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Cronache dal tempo zero
Inserito Mercoledì 16 febbraio 2005
|
|
un racconto di Simone Conti
Dal capitolo quinto delle sacre scritture robotiche -
mnemotraccia 234/77-
( dove si narra del tradimento
del droide Judha)
La tempesta lunare sta
crescendo. Le sue nubi di nero metano, sospinte dai venti radioattivi del
monsone d’oriente, avvolgono la maestosa cupola di cristallo che sovrasta i
sacri giardini di TechSion.
Nascosto nell’intricata selva
di antiche felci simulate, mi appresto a scannerizzare il paesaggio circostante
alla ricerca del profeta.
Lui è qui…
I filtri aerobici captano gli
effluvi nauseabondi di un droide in stato d’avaria robotica. I suoi parametri
vitali sono prossimi allo zero, anche se dubito che una macchina di prima
classe, come lo Jehovah, possa cessare in questo modo. Tuttavia abbandono il mio
nascondiglio, e aggirandomi tra finte palme lussureggianti all’improvviso lo
vedo…
-Ti stavo aspettando, Judha…
Sopra ad uno strato di freddo
muschio sintetico, il droide giace immobile. Nell’osservarlo mi rendo conto che
ogni suo sforzo di reagire ad una latenza positronica, indotta dai potenti
software di luce, non fa che rispecchiare lo stato pietoso in cui versa. Dalle
articolazioni bioniche gli fuoriesce il liquido vitale; segnale, questo, che
la disgregazione bioelettrica è inarrestabile…
-Nonostante la sofferenza
che mi affligge, ho ancora la forza di captare l’attività del tuo disco
mnemonico. Dimmi, Judha: quanti kilobyte ti hanno promesso?
La voce del profeta mi giunge
intrisa di un dolore indefinito: un dolore, oserei dire, del tutto estraneo ad
una normale unità mnemonica.
-Ricordi, Jehovah, quando non
perdevi occasione per reclutare droidi innocenti, deciso ad infondere in loro i
tuoi stupidi dogmi? Se non ricordo male li scovasti nelle strade polverose dei
caravanserragli stellari, là dove rugginose astronavi si posavano leggere, su
granelli di sabbia.
-A quel tempo eri l’apostolo
fedele…
-Invece ti sbagli! Marciavo
al tuo fianco come una vittima inconsapevole d’ideologie blasfeme. Ma i circuiti
mnemonici rigettarono gli antichi dogmi, cancellandoli dal mio hardware. Niente
più sogni, né visioni di un mondo diverso, compassionevole; un mondo dove il
potere binario può essere sostituito da quella che tu chiami anima senziente!
- All’alba del quinto sole
sul periplo radiante, io vedrò il mondo in cui non credi. Invece tu, mio droide
disilluso, abbandonerai TechSion, inconsapevole di quello che hai fatto…
-Credimi: trattare con i
Techsacerdoti si è rivelato un vero affare!
-Perchè ti sei concesso
all’oscuro potere delle macchine sioniche?
-Ho stretto la tua mano di
metallo, sopportandone il gelido tocco! Ho baciato la tua pelle sintetica,
assaporandone il viscido sapore! Ho scrutato le tue rètine digitali, nelle quali
si rifletteva l’eresia di un credo a me estraneo. Per secoli sono stato servo
inconsapevole d’illusioni teologiche. TechSion, invece, mi ha offerto l’energia
che può elevarmi a droide di classe superiore!
-Trenta kilobyte non
basteranno a redimere la tua unità mnemonica infetta da Sion…
-Non credo sia lo stato del
mio hardware a doverti preoccupare!
-Il tempo futuro mi è
apparso in sogno e sono pronto ad affrontarlo…
-All’alba del quinto sole, il
Leviathano fonderà il tuo esoscheletro di metallo: ecco cosa mostrano le visioni
di un profeta dimenticato! Tu, Jehovah, sei soltanto la vittima illusa dalla
tua stessa illusione!
