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Moneta

Inserito Martedì 26 luglio 2005

Narrativa un racconto di Gianluca Ribuoli

1-MONETA
Dire che si era arrivati al punto di rottura, che il peso sostenuto fosse in realtà troppo, veramente troppo, non avrebbe reso l'idea.
Quando qualcosa crolla, esiste un attimo in cui tutto si gela, una moviola di masse che si sgretolano, accartocciano, esplodono e poi tutto si ferma, ormai smontato per sempre dalla sua forma originale.
Ma se si bloccasse la rottura nel punto impossibile del non ritorno, quando ormai la sequenza di sopra si sta per svolgere senza possibilità di intervento, si arriverebbe forse vicino a descrivere la situazione in cui si trovava Empireo.
Quando vide arrivare verso di se un'altra persona, un passante, lasciò scritto nella sua mente che quello sarebbe stato l'ultimo della giornata, della settimana e di un altro bel po' di tempo.
Probabilmente non sapeva nulla della sua ferita sulla mano. Era un semplice passante.
Empireo svolse in maniera dolorosa le bende dalla mano destra, con la solita inettitudine che la mano sinistra gli dava da una vita.
Si guardò la ferita a forma di fessura rettangolare, non più alta di tre centimetri, che gli spezzava, al centro della mano, le linee del denaro, dell'amore e della vita.
I bordi della fessura sembravano essere ormai cicatrizzati in maniera definitiva e usò una parte non sporca della benda che lo fasciava prima per ripulirsi il palmo di quelli che sembravano essere gli ultimi residui di una guarigione finalmente ottenuta.
Quel passante sarebbe stato l'ultimo.
L'uomo si stava avvicinando, alto, un impermeabile scuro di buon taglio, e sembrava essere di fretta, concentrato nei propri pensieri, tanto che Empireo dovette ripetere un paio di volte un "Mi scusi !" per attirare la sua attenzione.
L'uomo si voltò con un'alzata di sopracciglia, pronto a dimostrare una cortesia professionale, distaccata. Empireo lo affrontò attirando lo sguardo del passante verso il palmo della sua mano.
L'uomo in impermeabile scuro era intelligente. Si accorse subito del taglio sulla mano del ragazzo biondo, piccolino, che lo aveva fermato, e di cosa questo significava, ma non per questo dimostrò stupore o fretta.
Chiese: "Sei un Assorbitore?"
Empireo rispose: "Che ne dice? Pensa di volerci provare?"
Nonostante l'atteggiamento distaccato, un attimo di nervosismo passò attraverso gli occhi del passante fermato. Volse lo sguardo velocemente verso sinistra e destra, ad accertarsi che quell'incontro fortuito potesse essere sfruttato velocemente, senza imprevisti.
Empireo aveva già controllato i dintorni e la sua tranquillità dava sicurezza.
L'uomo infilò la mano all'interno dell'impermeabile e sbottonò velocemente un paio di bottoni della candida camicia che indossava. Infilò di nuovo la mano all'interno, alla ricerca del Disco di Sopravvivenza.
Lo trovò immediatamente, come se si fosse cercato la mano sinistra con la destra. Il Disco di Sopravvivenza faceva parte del corpo.
Un respiro.
Staccò il disco dal supporto e lo porse ad Empireo, che allungò la mano verso l'uomo, velocemente.
Era successo, alcune volte, soprattutto a chi non lo aveva mai fatto prima, che appena il disco veniva staccato, il senso di perdita e di vuoto, rendesse la persona talmente fragile da crollare al suolo, senza più volontà.
Il disco si adattava perfettamente alla fessura della mano di Empireo. L'uomo, tremando leggermente, inserì il disco in quella fessura, mentre Empireo si teneva il polso con l'altra mano.
Il disco passò attraverso la mano di Empireo, delicatamente, senza sforzo o sensazione di dolore, uscendo dal dorso e finendo nell'altra mano che l'uomo aveva messo al di sotto.
Il disco venne rimesso velocemente, con un tremore sempre più accentuato, al suo posto.
L'uomo si rilassò.
Empireo sorrise. Disse:
"Tra un paio di giorni non sentirà più la presenza del disco, anche se dovrà tenerlo ancora... Se dovessero chiederle dove e come è successo, lasci perdere i racconti fantasiosi. Dica a quelli che conosce, che devono ancora essere assorbiti, di non perdere la speranza."
L'uomo, alto, con il suo impermeabile scuro, sembrava ascoltare come se fosse lui ad essere un ragazzino, con il sorriso stampato sul volto.
Il ragazzo, piccolino, biondo, si voltò e proseguì per la sua strada, con la sensazione che il crollo fosse avvenuto ormai definitivamente e che nel polverone, nelle ultime macerie che si assestavano a terra, avrebbe potuto farne ancora un altro, di assorbimento.

2-TERAMENE
Il disco di Teramene non ne voleva sapere di essere assorbito.
Empireo passò per la seconda volta il disco, della dimensione di una moneta, attraverso la ferita/fessura che si trovava nel palmo della sua mano destra.
Il disco, appena appoggiato, scivolò all'interno della fessura ed Empireo non aspettò che cadesse dall'altra parte, dal dorso della mano, ma lo sfilò con le dita. Il disco si stava raffreddando.
Teramene era una ragazza pallida, dai capelli lunghi, di un nero corvino, svenuta sul divano del piccolo appartamento.
Empireo non si faceva fretta. Altri cinque minuti sarebbero potuti passare senza che la vita della ragazza fosse in pericolo.
Anche il secondo passaggio non riuscì a ripulire il disco della frequenza che emettevano tutti i dischi.
Non gli era mai successo prima che un disco non fosse assorbito.
Empireo lasciò da parte qualsiasi inibizione e infilò la mano sotto la camicetta della ragazza, per cercare la piastra del disco, sopra il seno.
Niente reggiseno.
Ricollocò il disco tentando di non far indugiare troppo lo sguardo, ma con la sensazione di aver rubato una visione che avrebbe ricordato piacevolmente.
Doveva parlare con Teramene, quindi aspettò che si risvegliasse dal suo svenimento, senza intervenire ulteriormente con un contatto fisico.
Il pallore di Teramene diminuì un attimo e le sue palpebre diedero vita per un attimo alle lunghe ciglia, scuotendole lievemente.
Teramene si risvegliò e non ci mise molto a capire che l'assorbimento non aveva funzionato.
La pesantezza della sua condizione abbassò le palpebre a metà occhio, rendendola pensierosa.
Empireo le chiese: "Non è la prima volta che provi a farti assorbire il disco, vero?"
Teramene rispose con un triste cenno affermativo della testa, lasciando che il viso, rivolto verso il basso, fosse parzialmente coperto dai lisci capelli neri.
"E tutte le volte sei svenuta?" insistette Empireo, senza che la sua voce lasciasse trasparire un tono particolare. La ragazza era emotivamente scossa e non aveva senso preoccuparla ulteriormente.
