Note di produzione dal sito METACINEMA

Film animato ricco di azione e di avventura,
Steamboy è l’ultima creazione del regista nipponico Katsuhiro Otomo.
Ambientato nella Gran Bretagna del XIX secolo, l’epoca dell’Esposizione
Universale, il film narra una storia imperniata su temi eterni e al tempo stesso
di grande attualità quali il potere della scienza, il tentativo dell’uomo di
esercitare un controllo sulla natura e, soprattutto, il coraggio del singolo.
INTRODUZIONE
Attesissimo film di Katsuhiro Otomo,
Steamboy è un’opera unica e straordinaria che arriva sul grande schermo
sedici anni dopo l’ormai leggendario Akira, che aveva lasciato senza
fiato il pubblico di tutto il mondo col suo stile originale e la sua animazione
innovativa.
Cenni storici
Alla metà dell’Ottocento, la
Gran Bretagna era il paese-guida della Rivoluzione Industriale. L’Esposizione
Universale del 1851, allestita a Londra nella splendida cornice del Crystal
Palace, divenne il simbolo della superiorità industriale, militare ed economica
della nazione. Per l’occasione, la regina Vittoria invitò rappresentanti da ogni
parte del mondo a questa grandiosa manifestazione dedicata alle principali
scoperte che stavano rivoluzionando il mondo della scienza e della tecnica.
Breve storia del vapore
L’uso del vapore per l’alimentazione di veicoli
a motore ebbe inizio nel 1711, quando Thomas Newcomen inaugurò la macchina a
vapore di sua invenzione, utilizzata per combattere il problema dell’allagamento
delle miniere; il motore veniva utilizzato per azionare una pompa che portava
l’acqua in superficie. Prima dell’invenzione di Newcomen, questo lavoro era
svolto dai cavalli (di qui l’uso del termine “cavalli” per indicare la potenza
di un motore). Un altro inglese, James Watt (1736-1819), elaborò nel 1775 il
motore che da lui prese il nome, migliorando la precedente macchina di Newcomen.
Il motore Watt, più efficiente e dalle più alte prestazioni, era in grado di
fornire energia alle navi a vapore e alle fabbriche. Ancora un inglese, Henry
Maudslay (1771-1831), inventò poi, intorno al 1797, il
tornio metallico che rese possibile la costruzione di motori di precisione e
componenti in metallo lavorato. Ciò diede grande impulso alla produzione
industriale di macchine e alla costruzione della prima linea di montaggio, che
divenne il catalizzatore del boom industriale della Gran Bretagna nel XIX
secolo. Di qui, le moderne invenzioni tecnologiche si diffusero in tutta Europa,
nel Nord America e anche in un paese come il Giappone, che proprio allora usciva
da un periodo di isolamento.
SINOSSI
Steamboy, il “ragazzo a vapore”, lotta per
garantire un futuro all’umanità!
Siamo in Inghilterra, alla metà dell’Ottocento,
in piena Rivoluzione Industriale. In tutto il Paese c’è grande attesa per
l’inaugurazione della prima Esposizione Universale, che si terrà al Crystal
Palace. Nel cuore della campagna inglese, Ray, un giovane appartenente a una
famiglia di scienziati, trascorre giorni e notti a escogitare nuove invenzioni.
Ray aspetta con impazienza il ritorno del padre Eddie e del nonno Lloyd, partiti
per l’America per proseguire le proprie ricerche.
Un giorno, il ragazzo riceve una misteriosa
sfera metallica inviatagli dal nonno Lloyd. Improvvisamente, quasi fossero a
conoscenza dell’avvenimento, due sinistri individui, inviati della Ohara
Foundation, compaiono in casa sua in cerca della sfera. Ma il nonno di Ray torna
giusto in tempo per impedire al nipote di cedere ai due lo strano oggetto,
raccomandandogli di consegnarlo al più presto nelle mani di un tale di nome
Stephenson. Portando con sé la sfera, Ray fugge sul monociclo da lui stesso
costruito e viene inseguito dagli uomini di Ohara a bordo delle loro rombanti
macchine a vapore. La corsa frenetica lungo le strade di campagna li conduce su
un binario ferroviario. Qui, uno degli uomini di Ohara si avvicina a Ray e tenta
di strappargli la sfera, ma proprio in quel momento la locomotiva a vapore che
si trova dietro gli inseguitori accelera e finisce sull’auto, sollevandola in
aria e facendola ricadere con gran rumore di ferraglie. A bordo del treno che ha
appena salvato Ray dalla cattura c’è il grande scienziato Stephenson,
accompagnato dal suo assistente David. Ma proprio quando Ray è sul punto di
consegnare la sfera a Stephenson, come il nonno gli ha ordinato di fare, il
vetro del finestrino del treno va in frantumi sotto la pressione di una
gigantesca tenaglia di ferro e Ray, con la sfera ancora in mano, viene
imprigionato in una rete che viene calata giù da un dirigibile sospeso in aria
sopra le loro teste.
