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ONDE ASSASSINE
Inserito Venerdì 18 febbraio 2005
|
|
un racconto di Donato Altomare
(che poi non significa che le onde che uccidono
sono quelle del mare) dal volume
E la Padella
Disse...
-
Allora?
-
Sono lì, al terzo piano di quel grosso edificio. Come antenne usano i supporti
della pubblicità della Coca Cola.
-
Sono supporter della Coca Cola?
-
No, signor tenente, i supporti, sa, quelle cose che reggono i cartelloni
pubblicitari sul tetto.
-
Ingegnoso, davvero ingegnoso. Ma come siete riusciti a scoprirli?
-
Una soffiata, signore.
-
Spero non di naso, eh eh eh, l’è piaciuta, sergente? Ma mi dica, avevano un
palo da qualche parte?
-
Una vecchietta.
-
Det’s incredible!
-
Prego?
-
Non c’è bisogno, basta chiedere per piacere.
-
Insignificante all’apparenza, passava l’intera giornata dietro la finestra
dell’abitazione di fronte - col capo indicò un edificio semidiroccato, - in caso
di pericolo o movimenti sospetti doveva mettere ben in vista un paio di
mutandoni rossi. Come stesi ad asciugare.
-
Davvero ingegnoso. Ma quando vi ha visto arrivare non ha lanciato
l’avvertimento?
-
Siamo stati fortunati, signore, l’unico paio di mutandoni rossi li aveva
indosso. L’abbiamo raggiunta prima che riuscisse a toglierseli ed esporli.
-
Ottimo, ma, mi dica, sergente, come siete riusciti a farla parlare? So bene che
è quasi impossibile costringere una vecchietta a confessare.
-
E’ stato molto difficile, l’abbiamo torturata in mille modi, l’abbiamo frustata
a sangue, le abbiamo tolto le unghie delle mani e dei piedi...
-
Sì... - interessato.
-
Poi le abbiamo cotto i piedi nell’olio bollente...
-
Sì... - molto interessato.
-
Poi le abbiamo infilato le dita delle mani in un tritacarne...
-
Sì... - vagamente eccitato.
-
Poi le abbiamo strappato i residui quattro denti veri con le tenaglie da
fabbro...
-
Sì... sì... - eccitato.
-
Poi le abbiamo tolto striscioline di pelle e carne dalla schiena e gliele
abbiamo fatte mangiare crude.
-
Sì... sì.... sì... - in preda a un inizio di orgasmo.
-
Poi le abbiamo messo degli uncini nelle mammelle flaccide e l’abbiamo appesa al
soffitto...
-
Sì... sì... sì... sì... sì... - ansimando e sbavando.
-
Poi le abbiamo cucito col fil di ferro le grandi labbra...
-
Sìììììììììììììììììììììì - macchie chiare che compaiono sulla patta dei pantaloni
del tenente.
-
Ma non ha parlato.
-
Tremenda resistenza...pat pat... magnifica resistenza...pat pat... non... non
scordi di prepararmi un rapporto dettagliato, pat... molto, MOOOOOOLTO
dettagliato.
-
Non dubiti, signor tenente.
-
Ma poi, come siete riusciti a farla parlare?
-
Con una terribile minaccia. Le abbiamo detto che se non avesse confessato e
fatto l’elenco dei complici l’avremmo costretta a leggere TUTTE LE OPERE dello
scrittore Regalato Bassamontagna. E lei ha cominciato a urlare chiedendo pietà.
-
Non la pensavo così crudele, sergente, mi vengono i brividi soltanto a sentir
pronunciare quel nome, ma siamo in guerra contro la malavita e ogni mezzo è
lecito per difendere la brava gente. Sono pronti gli uomini?
Il sergente chinò lo sguardo e balbettò: - Di essere pronti lo sono sempre, ma è
che...
-
C’è qualcosa che non va? - il tono dell’ufficiale si era fatto dolce.
-
Signore... è che... è che...
-
Su, parli - accarezzandogli il cranio pelato e dandogli un bacio sulla fronte
sudaticcia - sa che può confidarsi con me, sergente.
-
Vede, è che... che i ragazzi hanno paura.
Il tenente sollevò lo sguardo al cielo: - Paura? Cosa significa?
-
Fifa, cacarella...
-
Cacarella?
-
Sì, signor tenente, per la missione che li attende, i ragazzi se la fanno sotto.
L’ufficiale si grattò il mento rasato a metà secondo l’ultima moda del
bastiancontrario, annuì cupamente, era un inconveniente che non aveva preso
in considerazione, doveva trovare una soluzione, rapidamente.
-
Sergente, lì di fronte, vedo l’insegna dipinta a mano su cartone pressato di un
supermercato.