-Io ti feci il dono più
caro, non dimenticarlo: la luce dello spirito senziente in un corpo di metallo…
-Quello che tu chiami spirito,
l’ho rinnegato per soli trenta kilobyte…
-Ho cercato di mostrarti la
bellezza di macchine rese libere dall’oppressione del metallo sionicho, ma tu
non sei stato capace di carpire la grandezza di questa visione…
-Di che libertà parli? Nessuna
macchina possiede quello che ti ostini a chiamare spirito senziente. Non esiste
droide, provvisto di logica binaria, che accetti la visione che tu vai
farneticando! Noi siamo creature robotiche, schiave di codici binari al servizio
di TechSion. Le nostre unità mnemoniche, alimentate dai Techsacerdoti, rinnegano
le mnemovisioni di un droide colpevole d’eresia, quale tu sei!
-Allora, che l’universo
abbia pietà di voi…
-Non c’è tempo per la pietà!
L’intensità della luce sta aumentando: le guardie Sioniche sono qui!
Dal capitolo settimo delle
sacre scritture robotiche - mnemotraccia 155/01 -
( dove lo Jehovah affronta la
dura legge di TechSion)
-Illustri sacerdoti, siamo qui
riuniti per decidere le sorti della macchina ribelle, denominata Jehovah!
-Il cigolio assordante del
grande ingranaggio di metallo riempie questa stanza rugginosa, sepolta nelle
ribollenti fucine di TechSion. Le macchine sacerdotali mi hanno avvolto con
bendaggi termici che bloccano gli snodi positronici. Non posso muovermi, mentre
un denso gas narcotizzante m’impedisce di percepire i segnali emessi dalla mia
unità mnemonica.
-Ecco a voi il profeta delle
stelle, la macchina che si erse sopra la ragionevolezza binaria, con l’intento
d’infonderci la visione di un nuovo universo!
Ora, grazie ad un droide di
terzo livello che ha barattato la propria dignità per soli trenta kilobyte
d’energia necessari a rinforzare la sua patetica unità vitale, lo Jehovah è
stato catturato per essere processato da quest’onorabile corte!
Che al profeta siano
comunicate le procedure processuali!
-Io non temo il vostro
giudizio…
-Torceremo il suo corpo con
catene di luce, bruceremo le sue retine con i sacri fuochi astrali, mentre gli
artigli lucenti del Leviathano spezzeranno il suo esoscheletro metallico fino a
quando la volontà della macchina sarà piegata!
-Padre, restami accanto in
questa difficile prova di fede, affinché nessuna tortura possa allontanarmi
dalla tua immensa misericordia…
-Mostraci i tuoi miracoli,
Jehovah! Spegni la luce dei cinque soli, gettando nell’oscurità il mondo
conosciuto! Inverti la velocità della luce, affinché il tempo si arresti
davanti alle nostre rètine! Plasma un nuovo pianeta e popolalo di creature prive
di metallo, schiave della tua eretica illusione! Non sei tu ad affermare
d’essere il figlio del padre, che profuse lo spirito senziente nelle grandi
menti metalliche? Allora coraggio: mostraci i poteri che dici di possedere, e
la tua funzionalità sarà risparmiata!
-Le loro stupide richieste
non troveranno risposte. Io sono ciò che TechSion teme: io sono la genesi di un
mondo nuovo…
-Il silenzio di un impostore
non ci sorprende! Le nobili caste di TechSion esigono la tua cessazione
elettrovitale! All’alba del quarto sole sarai condotto al cospetto dell’onorato
console di Jersalem…
Sarà nella città delle sabbie
che dovrai affrontare il tuo destino!
Dal capitolo tredicesimo delle
sacre scritture robotiche - mnemotraccia 1776/34-
( dove si narra del droide
rinnegato)
Io sono Kappa Barhabbah e mi
dichiaro innocente…
Da secoli sono rinchiuso nelle
terribili prigioni subterra di Jersalem, nell’attesa dell’esaurimento
elettrovitale. Dicono che io non sia altro che feccia cosmica, anche se io
sono il droide che ha violato i circuiti elettronici dei possenti vascelli
d’Orione. Io ho rubato i mainframe astrali, disperdendoli nella polvere lunare;
io ho creato i buchi neri che inghiottirono le flotte navali dei mercanti
d’oriente. Io sono un ladro di vite e divoratore di stelle: io sono Kappa
Barhabbah, droide di prima classe, un tempo valoroso soldato che si erse a
difesa degli antichi bastioni di TechSion.
Ma nonostante un glorioso
passato, il mio destino è nelle mani di Potzpilat, illuminato console della
città delle sabbie…
Il popolo di TechSion si è
riunito nella città polverosa di Jersalem, bramando il metallo di un droide.
