Quando
viviamo costantemente nell'astrattezza
(sia essa astrattezza del pensiero o
dell'immaginazione)
finisce che, addirittura contro il
nostro stesso sentimento e la nostra volontà,
le cose della vita reale
che in accordo con noi stessi
più dovremmo sentire,
diventino per noi dei fantasmi.
(Pessoa)
about:blank
Connecting to
TOTALIMMERSION.esp
Eppure era qui, da qualche parte … ricordo, sicuro, in quel cassetto.
Oh forse no!
L'ho letta di recente, magari l'ho
messa nel libro, sì, ecco…Pessoa…maledizione, neanche qui!!!
Basta! Esco! Vado!
Un giro mi rilasserà! La
cercherò,
ancora,
dopo,
con calma!
Dov'è il cappotto?, fa freddo
al parco!, ma non solo, fa freddo un po' dovunque di questi tempi;
fredde le mani, freddi gli occhi, le voci e anche i gesti. Fa freddo e
il cappotto è buono, una buona scusa, per coprirsi di lana e
oscurità, fibre di solitudine intrecciate contro il vento! Ma
dov'è il cappotto? Dove l'ho messo? Appeso? No! Nell'armadio?
Nemmeno! … forse mia madre l'avrà lavato … mia madre!!! Dovrei
cercarla, chiamarla, ritrovarla.
Partorire è morire, la vita
distrugge. L'osmosi uterina tra feto e madre si perde nella vita
stessa. Nove mesi di simbiotica intesa sono solo l'attesa agonizzante
per una condanna chiamata parto. Perch'é da lì comincia
la sfida. Adesso l'osmosi è spirituale … empatica. Ora viene il
bello. Il cordone è rotto. Almeno uno: il primo, quello
biologico. Resisterà l'altro?
Forse è l'empatia il fattore
entropico dello spirito: minore empatia minore umanizzazione, minore
spiritualità … forse mia madre è morta da tempo e non lo
so o magari è fuggita con il mio cappotto o con un uomo che ha
il mio cappotto! Mio fratello, forse, o mio padre!
Forse…
Il fatto è che adesso devo
andare.
Ecco: il cappotto, scuro, lungo,
anonimo, sembra un corpo, il mio, vuoto e silenzioso. Lo indosso con lo
stile guerriero dell'attacco determinato, infilo le mani in tasca e …
qualcosa.
Mi tocca.
Tocco.
Esamino con la vista della pelle che
riflette solo tramite l'intuizione: carta, piegata, più volte,
male, quasi accartocciata. Afferro, con lentezza, senza guardare, mi
bastano i miei occhi epidermici, mi eccitano, perché viaggiano
nell'ignoto e mi sfidano! Devo intuire, capire, ricordare e spiegare!
Tocco, afferro, pregusto il sapore della vittoria, intuisco con fare
psicotico e complice che sia lei … adesso, mi muovo su più
livelli: il tatto e la vista, l'intuizione e l'elaborazione oggettiva
di un dato empirico che mi si rivela inevitabile.
E' lei.
La lettera che cercavo, le parole,
mai dimenticate, che desideravo. Piegata come in un letargo artificiale
mi appare, inerme ed indifesa, vittima fatale di un disegno ignoto pure
a Dio. La apro con cura. La spiego come velo di sposa, con fare sublime
e liturgico. Sorrido.
…
Più dentro che fuori.
Sorrido.
Adesso ci sono. Ho arrestato il
tempo, ma senza uscire dalla storia. Adesso tutto si è fermato
nell'attesa del mio responso.
E' lei.
Trovata!
Oh forse sono stato trovato!
Sicuramente.
La parola è potere, magia di
un etere che vive, un etere significante e organico, vibrazione
parmenidea di un dinamismo vitale. La parola che muta presuppone un
suono. La frase, che, silente, presuppone un'intonazione, una voce. Un
organismo, pensante, che si estende nello spazio e nel tempo con un
foglio e una penna … ma non solo, non basta, non bastano. Io sono la
legittimazione finale dell'origine di queste parolefoglipensieriscritti
che tengo tra le mani con partecipazione alienante.
E' lei.
