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Steamboy di Katsuhiro Otomo

Inserito Martedì 24 maggio 2005

Cinema Note di produzione dal sito METACINEMA


Film animato ricco di azione e di avventura, Steamboy è l’ultima creazione del regista nipponico Katsuhiro Otomo. Ambientato nella Gran Bretagna del XIX secolo, l’epoca dell’Esposizione Universale, il film narra una storia imperniata su temi eterni e al tempo stesso di grande attualità quali il potere della scienza, il tentativo dell’uomo di esercitare un controllo sulla natura e, soprattutto, il coraggio del singolo.

INTRODUZIONE
Attesissimo film di Katsuhiro Otomo, Steamboy è un’opera unica e straordinaria che arriva sul grande schermo sedici anni dopo l’ormai leggendario Akira, che aveva lasciato senza fiato il pubblico di tutto il mondo col suo stile originale e la sua animazione innovativa.

Cenni storici
Alla metà dell’Ottocento, la Gran Bretagna era il paese-guida della Rivoluzione Industriale. L’Esposizione Universale del 1851, allestita a Londra nella splendida cornice del Crystal Palace, divenne il simbolo della superiorità industriale, militare ed economica della nazione. Per l’occasione, la regina Vittoria invitò rappresentanti da ogni parte del mondo a questa grandiosa manifestazione dedicata alle principali scoperte che stavano rivoluzionando il mondo della scienza e della tecnica.
 
Breve storia del vapore

L’uso del vapore per l’alimentazione di veicoli a motore ebbe inizio nel 1711, quando Thomas Newcomen inaugurò la macchina a vapore di sua invenzione, utilizzata per combattere il problema dell’allagamento delle miniere; il motore veniva utilizzato per azionare una pompa che portava l’acqua in superficie. Prima dell’invenzione di Newcomen, questo lavoro era svolto dai cavalli (di qui l’uso del termine “cavalli” per indicare la potenza di un motore). Un altro inglese, James Watt (1736-1819), elaborò nel 1775  il motore che da lui prese il nome, migliorando la precedente macchina di Newcomen. Il motore Watt, più efficiente e dalle più alte prestazioni, era in grado di fornire energia alle navi a vapore e alle fabbriche. Ancora un inglese, Henry Maudslay (1771-1831), inventò poi, intorno al 1797, il tornio metallico che rese possibile la costruzione di motori di precisione e componenti in metallo lavorato. Ciò diede grande impulso alla produzione industriale di macchine e alla costruzione della prima linea di montaggio,  che divenne il catalizzatore del boom industriale della Gran Bretagna nel XIX secolo. Di qui, le moderne invenzioni tecnologiche si diffusero in tutta Europa, nel Nord America e anche in un paese come il Giappone, che proprio allora usciva da un periodo di isolamento.


SINOSSI

Steamboy, il “ragazzo a vapore”, lotta per garantire un futuro all’umanità!

