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Last Exile
Inserito Giovedì 31 marzo 2005
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una presentazione di Danilo Santoni
Il Muro
Nel 1974 usciva The Dispossessed di Ursula
LeGuin, un romanzo ambientato su due mondi particolari: uno che ruota attorno
all’altro e che quindi sono uno la luna dell’altro. Ma i due mondi hanno una
particolarità che li distingue, sono uno l’opposto dell’altro. Anarres è brullo
e desolato e su di esso si è sviluppata una società di tipo socialista,
pianificata e controllata proprio per superare tutti i problemi posti dalle
difficoltà ambientali. Urras è baciato da tutte le agiatezze e vive prospero e
spendaccione e ha sviluppato una società capitalista, individualista e
consumista.
Al tempo della sua pubblicazione il romanzo si
presentò, giustamente, come metafora della Guerra Fredda ma, come ogni opera che
abbia un messaggio che trascenda l’immediata contingenza, possiede tuttora un
valore più generale e più profondo che si identifica in quell’immagine dei due
mondi opposti e di quel muro che viene descritto proprio nella prima pagina,
quell’unico punto di contatto che rappresenta separazione e demarcazione ma che
funge anche da porta dell’uno verso l’altro.
There was a wall. It did non look
important. It was built of uncut rocks roughly mortared; an adult could look
right over it, and even a child could climb it (...) Like all walls it was
ambiguous, two-faced. What was inside it and what was outside it depended upon
which side of it you were on.
In qualche modo il discorso mi è tornato in mente
guardando la serie televisiva intitolata Last Exile, con i due mondi di
Anatore, colpito dalla siccità, e Disith, colpito da una
glaciazione, che sono uno contro l’altro. E un muro divide i due mondi, il muro
di nuvole del Grand Stream che questa volta, a differenza di quello descritto
dalla LeGuin, sembra insormontabile.
Ma andiamo con ordine e diamo qualche (necessaria)
spiegazione.
Un tempo li chiamavamo cartoni animati, ora
sono state importate molte etichette l’ultima delle quali è anime in
onore del Giappone, il paese che con maggiore entusiasmo e con idee più
brillanti sta rivoluzionando tutto il campo.
Last Exile è
un anime per la televisione in 26 puntate di venti minuti circa l’una, diretto
ad un pubblico abbastanza adulto (anche se la storia è incentrata attorno alle
avventure di due bambini).
La realizzazione è un misto abbastanza riuscito di
tecnica di animazione tradizionale e computer grafica.
Disegno pulito, colori pastello, nessuna stranezza
grafica e una godibilità esteriore veramente sorprendente. Personaggi abbastanza
differenziati gli uni dagli altri (il che non è una cosa molto ovvia nelle
produzioni nipponiche) e caratterizzazione molto sviluppata. C’è tutta una serie
di personaggi minori che tendono a rendere plausibile la società che viene
descritta anche se poi con troppi personaggi si corre il rischio di perdere per
strada qualche nesso.
La prima cosa che salta agli occhi è l’ambientazione
piuttosto insolita, ci troviamo in un universo steampunk (del genere
tendente al misticismo e alla magia) dove tutto è spinto dalla forza del vapore
generato da un propellente misterioso, la claudia.
Lo Steampunk
Di solito con il termine Steampunk si indica quella
produzione di opere narrative che mescola varie tendenze nella fantascienza che
vanno dalla storia alternata al romanzo scientifico d’epoca
vittoriano-eduardiana, dai viaggi straordinari all’avventura di stampo
imperialista, dall’horror gotico al periodo delle grandi scoperte scientifiche.
E’ un genere letterario non molto diffuso e presenta un vago sapore retrò.
La sua nascita come genere è piuttosto recente ed è
quasi contemporanea (e possiamo anche dire, contrapposta) a quella del
cyberpunk, da cui quasi sicuramente ne mutua il secondo termine della
definizione. L’atteggiamento è di confronto nei rispetti di tutto quel mondo di
praticanti, scienziati, inventori e geni che tra ottocento e inizi novecento
hanno reso il mondo della scienza e della tecnica non tanto quello che è
oggi quanto piuttosto quello che avrebbe potuto essere oggi. L’assunto
principale è che nella storia umana invece dell’affermazione dell’energia
elettrica si sia verificata l’affermazione dell’energia derivata dal vapore, da
qui anche il nome.
Lo Steampunk può essere diviso in due sottocategorie,
Steampunk Storico e lo Steampunk Fantasy.
Lo Steampunk Storico è quel tipo di narrazione
ambientato in un momento storico preciso e finisce con il confluire in un altro
sottogenere della letteratura fantastica, la Storia Alternata.