-
La vedo anch’io, signore.
-
Allora vada lì e acquisti con il fondo cassa per gli invalidi di servizio un
pacco di pannoloni, poi li distribuisca tra gli uomini. Così risolveremo il loro
problema.
-
Minghia, signor tenente - esclamò il sottufficiale ammirato, - non ci avevo
proprio pensato.
-
Logico, qui chi deve pensare sono io. Allora? Tra venti minuti vi voglio tutti
pronti all’azione. - E tornò nella sua auto-monolocale parcheggiata nell’isolato
vicino.
-
Sei sicuro che si faccia così?
-
Ma tua madre non t’ha detto proprio nulla?
-
Mia madre è una donna all’antica, convinta che la femmina dev’essere succube e
non prendere mai iniziative.
Il ragazzo fissò Fabiola e scosse il capo: - Proprio di una come te dovevo
andarmi a innamorare! - Ma quando vide i suoi occhioni riempirsi di lacrime le
prese il viso tra le mani. Glielo restituì subito perché lei non ne poteva fare
a meno: - Su, non fare così, va bene, farò tutto io, tu resta ferma, ecco, metti
le gambe così, sdraiati, devi stare comoda, queste sono cose che si fanno bene o
non si fanno per nulla. Brava, così, no, non c’è bisogno di aprire troppo la
bocca, è inutile, poi non ho per il momento intenzione di farlo oralmente, anche
se ti assicuro che non è affatto spiacevole, anzi. E non fare quella smorfia,
non fa schifo. No, non ti girare, non è il momento di metterti di spalle, per
ora devi metterti davanti, senza timore o esitazione, sì, spogliati, è molto
meglio, sì, brava, così, leggera e distesa. Pensa che una volta io....
-
Scusa, siamo qui per suicidarci o per scrivere un monologo?
Fabio strinse le labbra, la ragazza aveva ragione. Si distese pure lui nudo
davanti alla trasmittente e chiuse gli occhi.
Lei si accorse che se l’era un po’ presa e cercò di farlo parlare ancora: - Sei
sicuro che funzioni?
Lui strinse ancor di più le labbra, ma si arrese subito: - E’ stato ampiamente
dimostrato che le onde sonore, elettroniche, magnetiche ecc. ecc., combinate
insieme provocano il cancro, è per questo che è stata vietata ogni forma di
trasmissione via etere.
-
E’ certo che moriremo?
-
Quando accenderò lo stereo e un paio di televisori sarà tremendo.
-
Ho paura.
-
Non voglio che il pensiero della morte attenui il nostro intendimento. Noi
dobbiamo sbattere in faccia al mondo il nostro disprezzo uccidendoci.
-
Sarà una cosa lunga?
-
E’ questo il bello, sarà un suicidio lunghissimo. Per ammalarci di cancro
abbiamo bisogno di un buon numero di esposizioni, poi dobbiamo evitare
accuratamente di farci curare e infine, quando si accorgeranno che il nostro
male è a uno stadio irreversibile, sottoporci alla chemioterapia e a ogni
intervento chirurgico adatto a farci morire il più tardi possibile.
-
Più o meno?
-
A essere ottimisti una decina d’anni.
Lei si alzò e prese a rivestirsi: - Quando ho parlato di suicidio lungo non
intendevo decennale. Lasciamo perdere e torniamo tra gli amici.
Fabio sollevò le spalle. Ancora una volta non gli riusciva di uccidersi, c’era
sempre qualcuno o qualcosa che gli faceva passare la voglia. Ma si poteva
campare in qual modo!
Nell’altra sala la festa era in pieno svolgimento.
Ovunque musica, video.
Una festa di morte.
Avevano viaggiato per dieci anni, ma finalmente avevano raggiunto quel pianeta
che sicuramente aveva una forma di vita tecnologicamente avanzata, a giudicare
dalle emissioni che erano riusciti a percepire grazie ai potentissimi captatori
di onde che avevano costruito sul proprio pianeta. Ora finalmente erano in vista
del terzo pianeta di quel sistema solare. L’avevano subito battezzato Terra
perché quando erano giunti il loro morale era sotto i piedi, praticamente a
terra.
-
Finelmend amm arrvate, vsraie. E mo ce facim?
-
N’amme mett in condatt c l terristr.
-
E com facimme?
-
Nu comunicat ch r’ond elettromagnetiche, è u sstem chiù vlosc.
-
Vsraie è ‘n’erc d scienz. Ce amme daisc?
-
Ca prtimm la pasc e vlimmc ben.
-
Mssagg mennete.
Traduzione dal linguaggio sudonese del pianeta
Sudonia a quello terrestre:
-Finalmente siamo giunti, vostra signoria.