Ray viene rapito e condotto a Londra, nel
padiglione della Ohara Foundation. Qui conosce Scarlet, la figlia viziata del
ricchissimo Ohara, e Simon, il maggiordomo. Proprio mentre il giovane si sta
interrogando sul significato di quella bizzarra vicenda, una pesante porta si
apre su una fitta nuvola di vapore, che si dissolve rivelando la presenza di
Eddie, il padre di Ray. Dopo averlo condotto in un ascensore segreto, Eddie
spiega al figlio la natura della sfera che ha ricevuto dal nonno. Si tratta di
un contenitore di vapore compresso ad alta densità, che può generare un’energia
di proporzioni incredibili. Eddie rivela poi a Ray un altro segreto ancora più
stupefacente: il padiglione è in realtà una sorta di “castello a vapore” che
trae la sua energia proprio dalla sfera!
Eddie persuade il figlio ad aiutarlo a
completare la sua opera. Nel frattempo, Scarlet, che ha un debole per Ray, lo
convince ad uscire con lei in gran segreto per andare alla scoperta della Londra
notturna. Malgrado la riluttanza di Ray, i due si dirigono verso il Crystal
Palace deserto, la sede principale dell’imminente Esposizione Universale, che
sta per essere aperta al pubblico. Scarlet comincia a danzare al centro
dell’immensa sala delle esposizioni, felice di quella scappatella notturna,
mentre l’unico desiderio di Ray è quello di tornare a casa sua, a Manchester.
Di nuovo all’interno del padiglione, dove viene
scoperta una falla che causa un abbassamento di pressione. È il giorno che
precede l’inaugurazione ufficiale dell’Esposizione londinese, e i nervi di Eddie
cominciano a dar segni di cedimento. Ray viene spedito alla ricerca della
perdita nella rete di tubature della sala principale quando, inaspettatamente,
Lloyd fa la sua comparsa. Dopo aver cercato di dissuadere Eddie dal portare a
termine il suo piano infausto, Lloyd sta ora aprendo tutte le valvole per
cercare di distruggere il castello a vapore. Ray rimane sconvolto quando il
nonno gli mostra una moltitudine di armi a vapore allineate sulle pareti del
magazzino del padiglione, che Lloyd definisce una “invenzione diabolica”. Il
nipote chiede ansiosamente al nonno se per caso Eddie sia stato tratto in
inganno dalla Ohara Foundation, ma Lloyd lo incita a indagare lui stesso su
tutta la vicenda, formandosi così una sua opinione personale su quanto è
accaduto. Alla fine del drammatico incontro, Lloyd affida nuovamente a Ray la
sfera di vapore.
A questo punto Ray decide di lasciare il padre e
il nonno ai loro dissidi e cerca di svignarsela attraverso un varco sotterraneo
che dà sul Tamigi. Sfortunatamente, appena fuori viene inseguito da un’imponente
macchina a vapore. Le cose sembrano mettersi male per il povero Ray, quando una
nave da guerra della marina britannica emerge dalla coltre di nebbia che avvolge
il fiume. Si tratta ancora di Stephenson e David, accorsi in suo aiuto. Ray
consegna la sfera di vapore a Stephenson, esprimendo però qualche dubbio su chi
debba possedere il portentoso congegno, vista la sua incredibile potenza.
Stephenson gli assicura che la sfera di vapore è d’importanza vitale per la
sopravvivenza stessa dell’Impero britannico.
Una nave a vapore con un esercito di agenti di
polizia assedia il Padiglione di Ohara. Dalla nave, i poliziotti scorgono le
sagome di alcuni capi militari provenienti da varie parti del mondo.