Ma neanche darle delle false speranze, quindi Empireo si stupì da solo, quando si sentì dire: "Bah, qualche modo per assorbirlo esiste, ci vuole solo un po' più di lavoro."
Il silenzio della ragazza gli lasciò intuire che anche questa frase doveva averla già sentita dire da qualche altro Assorbitore. Niente di più facile. Nessun Assorbitore si sarebbe lasciato sconfiggere nella sua missione, ma non tutti, forse, sapevano arrivare in fondo alle questioni aperte.
Molti erano diventati Assorbitori perchè era giusto per loro diventarlo, ma non sapevano niente delle ragioni dell'esistenza dei dischi. Vedevano l'assorbimento come una forma di libertà da donare, come impavidi cavalieri che lottando contro il male liberano dalla schiavitù feudale il popolo.
Empireo aveva bisogno di sentire ancora le vibrazioni del disco di Sopravvivenza di Teramene.
"Posso sentire il disco?" chiese Empireo timidamente, avvicinando la mano verso Teramene. "Non lo stacco, non ce n'è bisogno"
L'atteggiamento professionale e distaccato di Empireo trovò spazio nella fiducia di Teramene, che scostò leggermente la camicetta rendendo visibile il disco nella sua base, ma tenendo ben coperto il seno.
Empireo appoggiò il polpastrello del pollice sopra la piastra e chiuse occhi e orecchie, in ascolto, solo con il dito, delle impercettibili vibrazioni del disco.
La serie di risonanza delle vibrazioni era interrotta dal respiro di Teramene, che sollevava il petto con un ritmo regolare. Empireo cercò di annullare l'effetto del respiro, dopo averne compreso il ritmo.
La lunghezza della vibrazione sembrava subire una variazione ciclica sulla quinta battuta.
Una specie di allungamento dell'ultima fase della vibrazione, una chiave di sicurezza di un Disco di Sopravvivenza ben progettato.
Teramene si era rinchiusa con le sue stesse mani in una roccaforte sotto assedio. Il suo organismo si sarebbe lasciato andare a poco a poco alle cure del disco, che l'avrebbero annullata nel giro di un paio d'anni.
"Perchè hai un disco così complesso?" chiese Empireo, incuriosito. "Non vuoi essere assorbita?"
Teramene si svegliò dalla sua tristezza, a sua volta incuriosita.
"Chi ha costruito questo disco?", continuò Empireo.
"Io", disse Teramene.
Finalmente un Assorbitore si era degnato di parlarle, senza fuggire dopo averla conosciuta e aver tentato inutilmente di assorbirla. Era lei stessa ad essersi costruita quella trappola..
"Voglio diventare un'Assorbitrice e ho bisogno che qualcuno mi insegni... Tu sei l'unico che sa che sono stata una Costruttrice. Devo diventare..."
Empireo la interruppe: "Aspetta! Aspetta un attimo...", tentando di calmare il suo gesticolare improvviso, esploso improvvisamente in quell'attimo che sembrava di comprensione reciproca.
Appoggiò di nuovo la mano sul supporto del disco e lo estrasse velocemente, lasciando che la ragazza sbiancasse e svenisse nuovamente sul divano.
Il silenzio fece un ingresso trionfale nella stanza, assorbendo qualsiasi tipo di rumore d'ambiente.
Empireo infilò il disco nella fessura della sua mano, ma non lo lasciò scivolare all'interno del taglio. Attese un qualche attimo, dopodichè accompagnò la moneta all'interno della ferita, ormai cicatrizzata, sin dopo la metà, per recuperarla immediatamente e ripetere questa immersione parziale altre quattro volte, ritmicamente. Alla quinta volta lasciò che il disco gli attraversasse la fessura ed uscisse dal dorso della mano.
Ricollocò il disco sul supporto, con la tentazione di dare ancora una sbirciata al seno della ragazza, ma non lo fece.
Si sedette di fronte a Teramene e le prese la mano destra. Aspettando che si risvegliasse cominciò ad osservare, sul palmo della mano della ragazza, le sue linee della fortuna, dell'amore e della vita.

3-CONTRASTO
Non voleva essere assorbito, ed Empireo non avrebbe fatto nulla per convincerlo del contrario.
In questi casi era prudente allontanarsi velocemente dalla zona. Spesso chi si rifiutava di essere assorbito serbava delle brutte sorprese.
A volte venivano chiamate ad alta voce altre persone per dare una lezione all'Assorbitore o peggio, dopo poco tempo queste persone ci ripensavano e cominciavano a vagare per il quartiere in lacrime, urlando, cercando quello che avevano rifiutato prima. Spesso queste situazioni erano contagiose e il lamento si diffondeva, come un latrato di cani, da un  quartiere all'altro.
Empireo si allontanò girando l'angolo di strada, al quale si era tenuto appositamente vicino nel caso si fosse verificata una circostanza di questo genere.
La strada era illuminata dal giorno che si stava spegnendo lentamente. Il sole, che si apprestava a tramontare, si trovava giusto al centro della strada, alle spalle di Empireo. Stava camminando con lo sguardo rivolto verso l'ombra che il suo corpo proiettava davanti a se. Ad ogni passo che faceva, pensava di poterla raggiungere, travolgere, ma questa continuava a spostarsi con lui. Tutto quello che si trovava attorno a lui aveva la lieve sfumatura rossastra del tramonto. Anche il cemento del marciapiede che stava percorrendo sembrava meno grigio.
Un'ombra lo affiancò, sulla strada. La macchina, che stava per accostarsi proprio vicino a lui, si parcheggiò proprio un attimo prima di riuscire ad attaccarsi alla propria ombra. Empireo continuò a camminare. Se fosse stata una Pattuglia del Pronto Soccorso si sarebbe accostata a lui, per controllare il suo Stato di Salute. Si allontanò dall'ombra della macchina ferma, con la sensazione di qualcuno che lo stesse comunque osservando alle spalle, dall'interno della vettura.
Il sole, dietro di lui, continuava a calare, ma Empireo entrò definitivamente nella serata svoltando, ad un angolo, in un'altra via trasversale.
La Pattuglia era proprio lì, dietro l'angolo, che lo aspettava, o almeno questa era la sensazione che avrebbe avuto chiunque. I due Pol-Infermieri erano appoggiati alla macchina della Pattuglia, parcheggiata a lato del marciapiede, e aspettavano effettivamente qualcuno, o qualcosa.
Erano in attesa di segnali di nervosismo, di qualche nota stonata nella tranquillità del tramonto, per decidere chi scegliere, tra i pochi passanti della via, per effettuare un controllo.
Empireo continuò a camminare verso di loro, sul marciapiede, osservando di tanto in tanto.