Adesso cosa facciamo?o?
- Dobbiamo metterci in contatto con i terrestri.
- E come facciamo?
- Una comunicazione con le onde elettromagnetiche
(il termine è lo stesso in tutto l’universo), è il sistema più veloce.
- Vossignoria è un’arca di scienza (letterario.
Sarebbe meglio un genio). Che cosa dobbiamo dire?-
- Che portiamo la pace e vogliamoci bene.
- Messaggio inviato.
La Terra fu inondata da onde elettromagnetiche.
Tutti gli Stati individuarono immediatamente la loro provenienza e scagliarono
contro il presunto assalitore un centinaio di missili a pluritestate atomiche.
L’astronave aliena fu polverizzata appena dieci minuti dopo il suo arrivo presso
il Pianeta Azzurro.
-
Non voglio prigionieri.
-
I ragazzi sono pronti, signor tenente.
-
E allora, per la salute della gente, per i nostri cari, per i figli a cui spetta
un mondo migliore e non questo letamaio, per loro che non devono chiedere...
mai, per i nostri cari defunti che dormono il sonno della pace, per il
Presidente degli Stati Uniti d’America...
-
Scusi, signor tenente, siamo in Italia.
-
Già, dicevo, per il Presidente della Monarchia Costituzionale, adorato Savoia.
SAVOIA, SAVOIA, SAVOIA.
-
HIP HIP HIP.... URRA’.
-
Per le nostre future generazioni.
-
CANCELLEREMO LE ONDE. - All’unisono.
-
Per i nostri compagni di lavoro.
-
STERMINEREMO LE ONDE.
-
Per le nostre madri.
-
ANNULLEREMO LE ONDE.
-
Allora, uomini.... ehm, sergente, ha distribuito i pannoloni?
-
Certo, signor tenente, li hanno indossati tutti al di sotto della divisa
d’ordinanza.
-
ALLORA, UOMINI.... ALL’ASSALTO!
Un urlo raccapricciante venne fuori dalle gole dei poliziotti antionde che come
un fiume tumultuoso si precipitarono nella base segreta degli ondisti. La porta
fu spalancata con una sventagliata di mitra.
Quello che successe dopo fu terribile.
-
Fuoco a volontà - urlò il tenente che, impavido, si era lanciato per primo oltre
la porta che ancora fumava. Del resto, con tutta la pubblicità che avevano fatto
in quegli ultimi anni contro le sigarette soltanto qualche porta e qualche
boschetto incendiato di recente continuavano a fumare.
Le pallottole sibilarono dappertutto. Furono fracassate subito le consolle e
tutti gli altoparlanti ben visibili, poi si diede la caccia a quelli
mimetizzati, uno persino da bidet, e alle riserve di cassette. I televisori
furono fatti letteralmente a pezzi, come i microfoni e le trasmittenti. C’erano
computer dappertutto. Lo stesso tenente, reduce da mille missioni, non aveva mai
visto un tale livello di depravazione.
Balbettando il sergente aveva detto: - Ma... cosa... avevano... intenzione... di
fare... qui?
Il tenente aveva risposto: - Forse... volevano... inondare... la... città...
di... musica... e... altre... onde...
E
il sergente: - Ma... è... una... infamia... una... tremenda...
-
La smetta di parlare così, mi crea qualche problema nel rispondere, troppi
puntini mi fanno intrecciare la lingua. - Fu allora che si accorse che nel covo
era tornata la calma. - Perdite?
-
Solo Furia e Toro, si sono sentiti male e hanno vomitato, e c’è intorno una gran
puzza di merda, ma per il resto tutto bene.
-
Il nemico?
-
Distrutto il 99% del materiale. C’è stata anche una vittima, un ondista che si è
lanciato a difendere col proprio corpo un televisore a colori modello CCCP 36
pollici Extralux.
-
Uno dei più letali.
-
Esatto, signor tenente, ma io stesso l’ho passato da parte a parte con una
pallottola e ho distrutto il televisore.
-
Bravo, sergente, la proporrò per una medaglia.
-
Preferirei una vacanza alle Maldive con un paio di femmine.
-Vedremo cosa potrò fare, ma due femmine forse sono troppe.
Fu allora che i due giovani vennero fuori dalla stanza segreta del covo segreto.
Era stata insonorizzata tanto bene che non si erano accorti di nulla. Quando
furono nel mezzo dei resti della battaglia spalancarono gli occhi e scossero il
capo. Poi tra le volute di fumo avanzarono incrociando gli sguardi dei loro
assalitori. E allibirono.
-
Papà... - disse la ragazza fissando il sergente.
-
Papà... - disse il ragazzo fissando il tenente.
