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SONO DONNIE DARKO, NON SONO UN SUPEREROE
Inserito Mercoledì 24 novembre 2004
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Connotazioni fantascientifiche di Marco Mocchi
E’ in uscita nelle sale italiane “Donnie Darko” del regista
statunitense Richard Kelly, alla sua prima opera cinematografica,
presentato oltreoceano nel 2001 ed in breve tempo divenuto un
“cult-movie”.
Siamo nel pieno degli anni ‘80, un ragazzo di nome Donnie Darko ha
problemi di schizofrenia e rifiuta di curarsi. Una notte cammina nel
sonno richiamato da Frank, un coniglio dalle fattezze umane ed aspetto
demoniaco, che gli annuncia che il mondo finirà dopo 28 giorni,
6 ore, 42 minuti e 12 secondi. Il mattino seguente Donnie si sveglia in
un campo da golf, tornato a casa, trova la sua camera distrutta dal
motore di un aereo di linea caduto dal cielo.
Nella ricerca della spiegazione di questo evento Donnie è
guidato alla scoperta della realtà che lo circonda da continue
visioni di Frank, che lo guida tra allucinazioni ed atti vandalici,
all’incontro con i genitori, gli amici, professori alternativi e finti
guru.
Il film racconta la realtà edulcorata di una famiglia media
americana attraverso lo sguardo distorto di un adolescente
problematico, prendendo a piene mani e mescolando con mestiere i
cliché del teenager movie, del film fantastico, dell’horror,
della commedia americana, del mistery. Ma, soprattutto, “Donnie Darko”
si rivela uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni.
Donnie Darko, straniero in terra straniera
Gretchen: “Sei bizzarro”
Donnie: “Scusa”
Gretchen: “No, è un complimento”
Donnie vive da alieno in un mondo alieno. Lo stato di disagio mentale
lo rende alieno alla realtà che lo circonda, a partire da quella
a lui più vicina, la famiglia. Non è integrato con le
sorelle, né riesce ad avere dialoghi sani con i genitori. Non
è accettato nemmeno dai compagni di scuola, ma riesce ad
approcciare una storia d’amore con Gretchen, una nuova compagna, per
molti versi anch’essa “straniera” in terra straniera, e unico forte
legame con la realtà che lo circonda.
Inoltre Donnie ha comportamenti antisociali e vive esperienze al di
là della normalità, sonnambulismo, visioni e percezioni
particolari.
Questa differenza gli permette di avere uno sguardo critico e
disincantato sul mondo che lo circonda, a partire dal college che
frequenta, grottescamente rappresentato da una mascotte bronzea mezzo
bull-dog e mezzo uomo, e ai suoi lucidi giudizi sul alcune figure dalla
doppia vita (come il professor Cunningham, “guru” dell’autostima, che
si rivela invece tutt’altro che praticante di valori positivi).
Donnie vive una situazione tipicamente dickiana: percepisce una
realtà diversa rispetto a quella che vive, ma allo stesso tempo
vive una realtà parallela a quella che percepisce. Come i
protagonisti de “La svastica sul sole”, è calato in un livello
di realtà alternativa, che percepisce solo a tratti grazie agli
indizi di Frank, il suo I-Ching.
La discriminante di questa situazione parrebbero i farmaci che Donnie
non assume o prende nelle quantità e nei modi sbagliati, ma non
è un caso che il film sia costellato di altri personaggi alieni,
dal coniglio Frank, alla stessa Gretchen, a Grandma Death (Nonna Morte).
Donnie Darko, signore dello spazio e del tempo
Donnie: “Come riesci a farlo?”
Frank: “Io posso fare quello che voglio. E puoi anche tu.”
La situazione mentale aliena di Donnie è una porta verso mondi
paralleli.
Donnie è svegliato dalla voce roca e inquietante di Frank (Wake
up, Donnie), che gli annuncia la fine del mondo. Fine del mondo di
Donnie, che è allo stesso tempo inizio della vicenda e
sdoppiamento della realtà in un troncone parallelo, che lo vede
protagonista, creatore e vittima allo stesso tempo. Il coniglio Frank,
come il coniglio bianco di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, lo guida
alla scoperta di un mondo ignoto: nel dipanarsi della trama lo
smarrimento di Donnie è lo stesso dello spettatore, guidato a
piccoli passi dallo sguardo oscuro del protagonista alla scoperta di
una realtà alternativa. I ripetuti incontri con Frank non
spiegano la realtà, ma danno a Donnie indizi per una possibile
chiave di lettura. E lo guidano alla scoperta del saggio di Grandma
Death, vecchia insegnante di ginnastica ultracentenaria, autrice de “La
Filosofia dei Viaggi nel Tempo”. Il libro fornisce spiegazioni
non esaustive alle visioni di Donnie, che vede pareti gelatinose
separare mondi paralleli e tunnel gommosi generarsi dalle persone, come
se lo spaziotempo fosse una dimensione soggettiva (è
interessante il richiamo, non esplicito ma evidente, al saggio “La
quarta dimensione” di Rudy Rucker).