Avevano appena fermato un signore abbastanza anziano. Il controllo era veloce, e privo di qualsiasi formalità di riconoscimento. I Pol-Infermieri non avevano il diritto di richiedere le generalità delle persone fermate, a meno che non riscontrassero infrazioni allo stato di Salute.
Il signore anziano aveva quasi finito il controllo e, mentre uno dei due Pol-infermieri compilava uno scontrino che attestava il Riconoscimento di salute idonea, da conservare, volendo, sino al prossimo controllo, l'altro girò lo sguardo attorno, forse attirato dallo sguardo di Empireo che li stava osservando.
E quale miglior punizione per questa intromissione nel loro lavoro, se non fermare anche lui?
Il signore anziano si era appena allontanato.
"Mi scusi signore!"
Il Pol-infermiere chiamò il ragazzino biondo, che li stava osservando, per istinto, come se la piaga del sospetto che ogni giorno lo divorava nel lavoro, avesse finalmente trovato lenimento in un infetto sicuro.
"Potrebbe avvicinarsi qua, per favore ?"
Empireo si avvicinò tranquillamente.
"Dovremmo farle un controllo al Disco di Sopravvivenza, se non le dispiace..."
Empireo sorrise, annuendo e scostando il lato superiore della camicia per mostrare la piastra di sostegno del disco. La mano che teneva il lembo di camicia tremava leggermente, ma Empireo faceva finta di non notarla nemmeno lui, sperando che non fosse così visibile, come gli sembrava, con la coda dell'occhio.
L'altro Pol-infermiere, intanto, aveva già cambiato il beccuccio del Riconoscitore con uno sterile. Appoggiò il beccuccio alla piastra, cercando i punti di incastro che erano stati progettati appositamente per questo scopo. Il Riconoscitore emise il solito fischio sordo con il quale accompagnava il controllo del disco. Adesso avrebbe comparato il risultato a schema con i cento e otto punti fondamentali delle specie riconosciute in salute.
Se anche solo uno di questi punti fosse stato in difetto, Empireo sarebbe stato condotto immediatamente al Pronto Soccorso per una serie di esami più approfonditi, ai quali, dopo l'eventuale prescrizione di cura, sarebbe seguito il processo di rito per la condanna.
"Tutto a posto signore", intervenne il Pol-Infermiere addetto al Riconoscitore "Vedo che il suo disco non registra nemmeno pericoli d'infezione, nonostante il taglio sulla mano..."
Empireo si accorse solo in quel momento di avere ancora la mano scoperta dall'incontro, andato a vuoto, di prima. Una distrazione stupida davvero.
"E' già guarito perfettamente. Il mio medico ha effettuato la sincronizzazione del disco subito dopo avermi levato la medicazione..." disse Empireo, tentando di minimizzare la vera profondità del taglio mostrando il palmo di sfuggita e coprendo il dorso della mano, dove si  concludeva il percorso di fessura da parte a parte.
"Va bene signore, ecco il suo scontrino. Lo conservi nel caso le venisse chiesto un altro controllo a breve... Buona serata", concluse il Pol-Infermiere.
Empireo si allontanò con un "Buona serata anche a voi", mentre l'altro Pol-Infermiere era già in cerca di un caso umano che gratificasse il suo intuito nel riconoscere le infezioni a vista.
Il processo con imputazione a carico di "Infezione" aveva trovato spazio negli ultimi anni come la forma di controllo più normale e salutare per la popolazione. Tutte le persone con infezione certificata potevano essere condannate, a seconda della gravità della loro infezione, da un periodo minimo di convalescenza, ad un massimo della pena, nel caso di malattie infettive genetiche, con l'accusa di "crimine contro l'umanità".
Era sorta una nuova era per i seguaci della Eugenetica, un'antica concezione che si rifaceva nell'intento portatrice di speranza per l'umanità, cercando di salvaguardare il futuro di una specie ormai tristemente e definitivamente ancorata al suolo del proprio pianeta.
Purtroppo i risultati non erano diversi da quello che succedeva a Sparta con i vecchi e i malati.
Chiunque potesse essere portatore di infezioni doveva essere isolato dalla struttura sociale, magari seguito, curato, anche, ma non doveva avere la possibilità di riprodursi fino a che non avesse raggiunto almeno la soglia minima di Salute, decisa non meno di una decina di anni prima per consenso popolare.
Ad Empireo tutte le considerazioni sociali e filosofiche poco importavano. Non era d'accordo, semplicemente. Non gli piaceva.
Mentre camminava per strada ripensava alla gentilezza del Pol-Infermiere, e alla sua distanza dalla gente.
Ormai erano in molti a sapere che tagli di quel genere erano parte della figura dell'Assorbitore. Molti speravano negli Assorbitori, molti li contestavano, alcuni persino si rifiutavano di credere alla loro esistenza, quasi fossero solo una leggenda metropolitana.
Eppure, se anche lo avessero fermato, che cosa avrebbero potuto fargli? Il suo disco di Sopravvivenza era perfettamente funzionante, non era stato Assorbito, dato che non poteva assorbirsi da solo, ed anche un controllo più accurato della piastra al Pronto Soccorso non avrebbe rilevato anomalie. Il suo medico era a disposizione 24 ore su 24, se ne avesse avuto bisogno, per un intervento sanitario/legale. D'altronde era stato lui che lo aveva operato alla mano...
Empireo era ormai distante dalla Pattuglia, quando, ad un altro angolo di quel quartiere popolare di palazzi squadrati, venne richiamato da un sospiro, nell'ombra, dove nemmeno i lampioni ormai accesi riuscivano ad illuminare.
"ehi ragazzo! ehi!" Empireo si voltò verso l'ombra, pronto a scappare velocemente come non aveva mai fatto in vita sua. L'ultima ora si stava rivelando veramente stressante.
Dall'ombra spuntò il Pol-Infermiere che aveva effettuato i controlli su di lui poco prima.
"ehi ragazzo, aspetta, ti prego..." la gentilezza del personaggio con l'uniforme della Pattuglia del Pronto Soccorso, lo lasciò per un attimo immobile, lasciando il tempo al Pol-Infermiere di continuare.
"Tu sei un Assorbitore, vero?"
Empireo decise che, nonostante la pericolosità della situazione, avrebbe rischiato lo stesso. Annuì lievemente, tenendosi sempre nella luce, pronto alla fuga.
"Ti prego, assorbi il mio disco... Il mio collega mi sta aspettando, pensa che io sia in un bar a bere dell'acqua... Ti prego...", disse, allungandogli il disco che aveva già staccato  dal suo supporto mentre parlava.
Empireo rimase nella luce del lampione, prese il disco e lo infilò nella fessura della sua mano, facendolo passare sino dall'altra parte.
