un film di Gregg Araki
basato sull’omonimo romanzo di Scott Heim
A otto anni, Brian Lacey si ritrova nello scantinato di casa sua nel Kansas,
col sangue che gli cola dal naso e nessuna idea di come sia arrivato lì. Dopo
questo episodio la sua vita cambia: ha paura del buio, fa pipi a letto e ha
orribili incubi. Adesso, a 18 anni, crede di essere stato rapito dagli UFO.
Neil McCormick è decisamente un bellissimo outsider, di quelli che da lontano
tutti amano ma che temono di avvicinare troppo. Anche Neil ha 18 anni e il suo
sogno è ritrovare il rapporto che aveva a otto anni con l'allenatore della
squadra di baseball Little League.
La ricerca di quello che crede sia amore conduce Neil a New York
La ricerca del suo passato conduce Brian a Neil.
Insieme arrivano a capire che gli eventi che hanno segnato le loro vite non
erano quelli che sembravano.
Basato sul celebre romanzo di Scott Heim, MYSTERIOUS SKIN ci fa penetrare nel
cuore e nella mente di due ragazzi molto diversi, che hanno vissuto vite diverse
ma che forse non sono cosi differenti come ci erano sembrati.
MYSTERIOUS SKIN è diretto dal pluri-premiato regista Gregg Araki, salutato dal
Los Angeles Times come uno dei più straordinari registi dell’ultimo decennio. I
suoi film sono stati invitati ai Festival più prestigiosi del mondo, tra cui il
Sundance, Berlino, Venezia, Toronto, Londra e New York.
NOTE DI REGIA
Quando, nel 1995, ho avuto tra le mani il romanzo dell’esordiente Scott Heim,
m’è sembrato il più bello, poetico e straordinariamente forte che avessi mai
letto. Mi ha commosso fine alle lacrime, cosa che non mi era mai successa con un
libro. Però, anche se mi ha commosso profondamente, era difficile immaginare un
film tratto dal libro senza annacquare gli elementi più dark e trasgressivi –
proprio quelli che sconvolgono e che rendono unico il romanzo. Solo dopo alcuni
anni, dopo aver sperimentato tecniche di ripresa in soggettiva, ho finalmente
trovato il modo in cui era possibile tradurre in linguaggio cinematografico
l’inquietante complessità e l’inattesa eterea bellezza del libro.
Ho scritto io stesso tutti i miei precedenti film e non mi interessava
realizzarne uno scritto da altri. MYSTERIOUS SKIN è l'eccezione alla regola.
Forse perché io e Scott veniamo dallo stesso ambiente e condividiamo il gusto
per la musica ‘outsider’, ho sentito una grande vicinanza con i suoi personaggi
e il loro mondo. Mi ha impressionato specialmente il modo in cui usa
l'iconografia dell'infanzia, scegliendo quei dettagli quotidiani che tutti i
figli di ‘borghesi’ cresciuti nei suburbia riconoscono e sentono parte
integrante di se stessi.
Nell’inquadrare questa storia lancinante attraverso gli occhi di un bambino,
Scott rende l'esperienza di Brian e Neil universale, ne fornisce una percezione
collettiva e non un’osservazione voyeuristica. Ci riconosciamo perché siamo
cresciuti proprio in questo ambiente, a parte gli aspetti peggiori – se siamo
stati fortunati. MYSTERIOUS SKIN evoca un’infanzia comune: Brian e Neil
potrebbero essere noi.
In questo contesto diventa essenziale il punto di vista soggettivo
nell’adattamento del libro a film. Ciò che rende questo dramma così sconvolgente
è l'immediatezza e l'intimità della doppia prospettiva del racconto. Di qui il
linguaggio filmico prevalentemente usato: la macchina da presa soggettiva, un
largo utilizzo di primi piani e di campo e controcampo. Noi vediamo attraverso
gli occhi di Brian e Neil e viviamo le loro esperienze nello stesso momento in
cui le vivono loro. Anche più avanti nella storia, quando i ragazzi sono ormai
adolescenti, la macchina da presa mantiene un infantile senso d'innocenza e
meraviglia. Coerentemente a questa visione del mondo si percepisce un acuto
senso di vulnerabilità, una mancanza di controllo. Una condizione, questa, che
corrisponde perfettamente all'esperienza di stare seduti al buio a guardare un
film.
L'uso della voce narrante, specialmente nella prima parte del film, serve a
rafforzare questa condizione soggettiva, e ci permette di percepire ed elaborare
gli eventi dal punto di visto di Brian e Neil. Il film presenta i personaggi
solo con le voci mentre lo spettatore è immerso nel 'grembo' dell’esperienza
cinematografica. Questo crea sin dall’inizio un rapporto intimo e fiducioso. La
voce narrante – insieme ad una serie di altre tecniche, dal montaggio al
montaggio creativo, agli effetti di passaggio e al nero – permette di comprimere
una grande quantità di materiale e di preservare lo svolgimento della storia.
Dal momento che abbiamo la possibilità di accumulare sensazioni forti sulle
storie di Brian e Neil, la nostra empatia nei loro confronti aumenta e gli
eventi delle loro vite hanno una risonanza più viscerale. Il loro percorso
emotivo nel tempo è diventato il nostro.
Nel mondo del cinema indipendente, l'espressione 'un lavoro d'amore' è molto
abusata. Però devo dire che questo film è il risultato della straordinaria
dedizione di tutti gli artisti e tecnici, gente davvero incredibile. Insieme ai
produttori Mary Jane Skalski (THE STATION AGENT) e Jeffrey Levy-Hinte (THIRTHEEN,
LAUREL CANYON) abbiamo usato tanti anni d'esperienza nel mondo del cinema
indipendente per fare un film di grande ambizione e di alti valori produttivi.
L’avventura era gratificante perché tutti credevano nel progetto e in ciò che
aveva da dire. Sono particolarmente elettrizzato dalla straordinaria colonna
sonora realizzata dal mito della musica ambient, Harold Budd e da Robin Guthrie,
sound architect dei Cocteau Twins. Siccome la loro musica per anni è stata una
fonte di ispirazione per me - e anche per Scott Heim, lavorare con loro è stato
come realizzare un sogno.
Visto che ciò che più commuove nel libro è la sensazione di verità,
vulnerabilità e totale onestà, trasformarlo in un film ‘carino’ e facilmente
digeribile avrebbe mancato completamente l’obiettivo. Sono proprio gli aspetti
proibiti, scomodi e conturbanti del romanzo - cose che di solito non si vedono
in un film - che mi hanno convinto che dovevo fare questo film. È risultata la
più grande sfida creativa e l'esperienza più gratificante della mia carriera.
Sono più eccitato da questo film di quanto non lo sia mai stato da tutti gli
altri. Io vedo MYSTERIOUS SKIN come un’esperienza provocatoria, profondamente
commovente e intensamente cinematografica. Straziante come BOYS DON'T CRY,
controversa come KIDS, inquietante come il David Lynch d’un tempo e
splendidamente realizzata come IN THE MOOD FOR LOVE. Vorrei che questo film
fosse capace di marchiare a fuoco la coscienza del pubblico, che facesse parlare
la gente, la facesse pensare e la emozionasse a lungo. Un film da non
dimenticare .
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