presentazione di Claudio
Bimbi
COME
HO PUBBLICATO
Uno dei
motivi che mi spinge ad essere soddisfatto in partenza di questo lavoro è il
modo in cui è arrivato in libreria. A scapito di raccomandazioni, spinte,
conoscenze e quant’altro io ho semplicemente spedito via internet ad una serie
di case editrici, che ho giudicato interessanti e potenzialmente aperte alla
fantascienza, una sinossi del romanzo. Su una quarantina di tentativi ho
ricevuto 4 richieste di lettura. Ho proceduto quindi alla rilegatura di
altrettante copie, fatta a mano interamente da me, e le ho spedite in visione.
Una bella mattina di marzo è arrivata la telefonata del direttore editoriale di
Edizioni Clandestine che mi ha detto: “Noi riceviamo circa 300 romanzi all’anno
e ne dobbiamo selezionare una ventina, dopo una decina di lavori che non
riuscivo a finire di leggere è arrivato il suo, e devo dire che mi è piaciuto!”
e nel giro di due settimane ho firmato il contratto.
TRAMA
Siamo nel settembre del 2040: dall’interno di un centro di
contenzione il protagonista narra la sua storia a ritroso nel tempo, cercando di
spiegare i motivi per cui si ritrova rinchiuso e ridotto in condizioni ai limiti
della decenza: ogni sezione del romanzo è un flashback che coincide con l’unico
momento in cui il protagonista può scrivere le sue confessioni, quando si trova
nel piazzale interno della clinica per l’ora d’aria. Parlerà del rocambolesco
ritrovamento di una scultura antica, la cui sofferente bellezza sarà al centro
di un mutamento radicale nel comportamento del fratello, generante una morbosa
passione nei confronti dell’arte nel quale lui verrà trascinato come in un
vortice. Inizierà così la ricerca del mistero di un oggetto che esala una tale
perfezione da sembrare inumano, che innescherà a sua volta una reazione a catena
nella quale ogni tessera che cade è una fuga, un tentato suicido, un amore
nascosto, una corrispondenza d’altri tempi, fino a quando un evento inaspettato
quanto violento non impedirà al protagonista di continuare a narrare gli eventi.
Sarà il suo dottore nonché caro amico, che ha seguito con attenzione tutte le
fasi del suo dramma, a decidere di continuare a scrivere la sua storia e
portarla a termine. Scopo primario di tutto il romanzo è cercare di rispondere
ad una sola mai risolta domanda: in un futuro dove l’indifferenza sembra essere
diventata una virtù, è ancora giusto dannarsi in nome dell’arte?
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
La cornice della storia è un futuro post-atomico nel quale la
vita è concentrata in enormi megalopoli nate nei nuovi deserti europei figli
della guerra. Intorno ai protagonisti gli eventi si muovono su due binari che si
intrecciano: uno di pura premonizione, di ipotesi basata sul tentato
proseguimento di linee riguardanti strutture sociali, politiche, culturali e
tecnologie, l’altro fatto da eventi del reale che per durezza o assurdità
possono essere ricollocati in avanti e riproposti al lettore; eventi ignorati
dai media perché troppo sconvolgenti per il quieto vivere, scientificamente
preoccupanti, irrispettosi di qualsiasi senso etico, non proliferati nei mezzi
d’informazione per interessi di potere o economici, qui ricompaiono sottoforma
di visioni, sogni, ricordi, discussioni. Non sarà difficile quindi sentir
parlare di guerra, di armi batteriologice, di pena di morte, ma anche di fatti
di cronaca del vecchio continente inerenti il degrado sociale nelle periferie
delle città, la clonazione, i trapianti da animali, l’omicidio per interesse.
Questa operazione persegue l’arrogante vana speranza di far capire che siamo
stati lobotomizzati da un potere che ci ha ingurgitato, ci ha modellato tra le
sue fauci e ci ha risputato come voleva che noi fossimo: cellulare - dipendenti,
realityshow - dipendenti, palestra - dipendenti, calcio - dipendenti ma non
cultura - dipendenti.