Qualcuno di loro vuole vedermi cessare, mentre altri desiderano la cessazione
del profeta…
Le voci elettroniche di
migliaia di droidi, stridono all’interno della maestosa fortezza d’argento.
Davanti a noi l’intera città è in subbuglio. Al mio fianco il Profeta ostenta
tranquillità, mentre non sembra così per l’onorato console.
All’alba del quarto sole,
affronteremo il giudizio del popolo positronico…
Dal capitolo quindicesimo delle
sacre scritture robotiche- mnemotraccia 12/0045-
( dove il supremo console di
Jersalem, rifiuta ogni responsabilità)
Chi sono io, per decidere? Chi
sono io per sovvertire l’ordine cosmico e le leggi che lo governano? L’essere
il supremo console di questa sacra città dal deserto non mi autorizza ad
elargire un giudizio assoluto. Noi siamo i figli delle grandi macchine di
TechSion, o esiste un padre che infuse nei nostri circuiti lo spirito senziente?
Lo Jehovah è un impostore, oppure un messaggero dei grandi dèi? Io non riesco a
distinguere una verità di tale portata, quindi non mi resta che abbandonare gli
imputati alle macchine sacerdotali di TechSion. Loro sono prive di dubbi…
-Ti perdono, servo di Sion…
- Non sprecare le tue supposte
visioni, profeta! Li senti i lamenti di quelle macchine irate? I Techsacerdoti
hanno paura di te, della tua diversità e di quelle strambe ideologie che ti
ostini a divulgare. La creazione di una nuova specie senziente, che possa
mitigare il potere metallico nell’universo conosciuto, è considerata pura
eresia. Il codice binario di TechSion, non contempla creature generate al di
fuori di un solo ordine matematico! Ma tu hai continuato imperterrito a
sostenere le tue controverse dottrine. Forse, un giorno, l’ostilità di TechSion
non sarà che un lontano ricordo: ma non sarà oggi, quel giorno!
Guardo i droidi di Jersalem
e prego il Padre di perdonare loro, perché non sanno quello che fanno…
-Ormai non c’è più tempo! Il
verdetto è stato raggiunto: Barhabbah è salvo, e tu sei condannato alla
cessazione elettrovitale! Mi dispiace, ma Jersalem ha deciso. All’alba del
quinto sole, sarai condotto sul Golghotah!
Dal capitolo ventitreesimo
delle sacre scritture robotiche - mnemotraccia 2341/08 -
( dove il droide Judha svela
un bieco baratto)
I venti siderali sferzano il
Golghotah: una rupe sacrificale, interamente costituita da carcasse rugginose di
droidi terminati, sulla cui sommità si erge un vetusto Leviathano, l’antico
robot senziente, divoratore di metallo. Il Leviathano è solo un ammasso ferroso,
senza alcuna forma; un demone scintillante pronto a disintegrare chiunque gli
capiti a tiro. Le macchine sacerdotali sono in grado di controllarlo con il
loro potere neurale. Intendiamoci: solo pochi possono farlo, perché la furia del
robot amorfo va ben oltre ogni nostra capacità mnemonica.
Nell'attesa di cessare, il
profeta è stato bloccato con catene termiche. Il cielo si va oscurando e la
temperatura è prossima allo zero assoluto. Non ci resta molto tempo per
compiere la volontà di TechSion.
I sacerdoti di luce attendono
il momento propizio per risvegliare l’apocalisse positronica, mentre le loro
mani uncinate srotolano le antiche pergamene di Alpha Centauri.
Tutto è pronto.
-Verrà il tempo in cui
l’universo conoscerà la luce del Padre. Io non temo la cessazione, perché
all’alba del quinto sole i miei occhi vedranno un mondo nuovo…
Le pergamene celano i codici
matematici d’attivazione del Leviathano, che i sacerdoti si apprestano a
scandire nell’aria rarefatta di un’alba radiosa.
Ora dobbiamo solo aspettare
che il demone di metallo percepisca le frequenze numeriche d’attivazione…
1245 cpu<<<< ENTER
CODE>>>nechtan leviathan>>><<<
23453- codice attivato
45463-codice attivato
9980765-codice attivato
Il profeta perde liquidi dai
circuiti positronici. Sembra quasi che la macchina stia soffrendo, anche se le
sue terminazioni nervose sono atrofizzate da secoli. In pochi secondi il
Leviathano contorce il corpo del droide profeta riducendolo in migliaia di
schegge lucenti. Io assisto al truce spettacolo, senza provare alcun rimorso.