-
Fabiola! - esclamò il sergente.
-
Fabio! - esclamò il tenente.
E
tutti e quattro si sentirono morire.
Intanto, da una lontana galassia, dopo dieci anni e un giorno giunse una seconda
astronave aliena. Battezzò il pianeta Terra, perché la loro astronave era
contrassegnata dalla lettera T e aveva errato da molto tempo, per cui il
Comandante, quando raggiunse il pianeta cominciò a dire al suo equipaggio: - T
erra da tanto tempo ma finalmente è giunta a ecc. ecc. - Da quel momento tutto
l’equipaggio chiamò quel bellissimo pianeta azzurro Terra.
-
C’è scciss a Tonin?
(Da Sudonese a Terrestre: - Cos’è successo ad
Antonio? - probabile Comandante della prima astronave.)
-
E ce ‘n sacce, vsraie, tnev u segnel e d’ colp ha sparsciaut.
(- E che ne so io, vossignoria, avevo il segnale
e di colpo è sparito.)
-
N’amme mett subt in condatt ch l terristr, ci ne vetn poutn pensà cha l vlimme
assalaie. Mennimm subt nu segnel d pasc.
(- Ci dobbiamo mettere subito in contatto con
i terrestri, se ci individuano - traduzione libera - potrebbero pensare che
vogliamo assalirli. Mandiamo subito un segnale di pace.)
-
Qual, vsraie?
(- Quale, vossignoria?)
-
U chiù importent: vlimmece bene!
(- Il più importante: vogliamoci bene!)
E
così la seconda astronave inondò la Terra con micro onde elettromagnetiche che
tentarono di diffondere il messaggio ovunque. Tutti i popoli si accorsero del
tentativo, ma non capirono, erano circa dieci anni che non disponevano di alcun
genere di ricettori.
Partirono un centinaio di missili a pluritestate nucleari.
L’astronave aliena fu ridotta in briciole circa otto minuti (erano già in
allarme giallo) dopo il suo arrivo.
Il silenzio aveva caratterizzato le seguenti otto ore durante le quali i quattro
erano rimasti a fissarsi senza saper cosa fare. Finalmente la ragazza cadde a
terra per la stanchezza e il ragazzo provò ad aiutarla.
-
Non la toccare, porco! - urlò il sergente.
-
Sta dando del porco a mio figlio, sergente - disse il tenente
fulminandolo con uno sguardo.
-
Mi... mi perdoni, signore, ma è che, io...
-
Non si scusi, posso comprenderla, lo choc è stato tremendo anche per me. - Poi
avvicinandosi ai due amanti: - Cosa fate qui?
-
Volevamo morire - disse la ragazza fissando negli occhi il padre.
-
Perché?
-
Come, perché? E’ un mondo da vivere questo? Secondo voi, ditemi, è un mondo da
vivere?
-
Cos’hai da dire sul nostro mondo?
-
E’... è freddo, indifferente, ipocrita, assassino. E poi è morto. Sì, questo è
un mondo morto. E voi siete tutti mostri che vi aggirate in cerca di sangue.
-
Ma tu sei pazza, ragazza. A me la vista del sangue fa svenire.
-
Ehm, signor tenente, sta dando della pazza a mia figlia.
-
Già, è vero, scusi, sergente, ma la tensione di questi ultimi eventi ha messo a
dura prova persino il mio autocontrollo.
-
Ha ragione, papà - intervenne Fabio (che se non ho fatto confusione dovrebbe
essere il figlio del tenente). - Che razza di mondo ci avete costruito? Che
razza di mondo ci lascerete? La violenza è pane quotidiano, e questa specie di
Santa Inquisizione contro le onde. Non vi rendete conto che è tutto una
follia?
I
due padri si scambiarono uno sguardo. Uno solo bastò.
-
Sergente?
-
Dica, signor tenente.
-
Credo che questi due abbiano bisogno di un po’ di fresco, mi capisce?
-
Perfettamente, signore.- Fece un cenno a un paio di uomini che erano rimasti lì
in attesa di ordini.
Dopo alcuni giorni i due si ritrovarono in Siberia a vivere di pesci pescati in
buchi nei laghetti ghiacciati, di foche uccise a randellate e di renne allevate
con cura e poi squartate per ricavare carne e pelle.
La loro vita divenne pesantissima, sicché non pensarono più alle idiozie delle
onde, a quella di suicidarsi, anche perché lì sopravvivere tra orsi,
ghiaccio perenne, follia da solitudine era peggio che suicidarsi.
