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I racconti dell'infanzia di Damnic - romanzo Inserito : 05-03-2006 @ 10:11 am |
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I RACCONTI DI UN BAMBINO TRA SOGNO E REALTA'
Nel volume di Domenico Riccio la storia di un paesino del sud Italia(Da Il Giornale del 14 marzo 2004). Sentieri personali che descrivono paesaggi interiori attraverso un registro narrativo fatto di storie semplici, popolari, piene di quel fascino antico che solo i nostri vecchi sanno trovare frugando nella memoria. I racconti dell'infanzia di Damnic (Maria Pacini Fazzi editore) scritti da Domenico Riccio, attuale vicesindaco di Lucca, narratore raffinato e colto, è un bel libro di ventitré racconti in cui compaiono personaggi veri, schietti, fatti vivere con brevi ma intense pennellate tra sogno e realtà.La cornice entro la quale i protagonisti si muovono è il paesino di Valle Agricola, paese natale dell'autore, in provincia di Caserta, incastonato nella parte occidentale del massiccio del Matese, un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini, dove mancano la corrente elettrica, l'ospedale, l'acqua in casa e persino i gabinetti.Riccio riesce a mettere in evidenza un sistema di vita fatto di gesti quotidiani, solidarietà vissuta nell'immediato, senso di appartenenza a una comunità che fanno di Valle Agricola il topos di una comunità-società rurale preindustriale.La scelta dell'autore di presentare questa variopinta e tutto sommato ricca realtà attraverso gli occhi di un bambino, che è poi lui stesso, si rivela felice in quanto alleggerisce il lettore da ogni orpello eccessivamente sociologico e lo proietta nell'immediatezza della vita vissuta in un paesino del profondo Sud, nei difficili anni Cinquanta.Damnic è un bimbo vivace e turbolento dotato di vivida intelligenza e di notevole creatività. Figlio di una famiglia agiata rispetto allo standard valligiano, il padre è stato sindaco del paese, possiede un mulino ed una falegnameria, può insomma sbarcare il lunario senza troppe preoccupazioni; intreccia facilmente rapporti sociali con grandi e piccini e vive dunque la sua infanzia in un modo assai equilibrato.La bottega di Basilio e il bar di Mimino Damnic li frequenta spesso, parla agevolmente con i grandi, si sente a proprio agio con tutti i paesani. Non è affatto scontato che ciò avvenga per un bambino, sono l'ambiente e l'educazione che permettono la rispettosa familiarità con chi è più grande. Anche questo è un tratto distintivo dell'appartenere ad una comunità, un tratto che emerge con chiarezza dalle pagine di Domenico Riccio.Verso la metà degli anni Cinquanta il progresso fa capolino ma ci vorranno ancora molti anni perché l'eco del boom economico, che porta con sé anche un profondo cambiamento nei comportamenti individuali e collettivi, arrivi fino a Valle Agricola.I luoghi sono ancora quelli tradizionali e vengono descritti con molta cura dall'autore: "Innanzitutto i simboli del paese: la chiesa e la torre. Ai piedi di monte Cappello, la chiesa parrocchiale del 1300, intitolata al patrono San Sebastiano Martire, con la sua imponente facciata di pietra di Valle in stile romanico...".Saper ascoltare il mormorio del bosco, i rumori della natura, il ritmo inebriante che scandisce il succedersi delle stagioni, elementi sempre presenti nel libro di Riccio, fa parte di una saggezza perduta, tipica delle culture contadine, di un senso di appartenenza comunitaria dove la famiglia, il paese, il villaggio, ma anche il quartiere svolgevano un ruolo essenziale nella vita di ciascuno, valori oggi sacrificati sull'altare del consumismo, dell'anonimato, della cultura del Mc Donald.Damnic tramite i suoi ricordi tratteggia insomma i caratteri distintivi di un mondo che non c'è più, di una società rurale che nella sua semplicità è stata l'autentica intelaiatura