Siamo in Inghilterra, alla metà dell’Ottocento, in piena Rivoluzione Industriale. In tutto il Paese c’è grande attesa per l’inaugurazione della prima Esposizione Universale, che si terrà al Crystal Palace. Nel cuore della campagna inglese, Ray, un giovane appartenente a una famiglia di scienziati, trascorre giorni e notti a escogitare nuove invenzioni. Ray aspetta con impazienza il ritorno del padre Eddie e del nonno Lloyd, partiti per l’America per proseguire le proprie ricerche.
Un giorno, il ragazzo riceve una misteriosa sfera metallica inviatagli dal nonno Lloyd. Improvvisamente, quasi fossero a conoscenza dell’avvenimento, due sinistri individui, inviati della Ohara Foundation, compaiono in casa sua in cerca della sfera. Ma il nonno di Ray torna giusto in tempo per impedire al nipote di cedere ai due lo strano oggetto, raccomandandogli di consegnarlo al più presto nelle mani di un tale di nome Stephenson. Portando con sé la sfera, Ray fugge sul monociclo da lui stesso costruito e viene inseguito dagli uomini di Ohara a bordo delle loro rombanti macchine a vapore. La corsa frenetica lungo le strade di campagna li conduce su un binario ferroviario. Qui, uno degli uomini di Ohara si avvicina a Ray e tenta di strappargli la sfera, ma proprio in quel momento la locomotiva a vapore che si trova dietro gli inseguitori accelera e finisce sull’auto, sollevandola in aria e facendola ricadere con gran rumore di ferraglie. A bordo del treno che ha appena salvato Ray dalla cattura c’è il grande scienziato Stephenson, accompagnato dal suo assistente David. Ma proprio quando Ray è sul punto di consegnare la sfera a Stephenson, come il nonno gli ha ordinato di fare, il vetro del finestrino del treno va in frantumi sotto la pressione di una gigantesca tenaglia di ferro e Ray, con la sfera ancora in mano, viene imprigionato in una rete che viene calata giù da un dirigibile sospeso in aria sopra le loro teste.
Ray viene rapito e condotto a Londra, nel padiglione della Ohara Foundation. Qui conosce Scarlet, la figlia viziata del ricchissimo Ohara, e Simon, il maggiordomo. Proprio mentre il giovane si sta interrogando sul significato di quella bizzarra vicenda, una pesante porta si apre su una fitta nuvola di vapore, che si dissolve rivelando la presenza di Eddie, il padre di Ray. Dopo averlo condotto in un ascensore segreto, Eddie spiega al figlio la natura della sfera che ha ricevuto dal nonno. Si tratta di un contenitore di vapore compresso ad alta densità, che può generare un’energia di proporzioni incredibili. Eddie rivela poi a Ray un altro segreto ancora più stupefacente: il padiglione è in realtà una sorta di “castello a vapore” che trae la sua energia proprio dalla sfera!
Eddie persuade il figlio ad aiutarlo a completare la sua opera. Nel frattempo, Scarlet, che ha un debole per Ray, lo convince ad uscire con lei in gran segreto per andare alla scoperta della Londra notturna. Malgrado la riluttanza di Ray, i due si dirigono verso il Crystal Palace deserto, la sede principale dell’imminente Esposizione Universale, che sta per essere aperta al pubblico. Scarlet comincia a danzare al centro dell’immensa sala delle esposizioni, felice di quella scappatella notturna, mentre l’unico desiderio di Ray è quello di tornare a casa sua, a Manchester.

Di nuovo all’interno del padiglione, dove viene scoperta una falla che causa un abbassamento di pressione. È il giorno che precede l’inaugurazione ufficiale dell’Esposizione londinese, e i nervi di Eddie cominciano a dar segni di cedimento. Ray viene spedito alla ricerca della perdita nella rete di tubature della sala principale quando, inaspettatamente, Lloyd fa la sua comparsa. Dopo aver cercato di dissuadere Eddie dal portare a termine il suo piano infausto, Lloyd sta ora aprendo tutte le valvole per cercare di distruggere il castello a vapore. Ray rimane sconvolto quando il nonno gli mostra una moltitudine di armi a vapore allineate sulle pareti del magazzino del padiglione, che Lloyd definisce una “invenzione diabolica”. Il nipote chiede ansiosamente al nonno se per caso Eddie sia stato tratto in inganno dalla Ohara Foundation, ma Lloyd lo incita a indagare lui stesso su tutta la vicenda, formandosi così una sua opinione personale su quanto è accaduto. Alla fine del drammatico incontro, Lloyd affida nuovamente a Ray la sfera di vapore.
