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Sin City

Inserito Martedì 31 maggio 2005

Cinema Dalle tavole di Frank Miller alle sale cinematografiche
di Danilo Santoni

La strada principale per arrivare a realizzare qualcosa di memorabile passa, senza ombra di dubbio, per la semplicità; nel momento in cui riesci a raggiungere quel nocciolo centrale delle cose che spiega tutto nella forma più semplice ed elementare, solo allora puoi dire di essere arrivato all’apice delle tue possibilità.
Frank Miller, nel mondo del fumetto, è forse stato uno dei pochi che sia riuscito a realizzare una influenza fondamentale per quanto riguarda lo stile, la grafica e la psicologia dei personaggi: la rivitalizzazione del personaggio di Daredevil, una prospettiva più profonda e complessa per il personaggio di Batman fino a realizzarne una rinascita sorprendente, e poi le opere dedicate ad Elektra, Robocop, Martha Washington... sono tutte realizzazioni indispensabili per chi voglia interessarsi della storia del fumetto moderno ed hanno un’anima innovativa e si pongono come lievito per un’evoluzione intellettuale e concettuale di quella cosa complessa e multiforme che viene chiamata fumetto.
Ma se facciamo un’analisi di tutte le opere di Miller non possiamo non convenire che su tutte spicca per originalità e per impatto visivo e narrativo Sin City, un’opera in bianco e nero, l’unica forse dove Miller sia riuscito a raggiungere la semplicità assoluta.

Il Fumetto
Il modello che sta alla base di quest’opera è il film noir: voce fuori campo, contrasto tra chiari e scuri, inquadrature spericolate... e Miller lo fa nel modo più semplice. La base è la pagina bianca della tavola da realizzare e su questo bianco aree di colore nero formano la scena. Il disegno scompare quasi del tutto per lasciare posto al contrasto, è la macchia a dare forma alle figure ed è la contrapposizione tra bianco e nero a dare la luce alla scena.
Questo espediente grafico è funzionale anche per quanto riguarda la storia: avventure ambientate in un mondo corrotto, in un mondo buio e notturno, fatto di bassifondi e di locali fumosi, di stanze d’albergo squallide e di ville principesche. Storie che prendono vita perchè è il male (il nero) con le sue campiture a creare le immagini dal bene (dal bianco). Molto spesso poi, a dimostrazione che il bene e il male non sono concetti assoluti, l’immagine si inverte, quello che è chiaro viene realizzato con spazi neri, mentre ciò che è scuro scaturisce dal bianco della pagina.
La voce fuori campo del personaggio principale della storia fornisce il ritmo alla successione delle tavole e si materializza in spazi bianchi di fianco all’immagine.
L’abilità grafica di Miller, già esaltata dalla giustapposizione di bianchi e neri, si impreziosisce nella progettazione delle scene riportate nelle tavole. L’autore tende a ricercare punti di vista spiazzanti che mettano in rilievo i contrasti di luce e il movimento dell’azione.
Le storie sono di una semplicità assoluta, situazioni classiche di ogni film noir: donne fatali, poliziotti corrotti, prostitute, serial killer, rapimenti, sesso, violenza... ma tutto è sottofondo, è cornice per la descrizione di una città, Sin City (diminutivo di Basin City, ma allusione anche in quel Sin al peccato), perchè la vera protagonista è lei, la città, che spinge i vari protagonisti a recitare parti prefissate e codificate.
Miller ha realizzato diversi volumi e in tempi diversi:

* Sin City (Sin City), 1992, 13 episodi
* A dame to kill for (Sin City: Una donna per cui uccidere), 1993-1994, 6 episodi
* The babe wore red and other stories (Sin City: La pupa veste di rosso), 1994, tre atti unici:
        o ...and behind door number three... (4 pagine)
        o The customer is always right (3 pagine)
        o The babe wore red (24 pagine)
* The big fat kill (Sesso e sangue a Sin City // Sin City: The big fat kill), 1994-1995, 5 episodi
* Silent night (Sin City: Notte silenziosa), 1995, atto unico 26 pagine
* That yellow bastard (Sin City: Quel bastardo giallo // Sin City: That yellow bastard), 1996, 6 episodi
* Lost, lonely, and lethal (Sin City: Il ciccione, lo smilzo e altre storie), 1996, atto unico 25 pagine
* Sex & violence (Sin City: Sesso & violenza), 1997, atto unico 26 pagine
* Family values (Sin City: Valori familiari), 1997, atto unico 126 pagine
* Just another Saturday night, 1998, atto unico 17 pagine
* Hell and back (Sin City: Hell and back vol. 1 e 2), 1999-2000, 9 episodi