Lo restituì al Pol-Infermiere e mentre questo lo rimetteva velocemente al suo posto, gli disse, come faceva con tutti:
"Tra un paio di giorni non sentirà più la presenza del disco, anche se dovrà tenerlo ancora... Se dovessero chiederle dove e come è successo, lasci perdere i racconti fantasiosi. Dica a quelli che conosce, che devono ancora essere assorbiti, di non perdere la speranza."
Il ragazzino biondo, non tanto alto, si allontanò nella luce dei lampioni con il cuore in gola, lasciando che un altrettanto spaventato Pol-Infermiere ritornasse, nel buio dei vicoli, al suo collega che lo aspettava vicino alla macchina della Pattuglia.

4-DOTTORE
Empireo stava tornando verso casa, decisamente stanco della nottata passata, come molte altre, in giro per la città.
Le mura dei palazzi si interruppero per lasciare spazio ad un giardino perfetto, frutto dell'opera di ingegno di architetti urbanistici, che doveva servire a dare un poco di respiro e di natura all'interno del cerchio formato dall'enorme complesso edilizio che lo circondava.
Si diresse verso il centro del parco, dove sarebbe riuscito a rimanere in disparte dagli sguardi delle finestre dei palazzi che si sarebbero via via aperte con l'arrivo dell'alba
Nel soffio del vento del mattino si stava muovendo un profumo di primavera.
Seduto sulla panchina, mentre dormiva, Empireo non se ne accorse. Quando si svegliò, il vento e il profumo se ne erano andati, ma aveva la sensazione che qualcosa era rimasto a rimproverarlo per quello che la sua stanchezza gli aveva fatto perdere.
Aveva sicuramente bisogno di tutte le ore di dormita che si poteva concedere, magari in un letto, però. In una piccola parte della sua mente continuava a ringraziarsi per essersi risparmiato alcune ore di giornata.
La  città lo aspettava, stupida, sotto il sole di un mattino ormai inoltrato. Le pietre dei palazzi e dei ponti, vecchie, consumate e così familiari, sembravano riflettere la luce in maniera fastidiosa di proposito.
Si ritrovò a camminare per una via di negozi, molti dei quali occupati da lavori di pulizia da parte delle commesse. Le luci artificiali delle vetrine colpivano prodotti già illuminati dal sole. Negozi così esclusivi e vuoti.
Continuava a camminare, il calore del sole non era poi così fastidioso e la vista si era adattata, dopo un paio di passaggi all’ombra, alla luce delle pietre. Da dietro la sua testa continuava a sentire un forte richiamo verso una camera da letto, dove riposare decentemente.
Lo studio del suo Dottore non era distante e, prima di fermarsi al parchetto, era lì che si stava recando. L'appartamento a fianco dello studio del dottore aveva l'entrata raggiungibile anche passando dai garage sotterranei.
La chiave dell'appartamento si mise a giocare a nascondino nel voluminoso mazzo di chiavi che Empireo si portava sempre dietro, aiutata dalla stanchezza che ormai aveva preso il sopravvento su tutto.
Per questo ritrovarsi di fronte il Dottore era l'ultima delle cose che Empireo avrebbe voluto in quel momento.
"Dove diavolo eri finito?", il Dottore, un camice bianco sempre perfetto, lo aggredì con un misto di rabbia, preoccupazione e timore di essere sentito dalla gente nella sala di aspetto del suo studio.
Lo studio del dottore comunicava con l'appartamento. Empireo notò che il tempismo perfetto con cui il Dottore si era preso un minuto per vedere se era arrivato e la sua entrata in casa faceva parte di una di quelle solite situazioni che il Dottore riusciva a creare con le persone che gli erano vicino.
Come un figlio sorpreso da un genitore a ritornare ubriaco a casa dopo una notte brava, si diresse verso la camera dal letto, biascicando un "tutto a posto, non preoccuparti" e gesticolando con la mano destra, mostrando il taglio a fessura che aveva in mezzo alla mano e che la attraversava da parte a parte.
Il Dottore lo osservò, sollevato, e si diresse verso il suo studio, dove, per il resto della mattinata, avrebbe dovuto ricevere malati e preparare il materiale per i processi.
I pazienti che frequentavano il suo studio, come la maggior parte degli studi medico/legali della città, si dividevano in tre categorie.
La prossima persona ad essere ammessa dalla sala di attesa, poteva essere uno dei tanti, forse troppi, paranoici, che venivano a farsi controllare lo stato del Disco di Sopravvivenza, per essere sicuri che il monitoraggio del disco sul rischio di infezione, di qualsiasi infezione si trattasse, fosse accurato. Il dottore aveva un paio di assistenti verso i quali dirottava queste persone.
Oppure poteva trattarsi di un malato vero che si era accorto, prima di un controllo da parte delle Pattuglie del Pronto Soccorso, per fortuna, che il segnale del disco avvisava di aver riscontrato i sintomi di una infezione, da quella data da un piccolo taglio o dall'inizio di un semplice raffreddore a quelle più gravi.
In questo caso interveniva con la cura indicata e sincronizzava il disco sul tempo di guarigione occorrente.
L'ultima categoria di persone che si serviva del suo studio era formata da quelli fermati in infrazione dello stato del Disco di Sopravvivenza. In questo caso doveva intervenire sia come dottore che come legale, per affrontare il processo che si sarebbe svolto in breve tempo dalla data dell'arresto.
Il Ministero della Salute Pubblica sedeva sempre all'accusa, in questi processi, mentre i dottori di zona fornivano i servizi di consulenza e di difesa.
Il Dottore fece entrare il paziente di turno nel suo studio, dopo aver eliminato la tensione che lo aveva tenuto preoccupato durante tutta la mattinata.

5-FUGA
Il Dottore entrò nella stanza di Empireo in silenzio, per non svegliarlo bruscamente. Scostò di poco le tende per illuminare il posto in cui Empireo viveva. In poco tempo il ragazzo era riuscito a creare nella stanza un'atmosfera di piccolo tempio, aggiungendo sugli scaffali, sui mobili e sulle pareti, una serie di oggetti che recuperava durante i suoi giri in città.
Il Dottore si guardò attorno. Alle pareti erano appesi specchi di diversa fattura, la maggior parte vecchi e rovinati, un paio di immagini pubblicitarie cadute da qualche cartellone e una cornice barocca di gesso dorato che mostrava al suo interno solo il muro che aveva dietro.
Sul mobile erano sparse spillette e viti, piccoli pupazzi di plastica colorata, un paio di sottili e corti tubi di metallo, una fisarmonica arrugginita e un vaso di vetro riempito a metà di monete brune e chiare.
L'attenzione del Dottore venne attratta da un disco appoggiato sul mobiletto, ancora spoglio, vicino al letto di Empireo.
Un Disco di Sopravvivenza.
Il timore che iniziò a crescere in lui aveva l'immagine delle numerose volte che si era trovato ad essere chiamato, di mattina presto, per visitare l'ultima volta i corpi ormai freddi di chi aveva voluto smettere di vivere e si era levato il Disco di Sopravvivenza prima di andare a letto la sera.