A questo punto Ray decide di lasciare il padre e il nonno ai loro dissidi e cerca di svignarsela attraverso un  varco sotterraneo che dà sul Tamigi. Sfortunatamente, appena fuori viene inseguito da un’imponente macchina a vapore. Le cose sembrano mettersi male per il povero Ray, quando una nave da guerra della marina britannica emerge dalla coltre di nebbia che avvolge il fiume. Si tratta ancora  di Stephenson e David, accorsi in suo aiuto. Ray consegna la sfera di vapore a Stephenson, esprimendo però qualche dubbio su chi debba possedere il portentoso congegno, vista la sua incredibile potenza. Stephenson gli assicura che la sfera di vapore è d’importanza vitale per la sopravvivenza stessa dell’Impero britannico.
Una nave a vapore con un esercito di agenti di polizia assedia il Padiglione di Ohara. Dalla nave, i poliziotti scorgono le sagome di alcuni capi militari provenienti da varie parti del mondo. Contemporaneamente si odono i colpi dei cannoni che dal Crystal Palace annunciano l’apertura ufficiale dell’Esposizione Universale, alla presenza della regina Vittoria. Gli agenti circondano il padiglione, da cui comincia a uscire un esercito di soldati-robot azionati a vapore. Simon, che in realtà è ben più di un maggiordomo, ha appena cominciato un’impressionante dimostrazione del potere delle armi a vapore di fronte agli ospiti riuniti per l’occasione, sperando di venderle al miglior offerente. Nel tentativo di neutralizzare la minaccia proveniente dai fucili dei soldati-robot, i mezzi corazzati dell’esercito di Sua Maestà entrano nella mischia. Per tutta risposta, la Ohara Foundation, chiama a raccolta i suoi “paracadutisti a vapore” e gli uomini-rana, che emergono dalle acque del Tamigi. “La situazione si sta riscaldando, mi pare!” grida Simon, osservando eccitato la battaglia che sta infuriando a poca distanza, quasi si trattasse di uno spettacolo teatrale. Nel frattempo Scarlet viene a trovarsi faccia a faccia con il corpo esanime di un paracadutista ed è furibonda a causa della completa insensibilità di Simon. Ma la battaglia continua incessante mentre il padiglione Ohara è bersagliato dai colpi della nave da guerra, tra scoppi di fucile e nuvole di fumo nero che si addensano nel cielo. Ray, sconvolto e rabbioso alla vista di quel disastro, grida: “L’invenzione del nonno non doveva certo servire a questo!”. Malgrado David tenti di fermarlo, il ragazzo riesce a rientrare in possesso della sfera di vapore e a fuggire portandola con sé.
Mentre il padiglione della Ohara Foundation minaccia di crollare definitivamente sotto i bombardamenti, dalla sua postazione di comando Eddie invia alla sala motori le istruzioni finali per il castello a vapore, che però può avvalersi della potenza di due sole sfere, visto che Ray ha con sé la terza. Eddie si prepara comunque alla fase finale dell’operazione, concentrando tutta la pressione che può ottenere dai due dispositivi residui. A questo punto, le mura del padiglione crollano, provocando un vero e proprio terremoto, mentre nuvole di vapore ricoprono la scena per poi disperdersi lentamente e rivelare... la sagoma scura e minacciosa del famigerato castello a vapore.
“Sta per esplodere!” urla Ray vedendo il castello vacillare per effetto della pressione. Il ragazzo si affretta perciò a riparare una delle macchine volanti, che alla fine si libra nel cielo tra nuvole di fumo. Per salvare i suoi amici, l’intera città e garantire un futuro all’umanità, Ray, il “ragazzo a vapore”,  scompare in volo nel cielo di Londra.


