandi divagazioni disquisitorie, delle sue esperienze erotiche.
Ciò di cui vi si dice, insomma, è esattamente il rapporto fra le componenti del sottotitolo, il sesso ed il potere, che vi si trova decisamente... forte. Ed è anche una riflessione, in un certo senso, sull'angiopausa, sull'arrivare al terminal, per raggiunti limiti d'età, del proprio eros.
La trama, invece, racconta di un incarico che viene affidato, al protagonista: andare a parlare, lui ex public relation, con un informatore che non accetterebbe altri interlocutori, che si sospetta stare dietro ad un supposto piano per inquinare, avvelenare le acque di quelli dentro. Le poche, o uniche, che ancora ci sono.
Ho detto ballardiano, e lo è anche perché, ad un certo punto, si dice: "… gli ultimi autentici luoghi di culto in ordine di tempo per la religione del consumo non erano forse stati gli ipermercati, gli outlet, i malls…" (pag. 129), un pò come in "Regno a venire".
E, verso la fine, si legge: "… fantascienza interiore…" (pag. 266).
Lo stile non è facilissimo, richiede una certa attenzione, ma risulta una lettura abbastanza piacevole. Certo chi fosse abituato, come lo siamo noi lettori di fantascienza, a romanzi prevalentemente di trama, potrebbe trovarsi un po’ spiazzato.
Io, devo confessarlo, l’ho trovato, a volte, un pò noioso.
Rimane però questo fatto di quest’ulteriore prova di una narrativa che prende, decisamente, dalla fantascienza, ma con gli armamentari della letteratura mainstream.
Altri contributi critici: "Erotismo prossimo venturo", di Gianni Perrelli, "L'espresso" del 19/11/2009; "Oliviero Beha e il nuovo medioevo", di Severino Colombo, "Corriere della sera" del 19/3/2010
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