Contemporaneamente si odono i colpi dei cannoni che dal Crystal Palace
annunciano l’apertura ufficiale dell’Esposizione Universale, alla presenza della
regina Vittoria. Gli agenti circondano il padiglione, da cui comincia a uscire
un esercito di soldati-robot azionati a vapore. Simon, che in realtà è ben più
di un maggiordomo, ha appena cominciato un’impressionante dimostrazione del
potere delle armi a vapore di fronte agli ospiti riuniti per l’occasione,
sperando di venderle al miglior offerente. Nel tentativo di neutralizzare la
minaccia proveniente dai fucili dei soldati-robot, i mezzi corazzati
dell’esercito di Sua Maestà entrano nella mischia. Per tutta risposta, la Ohara
Foundation, chiama a raccolta i suoi “paracadutisti a vapore” e gli uomini-rana,
che emergono dalle acque del Tamigi. “La situazione si sta riscaldando, mi
pare!” grida Simon, osservando eccitato la battaglia che sta infuriando a poca
distanza, quasi si trattasse di uno spettacolo teatrale. Nel frattempo Scarlet
viene a trovarsi faccia a faccia con il corpo esanime di un paracadutista ed è
furibonda a causa della completa insensibilità di Simon. Ma la battaglia
continua incessante mentre il padiglione Ohara è bersagliato dai colpi della
nave da guerra, tra scoppi di fucile e nuvole di fumo nero che si addensano nel
cielo. Ray, sconvolto e rabbioso alla vista di quel disastro, grida:
“L’invenzione del nonno non doveva certo servire a questo!”. Malgrado David
tenti di fermarlo, il ragazzo riesce a rientrare in possesso della sfera di
vapore e a fuggire portandola con sé.
Mentre il padiglione della Ohara Foundation
minaccia di crollare definitivamente sotto i bombardamenti, dalla sua postazione
di comando Eddie invia alla sala motori le istruzioni finali per il castello a
vapore, che però può avvalersi della potenza di due sole sfere, visto che Ray ha
con sé la terza. Eddie si prepara comunque alla fase finale dell’operazione,
concentrando tutta la pressione che può ottenere dai due dispositivi residui. A
questo punto, le mura del padiglione crollano, provocando un vero e proprio
terremoto, mentre nuvole di vapore ricoprono la scena per poi disperdersi
lentamente e rivelare... la sagoma scura e minacciosa del famigerato castello a
vapore.
“Sta per esplodere!” urla Ray vedendo il
castello vacillare per effetto della pressione. Il ragazzo si affretta perciò a
riparare una delle macchine volanti, che alla fine si libra nel cielo tra nuvole
di fumo. Per salvare i suoi amici, l’intera città e garantire un futuro
all’umanità, Ray, il “ragazzo a vapore”, scompare in volo nel cielo di Londra.
NOTE DI PRODUZIONE
Il sogno di un regista diventa realtà
Nel 2004, l’idea fissa che accompagnava da anni
il regista Katsuhiro Otomo è finalmente divenuta realtà. Per realizzare questo
epico film d’animazione, che unisce la grafica bi- e tridimensionale alla
tecnologia digitale, ci sono voluti dieci anni. Con un budget totale di 2,4
miliardi di yen (22 milioni di dollari), Steamboy è il film
anime [i cartoni animati giapponesi] più costoso mai prodotto in Giappone.
L’impegno e la cura che il regista ha messo nei minimi dettagli del progetto
sono evidenti in ogni singola sequenza del film.
Per realizzare Steamboy,
Katsuhiro Otomo ha riunito intorno a sé un’équipe di professionisti motivati e
di grande talento con l’obiettivo di creare, come dice il regista, un “mondo
d’avventura, di sogni e di fantasia”. Sono poi state effettuate ricerche
approfondite sull’architettura, l’arte, la tecnologia e l’abbigliamento nella
Gran Bretagna della metà dell’Ottocento per poter ricreare nel modo più
autentico possibile lo scenario in cui si muovono i protagonisti della storia.
Com’è nata l’idea di Steamboy
Nel giugno 1994, mentre era impegnato nella
lavorazione di Memories, Katsuhiro Otomo cominciò a pensare di realizzare
una storia ambientata in un mondo di congegni meccanici a vapore. L’idea era
stata in qualche modo preannunciata in Cannon Fodder, uno dei segmenti di
Memories. Il regista, però, si rese conto ben presto del fatto che per
realizzare adeguatamente il progetto sarebbe stato necessario rivoluzionare le
tecniche di animazione e utilizzare un processo completamente digitalizzato,
qualcosa insomma di molto diverso da ciò che era stato fatto fino a quel
momento.
Cannon Fodder
durava 22 minuti e utilizzava la tecnica del piano sequenza continuo in cui la
macchina da presa segue per intero l’azione, un procedimento che impone
ovviamente dei limiti. Katsuhiro si rese conto che il problema poteva essere
risolto grazie alla tecnologia digitale: in questo modo infatti l’animazione non
è più legata alla posizione della macchina da presa ed è quindi possibile
ottenere un livello di espressione del tutto diverso. Se in Cannon Fodder
gli effetti del vapore erano stati creati con l’utilizzo di tecniche varie e
complesse, in Steamboy tali effetti sono diventati materia di
ricerca e sviluppo del dipartimento digitale.