economica e sociale di quello che oggi, riferendosi all'Italia, definiremmo il sistema-paese.I personaggi di Domenico Riccio somigliano per certi versi a quelli di Mario Tobino: immediati, ricchi di umanità ed anche di umorismo, fatti insomma di carne e sangue, ricordate le celebri Ragazze di Magliano?Particolarmente toccante è il racconto di Damnic sulla morte del padre. Un racconto elegante, leggero, che fa apparire la morte come il compimento inevitabile della vita che pian piano si consuma. Nessun piagnisteo, nessuna tragedia: "Quella stessa notte, il papà riuscì a tirarsi su con agile sforzo, allungò la mano, prese con sorprendente facilità un bicchiere d'acqua sul comodino, bevve un sorso con soddisfazione e lo rimise a posto. Sembrava quasi fosse guarito. Ora va bene - disse lentamente. Era sereno e soddisfatto. Si ridistese sul letto, si girò sul fianco destro e chiuse gli occhi. La mattina era ancora in quella posizione. Non respirava più". Damnic aveva solo dieci anni e il primo incontro-scontro con la morte segnerà la sua vita.Il viaggio nell'immaginazione e nella memoria, che sono poi I racconti dell'infanzia di Damnic, si conclude con un avvertimento dell'autore: bisogna tener presente, ammonisce Riccio, che "i bambini vivono e vedono la realtà a modo loro", come dire che non sempre tutto corrisponde al vero. Ma questa è la grandezza della storia e anche della letteratura. Alessandro Bedini I RACCONTI DEL PICCOLO DAMNICSi legge d'un fiato il romanzo di Domenico Riccio(Da Il Tirreno del 29 ottobre 2003) Un amministratore pubblico che scrive bene e che è capace di affascinare, pagina dopo pagina: non è cosa di tutti i giorni.Impresa riuscita a Domenico Riccio, vicesindaco del comune di Lucca, di An, il quale entra a pieno titolo nel ristretto novero dei politici-scrittori che meritano un plauso e vanno incoraggiati."I racconti dell'infanzia di Damnic" (una curiosità: è il vero nome di Riccio) è un romanzo garbato, ricco di sensibilità, amore, nostalgia. Lo si legge d'un fiato, ed è un bel merito.Ieri nell'Hotel Alexander in via S. Giustina è stato presentato il volume, ambientato a Valle Agricola, paese natale del vice sindaco che spiega: "Ho cercato di raccontare con le parole più facili, come si fa coi bimbi, i piccoli fatti del piccolo Damnic".Valle Agricola è la suggestiva cornice dei vividi ricordi di Damnic, protagonista delle vicende di un mondo agricolo che stava per scomparire, lasciando il posto ad una modernità forse più comoda, ma certo meno ricca di calore umano. Il paesino casertano, situato nella parte occidentale del massiccio del Matese, negli anni Cinquanta viveva isolato e sembrava dimenticato da Dio e dagli uomini, doveva fare i conti con i ricordi lasciati dalla guerra, con l'emigrazione, con la mancanza di acqua corrente, di elettricità, di un ospedale, di una stazione e di strade carrabili.I valligiani ancora dimenticati dal progresso conducevano una vita dal sapore antico, genuina e solidale, badavano alla famiglia, alla casa, ai campi e agli animali, si univano nelle festività come nei momenti di pericolo o di lutto per portare insieme il peso delle quotidiane difficoltà e moltiplicare la gioia comune nella condivisione.Così la prima strada asfaltata del paese diventa un'attrazione per grandi e bambini e insieme il simbolo di un cambiamento imminente ed inevitabile. Il ritratto di questo paese, dei suoi personaggi e del suo inesorabile trasformarsi ci è dunque offerto da Damnic, bimbo vivace e turbolento come tanti, ma con sensibilità e intelligenza non comuni, che attraverso la lettura del romanzo vediamo crescere, confrontarsi con i dolori della vita e porre le basi di quello che sarà il carattere di un uomo forte e indipendente.
Prof. Alessandro Bedini
Ultimo aggiornamento il 05-03-2006 @ 10:11 am
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