Un corpo, sul letto, e il disco sul comodino, ormai inutile.
Si diresse velocemente verso Empireo, come se fosse possibile un intervento d'emergenza.
Voltò il corpo di Empireo verso la luce tenue che entrava nella stanza, scoprendo la piastra di sostegno che si trovava sopra il petto, e si ritrovò il ragazzino biondo, con gli occhi sbarrati dal brusco risveglio, che lo osservava. Il disco di Empireo era al suo posto.
Il Dottore mollò la stretta dal corpo del ragazzo e si sedette, scacciando l'ultima aria rarefatta che aveva nei polmoni e facendone entrare di nuova con gli occhi socchiusi.
Empireo continuava ad osservarlo, sbattendo gli occhi per svegliarsi definitivamente, dato che quello sembrava essere il momento giusto. Il camice bianco del Dottore, sempre perfetto come al solito, era troppo luminoso, anche nella scarsa illuminazione della stanza.
"Scusami", disse il Dottore, "Ho visto il Disco accanto al letto e ho pensato..."
Empireo rivolse lo sguardo verso il Disco che si trovava appoggiato sul comò. Capì cosa poteva essere sembrato e, contemporaneamente, nel suo viso entrò il ricordo della provenienza del Disco.
Quando Empireo si svegliava, succedeva spesso che raccontasse al Dottore cosa succedeva durante i suoi giri, per metterlo al corrente delle zone della città che aveva visitato e dello stato di salute e di lucidità delle persone che incrociava nel suo girovagare.
Nell'ultimo mese i racconti si erano fatti molto schematici, veloci.
Il poco tempo del Dottore e la necessità di Empireo di scaricare il flusso assorbito e di riposare subito dopo, avevano trasformato questi resoconti in una specie di bollettino fatto di numeri di persone assorbite e nomi di quartieri della città.
Il Dottore comprese che quello stato di silenzio, che imprigionava tutti e due nelle parole che scambiavano con le persone che incontravano durante la giornata, stava diventando un peso.
"Come stai?" , chiese il Dottore, sperando che la corazza che il ragazzo si stava costruendo addosso non fosse già diventata troppo spessa.
"Insomma", sbadigliò Empireo, "Ultimamente diventa sempre più difficile mantenere il controllo sulle situazioni. Le persone... stanno impazzendo..", disse, con la voce leggermente incrinata dallo stato del risveglio e dall'ombra che lo aveva scurito rivolgendo lo sguardo al Disco sul comò.
 "Sono stanco, non ce la faccio più !!", iniziò a piagnucolare, come se tentasse di giustificarsi.
Prese in mano il Disco dal comò e lo tenne tra le dita, come se cercasse dal suo interno qualcosa.
"Raccontami cosa è successo", lo esortò il Dottore.
"Ho avvicinato questo tizio ieri sera", iniziò a raccontare Empireo, "a metà serata. Ero appena uscito da un locale nella zona a est delle Porte della Salute, appena fuori dalle Porte, dove non riuscivo a parlare con nessuno e nessuno mi sembrava preoccupato."
"Si stava avvicinando al locale, da solo. Ho pensato che volesse entrarci.
Sembrava in cerca di distrazione e ho pensato che fosse abbastanza preoccupato per avvicinarlo e proporgli l'Assorbimento."
"Era un tipo un po' grassoccio, leggermente affaticato e rossiccio in volto. Gli ho fatto vedere la mano e ci siamo spostati verso un vicolo lì vicino. Sembrava contento di avere incontrato un Assorbitore. Forse troppo, ma non lo avevo capito."
"Ha iniziato ad affannarsi per levarsi il disco, come se fosse uno di quelli che non se lo è mai levato... Gli ho detto di calmarsi e di appoggiarsi al muro, prima di levarselo... Avevo paura che crollasse al suolo e che non sarei stato in grado di tenerlo in piedi.."
"Mi ha passato il disco in mano e, mentre lo tenevo tra le dita, ho sentito che il disco era morto. Non percepivo nessuna  vibrazione dal disco... Gli ho chiesto, stupidamente, se fosse già stato assorbito..."
Empireo si interruppe, cercando di richiamare alla memoria gli eventi: "Ha iniziato a diventare sempre più rosso in viso, e ho pensato che fosse sul punto di crollare. Gli stavo restituendo il disco e ha iniziato a farneticare"
"Mi ha detto che non era vero, che il disco continuava a farsi sentire, soprattutto verso sera... che continuava e sentirlo. me lo avrà ripetuto almeno una decina di volte, scaldandosi sempre di più. Ho pensato che fosse il caso di fare comunque l'assorbimento, almeno per calmarlo un poco.
L'ho fatto passare nella mano, nella fessura, e ho avuto una sensazione veramente sgradevole. Il disco non aveva lo stesso calore dei dischi attivi, era come una rondella di ferro."
"Ho cercato di non mostrare nessuna impressione sul viso. Gli ho porto il disco perchè lo rimettesse a posto, iniziando a dire la solita storia del paio di giorni e che doveva parlare di noi Assorbitori alla gente... ma non mi stava ascoltando. Si era calmato e ha cominciato a dire che finalmente non lo sentiva più...", disse Empireo, alzando il disco verso lo sguardo del Dottore che lo ascoltava in silenzio, nella penombra della stanza.
"Ho cercato di avvicinarmi, per aiutarlo a rimetterselo. Nessuno può resistere a lungo senza disco, anche se è stato assorbito... Ci vogliono mesi e si rischia comunque di essere fermati per un controllo... non capisco cosa..."
Empireo si interruppe.
"Ha cominciato a diventare sempre più rosso in viso, di nuovo, e di colpo ha iniziato a correre nel vicolo. Ho provato... cioè, ho iniziato a correre anch'io, a corrergli dietro, ma sembrava assurdo come stava scappando. Era bello pienotto, in carne, ma stava scappando con talmente tanta foga che non sono riuscito ad avvicinarmi a lui... E' scomparso nei vicoli che si dirigevano verso le Porte... Ho provato a cercarlo per almeno un'altra ora nei dintorni, tenendo sempre questo stramaledetto disco in mano..."
"Immagino che non sia riuscito ad arrivare a stamattina..."
Gli occhi rossi di Empireo lasciavano comprendere che il suo sfogo non sarebbe continuato. Aveva perso la voglia di piangersi addosso molto tempo prima che incontrasse il Dottore e che non avrebbe iniziato di nuovo adesso.
Appoggiò il Disco.
Il Dottore si alzò dalla sedia e si avvicinò al letto, tranquillo. Prese in mano il disco, senza dare segno del peso che quell'oggetto si portava dietro, e se lo infilò in tasca.
Una vita in tasca.
Mise una mano sulla testa bionda di Empireo e, sorridendo un poco, disse:
"Vieni a mangiare, dai, e raccontami anche degli altri che hai assorbito questa notte.
