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Il poema dei lunatici


di Ermanno Cavazzoni, "Universale economica" n. 1371, ed. Feltrinelli, ’96, 13.000 £, 304 pagg.


Un uomo impazzisce, e vive tutta una serie di avventure immaginarie nella propria mente, mentre se ne stà, assente, seduto su una sedia di casa sua.

Ma, questo, lo capiamo solamente nell’ultimo capitoletto.

Ciò che si va raccontando è di quest’uomo che vaga, dapprima spinto da una sua curiosità per i pozzi, su ciò che si racconta sia possibile trovarvi, poi in una cittadina, a cercare quello che gli avevano raccontato vi era andato per sposarsi visto che, casa sua, era diventata un bosco. Crescendoci dentro le piante.

E, là, viene impegolato da un sedicente prefetto più matto di lui, che ha dei sospetti paranoici su tutto. Perché gli ha raccontato di quanto gli ha raccontato un altro, di come, quella città, sia finta, solo scenari nei quali si recita: "… non ci sono in pratica neanche le case, ma che vedevo girando per strada che le avevano come sostituite con delle finte facciate. (pag. 47).

Lavorerà per lui, scoprendo incredibili popoli dalle abitudini inquietanti, dietro i quali si possono facilmente scorgere vari tipi di pazzia.

Alla fine il prefetto, dopo una rissa furibonda con la sua fissazione persecutoria prevalente, dei vecchi che lo spiano per riferire al ministro che lo ha licenziato, ha come una trasfigurazione, e lui si ritrova solo.

Parlerà con colui che capiremo essere se stesso, per poi risvegliarsi, dopo un mese di assenza, su quella sedia.

Decisamente molto divertente, mi è sembrato che la cosa che più vi si evidenzi sia questa visione della civiltà come di un qualcosa di falso, solo una maschera dietro la quale stà il mondo reale.

Certo, qui ciò è visto attraverso gli occhi di pazzi, ma, la sostanza, è quella.

Pazzi che vivono fuori, dal sistema: "E andava questa gente nei loro caffè o faceva l’affaccendata che ha fretta e non ha tempo di starsi a beare.… è esattamente così, che la gente va a fare quel che deve fare e che stare al mondo è circa fare così.." (idem).

Una recita recitata da pazzi. Loro si.

"… in giro c’è solo menzogna e falsità…" (pag. 291), e chi ha l’animo più sottile degli altri lo sente. E avverte la falsità, del mondo.

I protagonisti sono popolani piuttosto ignoranti; e quindi ciò che capiscono, di questo loro sentire, non può che farli impazzire.

Ma è evidente che, ciò, può, come è stato, essere capito anche diversamente, e, con la giusta cultura, diventare qualcosa di decisamente diverso.






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