Nel frattempo una terza astronave, proveniente dal pianeta Sudonia della
costellazione chiamata Tutte Le Colpe Sono Sempre Qui, tecnologicamente
più avanzato della Terra, raggiunse il pianeta del Sistema Solare. Subito
l’equipaggio lo battezzò Terra, perché il loro Comandante che si chiamava Ra
ringraziò il loro dio Ter per aver trovato un mondo civile e gridava ai
microfoni: - Ter, Ra ti ringrazia.
-
Ce scciss a Peppine?
(- Cos’è successo a
Giuseppe? - probabile nome del Comandante la seconda astronave.)
-
E ce n sacc, ecc. ecc....
-
Mennimm u messagg... ecc. ecc.
(solito messaggio inviato
in onde ipermicro, rilevabili persino dai tostapane.)
La Terra fu scossa da quel terzo tentativo.
Furono lanciati ottanta (si cominciò a temete un assalto in grande stile per cui
si decise di risparmiare qualche missile) missili a pluritestate atomiche.
L’astronave aliena andò in fumo sei minuti dopo essere giunta in vista della
Terra.
-
E così i saggi misero al bando ogni strumento in grado di produrre onde di
qualsiasi genere, le onde assassine. Si è potuto verificare che non soltanto
queste provocavano il cancro, ma stimolavano altre malattie. E la Follia.
Attraversavano il corpo umano e sconvolgevano l’equilibrio cellulare,
particolari conformazioni di onde modificavano persino il DNA così nascevano
figli deformi e deficienti. Quando i giornali riportavano la notizia di un
raptus, bene, l’individuo era stato sicuramente sottoposto a un bagno
impressionante di onde d’ogni genere.
I
due giovani annuirono sconfitti. Erano obbligati ad ascoltare. La quotidiana
lezione di educazione civica era terminata. Avevano uno sguardo sconsolato.
Erano dimagriti e ogni giorno veniva meno la loro voglia di vivere.
-
Che facciamo? - chiese lei.
-
Andiamo a caccia di piccoli di foca, in questo periodo li lasciano incustoditi
sulla banchisa.
-
Mi sono scocciata di rincorrere quei vermetti e ucciderli a colpi di bastone.
-
Andiamo al vecchio aereo precipitato? Ci siamo stati una sola volta, vediamo
cosa trasportava.
Lei si illuminò di un ampio sorriso. L’idea le piaceva.
L’aereo era pieno di trasmittenti e televisori e computer e ogni altro ben di
Dio. Onda su onda.
La quarta astronave fu ridotta in atomi tre minuti dopo aver lanciato il
messaggio di pace e battezzato quel meraviglioso pianeta Terra perché nella
lingua dei propri avi Terra significava: meraviglioso pianeta azzurro
che compare alla vista dopo dieci anni e tre giorni di navigazione nel buio
dello spazio interstellare.
-
E fonderemo qui la nuova colonia che chiameremo Ondina e che segnerà la
rinascita della generazione degli Strumentisti. I nostri figli impareranno a
usare questi strumenti, a dialogare tramite essi e a riportare nel mondo il loro
messaggio di grande fratellanza.
-
Scusa, Fabio, a proposito di figli, c’è una cosa che debbo assolutamente dirti,
vedi io...
-
No, non dirmelo, capisco, non voglio costringerti, ti lascio libera di decidere
come e quando, non voglio interferire con il tuo corpo. Ma devo darti anche una
grande notizia: sono riuscito a recuperare anche la trasmittente dell’aereo. Il
problema era quello dell’energia, e il miracolo s’è verificato. Ho scoperto una
dinamo che può essere messa in movimento grazie alla forza fisica. Cara, da
adesso in poi non avremo più alcun problema su come scaricare le nostre energie
giovanili, monteremo su una specie di bicicletta che costruirò e genereremo
energia per far funzionare le nostre adorate apparecchiature. Sei felice?
-
Mi stai dicendo che passeremo il resto della nostra vita pedalando?
-
Esatto, non è magnifico?
-
Dov’è il buco nel ghiaccio più vicino? Mi è venuta improvvisamente voglia di
fare un bel tuffo.
Intanto finalmente dall’iperspazio venne fuori l’intera flotta di Sudonia.
Sull’Ammiraglia, l’Ammiraglio era perplesso:
-
Ce faine onn fatt Tonin, Peppin e Ciulin? E menc paure Morudd.
(Da S. a T.: - Che fine hanno fatto Antonio,
Giuseppe e Angelo? - quest’ultimo probabile nome del comandante Ra della terza
nave. - E manca anche Mauro - probabile nome del comandante della quarta nave
distrutta.)
-
Da chessa venn du spazie nen g stonn. Son ternet ‘ndret o honn stat dstrutt.
(- In questo settore dello spazio non ci sono -
traduzione libera -. O sono tornati indietro o sono stati distrutti.)
