Cacciatore della luce
di Luigi Ticozzi, "Narrativa" n. 54, ed. Nord, ’95, 24.000 £, 264 pagg.
Ambientato nel neolitico, è un racconto mitico.
Che racconta le gesta di un Eroe che combatterà la prima guerra dell’Uomo, contro una razza di ominidi che rapiva loro le donne, e che, poi, tornando da quella, intraprenderà un viaggio per "… ricercare la verità della vita". (pag. 205), che lo porterà a comprendere che tutti gli uomini sono pervasi da un unico spirito, un frammento del quale è in ognuno.
"… da lui venivano tutte le creature ed a lui ritornavano in un incessante ciclo di armonia universale…. la libertà delle creature è solo una sua concessione. È l’illusione che egli accorda agli esseri umani e che può portarli al peccato supremo della superbia. Il Grande Spirito esiste solo quando gli occhi sono chiusi, quando l’uomo rinuncia a vedere la realtà del mondo e cerca invece dentro di sé la volontà del suo Dina…. in ogni uomo c’è un pò di questa forza vitale che regola il mondo… né buono né cattivo, ma solo inesorabile…. gli esseri umani, fieri di una libertà che è solo illusione concessa dall’armonia cosmica a questo essere anomalo, affinchè riesca a sopportare la vita." (pag. 93).
E a riuscire ad arrivare fino alla terra degli Dèi, dai quali apprenderà che il sogno di immortalità non è, per gli Uomini.
Quel Dina, è parafrasi del DNA, nel quale stà "… l’essenza del destino dell’uomo…" (seconda di copertina).
Il racconto è pervaso dalla religiosità primitiva, fatta di sacrifici di animali, e di dèi dai quali dipende il destino umano.
L’Eroe, insomma, arriva a capire che non è certo da essi, che dipende il destino dell’Uomo, ma che esso è semplicemente come è, e su di esso ben poco può.
Un superamento del nichilismo, dunque, scentifico, per il quale il divenire dell’essere è segnato, appunto, dal DNA, "né buono né cattivo", ma che semplicemente è, "inesorabile".
E, in un certo senso, una visione abbastanza simile a quella dell’Eterno Ritorno dell’Uguale di Nietzsche: "(Il) Grande Spirito che è al principio e alla fine di ogni cosa che esiste… al di sopra di tutte le creature e di tutti gli dèi, c’è la sua volontà onnipotente, la forza assoluta del suo Dina, che si ripartisce nel piccolo spirito di ogni essere e ne stabilisce le vicende terrene. Uomini ed animali, piante e pietre, così come le essenze divine… sottostanno tutti al volere del Grande Spirito, perché la forza del suo Dina è in ogni loro fibra. Per questo l’unica libertà delle creature è quella di adeguarsi all’armonia dello Spirito supremo e di inserirsi con gioia nella catena infinita delle esistenze che da Lui hanno origine e a Lui ritorneranno." (pagg. 151-152).
Vi è anche molto sesso, anche se mai raccontato troppo approfonditamente, in quanto l’istinto basilare della procreazione vi è, verosimilmente, molto forte. Così come gli altri basilari, primitivi, appunto, come il nutrimento.
La struttura mitica è molto rimarcata, con un Diluvio che non può che ricordare quello biblico, ed il Viaggio dell’Eroe, che, al termine delle sue incredibili vicende, tornerà alla fine a Casa.
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