La mia lettera, il mio amuleto.
Godo del coinvolgimento totale di
tutti i miei sensi: la consistenza della carta, fragile nelle mie mani,
dà prova della sua resistenza contro le armi logoranti del
tempo; la calligrafia dolce e costante rasserena la vista troppo
abituata a spettacoli spigolosi e duri; quel profumo di salsedine che
sembra non abbandonare mai questo magnifico foglio, risveglia in me
passati ancestrali d'indicibile nostalgia; la saliva, che copiosa
inonda la mia bocca per l'emozione di parole mai pronunciate permette
di assaporarle in modo tutto diverso; e la voce, la sua voce, udita in
lontananza, che risvegliata da quei codici di accesso scelti
appositamente da lei e che a lei, a lei solamente richiamano,
riecheggia nella mia mente.
Gli occhi corrono
scorrono
… eccessivamente veloci.
La mente rincorre parole
decodificando immagini mai viste, ma accadute, esistite, dipinte …
nell'universo; cadute dalla vita sulla carta, pietrificate nel ricordo
di un disegno alfabetico, simboli: negativi dell'immagine: alter ego
dell'esperienza!!!
Quasi m'imbarazza il mio feticismo
sensuale e intimistico che mi lega, con forza, ad un po' di carta
macchiata. E' come se la lettera, mediando un messaggio, mediasse la
realtà ogni qual volta venisse aperta, letta, meditata… come se
invece di comunicare, accorciando barriere, creasse nuovi spazi e
momenti fuori dalla realtà stessa, estranei alla
quotidianità.
Eppure, nell'altare del mio passato,
vestito dei paramenti dello spirito immolo attimi di una storia al dio
della cellulosa, unico padre superiore disposto ad esaudire il suo
umile devoto.
In un raptus euforico fiondo le mie
mani in tasca, cerco, frenetico, una penna … vorrei scrivere,
rispondere, adesso, sì, che importa che lettera sia di un tempo
lontano (troppo, forse!). Adesso è qui, con me … e merita,
chiede, pretende, risposta. Risposta, che mai, lo so, verrà
letta dal destinatario, che mai, purtroppo, giungerà a lei.
Forse, anzi sicuramente, risponderei
più a me e a queste amate parole, ma non trovo né carta
né penna … come se non fossero mai esiste, eppure io ne ho un
ricordo, vago, è vero, ma che sento reale e certo.
E poi esiste la lettera che tengo in
mano come prova di una realtà di cui deve, per forza, essere il
prodotto.
…
Si alza un vento strano, portatore di
strani presagi. Il mio cappotto sventola in un brivido d'impotenza. Non
ricordavo di essere fuori, eppure il ricco cielo di nuvole bianche e
fitte m'impone la sua visione dell'esterno. Mi guardo intorno e le
foglie autunnali richiamano la mia attenzione, quasi fossero lettere
d'amore abbandonate da un postino ormai stanco.
Ripiego la mia.
Con cura.
Apro il cassetto della scrivania e la
poggio lì, vicino al calamaio e al pennino, proprio sui fogli
bianchi.
Mi volto verso il viale alberato e
chiuso nel mio bozzolo di lana mi avvio pensieroso rievocando
quell'ultima immagine … quei solitari e muti fogli bianchi.
A T T A C H M E N T
·
F i l e : v i r u s c r a c k e r.esc
Quello che ti ho inviato è un virus che, recentemente, sta
infestando i microchip psicocybernetici. La gente durante le proprie
immersioni nella rete vive ricordi di un passato in cui le lettere
elettroniche non esistevano e i messaggi venivano archiviati su
materiali fatti di cellulosa mediante arti grafiche come la pittura. Le
lettere dell'alfabeto, anziché digitate, venivano dipinte su
tavole flessibili della suddetta cellulosa e spedite, tramite un lungo
passamano, al destinatario! E' un virus molto potente e pericoloso.
Figurati che, non solo la gente crede in questi finti ricordi, ma
all'uscita dall'immersione prova nostalgia e vuoto. Come se quel modo
arcaico fosse una realtà passata e dimenticata.