Ma le visioni, gli indizi di Frank, la scoperta del saggio di Grandma
Death, portano Donnie alla conclusione che lui può agire in modo
autonomo, può cambiare lo spaziotempo, può modificarne la
struttura.
Il percorso di crescita umana di Donnie e di scoperta del mondo che lo
circonda grazie alla prospettiva amorosa di Gretchen, la sua guida nel
mondo non alterato dalle sue percezioni, si conclude con un evento
tragico che qui non riveliamo, che è per Donnie un evento catartico e,
dopo 28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi, conclude
contemporaneamente il suo percorso di discernimento, portando al
collasso lo spaziotempo della realtà parallela che lui stesso ha
creato.
Il fascino di questa conclusione, che pur offre alcune spiegazioni in
merito alle vicende narrate, è quello di mantenere vivo il
mistero riguardo alla storia, perché non fornisce una sola
deterministica chiave di lettura degli eventi e lascia aperti molti
interrogativi. Come fa Donnie a incontrare Frank prima di conoscerlo?
Frank viaggia nel tempo? Perché Donnie si salva dall’incidente
all’inizio del film? Chi è davvero Grandma Death? Cosa succede
negli altri universi alternativi?
Il worm-hole spaziotemporale narrato dal film, è creatore di se
stesso, si genera dalla propria fine e collassa come una
singolarità.
Donnie Darko, l’eroe dei due mondi
Gretchen: “Donnie Darko? E che cavolo di nome sarebbe? E’ tipo
quello di un supereroe o qualcosa del genere…”
Donnie: “E cosa ti fa pensare che io non lo sia?”
John Campbell, nel saggio “The Hero with a thousand-faces” (cit. in
IntercoM 138/139, Charles Platt, “I segreti dell’Heroic fantasy…
rivelati”), schematizza i requisiti dell’eroe in un diagramma, che
semplifichiamo qui:
TRAGEDIA
|
Marcia
|
Regno e morte
|
Concepimento straordinario, nascita
|
Morte straordinaria in collina |
di assassinio, fuga |
Esilio dalla città |
Comincia l’avventura |
Caduta in disgrazia |
Ottiene un assistente |
Detta leggi, fonda città |
MISTERO
|
Iniziazione
|
Ritorno
|
Lotta con un fratello/drago:
viaggio notturno alle porte dell’inferno |
Ritorno, riconoscimento, riscatto |
Ostacoli ed aiuti |
Marcia del suo aiuto |
Labirinto, vie strette, enigmi,
mostri prove |
Volo magico, trasformazione |
Illuminazione |
Matrimonio sacro, espiazione
paterna; comincia il ritorno |
Donnie Darko non ha i tratti tipici dell’eroe.
I toni tragici della sua esistenza assumono colori diversi da quelli
del tipico eroe. Colori scuri, dark. Non ha un concepimento
straordinario, ma vive in una famiglia media di provincia americana.
Non ha assistenti, ma vive nella sua solitudine solipsistica di
schizofrenico. Non fonda città, ma crea mondi. Non detta leggi,
ma manipola quelle esistenti. Non ha una morte straordinaria in
collina, ma ha un risveglio strano su un campo da golf.
I toni misteriosi della storia di Donnie hanno geometrie completamente
differenti da quelli di un eroe: la sua vita è, per certi versi,
un inferno quotidiano; il labirinto da cui deve uscire è quello
confuso e raggomitolato della sua psiche, la cui uscita è
illuminata dai consigli misteriosi di un coniglio alto due metri.
Donnie Darko non ha nemmeno i tratti del supereroe.
Non ha un costume da rivelare in caso di necessità, non ha una
doppia vita, non ha superpoteri, gadget tecnologici o mutazioni
genetiche in corpo. Non è nemmeno un fumetto…
Anche in questo caso Donnie va oltre le convenzioni, oltre le
definizioni e cristallizza la sua esistenza con un gesto estremo, epico
nella sua eroicità. Distrugge il mondo e dà la sua vita
per la ragione stessa per cui il mondo per lui ha un senso e per cui
vive: l’amore.
Donnie: “Frank, quando finirà tutto questo?”
Frank: “Dovresti già saperlo”
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