Si trattava ovviamente di un compito di notevole
portata, che richiedeva il coinvolgimento di professionisti di altissimo
livello. Nel 1997, il noto produttore Shigeru Watanabe, che aveva già
contribuito alla realizzazione di numerosi anime tra cui Royal Space
Force – The Wings of Honeamis, è entrato a far parte del team di produzione,
seguito dalla società Bandai Visual che ha deciso di fare di Steamboy
il progetto chiave della Digital Engine Framework, un programma creato allo
scopo di sviluppare la tecnica digitale fino a condurla a uno standard
internazionale. Quello stesso anno, il video promozionale di Steamboy
è stato presentato all’International Fantastic Film Festival di Tokyo come parte
della rassegna “Emotion Anime for the New Century”. Il video ha suscitato
grandi aspettative nella vasta comunità di fan degli anime.
Ma il processo che ha condotto alla
realizzazione del film è stato lungo e complesso. Tra i vari problemi da
affrontare strada facendo vi sono stati i numerosi cambiamenti all’interno dello
studio di produzione. Ciò, unitamente alla determinazione del regista nel voler
catturare e rendere sullo schermo ogni particolare dell’epoca storica che fa da
sfondo alla vicenda, ha dato al progetto dimensioni sempre più ambiziose.
Tuttavia, grazie ai continui progressi della tecnologia digitale, il regista ha
potuto far uso di strumenti sempre più sofisticati per rappresentare
efficacemente l’Inghilterra del XIX secolo.
Un team ideale di animatori
In Steamboy, l’art
director Shinji Kimura (Catnapped!
The Movie)
compie un viaggio a ritroso nel tempo, catapultando il pubblico nell’Inghilterra
di metà Ottocento. Il responsabile degli effetti di computer grafica Hiroaki
Ando (Memories Episode 1, Magnetic Rose, Memories Episode 3, Cannon Fodder)
dà vita a questo periodo storico dimostrando tutta la sua maestria nell’uso
della grafica computerizzata tridimensionale. Il team creativo comprende inoltre
il direttore tecnico Shinichi Matsumi (Heise Ponpoko Tanuki Gassen) e il
direttore di fotografia composita Mitsuhiro Sato (Princess Arete); Takagi
Shinji (che aveva già fatto parte del team di produzione del primo film
d’animazione giapponese in digitale, Blood the Last Vampire del 2000) ha
creato il rivoluzionario sistema di animazione digitale del film.
Le 180.000 inquadrature utilizzate
nell’animazione di Steamboy sono state realizzate sotto la guida
di Tatsuya Tomaru (Memories Episode 1, Magnetic Rose). Gli effetti
speciali, compresi quelli ricorrenti del vapore, fondamentali nella storia, sono
stati curati dal responsabile degli effetti speciali animati Takashi Hashimoto (Memories
Episode 2, Stink Bomb). I due registi dell’animazione hanno diretto
un’équipe composta dai migliori professionisti del settore per produrre un’opera
di eccezionale valore. Per quanto riguarda lo script, Otomo ha lavorato in
collaborazione con Sadayuki Murai (Millennium Actress). Keiichi Momose (Returner),
in qualità di sound designer, ha creato il suggestivo universo sonoro del film.
Il compositore Steven Jabronski, “pupillo” di Hans Zimmer, che aveva già
contribuito alle colonne sonore di Hannibal e Pearl Harbor, ha
scritto la musica, parte integrante dell’atmosfera unica di Steamboy.
Il film si avvale inoltre di un cast di attori
di talento che hanno prestato le loro voci, come Anne Suzuki (Returner),
la voce del protagonista, Ray; Manami Konishi, la voce di Scarlet; Ritsuo
Tsukayama, quella del padre di Ray, Eddie e Kiyoshi Kodama, la voce di George
Stephenson.
L’Inghilterra
dell’Ottocento
Per dare espressione al suo talento creativo,
questa volta Katsuhiro Otomo ha scelto di ambientare il film nell’Inghilterra
dell’Ottocento, compiendo dunque un viaggio a ritroso nel tempo, a differenza di
quanto aveva fatto in Astro Boy. Il regista spiega così questa decisione:
“Ho pensato fosse più efficace applicare la moderna tecnologia alla descrizione
del passato, invece di dare alla storia un taglio avveniristico. Questa scelta è
collegata a Cannon Fodder, che era basato su alcune immagini dell’Europa
all’epoca della Prima Guerra Mondiale. Volevo approfondire il tema del passato
da un’angolazione drammatica. Gli elementi essenziali della storia possono
riassumersi in due termini chiave: l’Esposizione Universale e le macchine a
vapore. Quindi l’Inghilterra era una scelta obbligata, visto il suo carattere di
storico pioniere della Rivoluzione Industriale”.