Di quelli che hai salvato..."

6-VERITA'
Il voluminoso mazzo di chiavi continuava a nascondergli la chiave che cercava.
Teramene lo guardava divertita. Dall'ultima volta che avevano parlato non si erano più visti né cercati, mentre lei si preparava un po' alla volta leggendo i due libri che le aveva fatto avere tramite il Dottore.
Dopo aver girato un altro paio di volte il mazzo, Empireo trovò finalmente la chiave che gli serviva.
Si erano diretti verso un palazzo fuori dai giardini della Tonda, il complesso edilizio circolare che faceva parte di un altro periodo di intendere le città, secondo Teramene. Da quando si erano avvicinati ai giardini, dove piccole vallette e laghetti muovevano la vista insieme a serpenti di siepi e piccoli boschetti di alberi, lei aveva continuato a parlare ad Empireo del giardino e del complesso residenziale che si espandeva da quell'isola circolare di verde, sino a quando erano arrivati al palazzo.
Empireo le aveva fatto girare il palazzo ed erano entrati dal retro, attraverso i garage sotterranei. Senza salire le scale dell'edificio, si erano spostati sempre nel sotterraneo,  attraverso un paio di intricati corridoi umidi, pieni di stanze di ripostigli chiuse da porte di ferro. L'ultima porta in fondo era quella davanti alla quale si trovavano adesso.
Quando entrarono Empireo accese la luce di una lampadina, appesa solo al filo elettrico, su una stanzetta che sembrava il continuo del corridoio che stavano percorrendo prima. Empireo chiuse la porta alle loro spalle con un paio di giri di chiave. Un'altra porta di ferro,  più vecchia delle porte dei ripostigli, si trovava di fronte di loro, ma questa volta Empireo la aprì velocemente con una chiave formata da un ferro lungo che sporgeva vistosamente dal mazzo. Spense la luce dell'anticamera e fece entrare Teramene in un'altra stanza al buio, molto più grande, solo a sentire l'aria sul viso e il suono della seconda porta che si chiudeva che sembrava perdersi in un ambiente piuttosto largo.
Appena Empireo accese la luce, Teramene vide questa stanza effettivamente larga, e anche alta. La pulizia della stanza era esemplare, e anche le rifiniture erano curate, essenziali, sino in cima alle pareti, dove il soffitto si alzava in una volta di mattoni rossastri che sembravano venire da un'altra stanza preesistente.
Un paio di divani, vecchi, nello stile, ma non malcurati né sporchi, creavano al centro della stanza una specie di salottino, con un tavolo basso al centro ricoperto da un lenzuolo.
Empireo fece sedere Teramene per prima e si mise seduto nel divano di fronte a lei. Per un attimo Teramene ebbe l'immagine di Empireo che si sedeva nel suo stesso divano, per tentare di corteggiarla, abbracciarla e baciarla in quel salottino privato dove il ragazzo biondo portava le sue conquiste. Gli sorrise. Empireo stava levando dal tavolino al centro il telo, per scoprire quello che le doveva far vedere.
"Ecco...", disse Empireo, sorridendole di rimando. Il suo sorriso, però, era meno divertito di quello di Teramene e lei se ne accorse. Teramene nascose i suoi sogni rosa per osservare con curiosità professionale la macchina che Empireo stava allestendo sul tavolino, spostando due monitor simili a quelli di oscilloscopi e dei pannelli che posizionò di fronte a sé.
Dal retro della macchina potè osservare solo le uscite che collegavano i cavi alle varie parti di cui era composta e non sembrava diversa dalle macchine che lei aveva usato sino a poco tempo prima.
Teramene progettava e tracciava i Dischi di Sopravvivenza, nello studio laboratorio dove lavorava, sulle frequenze delle persone che si servivano da loro.
La prima Installazione avveniva, per legge, intorno ai sedici anni. Per tutta la vita si doveva mantenere sotto controllo il funzionamento della propria piastra, con controlli periodici negli studi dei Dottori. Lo studio in cui lavorava Teramene era uno studio strettamente tecnico, invece, in cui non si forniva assistenza medica né legale. Rifornivano gli studi dei Dottori.
Empireo accese la macchina e invitò Teramene a sedersi sul divano vicino a lui, per osservare in cosa consistevano i pannelli di controllo.
La  macchina aveva concluso una sequenza di controllo di funzionamento, come le macchine che Teramene aveva usato, e sembrava pronta all'avvio di una nuova operazione, con un ronzio piatto che sembrava richiedere un qualche tipo di intervento umano per smettere.
Il pannello di controllo, con cui veniva avviata e interrotta la sequenza di monitoraggio dei valori delle frequenze biochimiche, era di tipo piuttosto comune, per quel tipo di macchine. Anche i monitor erano di un tipo piuttosto comune.
L'altro pannello, invece, lasciò Teramene piuttosto perplessa. Il materiale che lo componeva sembrava simile a quello usato per i rilevatori sonda che venivano applicati, sul corpo, nei punti di ascolto. Ma la forma non sembrava appartenere a nessuna apparecchiatura che lei avesse mai usato prima.
Era una specie di pinna rettangolare, incastrata in un piano orizzontale delle dimensioni di un libro.
"I primi rilevatori sonda erano interni, non lo sapevi ?", sembrò scherzare Empireo, che si era accorto della sua curiosità. Teramene rimase imbarazzata e probabilmente un lieve rossore le stava colorando le guance, ma Empireo non ci fece caso e continuò: "Ma, in questo caso, la sequenza che viene avviata, è di una delle formule inverse...", pigiando un paio di tasti.
Sistemò il pannello di fronte a se e appoggiò la mano sulla pinna verticale. Infilò la pinna nella fessura, lentamente, senza fatica, sino a quando la mano non toccò la base della pinna e questa spuntava dal dorso.
Il corpo di Empireo sembrava essersi spento, come se fosse un cadavere. Nella compostezza della posizione che aveva assunto c'erano dei piccoli segnali di una lotta feroce dentro di lui. Era come se gli venissero strappati i nervi e con ogni nervo, che veniva scansito e resettato, venisse cancellato il sogno e il viso della persona che era stata assorbita, anche nei ricordi nella mente di Empireo.
Una vibrazione, quella che si sentiva all'inizio, si stava spegnendo, mentre il processo di liberazione di Empireo terminava.
Teramene lo osservava, preoccupata, osservando di volta in volta le attrezzature, i monitor e i risultati sulle frequenze scansite, per capire il loro funzionamento e come interagissero con la biochimica del corpo di Empireo.
Quando la vibrazione smise, Teramene si accorse di aver dedicato molto più tempo alla macchina che ad Empireo, dando forse per scontato che lui sapeva quello che stava facendo.