NOTE DI PRODUZIONE

Il sogno di un regista diventa realtà



Nel 2004, l’idea fissa che accompagnava da anni il regista Katsuhiro Otomo è finalmente divenuta realtà. Per realizzare questo epico film d’animazione, che unisce  la grafica bi- e tridimensionale alla tecnologia digitale, ci sono voluti dieci anni. Con un budget totale di 2,4 miliardi di yen (22 milioni di dollari), Steamboy è il film anime [i cartoni animati giapponesi] più costoso mai prodotto in Giappone. L’impegno e la cura che il regista ha messo nei minimi dettagli del progetto sono evidenti in ogni singola sequenza del film.
Per  realizzare Steamboy, Katsuhiro Otomo ha riunito intorno a sé un’équipe di professionisti motivati e di grande talento con l’obiettivo di creare, come dice il regista, un “mondo d’avventura, di sogni e di fantasia”.   Sono poi state effettuate ricerche approfondite sull’architettura, l’arte, la tecnologia e l’abbigliamento nella Gran Bretagna della metà dell’Ottocento per poter ricreare nel modo più autentico possibile lo scenario in cui si muovono i protagonisti della storia.

Com’è nata l’idea di Steamboy

Nel giugno 1994, mentre era impegnato nella lavorazione di Memories, Katsuhiro Otomo cominciò a pensare di realizzare una storia ambientata in un mondo di congegni meccanici a vapore. L’idea era stata in qualche modo preannunciata in Cannon Fodder, uno dei segmenti di Memories. Il regista, però, si rese conto ben presto del fatto che per realizzare adeguatamente il progetto sarebbe stato necessario rivoluzionare le tecniche di animazione e utilizzare un processo completamente digitalizzato, qualcosa insomma di molto diverso da ciò che era stato fatto fino a quel momento.
Cannon Fodder durava 22 minuti e utilizzava la tecnica del piano sequenza continuo in cui la macchina da presa segue per intero l’azione, un procedimento che impone ovviamente dei limiti. Katsuhiro si rese conto che il problema poteva essere risolto grazie alla tecnologia digitale: in questo modo infatti l’animazione non è più legata alla posizione della macchina da presa ed è quindi possibile ottenere un  livello di espressione del tutto diverso. Se in Cannon Fodder gli effetti del vapore erano stati creati con l’utilizzo di tecniche varie e complesse, in Steamboy tali effetti sono diventati materia di ricerca e sviluppo del dipartimento digitale.
Si trattava ovviamente di un compito di notevole portata, che richiedeva il coinvolgimento di professionisti di altissimo livello. Nel 1997, il noto produttore Shigeru Watanabe, che aveva già contribuito alla realizzazione di numerosi anime tra cui Royal Space Force – The Wings of Honeamis, è entrato a far parte del team di produzione, seguito dalla società Bandai Visual che ha deciso di fare di Steamboy il progetto chiave della Digital Engine Framework, un programma creato allo scopo di sviluppare la tecnica digitale fino a condurla a uno standard internazionale. Quello stesso anno, il video promozionale di Steamboy è stato presentato all’International Fantastic Film Festival di Tokyo come parte della rassegna “Emotion Anime for the New Century”. Il video ha suscitato grandi aspettative nella vasta comunità di fan degli anime.
Ma il processo che ha condotto alla realizzazione del film è stato lungo e complesso. Tra i vari problemi da affrontare strada facendo vi sono stati i numerosi cambiamenti all’interno dello studio di produzione. Ciò, unitamente alla determinazione del regista nel voler catturare e rendere sullo schermo ogni particolare  dell’epoca storica che fa da sfondo alla vicenda, ha dato al progetto dimensioni sempre più ambiziose. Tuttavia, grazie ai continui progressi della tecnologia digitale, il regista ha potuto far uso di strumenti sempre più sofisticati per rappresentare efficacemente l’Inghilterra del XIX secolo.

Un team ideale di animatori


In Steamboy, l’art director Shinji Kimura (Catnapped! The Movie) compie un viaggio a ritroso nel tempo, catapultando il pubblico nell’Inghilterra di metà Ottocento. Il responsabile degli effetti di computer grafica Hiroaki Ando (Memories Episode 1, Magnetic Rose, Memories Episode 3, Cannon Fodder) dà vita a questo periodo storico dimostrando tutta la sua maestria nell’uso della grafica computerizzata tridimensionale. Il team creativo comprende inoltre il direttore tecnico Shinichi Matsumi (Heise Ponpoko Tanuki Gassen) e il direttore di fotografia composita Mitsuhiro Sato (Princess Arete); Takagi Shinji (che aveva già fatto parte del team di produzione del primo film d’animazione giapponese in digitale, Blood the Last Vampire del 2000) ha creato il rivoluzionario sistema di animazione digitale del film.
Le 180.000 inquadrature utilizzate nell’animazione di Steamboy sono state realizzate sotto la guida di Tatsuya Tomaru (Memories Episode 1, Magnetic Rose). Gli effetti speciali, compresi quelli ricorrenti del vapore, fondamentali nella storia, sono stati curati dal responsabile degli effetti speciali animati Takashi Hashimoto (Memories Episode 2, Stink Bomb). I due registi dell’animazione hanno diretto un’équipe composta dai migliori professionisti del settore per produrre un’opera di eccezionale valore. Per quanto riguarda lo script, Otomo ha lavorato in collaborazione con Sadayuki Murai (Millennium Actress). Keiichi Momose (Returner), in qualità di sound designer, ha creato il suggestivo universo sonoro del film. Il compositore Steven Jabronski, “pupillo” di Hans Zimmer, che aveva già contribuito alle colonne sonore di Hannibal e Pearl Harbor, ha scritto la musica, parte integrante dell’atmosfera unica di Steamboy.
Il film si avvale inoltre di un cast di attori di talento che hanno prestato le loro voci,  come Anne  Suzuki (Returner), la voce del protagonista, Ray; Manami Konishi, la voce di Scarlet; Ritsuo Tsukayama, quella del padre di Ray, Eddie e Kiyoshi Kodama, la voce di George Stephenson.