Si tratta di un luogo e di un’epoca di enorme
fascino, che Otomo ha reso sul grande schermo ricreandone le atmosfere visive,
sonore e “tattili” fin nei minimi particolari: dalla viscosità dell’olio usato
per lubrificare gli ingranaggi e dal calore umido prodotto dal vapore alla
ruvidità del ferro arrugginito. Per ottenere il massimo grado di realismo, tutto
è stato prima disegnato a mano e poi combinato con la tecnologia digitale fino a
raggiungere effetti davvero sorprendenti, che hanno permesso al regista di
creare un universo estremamente concreto e autentico in cui ambientare la
storia.
In fase di pre-produzione, Otomo e la sua équipe
hanno trascorso dieci giorni in Gran Bretagna, tra Londra, Manchester e York, in
modo da sperimentare in prima persona l’atmosfera delle location che sarebbero
state usate per il film. Film a colori girato in digitale, Steamboy
ricrea accuratamente l’Inghilterra del XIX secolo, descrivendo il caos e
l’inquinamento delle sue città dalle architetture vittoriane e la pace idilliaca
delle sue campagne.
Un viaggio alla ricerca dei
luoghi ideali: prima tappa sulla strada della creazione di un capolavoro
Il regista, accompagnato da Shinji Kimura (Art
Director), Tatsuya Tomaru (responsabile supervisione animazione), Takashi
Hashimoto (responsabile degli effetti speciali di animazione), Shinichi Matsumi
(direttore tecnico) e da altri membri del team creativo di Steamboy,
sono partiti da Londra, una metropoli che reca ancora le tracce ben visibili
dell’era vittoriana e della Rivoluzione Industriale, per poi recarsi a
Manchester e York, dove hanno visitato alcuni celebri musei e cotonifici.
Durante il viaggio hanno approfondito lo studio di locomotive e auto a vapore,
sottomarini e motori d’epoca, annotando ogni loro “scoperta”.
A Londra, il regista e la sua équipe hanno visitato
il Parlamento e le rive del Tamigi. Hanno poi respirato l’atmosfera delle
strade di Manchester, città natale di Ray, e della splendida campagna inglese
con le sue armoniose colline, notandone tutti i particolari – come il suggestivo
colore del cielo – che accendevano via via la loro immaginazione creativa.
Londra
La tappa londinese della produzione ha avuto
inizio con una visita al Museo della Scienza, che ospita un’ampia collezione di
reperti scientifici e tecnologici che variano dall’attrezzatura fotografica alla
tecnologia medico-sanitaria, dall’epoca del vapore all’era dei veicoli spaziali.
Ovviamente, Otomo e i suoi si sono concentrati soprattutto sul periodo che va
dalla metà dell’Ottocento all’inizio del Novecento. Il volano che compare nelle
sequenze iniziali del film al cotonificio di Ray è un enorme strumento rotante a
vapore il cui originale si trova al museo di Londra. Otomo ha notato la maestria
dell’artigiano che lo ha costruito ed è rimasto colpito dal fatto che, a
dispetto della sua grande mole metallica, la ruota non produceva quasi alcun
rumore.
Otomo e i suoi collaboratori hanno poi
visitato il Museo dei trasporti e i Kew Gardens. La sequenza culminante di
Steamboy si svolge sul sito della Esposizione Universale
(inauguratasi nel 1851), simboleggiata dal celebre Crystal Palace, il primo
edificio al mondo ad essere costruito in ferro e vetro. Sfortunatamente,
l’enorme sala espositiva costruita a Hyde Park, che raggiungeva un’altezza di
564 metri, è stata distrutta da un incendio nel 1930. Tuttavia, nei Kew Gardens,
inaugurati dalla principessa Augusta nella stessa epoca dell’Esposizione
Universale (1857) rimane la Palm House, una struttura simile al Crystal Palace,
che è stata di grande aiuto ai fini della fedele riproduzione dell’edificio
originale che ammiriamo nel film. Otomo è andato in giro per le strade di Londra
con la sua cinepresa a mano per riprendere i caratteristici edifici in pietra e
mattoni della città, compresi dettagli come le tubature esterne delle case.