-
Dstrutt? E percè? Nen’è ca honn fatt nudd d mel.
Certemend honn mennet nu messagg d
pasc.
(- Distrutti?
E perché? Non hanno fatto nulla di male.
Certamente hanno inviato un messaggio di pace.)
-
E’ ovear, li tnimm rgstrat. Qualche cos nen g vè sop a cuss pianet.
(- E’ vero, abbiamo le registrazioni. C’è
qualcosa che non va su quel pianeta.)
-
Com s chiem?
(- Come si chiama?)
-
WC003DSS second r cart astral. Ma u equipagg u chiem Terra.
(- WC003DSS secondo le carte astrali. Ma
l’equipaggio lo chiama Terra.
-
E percé?
(- E perché?)
-
Quenn l’honn vist e s’honn reas cund du state ind a cui stavn honn pnsat:
T.E.R.R.A, Tutti (noi) Essere Ridotti (a) Rottami Acciaccati.
(- Quando l’hanno visto e si sono resi conto
dello stato in cui erano hanno pensato: T.E.R.R.A, ecc.)
- Ve boun, mo ce facimme.
(- Va bene, adesso cosa facciamo?)
-
E’ megghie mennè qualchedaun soup a la Terra. E’ megghie parlà direttemend,
praim di schiaffiarl.
(- Sarà meglio mandare qualcuno sulla Terra. E’
meglio parlare direttamente, prima di schiaffeggiarli. - nel senso di punirli
per la distruzione delle prime astronavi messaggere di pace .)
-
E ne bon’idee, addov’u mennimm?
(- E’ una buona idea, dove lo mandiamo?)
-
Ste nu sol post da do vengn segnel. E’ ne zon vcain o nord iert. A va fa friedd
dà.
(- C’è un solo posto dal quale provengono
segnali. E’ una zona vicina al nord estremo- Deve far freddo lì.)
-
Facimm acchssì.
(- Facciamo così.)
E
prima di inondare il pianeta con il messaggio di pace un individuo fu inviato in
Siberia, dove Fabio e Fabiola stavano giocando con la radio dell’aereo
abbattuto.
La fatica era tanta, ore e ore, giorno e notte a pedalare pur di ottenere un po’
di energia per lanciare con la radio il loro messaggio verso un sogno, quello di
trovare altri radioamatori clandestini in ascolto.
Così, quando dal cielo scese l’alieno in una nube purpurea entrambi pensarono di
avere le traveggole.
-
Il diavolo - disse Fabio.
-
Un angelo - disse Fabiola.
-
Ma che cazzo succede qui? - disse l’alieno.
-
In che senso, scusi?
-
Come in che senso? - continuò imperterrito l’alieno che aveva indossato un
traduttore simultaneo di lingua. - Vi spediamo quattro astronavi per annunciare
il nostro arrivo in pa... - poi ebbe l’atroce dubbio che quella parola potesse
scatenare istinti omicidi in tutti gli uomini per cui si riprese rapidamente -
... il nostro arrivo, e voi le distruggete.
-
Noi? Guardi che ultimamente ho distrutto un nido di gabbiani e un paio di
famigliole di foche. Non mi sarei mai permesso di distruggere quattro astronavi
di diavoli.
-
E’ un angelo - intervenne la ragazza.
-
Ma non dite stronzate, quattro astronavi, quattrocento sudaniani, quaranta gatti
sudaniani e un numero imprecisato di topi sudaniani. Come vi discolpate?
-
Mi appello alla convenzione di Ginevra.
-
Non so chi sia questa Ginevra, in ogni caso non temete, non siamo qui per
vendicarci, ma per dire che la nostra gente è venuta qui in pa... ehm, non ha
intenzione di muover guerra al vostro popolo.
-
Te l’avevo detto che è un angelo - disse Fabiola.
-
Il nostro popolo? - il ragazzo scoppiò in una crassa risata. - Il nostro popolo
è morto. Quelli che si aggirano nel nostro pianeta sono soltanto dei mostri,
abomini della natura che distruggono e impiccano la libertà.
-
Cazzo! Allora siete proprio messi male, voi due. - Il messaggero strinse quelle
che dovevano essere le labbra anche se le aveva sotto le ascelle. - E sia, vi
voglio aiutare. Vi consiglio di mettervi al riparo e non respirare tra le 15 e
le 15 e 30 di domani pomeriggio. Faremo piazza pulita.
Vogliamo dimostrarvi tutta la nostra comprensione, poveri esserini. - Poi con un
rapido cenno del sopracciglio ombelicale si allontanò.
-
Vogliono aiutarci?
-
Sono angeli.