L’Inghilterra dell’Ottocento



Per dare espressione al suo talento creativo, questa volta Katsuhiro Otomo ha scelto di ambientare il film nell’Inghilterra dell’Ottocento, compiendo dunque un viaggio a ritroso nel tempo, a differenza di quanto aveva fatto in Astro Boy. Il regista spiega così questa decisione: “Ho pensato fosse più efficace applicare la moderna tecnologia alla descrizione del passato, invece di dare alla storia un taglio avveniristico. Questa scelta è collegata a Cannon Fodder, che era basato su alcune immagini dell’Europa all’epoca della Prima Guerra Mondiale. Volevo approfondire il tema del passato da un’angolazione drammatica. Gli elementi essenziali della storia possono riassumersi in due termini chiave: l’Esposizione Universale e le macchine a vapore. Quindi l’Inghilterra era una scelta obbligata, visto il suo carattere di storico pioniere della Rivoluzione Industriale”. 
Si tratta di un luogo e di un’epoca di enorme fascino, che Otomo ha reso sul grande schermo ricreandone le atmosfere visive, sonore e “tattili” fin nei minimi particolari: dalla viscosità dell’olio usato per lubrificare gli ingranaggi e dal calore umido prodotto dal vapore alla ruvidità del ferro arrugginito. Per ottenere il massimo grado di realismo, tutto è stato prima disegnato a mano e poi combinato con la tecnologia digitale fino a raggiungere effetti davvero sorprendenti, che hanno permesso al regista di creare un universo estremamente concreto e autentico in cui ambientare la storia.
In fase di pre-produzione, Otomo e la sua équipe hanno trascorso dieci giorni in Gran Bretagna, tra Londra, Manchester e York, in modo da sperimentare in prima persona l’atmosfera delle location che sarebbero state usate per il film. Film a colori girato in digitale, Steamboy ricrea accuratamente l’Inghilterra del XIX secolo, descrivendo il caos e l’inquinamento delle sue città dalle architetture vittoriane e la pace idilliaca delle sue campagne.
 
Un viaggio alla ricerca dei luoghi ideali: prima tappa sulla strada della creazione di un capolavoro
Il regista, accompagnato da Shinji Kimura (Art Director), Tatsuya Tomaru (responsabile supervisione animazione), Takashi Hashimoto (responsabile degli effetti speciali di animazione), Shinichi Matsumi (direttore tecnico) e da altri membri del team creativo di Steamboy, sono partiti da Londra, una metropoli che reca ancora le tracce ben visibili dell’era vittoriana e della Rivoluzione Industriale, per poi recarsi a Manchester e York, dove hanno visitato alcuni celebri musei e cotonifici. Durante il viaggio hanno approfondito lo studio di locomotive e auto a vapore, sottomarini e motori d’epoca, annotando ogni loro “scoperta”.
A Londra, il regista e la sua équipe hanno visitato il Parlamento e le rive del Tamigi. Hanno poi respirato l’atmosfera  delle strade di Manchester, città natale di Ray, e della splendida  campagna inglese con le sue armoniose colline, notandone tutti i particolari – come il suggestivo colore del cielo – che accendevano via via la loro immaginazione creativa.

Londra

La tappa londinese della produzione ha avuto inizio con una visita al Museo della Scienza, che ospita un’ampia collezione di reperti scientifici e tecnologici che variano dall’attrezzatura fotografica alla tecnologia medico-sanitaria, dall’epoca del vapore all’era dei veicoli spaziali. Ovviamente, Otomo e i suoi si sono concentrati soprattutto sul periodo che va dalla metà dell’Ottocento all’inizio del Novecento. Il volano che compare nelle sequenze iniziali del film al cotonificio di Ray è un enorme strumento rotante a vapore il cui originale si trova al museo di Londra. Otomo ha notato la maestria dell’artigiano che lo ha costruito ed è rimasto colpito dal fatto che, a dispetto della sua grande mole metallica, la ruota non produceva quasi alcun rumore.
Otomo e i suoi collaboratori hanno poi visitato il Museo dei trasporti e i Kew Gardens. La sequenza culminante di Steamboy si svolge sul sito della Esposizione Universale (inauguratasi nel 1851), simboleggiata dal celebre Crystal Palace, il primo edificio al mondo ad essere costruito in ferro e vetro. Sfortunatamente, l’enorme sala espositiva costruita a Hyde Park, che raggiungeva un’altezza di 564 metri, è stata distrutta da un incendio nel 1930. Tuttavia, nei Kew Gardens, inaugurati dalla principessa Augusta nella stessa epoca dell’Esposizione Universale (1857) rimane la Palm House, una struttura simile al Crystal Palace, che è stata di grande aiuto ai fini della fedele riproduzione dell’edificio originale che ammiriamo nel film. Otomo è andato in giro per le strade di Londra con la sua cinepresa a mano per riprendere i caratteristici edifici in pietra e mattoni della città, compresi  dettagli come le tubature esterne delle case.
 
