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Il popolo che perse le stelle


di Giovanni Mongini, "Narratori europei di science fiction" n. 19, ed. Perseo libri, 2004, 18.50 €, 304 pagg.


Romanzo d’esordio del Mongini, conosciuto prevalentemente come saggista, è una sorta di inno all’esplorazione spaziale che, dopo lo sbarco sulla Luna e gli entusiasmi di quegli anni sembra essersi fermata, anche se, ultimamente, pare ci sia qualche possibilità, che possa continuare.

La Terra, e l’interno sistema solare, stanno per essere nuovamente, come è accaduto già tante volte, una per i dinosauri, distrutti. C’è una stella, una nana rossa dall’orbita estremamente instabile che, appunto periodicamente, passa dalle nostre parti, e…

Ma i discendenti di una delle umanità che stavano per essere distrutte, e che riuscirono a salvarsi proprio fuggendo verso le stelle, tornano per darci una mano, O, almeno, per tentare, di farlo.

Ma la stupidità dell’Uomo sarà superiore alla sua intelligenza, e invece di riuscire a salvarsi… riuscirà ad autodistruggersi.

Ciò è raccontato nella seconda parte, del romanzo, la più consistente, mentre nella prima ottantina di pagine si racconta del poi, della vita che comincia a ri-evolversi, in un sistema solare inseminato da quello che era l’ultimo degli uomini.

Il tutto è permeato dall’entusiasmo genuino del Mongini per la conquista delle stelle, ed è anche piuttosto autobiografico, in quanto il protagonista, e quello che sembra essere il ricchissimo magnate che avvia il Progetto, sono decisamente ricalcati sulla sua figura: fan dalla casa piena di reliquie, migliaia di film, locandine, e telescopi, e…

Come dice anche il Malaguti nell’introduzione ("Con tutte le stelle negli occhi" (pagg. 5-18)), però, vi si insiste un po’ troppo, e ripetitivamente, nel dire, questa positività dell’andare nello spazio, che è si anche raccontata, ma…


Altri contributi critici: recensione di Riccardo Gramantieri, "Futuro Europa" n. 40, ed. Perseo libri, 2004, pag. 183






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