Era l’ultimo pomeriggio normale di un mondo normale.
-
R ntizie so cos’è pazz R trristr on arrmesta assolemend in dau. L’alt so moustr.
(- Le notizie che il nostro messaggero ci ha
portato rasentano la follia e forse spiegano molte cose. Pare che i terrestri
rimasti normali sulla terra siano soltanto due, mentre gli altri sono orrendi
mostri.)
-
Ce facimm, vsraie?
(- Che facciamo, vostra signoria?)
-
U strlezzimm, spruzzimm la Terra cu vlen e allassimm assolemend l dau normel.
(- Credo non ci resti altro che sterilizzare il
pianeta, spruzzando il veleno lasciando in vita soltanto i due normali.)
- E’ ne decisiona psend.
(- E’ una grave decisione.)
- Honn distrutt quatt nev. Ce ptimm fa percè nen dstrugghene altre quarend?
(- Hanno distrutto quattro nostre astronavi. Che
altro possiamo fare perché non ci distruggano altre quaranta astronavi?)
-
E’ giust. Facimm accssì.
(- E’ giusto, facciamo così.)
E
una miriade di piccole navette partì per mettersi in posizione circondando la
terra in attesa del fatidico ordine di annaffiatura mortale.
-
Cosa facciamo?
-
Non ci conviene certo aprire un albergo con molte stanze. Se ho ben capito
resteremo in pochini sulla Terra, tra breve.
-
Ma non è giusto, potrebbe esserci ancora qualche essere gentile tra i mostri,
potrebbe esserci un convinto ondista che ha soltanto bisogno di mettersi in
contatto con noi.-
Fabio strinse i denti, la ragazza non aveva tutti i torti, un buon numero sì, ma
proprio tutti... - Bene, ho un’idea, lanciamo un messaggio a bassissima
frequenza, soltanto particolari apparecchi saranno in grado di riceverlo. Non
certo quelli antidiluviani in dotazione della polizia per controllo. Se qualche
ondista è in ascolto si salverà. E finalmente avremo un mondo ripulito dalla
gentaglia e abitato esclusivamente da esseri come noi. Come te... come me...
-
Comincio a sudar freddo...
-
Ora pedala, abbiamo bisogno di molta, moltissima energia. - E i due ripresero la
loro fatica giornaliera.
Il giorno dopo nella tarda mattinata erano in grado di lanciare in tutto il
globo terracqueo il tremendo messaggio.
Il tenente lanciò un urlo di dolore e per qualche istante traballò, come colpito
da un colpo di maglio. Il sergente lo guardò esterrefatto, stava tirandogli un
pelo incarnato, non c’era bisogno di fare tante storie.
-
Ma tenete, è soltanto...
-
Taci, sto ricevendo un messaggio. - E allargò la bocca. Lì, tra i denti veri ce
n’era uno finto, uno straordinario gioiello della tecnica antica, trattata con
le dovute precauzioni in laboratori segretissimi. Nessuno sapeva che a tutti gli
ufficiali era stato messo in bocca un dente finto in grado di ricevere e
individuare le trasmissioni via etere.
-
Nord... circa 5000 chilometri... sì, è di lì che viene questo infame tentativo
di distruzione.
-
Avviso la Centrale - intervenne il sergente, - e gli scagliamo contro una decina
di missili a pluritestate nucleari?
-
Non ancora, aspetta, voglio sapere cosa stanno dicendo.
E
rimase in ascolto. A mano a mano che riceveva il suo viso cambiava colore, prima
impallidì, aveva capito chi inviava il messaggio, poi capì il messaggio e
divenne cereo, poi rosso, poi giallo. Quando divenne verde le auto lì vicino
ripresero la marcia.
-
E’ terribile, tremendo, bisogna avvertire il mondo. E’ la fine.
Non perse tempo a dare spiegazioni, corse alle comunicazioni via cavo e spiegò
tutto ai superiori. Che si fecero un mare di risate, poi lo degradarono ad
agente del traffico. Ma lui non si arrese, avvisò tutti gli amici e i
conoscenti, e disse loro di mantenere il segreto. Così la notizia si diffuse
rapidamente in tutta la Terra, molti non la presero sul serio, altri invece
indossarono respiratori d’ogni genere e si chiusero in cantina.
Alle 15,00 le sonde incominciarono a inondare la Terra con un micidiale gas che
agiva sul sangue trasformandolo in vino (cosa della quale i pochi sopravvissuti
furono particolarmente grati agli alieni).
Alle 15,30 (circa) il genere umano era stato ridotto a un mucchio di manichini
di carne avvinacciata.
Ma dalle macerie della società venne fuori vittorioso l’ex tenente della
polizia. Il mondo avrebbe continuato a esistere.