PUNTI DI RIFERIMENTO LETTERARI
Citare tutti gli scrittori che si sono occupati di prendere
per mano la mia cultura in questi anni sarebbe impossibile. Nel campo della
fantascienza i nomi si sprecano: Asimov, Lem, Koonts, Huxley, Bradbury, Hebert,
Orwell, Ballard, Sturgeon, Clarke… così come lunga è la lista di quelli della
non-fantascienza; Dante su tutti, e poi Lovecraft, Wilde, Kafka, Burroughs,
Calvino, Carver… Non ho volutamente citato i due ai quali sono più legato:
Marquez per la sua capacità di creare legami in ogni cosa che scrive, come se
non avesse realizzato decine tra romanzi e racconti ma stesse scrivendo un unico
enorme lavoro, come se ogni scritto fosse una pennellata data al solito dipinto
ancora da finire, e Dick, uno dei più grandi talenti visionari del secolo
scorso, che con opere come “Ubik” e “Le tre stimmate di Palmer Eldritch” ha
contribuito non poco a darmi la forza di prendere una penna in mano per dire la
mia su tutto ciò che ci circonda. Una persona il cui esempio è costantemente
vivo dentro di me: costretto spesso a mangiare scatolette per cani, afflitto da
allucinazioni, perseguito nel suo paese per essere filo-comunista e morto nel
momento esatto in cui poteva godersi i frutti del suo lavoro, nel 1982, anno in
cui Ridley Scott realizzò Blade Runner. A distanza di una ventina d’anni Dick,
pressoché sconosciuto in vita, è stato più volte saccheggiato, la sua poetica,
la sua ossessionante disamina sul reale e la simulazione, sulla funzione
repressiva del potere, sulle nuove frontiere della tecnologia che raggiunge e
supera l’uomo, sono state esempio per intere generazioni di scrittori e
cineasti. Matrix, che per un appassionato di fantascienza sta agli anni 90 come
Blade runner sta agli anni 80, ne è un chiaro esempio! I due film culto degli
appassionati di fantascienza del ventennio che ci ha lasciato, sono l’uno
chiaramente tratto e l’altro palesemente ispirato alla poetica di Dick.
In sostanza, e questa è un opinione puramente personale, chi
non conosce Dick, non può conoscere la fantascienza!
PROIEZIONI FUTURE
L’idea di base è quella di creare un’alternanza tra
fantascienza e realtà, quindi mentre il lavoro sul secondo atto delle
confessioni continua, ma sarà una cosa di non immediata soluzione, in porto
arriverà a fine anno (con questo intendo dire che sarà concluso, quindi per la
pubblicazione se ne parlerà nel 2005) una proposta editoriale riguardante una
raccolta di racconti che hanno come spunto dei fatti di cronaca realmente
accaduti, che mi hanno colpito e dai quali è scaturita l’ispirazione per
generare una storia. Sarà un libro di denuncia, che parlerà di pedofilia in
ambiente cattolico, di violenza tra le mura domestiche, di cannibalismo, di
bambini scomparsi, sempre con lo stesso intento di rimarcare eventi che sono
passati velocemente sotto i nostri occhi disattenti, troppo ipnotizzati da
palloni, bandane, culi e nomination.
CLAUDIO BIMBI, Curriculum
Sono nato a Livorno nel 1971, mi sono diplomato presso il
Liceo Artistico Statale di Lucca e ho conseguito in seguito il Diploma di
maestro di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Firenze (110 e lode).
Inizialmente convinto che la scenografia fosse la mia strada, dopo un’esperienza
biennale in questo campo e dopo aver dipinto stand, realizzato murales e
costruito uova enormi, mongolfiere, forme di grana grandi come un monolocale per
un edizione di Giochi senza frontiere, capii che il lavoro di gruppo, il
sentirsi parte di un ingranaggio, mi deprimeva più che darmi soddisfazione.