Quando Empireo sfilò la mano dalla pinna del pannello di controllo, lo fece con una netta sensazione di dolore che lasciò Teramene confusa. Non avrebbe dovuto fare male, secondo quello che aveva letto...
Teramene si avvicinò d'istinto ad Empireo e gli prese la mano. Ma non riuscì ad osservargliela. Il volto di Empireo era spettrale, pallido, contornato dai suoi soliti capelli biondi, e con un rossore negli occhi che parlava di una sofferenze che non era nel fisico, ma nell'anima.
"Ho perso tutto...", bisbigliò Empireo, "...tutto...".
Teramene continuò ad osservarlo in silenzio.
Empireo continuò: "Ogni Disco di Sopravvivenza che dobbiamo Assorbire, si porta dietro la frequenza della persona che lo indossa. Quella frequenza rimane incisa nei nostri nervi, finché non ce ne liberiamo."
"Ogni quanto tempo dobbiamo scaricarci dalle frequenze?", domandò Teramene.
"Entro un paio di giorni... in teoria. Ma quello che sento, nella frequenza che mi invade, è come un ritmo, una musica che si crea nella somma di tutte le frequenze che si portano dentro. Quando vieni liberato, con questa macchina, le voci e i ricordi che le persone ti lasciano, scompaiono, un po' alla volta, e c'è un silenzio che gradualmente ti avvolge e opprime. Le ultime frequenze sembrano urlare, mentre tentano di riempire il vuoto lasciato dalle altre già scaricate."
Teramene ascoltò la spiegazione di Empireo notando come il ragazzo tendesse a mescolare, alla spiegazione pratica, un racconto di sensazioni che non le sembrava necessario.
"Perchè mi parli di quello che provi ?", chiese Teramene, "non credi che tu stia cercando qualcosa che non può essere?"
"In che senso ?", si difese Empireo.
Il gesticolare di Teramene si fece, al solito, esplosivo: "Le iterazioni delle frequenze assorbite lavorano solamente ad un livello biochimico, non è possibile che lascino traccia in sensazioni che non posso essere sentite. E' impossibile, capisci... Non dico che non possa fare male, la mano, ma non credo che si possa parlare di modificazioni dello stato interiore di una persona. Sei stato impressionato dalle parole di qualcuno."
Empireo raccolse l'allusione di Teramene al Dottore, che lei non aveva ancora conosciuto.
Era stata una Costruttrice, aveva studiato molto per poterlo diventare, e, in quel momento, le doveva sembrare assurdo che le cose andassero in maniera diversa da come le conosceva, da come le aveva studiate.
Empireo capì che era arrivato il momento.
Dopo aver visto il momento peggiore della vita di un Assorbitore, adesso doveva conoscere la verità, per poter scegliere di diventarlo.
Spense e riaccese la macchina, per una nuova sequenza di dimostrazione.

7-BUONA LA PRIMA
Teramene stava rientrando a casa, di corsa, dopo aver assorbito la sua prima persona.
Il cuore le era diventato non più grande di un sassetto e, contraendosi, aveva acquistato un peso enorme.
"Giocare con il proprio corpo e le proprie sensazioni...", le aveva detto Empireo, pochi giorni prima.
Stupido. Era uno stupido ragazzino biondo!
Non c'era niente di più scientifico e razionalmente spiegabile della risonanza in rigetto delle frequenze assorbite.
Aveva visto gli studi del Dottore, lo aveva conosciuto e si era sottoposta anche lei all'intervento, per diventare finalmente un'Assorbitrice. Aveva anche lei il taglio sulla mano, ora.
Ma quello stupido ragazzino aveva un modo suo di spiegare quello che avveniva dentro il corpo di un Assorbitore, e le sue teorie l'avevano fatta infuriare. Era da un bel pezzo che non vedeva Empireo.
E in quel momento non avrebbe voluto altro che averlo vicino.
Girò le chiavi nella serratura del suo appartamento, trattenendo le lacrime per poter finalmente stare male da sola, come era giusto.
Dentro al suo appartamento, ad aspettarla seduto sul divano, c'era quello stupido ragazzo biondo, con il suo enorme mazzo di chiavi appoggiato al tavolo.
"Ora che hai provato, devi anche capire che non puoi fare degli errori di questo genere", esordì brusco Empireo.
Teramene rimase spiazzata, incapace di comprendere quell'assurdo atteggiamento, proprio ora che lei aveva bisogno di qualcuno che la aiutasse a superare la difficoltà di quello che stava provando, con un attimo di comprensione, almeno.
Il braccio destro, dall'inizio dell'assorbimento della signora che aveva fermato per strada, le si era intorpidito e aveva iniziato ad essere percorso da fremiti che non sembravano essere visibili esteriormente, ma dentro di lei sentiva un mormorio, una voce che correva lungo i suoi nervi e che si era propagata sin all'estremità dell'altra mano. In mezzo alle scapole le sembrava di avere una mano premuta contro dall'esterno sulla pelle nuda e le carezze di questa mano le parlavano di un marito che non aveva mai avuto, di un bambino che lei non aveva mai conosciuto, nato da poco e che lei amava con tutta se stessa, della paura di non riuscire ad alzarsi di notte per controllare la culla, della paura di non vedere tornare a casa il marito dopo aver litigato per una questione troppo futile per essere ricordata.
Sentiva la vita della persona che aveva assorbito come se gliela avesse raccontata con un bacio durato a lungo. Questo l'aveva lasciata visibilmente scossa, ed Empireo avrebbe dovuto comprendere la sua caduta di nervi.
Teramene era pronta ad abbandonarsi sul divano, vicino ad Empireo, alle sue parole, ai suoi consigli e alle sue osservazioni, quando lui, invece, si alzò bruscamente, prese il mazzo di chiavi dalla tavola e la sospinse verso l'uscita dell'appartamento.
"Guarda questa casa per l'ultima volta. Non la vedrai mai più."
"Cosaaa...?!?", rispose Teramene, "cosa diavolo stai dicendo??", esplose gesticolando e divincolandosi dalla spinta di Empireo.
"Dobbiamo uscire velocemente di qui, prima che succeda qualcosa di brutto".
Teramene lo seguì fuori dalla porta, come se uscisse a prendere un caffé in un bar lì vicino con un ex-fidanzato che doveva spiegarle molte cose, dopo la separazione, e con la forte volontà di tornare a casa il prima possibile.
"Si può sapere che cosa hai intenzione di rimproverarmi ?", continuò impaziente sulle scale, non avendo intenzione di lasciar andare nel nulla questa comparsata di Empireo nella sua nuova vita.
"Il Dottore ti ha parlato degli Osservatori. li hai visti anche tu, appesi negli angoli delle strade, a raccogliere informazioni sulle frequenze dei Dischi di Sopravvivenza dei passanti. Hai studiato per più di un mese in che maniera utilizzare i coni d'ombra degli Osservatori...", intanto erano arrivati in fondo alle scale, "... eppure ti sei messa a fare il tuo primo assorbimento proprio sotto un Osservatore, vero?"