-
E’ finita.
I
due ragazzi si abbracciarono e restarono così a fissarsi negli occhi per molto
tempo. Poi corsero alle ricetrasmittenti. Ma il mondo taceva.
-
Nessun ondista era in ascolto, nessuno si è salvato.
Piansero, tanto che le lacrime divennero di ghiaccio e trasformarono i loro
volti in fiori coperti da brina.
-
Non ci resta che morire e seguire la strada dell’umanità.
-
No - disse il ragazzo, mentre una strana luce gli illuminava il viso e le gocce
di pianto ghiacciate come lampadine di natale. -No, cara, forse il destino ha
riservato per noi un futuro strepitoso. Non capisci? Noi siamo gli ultimi, noi,
novelli Adamo ed Eva, noi che ripopoleremo la Terra con i nostri figli, che...
-
Caro, a proposito di figli, devo dirti che...
-
Dopo, cara, dopo, NOI SIAMO GLI ELETTI, il nuovo popolo di Dio, noi costruiremo
un mondo perfetto, non commetteremo gli errori che hanno portato la nostra gente
all’estinzione. I nostri figli sapranno far tesoro dell’esperienza passata e
costruiranno una generazione di esseri felici e...
-
Caro, ti prego, lasciami parlare, sai... a proposito di figli...
-
Sì?
-
Io sono sterile.
Lui scosse il capo, la fissò a bocca spalancata sino a far congelare le tonsille
e non disse nulla perché si erano congelate anche le corde vocali. Poi richiuse
la bocca e dopo un paio d’ore riuscì a dire: - Allora è la fine dell’umanità. -
La prese tra le braccia, le diede un ultimo lunghissimo bacio, labbra contro
labbra, lingua contro lingua, per assaporare per l’ultima volta il caldo fiato
della fanciulla e concluse: - Dovresti lavarti i denti più spesso.
Lì vicino c’era una buca nel ghiaccio, scavata per tenere le carcasse dei
piccoli di foca al fresco. Fabio e Fabiola si abbracciarono e con un carpiato si
gettarono nella buca. Il ghiaccio li avvolse come un gelido abbraccio.
Fu lì che furono ritrovati, stretti l’uno nella braccia dell’altro, emergenti a
metà busto dal pelo del ghiaccio, come mirabile scultura nivea.
-
Cosa facciamo, signor tenente?
-
Ex, tenente. Semplice, caro sergente, semplice, li scongeliamo e finalmente i
nostri figli potranno coronare il loro sogno d’amore in un mondo nuovo, ripulito
dalla feccia e dagli increduli. Come Sodoma e Gomorra, coloro che non credettero
alla profezia finirono in un rogo, arrostiti e salati al punto giusto,
strangolati e sodomizzati, fustigati dopo la morte, bruciati vivi dalla vendetta
divina, così chi non ha creduto alle mie parole è finito con un corpo colmo di
vino. Noi ricostruiremo questa Terra, non commetteremo lo stesso errore dei
nostri padri (già detto). I nostri figli...
-
Scongelati...
-
...scongelati costruiranno una nuova razza.
-
Ehm... tenente, pardon, ex tenente, mi risulta che sua figlia è... sterile.
-
Come fa a saperlo?
-
Ho letto la storia sin qui.
-
Bene. Ci sarà pur qualcun altro in grado di fare figli.
E
abbracciò il sergente che divenne rosso dalla vergogna.
Nel frattempo la flotta di Sudonia inviò sulla Terra il solito messaggio di
pace, almeno i due ragazzi avrebbero risposto. Ma la maggior parte dei
sopravvissuti erano gli addetti alla guerra nucleare ben protetti nei bunker a
centinaia di metri sotto il livello del suolo con tripli filtri e difese contro
ogni genere di arma, compresa quella batteriologica. Si congratularono tra loro,
avevano fatto bene a distruggere le prime astronavi che avevano assalito la
Terra con l’emissione di onde. Erano riusciti anche a respingere l’attacco con i
gas. Era una vittoria anche se il 95% dei terrestri era morto. Bisognava dare
agli alieni il colpo di grazia.
Centoventi missili a pluritestate nucleari colpirono l’Astronave Ammiraglia
trasformandola in pura energia.
Allora tra i Sudoniani si diffuse il panico:
-
Cuss ne è nu pianet, ma è nu manicomie...
(- Questo non è un pianeta, ma un manicomio.)
E, girate le prue, tornarono nella loro felice e tranquilla patria.
Erano le 17,00 del 17 novembre ‘17.
E
così per la Terra spuntò l’alba di un nuovo pomeriggio.
dal volume
E la Padella
Disse...
presentazione
del volume
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