Alcuni esempi possono essere:
Dinotopia di
James Gurney
Il graphic novel The League of Extraordinary
Gentlemen
The Difference Engine
di William Gibson e Bruce Sterling
Il film Wild Wild West con Will
Smith e Kevin Kline
Lo Steampunk Fantasy abbina le caratteristiche del
genere ad un ambiente magico-fantastico. Gli esempi migliori di questo genere
vengono proprio dagli anime giapponesi: i più rappresentativi sono la serie di
Escaflowne, il terzo episodio del film Memories e (appunto) la
serie di Last Exile.
Esiste poi una terza ramificazione del genere,
indicata col termine Sailpunk (ma possono spesso trovarsi anche i termini di
Clockwork Punk e Renaissance Steampunk), che ambienta le proprie opere in quel
periodo che va dal Rinascimento al Barocco, un periodo che non vede la nascita
del vapore ma che basa le proprie conoscenze sulle opere di ingegneria di
Leonardo Da Vinci e sulle nuove tecniche di stampa di Guttenberg.
La nascita vera e propria dello Steampunk va
attribuita a K. W. Jeter che nel 1979 pubblica il romanzo Morlock Night
a cui faranno da buoni compagni di viaggio James P. Blaylock e Tim Powers. Non è
azzardato affermare che prima di loro la strada era stata aperta (anche se
involontariamente e senza intenti precisi) dalla versione cinematografica di
20.000 Leghe sotto il mare, realizzata dalla Walt Disney. Il momento di fama
del genere arriva con il romanzo The Difference Engine di William Gibson
e Bruce Sterling i quali, provenendo dai successi del cyberpunk, sembrano aprire
una nuova strada alla loro visione fantascientifica, ma il romanzo rappresenterà
soprattutto la pietra tombale per il genere, infatti dopo di allora il termine
imbocca una china che lo porta verso l’oblio e il genere si sbriciola in una
miriade di rivoli quasi inosservati.
L’acqua, l’Aria, il Vento
Nello strano mondo di Last Exile che si basa
sull’energia di uno strano carburante si è sviluppato un tipo di società che
all’apparenza ha molti aspetti in comune con una idealizzata società vittoriana
di fine ottocento anche se affiorano stranezze che non vengono spiegate dalla
narrazione. Le città sembrano abbastanza tranquille e spensierate, c’è tempo per
corse di vanship e due bambini possono cavarsela da soli, ma le case sono
costruite all’interno di grosse imboccature (forse di miniere di claudia?) con
strutture metalliche che sorreggono i crostoni di roccia sporgenti, uno sforzo
costruttivo davvero inspiegabile quasi che gli abitanti debbano difendersi da
qualcosa che cade dal cielo. E non aiutano neppure le visioni delle zone esterne
alla città in quanto presentano di solito immagini idilliache e la guerra si
svolge essenzialmente in cielo. Grosso modo sembra che il mondo sia diviso in
tre livelli geografici precisi: il mondo oscuro delle miniere con la città che
si trova nel punto di passaggio tra l’interno e l’esterno, grossi pascoli
verdeggianti dove l’umo sembra vivere solo occasionalmente e cime innevate
lontane e irraggiungibili.
Lo sviluppo dell’azione tende a mostrare che l’acqua
da bere è un bene raro e quella che è a disposizione della popolazione deve
essere bollita prima di poter essere consumata; ma la città è costruita su un
intrico di canali ben forniti di acqua. La cosa forse è spiegabile dal fatto che
i canali d’acqua fungono anche da mezzo di trasporto per la claudia estratta
dalle miniere e forse a questo punto l’acqua diventa inutilizzabile per la
popolazione, ma è un’argomentazione piuttosto stirata.
In questo universo le telecomunicazioni sono
praticamente inesistenti e tutto il servizio di coesione sociale è svolto da uno
stormo di vanship (mezzi volanti che si presentano come un incrocio tra un
biplano della prima guerra mondiale e un podracer di Star Wars).
Le vanship appartengono a dei piloti temerari che, come i vecchi corrieri del
far west, trasportano notizie, comunicazioni ed informazione.
Nel cielo, quasi sempre rappresentato sereno e di un
tranquillizzante azzurro, c’è da qualche parte, quasi in una dimensione
alternativa (si veda per questo una delle prime scene dove l’uscita della
Silvana dal Grand Stream viene presentato proprio come il passaggio da una
dimensione ad un’altra) quello che tutti i personaggi definiscono il Grand
Stream, un mare di nuvole e venti di tempesta, all’interno e nelle vicinanze
del quale si svolge una strana guerra tra due mondi nemici che si basa su regole
ferree di cavalleria che assomigliano molto, per insensatezza e per
atrocità, ai principî che hanno regolato le carneficine avvenute durante la
prima guerra mondiale. Un esempio chiaro di come, in guerra, prevalga molto
spesso l’incapacità a comprendere le novità che scaturiscono dai tempi che
cambiano.
