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John Doe n. 5
Inserito Giovedì 04 maggio 2006
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di Luigi Siviero
IO CONOSCO JD
Soggetto: Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni
Sceneggiatura: Lorenzo Bartoli
Disegni: Riccardo Burchielli
Il quinto albo di John Doe, sceneggiato da Bartoli e disegnato da Burchielli (un esordiente di lusso), ha la particolarità di dare finalmente spazio a Guerra, Fame e Pestilenza, i tre Cavalieri dell’Apocalisse colleghi di Morte. Viene accantonata la trama portante che aveva caratterizzato i quattro precedenti numeri, cioè la fuga di John Doe dalla sua datrice di lavoro infuriata, e il protagonista della serie compare solo nelle sequenze ambientate nel passato.
Il presente invece è monopolizzato dai quattro immortali, dapprima seduti al tavolo da gioco, impegnati in una partita a poker che viene vinta con una "prepotente" scala reale dalla donna senza falce, e in seguito accomodati in prima fila in un teatro vuoto sul cui palco ciascuno degli sconfitti salirà per adempiere al particolarissimo debito di gioco, cioè raccontare una storia che, per volontà della vincitrice, ha per protagonista John Doe (ma il filo conduttore dei racconti è anche l’ironia).
Si scoprono così nel corso dell’albo alcuni episodi del passato dell’ex direttore umano della Trapassati inc. Si vede come funzionava in concreto il suo lavoro (l’organizzazione della battaglia della Somme è un esempio più che lampante), viene raccontato il suo primo incontro con Tempo, si capisce che entrambe le eterne nutrono per lui qualcosa di più di una semplice curiosità (Morte rompe il bracciolo della poltrona quando pensa a lui; Fame si comporta come una ragazzina impacciata con ambizioni da femme fatale...).
Proprio quest’ultima è il personaggio più riuscito fra i quattro cavalieri. Spigolosa e fragile nel corpo come nell’anima; arrendevole e imperfetta, a conferma dei suggerimenti del suo volto sgraziato; assolutamente a disagio nei panni della seduttrice e infine (e soprattutto) immensamente e infelicemente sola. E’ incredibile che JD sia riuscito a resistere alle attenzioni di una così amabile donna.
Viene più volte descritta anche una caratteristica piuttosto curiosa di Fame, la sua insaziabilità, la sua continua voglia di cibo. Perfino al tavolo da gioco vuole avere sempre vicino a sé biscotti e popcorn (se ne priva, probabilmente a malincuore, rovesciandoli in testa a Pestilenza; pag. 9); mentre ascolta il monologo di Guerra mangia di gusto, rovesciando cibo dappertutto nella foga di riempirsi la bocca (pag. 29); si porta il lavoro a casa, fino in camera da letto (torsolo di mela e panino, pag. 70).
Fame mangia a più non posso perché è innamorata di JD e ha bisogno di una valvola di sfogo oppure, più probabilmente, perché è stato JD il primo a farle scoprire la gioia del cibo. Nel racconto ambientato nel passato la ragazza sfida John Doe a covincerla a mangiare qualcosa con gusto: all'inizio fa la schizzinosa ma dopo avere schivato le più raffinate portate dell’ormai usuale Ristorante al Termine dell’Universo trova qualcosa di suo gradimento: una pizza!
Questo racconto nel racconto ha il notevole pregio di dare una bella e intrigante caratterizzazione del personaggio.
Ben riuscite anche le altre due storie. Il racconto di Guerra, pur se leggermente sacrificato a causa delle poche pagine, giostra bene il contrasto fra una trama che è volutamente lunga e contorta e un finale che si risolve in poche vignette, creando così un divertente effetto sorpresa. Anche l’ultimo siparietto è piacevole e chiude degnamente un albo che, a parte la necessità di far entrare in 96 pagine troppi spunti, è attraente e si fa apprezzare.
originariamente apparso in Cartoline dall'Inferno
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