Manchester

Nei secoli scorsi, Manchester godeva dei benefici derivati dalle ingenti risorse di carbone di cui disponeva e ancor prima dell’invenzione del vapore era un centro industriale ricco soprattutto di cotonifici, che venivano alimentati ad energia idraulica. All’epoca della Rivoluzione Industriale, tra Manchester e Liverpool venne costruita la prima ferrovia adibita al trasporto di passeggeri. Ancora oggi, le tracce di questo glorioso passato sono ben visibili nel tessuto urbano, soprattutto nella zona di Castlefield. L’edificio originale della stazione in cui transitavano i passeggeri di quella prima linea ferroviaria si trova oggi all’interno del Museo della Scienza e dell’Industria a Castlefield. Il museo ospita mostre dedicate alla scienza e alla tecnica industriale di tutti i tempi. Da Manchester la produzione si è spostata a York per visitare il National Railway Museum, in cui sono conservati binari e locomotive originali d’epoca ottocentesca. Otomo e i suoi collaboratori hanno visitato altri musei britannici, esaminandone le collezioni nei particolari per restituire un quadro fedele dell’Inghilterra nell’era vittoriana.
 
Catturare l’atmosfera di un’epoca
Durante questa trasferta in Gran Bretagna, la produzione si è immersa non soltanto nello studio della storia del paese, ma anche nelle sue atmosfere e nei suoi paesaggi. Dice l’Art Director  Shinji Kimura: “Nel corso del nostro viaggio, siamo stati attenti a cogliere soprattutto le diverse tonalità di colore che caratterizzano le città che abbiamo visitato. Così, durante la lavorazione di Steamboy abbiamo posto un particolare accento sulle sfumature di rosso e di verde, i colori tipici del paesaggio britannico. Nella campagna inglese, siamo stati colpiti soprattutto dallo spettacolo delle nuvole che si frangevano nel cielo, un’esperienza che non avremmo mai potuto fare in un altro luogo”.

L’essenza di un film è nell’arte

Otomo è fermamente convinto che, per citare le sue stesse parole, “l’essenza di un film è nell’arte”. Non sorprende dunque che, al ritorno dall’Inghilterra, il regista abbia deciso che l’intero film dovesse risultare come un grande dipinto su tela, realizzato prestando la massima attenzione ad  ogni dettaglio. Solo così i realizzatori sarebbero riusciti a catturare l’atmosfera dell’Inghilterra vittoriana. Utilizzando perciò la grafica, combinata con la precisione delle tecnologie informatiche, il regista ha creato un universo complesso e sfaccettato, che rende alla perfezione il mondo di ieri. Otomo ha anche sperimentato diversi metodi di lavorazione digitale, tra cui un nuovo modo di ritoccare al computer sfondi disegnati a mano.
Tema essenziale di Steamboy, sia per quanto concerne il contenuto che l’aspetto visivo del film, è il vapore. L’obiettivo della produzione era quello di rappresentarlo nel modo più autentico possibile.
L’energia prodotta dal vapore fu uno dei motori della Rivoluzione Industriale. Takashi Hashimoto, responsabile degli effetti speciali di animazione, ha avuto l’incarico di ricrearne la magia sullo schermo.
Moltissime sequenze del film sono avvolte in nuvole di vapore e aria calda che fuoriescono dalle macchine. In particolare, la nube emanata dal castello a vapore sembra quasi uscire dallo schermo per avvolgere gli spettatori. Per Hashimoto, il vapore è addirittura “uno dei principali protagonisti del film”. Benché alcune scene, per l’estrema precisione e veridicità, sembrino create al computer, in realtà ogni particolare è stato prima disegnato a mano. Queste sequenze rivelano la maestria e la cura degli artisti che vi si sono dedicati, creando una magia che non può essere ottenuta solo tramite l’impiego della tecnologia digitale.