Decisi quindi di mollare tutto e mettermi in proprio: aprii uno studio di
pittura che si è trasformato anche in covo creativo per scrivere. Per sbarcare
il lunario (perché di sola arte purtroppo non si vive) sono saltato da un lavoro
all’altro: ho fatto il pizzaiolo, ho costruito mobili su misura, ho fatto
l’operaio metalmeccanico, mi sono occupato di decorazione d’interni e di
idraulica. Mentre con il passare del tempo il mio romanzo e i miei racconti
prendevano corpo cominciavano a farsi vedere i primi risultati nel campo della
pittura: ho esposto le mie opere alla Pinacoteca di Volterra, all’Istituto degli
Innocenti e all’ex Stazione Leopolda a Firenze,
sono stato selezionato per la Biennale dei giovani artisti di Pisa, ho
collaborato con la soprintendenza dei beni culturali di Pisa, Lucca e Massa
Carrara all’archiviazione, catalogazione e informatizzazione delle opere d’arte
e ho vinto, nella sezione arti figurative (risultando primo su 187
partecipanti), il concorso Un investimento per il futuro e un premio per la
creatività giovanile, organizzato dalla regione Toscana con il patrocinio
del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
Il mio percorso nel mondo della scrittura invece è appena
cominciato: questo è il mio primo e sicuramente non ultimo lavoro. Attualmente
si è parlato di questo romanzo su: Il Tirreno, La nazione, RTN (radio toscana network), Tele Granducato,
La cronaca di Crema.
Ho inoltre ricevuto comunicazione dalla casa editrice che
nelle classifica interna delle loro pubblicazioni, sono secondo nelle vendite
del mese di ottobre.
CITAZIONI DAL ROMANZO
Io sono la prova vivente che la degenerazione e la follia
rappresentano l’unica via percorribile dall’uomo per salvarsi dalla fine di ogni
cosa.
Io sono un artista, un vero artista, e come tale la mia mente
viaggia con un anticipo sulla realtà distinguibile solo da me o da un altro
artista.
Non riesco ancora a capire se quello che abbiamo fatto sia
l’elevazione massima della dedizione all’arte o lo sprofondamento nel buio della
perdizione totale.
La tua
mente distorta è ridotta una vecchia radice morente sulla battigia di un isola
perduta. Tu non meriti di stare al mondo.
Se migliaia di morti sono dei miserabili, difficilmente si
combatte per i loro diritti, difficilmente si ricorda perché sono morti e
sicuramente si fa poco o niente per cercare dei responsabili, se invece le
stesse migliaia di morti hanno cucita sul petto la bandiera di una nazione
potente, beh perché no! Si può fare anche una o più guerre in loro onore e tutti
saranno d’accordo.
Frotte di uccelli d’acciaio mangiano il cielo con la loro
ombra, l’obbiettivo libertà si disperde nel silenzio di decine di battiti che si
fermano, la gente è colpevole di aver dimenticato la miseria della morte.
Abbiamo appeso i nostri cuori in una cella frigorifera.
Sciami lievitanti si muovevano con noncuranza per le strade:
automi che sognavano ognuno il proprio viottolo di campagna.
Tutto aveva una sua collocazione predeterminata e specifica,
una giustificazione per esistere, una perfezione di fondo che non ho mai
sopportato.
La dignità scompare, quando un bambino deve essere allattato
nel fango.
Mi vidi appeso a due bacchette cinesi con il mostro reso
grande dalle mie angosce, pronto a ingurgitare la mia minuscola vita.
So solo che la vita è brevissima, e l’umanità si è
trasformata in un groviglio di cervelli che non sanno far altro che lamentarsi
dalla prima poppata all’ultima ruga.
La vostra solitudine è un taglio di bisturi sotto anestesia,
la mia un colpo d’accetta su carne pulsante.
Il profumo della tua pelle sa già di semplicità, è il profumo
di chi si sveglia all’ora giusta, di chi ha il tempo di prepararsi una buona
colazione dopo essersi accuratamente lavato, per poi andare al lavoro in
perfetto ordine. Il tuo profumo è il profumo di chi non ha la minima idea di che
cosa sia la vita!
No, tu non puoi impazzire, non sei abbastanza intelligente
per farlo.
Il nostro problema è che ci illudiamo di non essere delle
pedine e di poter decidere cosa fare di noi stessi senza tenere conto di ciò che
ci sta intorno: con questa condizione mentale finiamo per fare il gioco di chi
pensiamo che non ci possa comandare. La prima condizione per superare uno stato
di oppressione è prendere coscienza della condizione stessa.