La cronologia, comunque, non segue la pubblicazione. Miller sembra affezionarsi a personaggi che terminano la loro esistenza in un numero e torna allora indietro a narrarne le vicende precedenti. I vari personaggi finiscono con l’intrecciare le loro esistenze in una narrazione polifonica che descrive la città come punto di ritrovo di persone e avvenimenti diversi.

Il Film
Robert Rodriguez, il regista di opere come El Mariachi e Spy Kids con le quali ha cercato di portare una prospettiva nuova nel fare film, nel momento in cui ha deciso di portare sullo schermo Sin City ha fatto la cosa che forse sembrava al momento più logica, ha chiamato Frank Miller a svolgere il ruolo di co-regista.
Dopo una serie di cattive trasposizioni delle opere del maestro (penso a Dardevil ed Elektra) l’unica cosa da fare era quella di chiamare l’autore stesso a realizzare la trasposizione.
Per convincere Miller, Rodriguez ha girato un adattamento ad un atto unico di Sin City (The customer is always right) e glielo ha fatto vedere. Miller ha accettato e quel brano è diventato il prologo del film, prima dei titoli di testa.
Il corpo del film, poi, è formato da tre storie della serie a fumetti ed intrecciate tra di loro: Sin City, A dame to kill for e That yellow bastard.
E così Sin City è arrivato nelle sale cinematografiche.
E’ un’opera che cerca di mantenere il contrasto tra chiaro e scuro, realizzando una contrapposizione perlacea tra un bianco che scolora nell’avorio e un nero che perde di lucentezza. Il risultato potrebbe apparire lo stesso, ma non è così, si perde il contrasto tra la purezza del bianco e la purezza del nero e quindi si perde la luce abbagliante che scaturiva dalle tavole dell’opera grafica. Nonostante tutto il risultato è notevole e potrebbe far pensare ad un film sorprendente.
Ma Sin City non sorprende.
Alla lunga annoia in un mare di già visto perchè fare la cosa più ovvia non sempre vuol dire fare la cosa migliore.
Nel momento in cui progetti un film fai lo story board, il disegno di tutte le scene così come dovranno essere girate.
Nel momento in cui progetti un film tratto da un fumetto (un fumetto con forti connotazioni registiche) perchè perdere tempo a fare lo story board, quando hai il fumetto che è già uno story board perfetto?
E Miller e Rodriguez questo hanno fatto. Hanno preso il fumetto e lo hanno realizzato sulla pellicola: è impressionante vedere le stesse scene delle tavole sulle schermo, gli stessi svolazzi dei cappotti, gli stessi visi, le stesse inquadrature.
Un’abilità eccezionale e sorprendente, ma un’abilità che si piega su se stessa.
Lo spettatore che conosce il fumetto ben presto si accorge di conoscere bene ciò che sta vedendo e tende a tralasciare la storia per ricercare le affinità tra fumetto e film. La voce fuori campo, alla lunga diventa ingombrante e perde la funzione di metronomo per il ritmo dell’azione.
Lo spettatore che non conosce il fumetto credo che ben presto finisca col chiedersi il perchè del bianco e nero, il perchè di tante inquadrature spericolate, il perchè di tanti visi sgraziati e semplicemente abbozzati.
La strada principale per arrivare a realizzare qualcosa di memorabile passa, senza ombra di dubbio, per la semplicità; nel momento in cui trasformi passo passo questa cosa memorabile in un film non fai altro che complicarne questa semplicità e, di conseguenza, ne riduci la forza.
Forse se Miller avesse scritto per il film un’altra storia, il film si sarebbe posto come integrazione del fumetto e non come copia dello stesso, e si sarebbe di sicuro arrivati a qualcosa di memorabile.
Così come stanno le cose ci si domanda molto spesso a che possa mai servire tanta capacità tecnica quando basta prendere una copia del fumetto e smarrirsi tra le campiture di nero brillante sulla pagina di un bianco mozzafiato.
 


collegamenti

sin city: cronologia

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Sin City: galleria di immagini

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