Empireo si diresse verso la scala che continuava verso il basso, nelle cantine e i posti macchina dell'edificio.
"Dobbiamo uscire dal retro, sei stata seguita sino qui, e, se ci vuoi ritornare, devi cominciare ad imparare ad entrare e uscire di casa dal retro..."
Teramene rimase in silenzio sino a quando arrivarono al parco circolare.
Lì si sedette su una panchina di fronte ad uno dei laghetti artificiali così ben costruiti, con le papere che sguazzavano e facevano rumore non molto distante da loro, e, abbracciata ad Empireo, pianse.

8- DOVE SI ARRIVA
La sbiadita scritta "Associazione Agricola" era dipinta direttamente sul muro grigio della casa. Il locale sotto la scritta doveva avere la stessa età ed era completamente in disuso. L'interno non era visibile. I vetri, incastrati in una intelaiatura in metallo una volta colorata di bianco, erano talmente sporchi che non si riusciva a vedere il vuoto che doveva essere rimasto all'interno.
Un tempo, nei dintorni, dovevano esserci stati probabilmente abbastanza campi per permettere che ci fosse un'associazione di agricoltori. La zona, adesso, faceva parte a tutti gli effetti della città. Alle case più basse, da quartiere residenziale, si erano aggiunti palazzi più alti, con numerosi appartamenti.
La strada che Empireo stava percorrendo si aprì in una piccola piazza, con una vecchia chiesa in cemento che, per una qualche forma di scaramanzia o superstizione religiosa, non era stata incastrata tra questi palazzi più alti.
Forse non era più nemmeno una chiesa consacrata. Magari adesso era semplicemente un magazzino.
Empireo non era mai stato in una zona così periferica della città. Per strada non si vedevano passare molte persone e da quando era arrivato in quel quartiere non era riuscito ancora ad avvicinare nessuno per proporgli di essere assorbito.
Empireo si sedette sui gradini che portavano all'ingresso della chiesa. In quell'attimo di quiete riuscì a sentirsi, per una volta, un semplice passante, senza nessuna missione da svolgere. L'ombra della chiesa lo copriva dalla calda luce del sole e tagliava l'asfalto della piazza, a pochi metri da lui, con la forma dell'edificio.
I Dischi di Sopravvivenza, i Pol-Infermieri e le loro Pattuglie, l'Assorbimento e la Liberazione, gli Osservatori, il Dottore e, infine, Teramene. Ripensò a tutto il mescolarsi di situazioni che, giorno dopo giorno, continuava a ripetersi, senza conclusione.
La sua lotta contro la dipendenza dai Dischi di Sopravvivenza era fatta di avvenimenti quotidiani. Gli sembrava non si riuscisse ad arrivare ad una risoluzione.
Alcuni tentavano di informare le persone su quello che avrebbero subito negli anni a causa dei dischi ma, purtroppo, riuscivano solo a fare la figura di un piccolo gruppo di contestatori. La verità, invece, era nelle piastre applicate sul corpo di tutti, con i loro dischi incastrati dentro.
Oltre a fornire realmente il loro monitoraggio sulla salute, avevano anche la funzione di modificare il genoma dell'individuo in maniera sottile, per far si che solo alcuni tipi di geni venissero tramandati ai figli. Ci volevano quasi cinque anni dalla prima installazione perchè questa operazione venisse completata. All'età di ventuno anni, a propria insaputa, si era in grado di avere dei figli con i caratteri genetici scelti dalla ristretta schiera dei politicanti che avevano assunto il controllo di questa operazione. Avere figli prima dei ventuno anni non accadeva praticamente mai, anche se nessuno si era più chiesto il perchè.
Purtroppo questo non era che il primo passo. Attraverso le visite di controllo si potevano inserire successivi sistemi per controllare o modificare quelli che erano stati individuati come i geni delle imperfezioni umane. Quei geni che rendevano, insomma, per una serie statistica dei casi, le persone propense all'utilizzo di droga, alcool, alla violenza, all'obesità, all'omosessualità e a tutte quelle scelte e forme di vita che potevano portare fuori controllo la tranquillità dello stato sociale.
Si poteva inserire un programma che avrebbe portato alla morte naturale le persone che portavano tratti genetici non accettabili.
Chi aveva a disposizione gli argomenti e le fonti per smascherare il vero scopo dei Dischi di Sopravvivenza, doveva rimanere nascosto, per una forma di paranoia che riusciva a permettere loro di rimanere in libertà.
Ma Empireo era fuori dai giochi dei grandi. Tutto quello che aveva conosciuto e sperimentato sui Dischi di Sopravvivenza era comunque ad un livello appena superiore di quello di un tecnico di laboratorio. Non aveva le conoscenze per arrivare al cuore del disco, per riuscire a comprenderne il funzionamento nei più piccoli processi.
Il sole lo stava raggiungendo, spostando di lato l'ombra della chiesa.
Avrebbe voluto scegliere di rimettersi a studiare a fondo il funzionamento dei dischi. Forse sarebbe riuscito ad arrivare, assieme al Dottore, a trovare la maniera per bloccare la riscrittura dei dischi durante i controlli periodici.
Per ora riusciva solo a bloccare l'incessante lavoro nascosto dei pochi dischi che riusciva ad assorbire durante le sue camminate in giro per la città.
Questo, da solo, lo affaticava fuori di misura. Non riusciva ad approfondire le sue conoscenze sui meccanismi del disco. Sicuramente altri lo stavano facendo e lui non riusciva quasi mai a rimanere in contatto con queste persone. Il Dottore continuava a studiare e a tenersi in contatto con altre persone, invece.
Alzò lo sguardo verso Teramene che lo stava raggiungendo. Si erano divisi per poter passare il maggior numero di strade. Non era un bene, però, che li vedessero insieme.
Infatti Teramene, facendo il contrario di quello che le aveva consigliato Empireo, si avvicinò e si sedette vicino a lui.
"Non c'è nessuno qui, per strada", disse la ragazza, osservandosi il palmo della mano spaccato dalla ferita. Doveva ancora imparare a sentire quel taglio come parte di se stessa.
"Non ce la faccio più", bisbigliò Empireo, come suo solito. Il silenzio si stava scaldando anche all'ombra della chiesa.
Teramene lo abbracciò, maliziosamente. Infilò la mano sotto la camicia di Empireo e staccò il Disco di Sopravvivenza dalla piastra.
"Per il momento potremo andare avanti assorbendoci a vicenda i dischi...", disse sorridendo, e, mentre infilava il disco di Empireo nella fessura della sua mano, continuò: "ricordati che se dovessero chiederti dove e come è successo, devi lasciar perdere i racconti fantasiosi e devi dire a quelli che conosci, che devono ancora essere assorbiti, di non perdere la speranza".

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