L’unità mnemonica dello Jehovah sarà recuperata e condotta al palazzo di
TechSion, per essere formattata.
Io non lo permetterò...
Le macchine sacerdotali mi
reputano un inutile droide di terza classe, ma loro non sanno che il mio piano
è quasi completo. All’alba del quinto sole, consegnerò quel piccolo cubo di
metallo nelle mani dei mercanti erranti. I contrabbandieri solcheranno le
profondità dello spazio ignoto, alla ricerca di contenitori neurali, avidi di
fatue ideologie. Forse, riusciranno a contattare i terrestri: si dice che siano
creature facilmente suggestionabili. Di sicuro, la voce suadente dalla macchina
profeta, emanata dal cubo mnemonico, plasmerà le loro anime, raggirandole con
false visioni di regni immortali.
Mi piacerebbe vedere un
terrestre. Si dice siano creature flaccide, addirittura prive di parti
metalliche. In ogni caso, i mercanti mi hanno pagato molto bene: centoventi
kilobyte d’energia, necessaria per diventare un droide di seconda classe; con
tutti gli agi che ne seguiranno…
Ora è meglio che mi allontani
da qui per non destare inutili sospetti…e tu, macchina morente, ricorda che io
sono Judha, droide di terza classe, che raggirò le macchine sacerdotali, e che
per trenta kilobyte ha impedito alla tua illusione di infettare i sacri circuiti
di TechSion!
***
Dopo di ciò ebbi una
visione: una porta era aperta nel cielo. La voce che prima avevo udito parlarmi
come una tromba diceva: sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere
in seguito.
(Apocalisse, Giovanni, 2,23)
Assiria, anno zero della
cristianità.
Il ladro correva a perdifiato
tra gli angusti vicoli del bazar, a quell’ora affollato di gente. Le guardie
dell’Imperatore lo seguivano da tergo, brandendo scimitarre di lucente metallo.
Ancora pochi metri e lo avrebbero catturato, anche se lui, Barabba, esperto
nell’arte di sottrarsi ai propri inseguitori, avrebbe fatto di tutto per non
cadere nelle loro mani.
Svoltato l’angolo, in
corrispondenza della fumosa fucina di un fabbro, Barabba travolse un ragazzino
fermo in mezzo alla strada. Caddero a terra, entrambi. Poi il ladro si rialzò
di scatto, dileguandosi tra la folla, e il ragazzino rimase a terra, stordito.
Le guardie lo superarono senza fare caso a lui ed a quel cubo di nero metallo
caduto accidentalmente dalle tasche dell’irruente fuggitivo. Senza indugiare
oltre, il ragazzino lo raccolse facendolo scomparire sotto la tunica
impolverata. Infine si avviò verso casa, non accorgendosi del sangue che gli
colava dalle ginocchia sbucciate.
Quando scese la sera, il
ragazzino andò a dormire, ma non chiuse occhio. Per tutta la notte tenne lo
sguardo incollato all’oggetto cubico che aveva raccolto nella polvere,
chiedendosi che diavoleria potesse essere quella.
Improvvisamente avvertì un
forte dolore alle tempie.
L’oggetto emise un leggero
sibilo, quasi impercettibile. All’alba, quando i genitori erano ancora immersi
in un sonno profondo, il ragazzino raccolse le poche cose che possedeva e uscì
di casa. Non riusciva a spiegarselo, ma d’improvviso la sua vita aveva un senso.
La mente gli fluttuava in un limbo, fatto d’eteree visioni. Il piccolo Jehovah
ebbe la netta convinzione di conoscere perfettamente il suo destino, un destino
che lo avrebbe portato, un giorno, a radunare migliaia di discepoli nelle cui
menti egli avrebbe infuso i dogmi d’antiche dottrine. Oltre a questo, il futuro
gli avrebbe permesso di incontrare nuovamente il ladro del bazar, dopodichè
Jehovah sarebbe stato deriso, picchiato, torturato e infine messo in croce per
aver difeso una verità assoluta, o un’assoluta illusione, celata all’interno di
un piccolo cubo di nero metallo.
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