Le macchine a vapore: reali e immaginarie

L’anno 2004 segna il duecentesimo anniversario dell’invenzione del motore a vapore da parte dell’inglese Richard Trevithick[1] (1771-1833). Per celebrare degnamente l’avvenimento, in Gran Bretagna sono previste diverse manifestazioni, una delle quali al National Railway Museum di York, che Otomo e i suoi collaboratori avevano visitato già nel 1996.
Nel 1804, durante una dimostrazione di prova, il motore di Trevithick venne usato per trasportare dieci tonnellate di ferro e un gruppetto di passeggeri per un tratto di 15 chilometri. Fu un evento storico: per la prima volta, grazie all’energia prodotta dal vapore, l’uomo riuscì a trasportare senza sforzo un peso tanto considerevole. Nei secoli che seguirono, la tecnologia dei trasporti subì notevoli trasformazioni, dalla prima bicicletta all’automobile, fino ad arrivare all’invenzione dell’aeroplano. Ma l’Ottocento inglese rimane un’epoca fondamentale per ciò che riguarda l’innovazione tecnica e scientifica, soprattutto grazie all’invenzione di mezzi di trasporto alimentati a vapore.
Steamboy mette in scena autentiche macchine d’epoca vittoriana, come le locomotive e i motori a vapore che alimentano il cotonificio di Ray. Si tratta di congegni ricreati sulla base di innumerevoli disegni e fotografie realizzati dalla produzione durante il viaggio in Gran Bretagna. Ma il film va al di là della semplice ricostruzione: accanto a queste macchine vi sono infatti invenzioni del tutto originali come il monociclo di Ray, le “steam machines” della Ohara Foundation, i soldati e i paracadutisti “a vapore”.
Steamboy è, a ben guardare, un’opera di fantascienza  ambientata nel passato, anche se l’obiettivo del regista era quello di dar vita a un mondo fantastico che avesse però dei fondamenti reali. Per questo motivo tutte le creazioni originali proposte nel film sono state progettate tenendo conto del reale funzionamento delle caldaie a vapore. Commenta il regista: “All’inizio del film abbiamo usato esclusivamente macchine di tipo convenzionale, mentre nell’ultima parte abbiamo dato libero corso all’immaginazione”.
Per dar vita al “mondo del vapore”, Otomo ha preso in considerazione l’opera e le invenzioni di diversi pionieri della tecnica, famosi e non, dalla metà dell’Ottocento ai primi anni del Novecento. Poi, per sua stessa ammissione, ha lasciato correre la sua immaginazione creando un universo che potremmo definire di genere ‘steampunk’[2].

Gli effetti sonori

Obiettivo principale dei sound designer di Steamboy era quello di produrre un suono di qualità ineccepibile, in grado di competere, se non superare, quello delle grandi produzioni hollywoodiane. Il compito è stato affidato a Keiichi Momose, direttore e designer del suono, che ha studiato produzione video negli Stati Uniti. Momose, uno specialista del settore, ha contribuito alla realizzazione di film ‘live’ come Returner e Satorare, ma anche di film d’animazione tra cui Blood the Last Vampire.
In collaborazione con i colleghi americani, ha così portato a termine il montaggio sonoro, che permette la sovrapposizione e l’elaborazione di diversi “strati” sonori per creare dal nulla un mondo coerente di effetti acustici. Ad esempio, nel caso di film “live” (cioè non animati), il montaggio sonoro consente di eliminare tutti i suoni registrati durante le riprese lasciando soltanto le battute degli attori. Dopo la cancellazione di tutti i rumori indesiderati, si passerà alla costruzione del suono.
Il sonoro di Steamboy è stato elaborato soprattutto negli studi della TOD AO di Los Angeles, che hanno contribuito alla realizzazione di film quali Black Hawk Down e Kill Bill. Il mondo acustico del film – che si avvale di ben 900 tracce audio, un numero enorme rispetto alle 40 o 50 solitamente usate nei film giapponesi – è stato accuratamente intessuto sulla base di 30.000 suoni.
Infine, l’altra componente “acustica” di fondamentale importanza è ovviamente la musica. A commentare le mirabolanti vicende narrate in Steamboy è stato chiamato Steven Jablonsky, giovane compositore di grande talento e allievo del grande Hans Zimmer (uno dei maggiori autori di musiche da film di  Hollywood). Il caso vuole che la famiglia di Jablonsky abbia lontane origini giapponesi, cui il musicista si è ispirato per dar vita a una colonna sonora che combina la professionalità acquisita lavorando sotto la direzione di Zimmer a una sensibilità squisitamente nipponica.
 


Katsuhiro Otomo Regia, soggetto e sceneggiatura


GLOSSARIO  


■ Monociclo a vapore
Ray ha costruito il suo piccolo monociclo a vapore basandosi sui disegni che ha trovato sul libro di schizzi del nonno, il geniale Lloyd. All’inizio della storia, una fuga di energia causa dei problemi al cotonificio di Ray. Benché il giovane riesca ad evitare che il guaio si trasformi in un terribile disastro, il boss della fabbrica, infuriato per l’incidente, gli decurta la paga. Ray decide perciò di prendersi una piccola rivincita impadronendosi furtivamente della valvola per l’alimentazione della caldaia del cotonificio, che gli servirà per costruire il monociclo. Il veicolo compare per la prima volta quando Ray fugge per evitare che la sfera di vapore finisca nelle grinfie dei sicari della Ohara Foundation. Il monociclo può essere azionato a pedali oppure alimentato a vapore; è dunque il precursore delle moderne biciclette elettriche.
 