All’interno di questo mare di nuvole si
spostano le navi volanti dei due paesi, navi che hanno proprio l’aspetto e la
struttura dei vecchi galeoni dei pirati o delle prime corazzate di mare. Per
concludere le somiglianze, una volta colpite affondano nelle nuvole tra i
rottami di quelle che sono state affondate in precedenza.
La Guerra e il Potere
Al di sopra delle due parti in lotta c’è
un’organizzazione che autorizza gli scontri, una specie di O.N.U. dai
fini violenti e bellicosi, e che ne certifica i risultati. Tale
organizzazione, la Gilda, possiede conoscenze tecniche e scientifiche di
gran lunga superiori a quelle dei due mondi in lotta, possiede il monopolio dei
motori che funzionano con la claudia e ha conoscenze tecniche tali da potersi
permettere la comunicazione senza fili via aria di suoni ed immagini.
Un’altra stranezza viene dall’uso dell’alfabeto
greco: la Gilda, Anatore e Disith usano i caratteri dell’alfabeto greco anche se
le parole solo a volte sono vere parole greche, spesso non si tratta altro che
di parole inglesi scritte coi caratteri greci corrispondenti.
Si aggiunga che la narrazione non fa nulla per
chiarire la situazione, anzi gli avvenimenti vengono descritti immergendo lo
spettatore nella situazione del momento senza fornire alcuna informazione
preliminare che possa essere d’aiuto per la comprensione.
Eppure, il tutto, bene o male, funziona. Si finisce
col far l’abitudine alle stranezze e alle incomprensioni e, come un viaggiatore
di colpo risvegliatosi in un paese straniero e sconosciuto, ci si lascia
inondare di informazioni incomprensibili nella convinzione che solo dalla
sommatoria di tutti gli avvenimenti si riuscirà a fare un quadro preciso della
situazione.
Occorre dire che alla fine dei 26 episodi non si
riuscirà a fare molta chiarezza e tante cose resteranno oscure e inspiegabili,
ma quello che colpisce della narrazione è la maestosa lentezza degli avvenimenti
che procedono con un ritmo quasi mitico, un po’ come le navi dei due paesi nel
Grand Stream, lente ed inesorabili.
I vaghi contorni dell’Exile
L’Exile, questa cosa vaga e indefinita che pur
fornendo il titolo alla serie non viene mai nominata per tutti i primi nove
episodi, verrà alla fine attivato, anche se nessuno mai dirà cosa sia veramente
e le immagini non saranno di alcun aiuto. L’attivazione avrà come risultato la
distruzione del Grand Stream, di quel muro tra i due mondi che a questo punto
appaiono quello che in realtà sono: le due orbite speculari riportate anche
nella grafica del simbolo della Gilda, le due campane della stessa clessidra, le
due eliche del DNA, le due condizioni dell’esistenza umana... tutte immagini
ricorrenti nella storia che solo all’ultimo nell’unione che si realizza mostrano
il loro vero valore.
Infatti tutto è duale nella narrazione: i misterion
per attivare l’exile hanno bisogno di una frase iniziale e di una frase di
risposta; come la sabbia fluisce da una campana all’altra nella clessidra, così
l’acqua sembra fluire da un mondo all’altro; i due mondi sono presentati con
un’iconografia speculare, europeo e del periodo napoleonico uno, asiatico e del
periodo zarista l’altro (con il mondo della Gilda che, in omaggio al ruolo di
arbitro che svolge, presenta tratti esteriori bizantineggianti)..., i personaggi
tendono a formare coppie di stereotipi opposti: Claus e Lavi, il maschio
idealista e la donna pratica; Alex e Sophia, l’introverso comandante e la regina
solare; Dio e Lucciola, l’irresponsabile giocherellone e l’automa preciso e
preordinato... e così via. E di dualità i dualità si arriva al riferimento più
celato ma forse più illuminante, il gioco degli scacchi. La grande partita tra
le due fazioni, quella contrapposizione tra il Bianco e il Nero, quel succedersi
di regole ferree e codificate, di colpo trova giustificazione nel ricorrere nel
titolo degli episodi della simbologia del gioco degli scacchi, un gioco che si
presenta come massimo esempio di dualità.
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Laste Exile Italian Fansite
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