Manchester
Nei secoli scorsi, Manchester godeva dei
benefici derivati dalle ingenti risorse di carbone di cui disponeva e ancor
prima dell’invenzione del vapore era un centro industriale ricco soprattutto di
cotonifici, che venivano alimentati ad energia idraulica. All’epoca della
Rivoluzione Industriale, tra Manchester e Liverpool venne costruita la prima
ferrovia adibita al trasporto di passeggeri. Ancora oggi, le tracce di questo
glorioso passato sono ben visibili nel tessuto urbano, soprattutto nella zona di
Castlefield. L’edificio originale della stazione in cui transitavano i
passeggeri di quella prima linea ferroviaria si trova oggi all’interno del Museo
della Scienza e dell’Industria a Castlefield. Il museo ospita mostre dedicate
alla scienza e alla tecnica industriale di tutti i tempi. Da Manchester la
produzione si è spostata a York per visitare il National Railway Museum, in cui
sono conservati binari e locomotive originali d’epoca ottocentesca. Otomo e i
suoi collaboratori hanno visitato altri musei britannici, esaminandone le
collezioni nei particolari per restituire un quadro fedele dell’Inghilterra
nell’era vittoriana.
Catturare l’atmosfera di un’epoca
Durante questa trasferta in Gran Bretagna, la
produzione si è immersa non soltanto nello studio della storia del paese, ma
anche nelle sue atmosfere e nei suoi paesaggi. Dice l’Art Director Shinji
Kimura: “Nel corso del nostro viaggio, siamo stati attenti a cogliere
soprattutto le diverse tonalità di colore che caratterizzano le città che
abbiamo visitato. Così, durante la lavorazione di Steamboy abbiamo
posto un particolare accento sulle sfumature di rosso e di verde, i colori
tipici del paesaggio britannico. Nella campagna inglese, siamo stati colpiti
soprattutto dallo spettacolo delle nuvole che si frangevano nel cielo,
un’esperienza che non avremmo mai potuto fare in un altro luogo”.
L’essenza di un film è nell’arte
Otomo è fermamente convinto che, per citare le
sue stesse parole, “l’essenza di un film è nell’arte”. Non sorprende dunque che,
al ritorno dall’Inghilterra, il regista abbia deciso che l’intero film dovesse
risultare come un grande dipinto su tela, realizzato prestando la massima
attenzione ad ogni dettaglio. Solo così i realizzatori sarebbero riusciti a
catturare l’atmosfera dell’Inghilterra vittoriana. Utilizzando perciò la
grafica, combinata con la precisione delle tecnologie informatiche, il regista
ha creato un universo complesso e sfaccettato, che rende alla perfezione il
mondo di ieri. Otomo ha anche sperimentato diversi metodi di lavorazione
digitale, tra cui un nuovo modo di ritoccare al computer sfondi disegnati a
mano.
Tema essenziale di Steamboy, sia
per quanto concerne il contenuto che l’aspetto visivo del film, è il vapore.
L’obiettivo della produzione era quello di rappresentarlo nel modo più autentico
possibile.
L’energia prodotta dal vapore fu uno dei motori
della Rivoluzione Industriale. Takashi Hashimoto, responsabile degli effetti
speciali di animazione, ha avuto l’incarico di ricrearne la magia sullo schermo.
Moltissime sequenze del film sono avvolte in
nuvole di vapore e aria calda che fuoriescono dalle macchine. In particolare, la
nube emanata dal castello a vapore sembra quasi uscire dallo schermo per
avvolgere gli spettatori. Per Hashimoto, il vapore è addirittura “uno dei
principali protagonisti del film”. Benché alcune scene, per l’estrema precisione
e veridicità, sembrino create al computer, in realtà ogni particolare è stato
prima disegnato a mano. Queste sequenze rivelano la maestria e la cura degli
artisti che vi si sono dedicati, creando una magia che non può essere ottenuta
solo tramite l’impiego della tecnologia digitale.
Le macchine a vapore: reali e immaginarie
L’anno 2004 segna il duecentesimo anniversario
dell’invenzione del motore a vapore da parte dell’inglese Richard Trevithick[1]
(1771-1833). Per celebrare degnamente l’avvenimento, in Gran Bretagna sono
previste diverse manifestazioni, una delle quali al National Railway Museum di
York, che Otomo e i suoi collaboratori avevano visitato già nel 1996.
Nel 1804, durante una dimostrazione di
prova, il motore di Trevithick venne usato per trasportare dieci tonnellate di
ferro e un gruppetto di passeggeri per un tratto di 15 chilometri. Fu un evento
storico: per la prima volta, grazie all’energia prodotta dal vapore, l’uomo
riuscì a trasportare senza sforzo un peso tanto considerevole. Nei secoli che
seguirono, la tecnologia dei trasporti subì notevoli trasformazioni, dalla prima
bicicletta all’automobile, fino ad arrivare all’invenzione dell’aeroplano. Ma
l’Ottocento inglese rimane un’epoca fondamentale per ciò che riguarda
l’innovazione tecnica e scientifica, soprattutto grazie all’invenzione di mezzi
di trasporto alimentati a vapore.