■ Dirigibile con morsa di ferro
Nel tentativo di proteggere la sfera di vapore, Ray si rifugia nella carrozza di un treno, inseguito dagli uomini di Ohara. Nel cielo appare allora un grande dirigibile da cui scende una sorta di tenaglia in grado di fare a pezzi il treno e sollevare di peso il povero Ray. Il dirigibile appartiene, ovviamente, alla Ohara Foundation; è riempito di idrogeno e munito di una cabina alimentata a vapore. È contraddistinto dalla sagoma della canna fumaria che si eleva molto al di sopra di esso, per impedire eventuali incendi causati dalla fuoriuscita dell’aria calda.
 
■ Sfera di vapore
Nella Gran Bretagna del XIX secolo, il vapore era l’energia che alimentava il progresso tecnico e industriale. Per ottenere maggiore potenza, sarebbero state necessarie caldaie di proporzioni enormi. Lloyd, il geniale nonno di Ray, riesce però a creare una caldaia di vapore compresso ad alta densità non più grande di una palla da football, tanto che il ragazzo riesce a nasconderla sotto la camicia quando tenta di sfuggire ai tirapiedi di Ohara. Eppure, a dispetto delle sue piccole dimensioni, la sfera di vapore è in grado di sprigionare un’incredibile quantità di energia, molto superiore a quella contenuta in qualsiasi altra macchina a vapore.
 
■ Macchine a vapore della  Ohara Foundation
Le macchine a vapore in dotazione alla Ohara Foundation si lanciano all’inseguimento di Ray, che tenta di fuggire a bordo del suo monociclo. L’abitacolo di questo tipo di automobili è composto da due sedili, uno davanti all’altro. Dal sedile davanti si può dirigere la macchina, mentre il sedile di dietro è riservato all’operatore che regola la potenza del vapore. Le macchine, simili a locomotive, minacciano in ogni momento di travolgere e schiacciare il monociclo di Ray. Sono così pesanti e potenti che riescono a mandare in pezzi gli ostacoli che trovano sul cammino, lasciando dietro di sé una scia di distruzione.
 
■ Macchina sottomarina
È una delle sofisticate armi della Ohara Foundation, concepita appositamente per i combattimenti subacquei.  
 
■ Soldati a vapore
I soldati a vapore sono la fanteria della Ohara Foundation. Indossano abiti ispirati alle armature dei cavalieri medioevali e portano degli zaini per l’alimentazione a vapore. L’uniforme nasconde una cotta di maglia. Gli agenti di Scotland Yard, venuti a ispezionare il padiglione di Ohara, rimangono sorpresi e spaventati dalla comparsa dei minacciosi soldati.
 
■ Paracadutisti
I paracadutisti formano la seconda ondata di soldati che la Ohara Foundation manda a contrastare l’attacco dei mezzi a vapore dell’esercito di Sua Maestà. Hanno uniformi simili a quelle della fanteria, ma in più sono dotati di un propulsore fissato in cima ai loro zaini, che aziona le ali di cui sono muniti. I paracadutisti sono in grado di volare grazie alla pressione del vapore e all’applicazione dei principi dell’aerodinamica. Portano bombe fissate alla cintura, che possono gettare su qualsiasi obiettivo.
 
 ■ Padiglione della Ohara Foundation
Il padiglione della Ohara Foundation viene costruito a Londra in occasione dell’Esposizione Universale. All’interno di esso  si trovano sofisticatissime armi a vapore che possono essere usate per combattimenti a terra, in mare e nell’aria. All’esterno, il padiglione ha tutta l’aria di un normale spazio espositivo, che nasconde in realtà la sagoma inquietante del Castello a vapore. Riuscirà il nostro eroe a comprendere la minaccia che deriva da questa portentosa invenzione?
 
■ Mezzi corazzati a vapore dell’esercito britannico
Per contrastare la potenza di fuoco delle armi meccaniche della Ohara Foundation, l’esercito britannico fa affidamento sui suoi mezzi corazzati. Un motore a vapore è fissato al centro del veicolo corazzato, quindi sia l’artigliere che il conducente prendono posto fuori da esso. I mezzi impiegano cingoli d’acciaio che gli consentono di muoversi liberamente in ogni direzione.


[1]Nel 1825, George e  Robert Stephenson percorsero in locomotiva il tratto Darlington- Stockton dando in tal modo dimostrazione pratica dell’utilizzo del motore a vapore.
[2]
Il termine ‘Steampunk’ indica un genere narrativo in cui l’azione ha luogo in un contesto storico ottocentesco parodiato in cui è presente una varietà di congegni e apparecchiature meccaniche di pura fantasia.


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