Per evitare d'incappare in una così poco piacevole situazione
devi scaricare il file nella memoria fissa del microchip
psicocybernetico e salvarlo come “UNVAILED”;
dopodiché elimina la mia email. Si dice che il virus si auto
aggiorni. So già cosa stai pensando “Ma da dove arriva? Qual
è la fonte?”. Ti sembrerà strano ma non si è
riusciti a scoprirlo!!! Ho fatto una ricerca e sembra che un tale che
si fa chiamare Ale Fratt abbia applicato la teoria del caos ai bug
psicoemozionali lasciati dalle immersioni nella rete di persone
incapaci di un equilibrio! A quanto pare coloro che, con psicopatologie
schizofreniche, abusano della rete, lasciano psicookie devianti durante
la fruizione delle simulacrazioni infocognitive. Tali psicookie creano
dei bug impercettibili nel sistema, che, col tempo, aumentano il
piccolo scarto fino a farlo diventare un macrobug infettante e
deviante. Se usi la procedura sopraindicata il sistema, avendo
già la falsa traccia, filtra i finti ricordi riconoscendo il
virus e non te lo scarica nella memoria.
Immagina, per un attimo, l'assurdità e la follia di questo
virus. Immagina tutti i nostri messaggi, le nostre lunghe
comunicazioni, riportate su interi scaffali o box, grandi come pareti.
Immagina di dover stare sempre nell'attesa che qualcuno venga a farti
visita per portarti tutte le notizie di cui hai bisogno per il lavoro,
ma, cosa ancora più inquietante, il dover rispondere allo stesso
modo, rimettendosi, per organizzare una qualsiasi cosa, alla relativa
velocità degli altri, alla speranza che nulla interferisca con
il viaggio del messaggio. Immagina quanto tempo sprecato in attese
lunghe ed infruttuose.
Perdona la mia corposa email; so che è cattiva educazione
obbligarti ad una così lunga lettura per un tempo superiore agli
standard 15”, ma, come avrai notato anche tu, l'importanza del
messaggio è tale da dover meritare un'attenzione maggiore unita
a qualche parola in più.
Ci sarebbe, in ogni caso, molto altro da scrivere a riguardo, ma il
rivelatore feromonico m'informa che mia moglie si sta avvicinando con
un certo nervosismo … è bene quindi che riemerga e chiuda la
connessione.
Non esitare a farmi domande o a passarmi materiale a riguardo … questa
storia del virus m'inquieta alquanto!
A presto,
digitaldivide@limits.off
Ricevuta e letta l'email ormai doveva solo eliminarla per tutelarsi dal
virus.
Che strano virus, non è che avesse capito molto, ma non era
importante, adesso doveva recarsi nel settore agorà della web.
community della sua famiglia per incontrarsi con la madre che, ormai da
anni, si era trasferita a …, ora non ricordava bene dove, ma che
importanza aveva, immergendosi nella rete, con il nuovo servizio
hyperagorà, adesso poteva incontrarla, in simulacrazione,
sempre! Bastava darsi appuntamento e … click!
Chiuse la sua valigetta contenente la simulacrazione infosimbolica del
suo computer portatile e si diresse verso il settore agorà, ma
una strana byte_river, simile ad un forte vento tempestoso, si
alzò mandando in aria il suo cappotto e facendogli scappare di
mano la valigetta che, con una lenta e bassa iperbole, andò a
schiantarsi al suolo aprendosi e lasciando cadere il suo contenuto.
… migliaia di lettere, fogli di carta, buste si alzarono in volo
seguendo il ritmo del vento. Parole incise nella polvere si sollevarono
fuggiasche verso libertà astrali. Il cielo si oscurò con
frenetica consapevolezza. Fulmini violenti si scagliarono verso le
lettere a velocità assurda, ma ad ogni impatto le lettere,
anziché bruciarsi, si moltiplicavano, continuando, inesorabili,
il loro volo, la loro corsa, verso il cielo.
Si precipitò, disperato, incontro lo stormo di lettere, ma
riuscì ad afferrarne solo una… era datata 1960, firmata da una
donna.