Steamboy mette in scena autentiche macchine d’epoca vittoriana, come le locomotive e i motori a vapore che alimentano il cotonificio di Ray. Si tratta di congegni
ricreati sulla base di innumerevoli disegni e fotografie realizzati dalla produzione durante il viaggio in Gran Bretagna. Ma il film va al di là della semplice ricostruzione: accanto a queste macchine vi sono infatti invenzioni del
tutto originali come il monociclo di Ray, le “steam machines” della Ohara
Foundation, i soldati e i paracadutisti “a vapore”.
Steamboy è, a ben guardare, un’opera di fantascienza ambientata nel passato, anche se l’obiettivo del regista era
quello di dar vita a un mondo fantastico che avesse però dei fondamenti reali.
Per questo motivo tutte le creazioni originali proposte nel film sono state progettate tenendo conto del reale funzionamento delle caldaie a vapore. Commenta il regista: “All’inizio del film abbiamo usato esclusivamente macchine
di tipo convenzionale, mentre nell’ultima parte abbiamo dato libero corso
all’immaginazione”.
Per dar vita al “mondo del vapore”,
Otomo ha preso in considerazione l’opera e le invenzioni di diversi pionieri
della tecnica, famosi e non, dalla metà dell’Ottocento ai primi anni del
Novecento. Poi, per sua stessa ammissione, ha lasciato correre la sua
immaginazione creando un universo che potremmo definire di genere ‘steampunk’[2].
Gli
effetti sonori
Obiettivo principale dei sound designer di
Steamboy era quello di produrre un suono di qualità ineccepibile, in
grado di competere, se non superare, quello delle grandi produzioni
hollywoodiane. Il compito è stato affidato a Keiichi Momose, direttore e
designer del suono, che ha studiato produzione video negli Stati Uniti. Momose,
uno specialista del settore, ha contribuito alla realizzazione di film ‘live’
come Returner e Satorare, ma anche di film d’animazione tra cui
Blood the Last Vampire.
In collaborazione con i colleghi americani, ha così portato a termine il montaggio sonoro, che permette la sovrapposizione e
l’elaborazione di diversi “strati” sonori per creare dal nulla un mondo coerente
di effetti acustici. Ad esempio, nel caso di film “live” (cioè non animati), il
montaggio sonoro consente di eliminare tutti i suoni registrati durante le
riprese lasciando soltanto le battute degli attori. Dopo la cancellazione di
tutti i rumori indesiderati, si passerà alla costruzione del suono.
Il sonoro di Steamboy è stato
elaborato soprattutto negli studi della TOD AO di Los Angeles, che hanno
contribuito alla realizzazione di film quali Black Hawk Down e Kill
Bill. Il mondo acustico del film – che si avvale di ben 900 tracce audio, un
numero enorme rispetto alle 40 o 50 solitamente usate nei film giapponesi – è
stato accuratamente intessuto sulla base di 30.000 suoni.
Infine, l’altra componente “acustica” di
fondamentale importanza è ovviamente la musica. A commentare le mirabolanti
vicende narrate in Steamboy è stato chiamato Steven Jablonsky,
giovane compositore di grande talento e allievo del grande Hans Zimmer (uno dei
maggiori autori di musiche da film di Hollywood). Il caso vuole che la famiglia
di Jablonsky abbia lontane origini giapponesi, cui il musicista si è ispirato
per dar vita a una colonna sonora che combina la professionalità acquisita
lavorando sotto la direzione di Zimmer a una sensibilità squisitamente
nipponica.
Katsuhiro Otomo Regia, soggetto e
sceneggiatura
GLOSSARIO
■ Monociclo a vapore
Ray ha costruito il suo piccolo monociclo a
vapore basandosi sui disegni che ha trovato sul libro di schizzi del nonno, il
geniale Lloyd. All’inizio della storia, una fuga di energia causa dei problemi
al cotonificio di Ray. Benché il giovane riesca ad evitare che il guaio si
trasformi in un terribile disastro, il boss della fabbrica, infuriato per
l’incidente, gli decurta la paga. Ray decide perciò di prendersi una piccola
rivincita impadronendosi furtivamente della valvola per l’alimentazione della
caldaia del cotonificio, che gli servirà per costruire il monociclo. Il veicolo
compare per la prima volta quando Ray fugge per evitare che la sfera di vapore
finisca nelle grinfie dei sicari della Ohara Foundation. Il monociclo può essere
azionato a pedali oppure alimentato a vapore; è dunque il precursore delle
moderne biciclette elettriche.
