L'ultima del diavolo
di Pietrangelo Buttafuoco, "Scrittori italiani e stranieri" (18,00 €, 266 + xii pagg.), "Oscar contemporanea" (9,00 €, 288 pagg.), ed. Mondadori, 2008, 2009
Il Diavolo prende contatto con un vescovo, un vescovo particolarmente viziato, per affidargli una missione; vuole che distrugga tutte le tracce di un antico santo, di cui nessuno si ricorda più, in cambio di una cospicua somma di denaro.
Accetterà, e la missione avrà successo.
Ciò è raccontato tramite due tipi molto differenti di narrazione, una del presente del romanzo nel quale avvengono i fatti detti, e l’altra del passato nel quale gli scritti in questione sono i protagonisti, dal santo che li scrive alle traversie che avrà.
Il primo è tutto tenuto su di un tono di scherzo, ostentando una mondanità eccessiva, eccedente, mentre il secondo segue le tonalità dei testi sacri, dai quali, come ci dice l’autore nella nota finale, ha abbondantemente attinto, dal Corano e dalla Bibbia.
Il tema classico del patto col Diavolo, quindi, vi è ripreso in maniera alquanto originale; se vi si ricorre a tutti i topoi classici, la non riflessione negli specchi, il non venire in fotografia, gli insetti che lo circondano, le corna e la coda, eccetera, qui è una figura decisamente desueta rispetto a quanto si legge di solito. Una sorta di dandi ultramondano che gira su una McLaren che parcheggia ondeggiante nel cielo.
Le parti per così dire sacre risultano un pò pesanti, ma sono proprio loro a dare, mano a mano, il vero senso a ciò che si stà leggendo.
Mi è venuto da pensare che, in qualche modo, vi si voglia dire del contrasto fra la Chiesa cattolica e le radici, del cristianesimo, di quanto se ne sia allontanata. Ma non sono sicurissimo che, ciò, fosse nelle intenzioni dell’autore.
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