Tirò un sospiro di sollievo verificando che fosse la lettera a
cui teneva di più. Chiuse la valigetta del pc, si
abbottonò bene il cappotto e s'immerse in www.frattale.caos
Netgrafia
dell'autore.
Webby Firstman nacque a Benares
nel 1960. Emigrò con la famiglia
in America quando aveva solo tre anni. Trascorse un'infanzia normale
fino all'età di 9 anni, quando, dopo aver assistito al famoso
sbarco sulla luna, cominciò a dar segni evidenti di squilibrio
confidando ai genitori di essersi diviso in numerose identità
sparse nel tempo e nello spazio. Dopo numerose cure mediche, a base di
psicofarmaci, scompare all'età di 18 anni. Di lui non si viene a
sapere più nulla per sette anni fino a quando, nel solstizio
d'estate, viene trovato un uomo nudo e privo di coscienza al centro del
sito archeologico di Sthonege (England). Portato all'ospedale dai primi
soccorsi l'uomo viene messo in condizioni di buona salute, ma si
rifiuta di comunicare in alcun modo. Le autorità, dopo lunghe ed
estenuanti ricerche, scoprono trattarsi di Webby Firstman.
Segue una ricca attività letteraria, frenetica e delirante.
Purtroppo la critica del tempo non riconosce il genio letterario dello
scrittore, il quale, noncurante di ciò, si rinchiude in un mondo
sempre maggiormente alienante.
Il 6 Gennaio, all'età di 66 anni, Webby Firstman muore di
stenti. Il corpo viene trovato seduto sulla scrivania con ancora la
penna in mano e la testa china su un foglio di carta firmato, ma non
ancora cominciato.
Dell'autore esistono numerosissime opere, proprietà esclusiva di
un sito chiamato lifejackets.it
Tre anni dopo la morte di Webby Firstman, proprio il giorno della
commemorazione della sua dipartita, giunge presso le più
prestigiose case editrici del mondo una lettera senza mittente,
né francobollo, con all'interno un solo foglio con la firma
originale di Webby Firstman, ma per il resto ... pressoché ...
bianco.
Linked word
byte_river: flusso d'informazioni percepito dal
cybernauta come un
vento. Di solito la byte_river ha una fonte e una destinazione. Sulla
base della fonte e del flusso di informazione deriva la forza del
byte_river. Dalla brezza dell'utente medio alla Corrente di Coriolis
dei più potenti provider.
.esc: sono formati che annullano tutti i simili.
Un file in .esc funge
da filtro a tutti i virus psicocybernetici che tentano di
auto-installarsi.
.esp: sono tutti i nanosoftware tcnoproteinici
necessari per
l'immersione nella rete. Grazie ad un collegamento tecnorganico
costruito su base di nanomolecole intelligenti il soggetto vive la rete
come effettiva realtà virtuale e usufruisce dei contenuti
tramite le cosiddette simulacrazioni.
esp equivale a: extra sensorial
power, in quanto la realtà vissuta dal soggetto trascende i
propri sensi.
microchip psicocybernetici: possono definirsi i nuovi modem, necessari
alle immersioni nella rete sono il frutto delle tecnoneuroscienze.
Grazie a studi del genere si è riuscito a creare organismi
artificiali costituiti da nanomolecle che instaurano un rapporto
di tipo simbioticosinaptico.
rivelatore feromonico: strumento risultante da una branca della
scienza
definita tecnochimica. Lo strumento rileva nell'aria la concentrazione
feromonica presente intorno all'individuo che essendo totalmente
immerso nella rete perde ogni contatto con la realtà in cui
risiede biologicamente. Tale strumento nacque, all'inizio, come sistema
d'allarme, per evitare che il soggetto, concentrato nel cyber space
potesse essere oggetto inerme di qualcuno a lui vicino. Grazie alla
lettura dei “messaggi” feromonici l'utente sa, nonostante sia immerso
nella rete, chi gli si trova vicino e con quali intenzioni.
simulacrazioni: le informazioni della rete vengono
tradotte dai
modulatori sinaptici in strutture virtuali tali da stimolare i sensi
come nella realtà. Il termine nasce dalla necessità di
superare le vecchie simulazioni tridimensionali a favore dei nuovi
spazi cibernetici.