■ Dirigibile con morsa di ferro
Nel tentativo di proteggere la sfera di vapore,
Ray si rifugia nella carrozza di un treno, inseguito dagli uomini di Ohara. Nel
cielo appare allora un grande dirigibile da cui scende una sorta di tenaglia in
grado di fare a pezzi il treno e sollevare di peso il povero Ray. Il dirigibile
appartiene, ovviamente, alla Ohara Foundation; è riempito di idrogeno e munito
di una cabina alimentata a vapore. È contraddistinto dalla sagoma della canna
fumaria che si eleva molto al di sopra di esso, per impedire eventuali incendi
causati dalla fuoriuscita dell’aria calda.
■ Sfera di vapore
Nella Gran Bretagna del XIX secolo, il vapore
era l’energia che alimentava il progresso tecnico e industriale. Per ottenere
maggiore potenza, sarebbero state necessarie caldaie di proporzioni enormi.
Lloyd, il geniale nonno di Ray, riesce però a creare una caldaia di vapore
compresso ad alta densità non più grande di una palla da football, tanto che il
ragazzo riesce a nasconderla sotto la camicia quando tenta di sfuggire ai
tirapiedi di Ohara. Eppure, a dispetto delle sue piccole dimensioni, la sfera di
vapore è in grado di sprigionare un’incredibile quantità di energia, molto
superiore a quella contenuta in qualsiasi altra macchina a vapore.
■ Macchine a vapore della Ohara Foundation
Le macchine a vapore in dotazione alla Ohara
Foundation si lanciano all’inseguimento di Ray, che tenta di fuggire a bordo del
suo monociclo. L’abitacolo di questo tipo di automobili è composto da due
sedili, uno davanti all’altro. Dal sedile davanti si può dirigere la macchina,
mentre il sedile di dietro è riservato all’operatore che regola la potenza del
vapore. Le macchine, simili a locomotive, minacciano in ogni momento di
travolgere e schiacciare il monociclo di Ray. Sono così pesanti e potenti che
riescono a mandare in pezzi gli ostacoli che trovano sul cammino, lasciando
dietro di sé una scia di distruzione.
■ Macchina sottomarina
È una delle sofisticate armi della Ohara
Foundation, concepita appositamente per i combattimenti subacquei.
■ Soldati a vapore
I soldati a vapore sono la fanteria della Ohara
Foundation. Indossano abiti ispirati alle armature dei cavalieri medioevali e
portano degli zaini per l’alimentazione a vapore. L’uniforme nasconde una cotta
di maglia. Gli agenti di Scotland Yard, venuti a ispezionare il padiglione di
Ohara, rimangono sorpresi e spaventati dalla comparsa dei minacciosi soldati.
■ Paracadutisti
I paracadutisti formano la seconda ondata di
soldati che la Ohara Foundation manda a contrastare l’attacco dei mezzi a vapore
dell’esercito di Sua Maestà. Hanno uniformi simili a quelle della fanteria, ma
in più sono dotati di un propulsore fissato in cima ai loro zaini, che aziona le
ali di cui sono muniti. I paracadutisti sono in grado di volare grazie alla
pressione del vapore e all’applicazione dei principi dell’aerodinamica. Portano
bombe fissate alla cintura, che possono gettare su qualsiasi obiettivo.
■ Padiglione della Ohara Foundation
Il padiglione della Ohara Foundation viene
costruito a Londra in occasione dell’Esposizione Universale. All’interno di
esso si trovano sofisticatissime armi a vapore che possono essere usate per
combattimenti a terra, in mare e nell’aria. All’esterno, il padiglione ha tutta
l’aria di un normale spazio espositivo, che nasconde in realtà la sagoma
inquietante del Castello a vapore. Riuscirà il nostro eroe a comprendere la
minaccia che deriva da questa portentosa invenzione?
■ Mezzi corazzati a vapore dell’esercito
britannico
Per contrastare la potenza di fuoco delle armi
meccaniche della Ohara Foundation, l’esercito britannico fa affidamento sui suoi
mezzi corazzati. Un motore a vapore è fissato al centro del veicolo corazzato,
quindi sia l’artigliere che il conducente prendono posto fuori da esso. I mezzi
impiegano cingoli d’acciaio che gli consentono di muoversi liberamente in ogni
direzione.
[1]Nel 1825, George e
Robert Stephenson percorsero in locomotiva il tratto Darlington-
Stockton dando in tal modo dimostrazione pratica dell’utilizzo del
motore a vapore.
[2]Il termine
‘Steampunk’ indica un genere narrativo in cui l’azione ha luogo in un
contesto storico ottocentesco parodiato in cui è presente una varietà di
congegni e apparecchiature meccaniche di pura fantasia.