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L'Eternauta
Inserito Martedì 02 dicembre 2003
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Le Impressioni di Andrea Giammanco
L'Eternauta Andrea Giammanco
Da piccolo ho riletto varie volte l'intera collezione 1976-1979 della rivista Lanciostory che avevamo in casa. Una delle mie storie a puntate preferite era L'Eternauta, di cui ho comprato il volumetto edito da La Repubblica.
Di solito, com'è naturale, ciò che piaceva da piccoli porta a grandi delusioni rivisto da grandi. In questo caso, rileggendolo con tutto il bagaglio di letture di fantascienza maturato nel frattempo, scopro che questo fumetto era una vera perla.
Ho scoperto che lo sceneggiatore (H.G. Oesterheld, incidentalmente qualche anno dopo desaparecido in quanto oppositore della dittatura militare argentina assieme alle figlie e ai generi) era laureato in geologia e aveva esperienza nel campo della divulgazione scientifica. Questo spiega come mai, dal punto di vista del "realismo", L'Eternauta sia quasi impeccabile.
Non fa il classico errore di spiegare tutto: i protagonisti, come è abbastanza verosimile, non hanno mai idea di cosa realmente stia accadendo. Nella fantascienza di bassa lega, l'autore sente spesso l'esigenza di inserire uno scienziato che da (troppo) pochi elementi ha un'illuminazione che gli permette di capire tutto quello che succede. Nell'Eternauta lo scienziato c'è: Ferri, professore universitario di fisica. Ma Ferri si limita a fare congetture, che spesso modifica quando nuovi elementi lo richiedono (come accade di solito nella
realtà) e in generale brancola nel buio. La nevicata misteriosa che spazza via gran parte della popolazione viene all'inizio messa in relazione con la notizia, di poco prima, di un nuovo test nucleare in Africa.
è la congettura più naturale che si possa fare in quel momento, e viene accantonata solo quando un contatore Geiger permette di scoprire che la neve non
è radioattiva. Il mistero del perché quella neve uccida non verrà mai svelato.
La prefazione al volume di Repubblica fa un parallelo tra la vicenda narrata da Oesterheld e le successive vicende della dittatura, al punto da attribuirgli doti di premonizione per aver ambientato un assedio nello stadio del River Plate, dove anni dopo molti oppositori sarebbero stati fucilati dal regime.
Personalmente, ritengo che la similitudine sia eccessivamente tirata per i capelli. Non solo per il ruolo del River Plate (perché entri nella storia lo dice
già uno dei personaggi, il maggiore dell'esercito che guida i soldati e i civili sopravvissuti nel tentativo di organizzare una resistenza armata, quando spiega il valore difensivo dello stadio contro i raggi mortali usati a livello del suolo dagli alieni; ovviamente dal punto di vista dello sceneggiatore ambientare una vicenda militare in un luogo civile e ludico come uno stadio di calcio ha tutti i suoi
perché), ma anche perché la gerarchia aliena ricorda abbastanza poco quella della dittatura argentina. Al livello
più basso vi sono gli insetti giganti, presenti in grandissimo numero ma molto facili da sterminare, vera e propria carne da macello; come truppe scelte sono usati i primi umani catturati e "robotizzati" dagli alieni; a teleguidare insetti e umani sono i Kol, che sono tenuti schiavi tramite l'impianto della Ghiandola del Terrore, che comincia a secernere veleno mortale non appena un Kol prova paura di morire; a soggiogare i Kol col terrore della punizione sono "loro", mai chiamati col loro nome.
Che "loro" siano una metafora dei potenti che stanno dietro alle più tristi vicende umane
è l'unico punto su cui si può essere d'accordo con la prefazione al volume, dato che il personaggio di Ferri fa esplicitamente questo paragone quando Juan Galvez gli chiede se ritiene possibile che gli stessi "loro" siano comandati da qualcun altro.
Che gli insetti siano invece metafora delle masse agitate da manovratori, i Kol dei militari golpisti, e "loro" le forze occulte come la CIA, mi sembra che sia un'ipotesi che non regge dal punto di vista sociologico. Un uomo di sinistra come Oesterheld non avrebbe mai potuto dipingere le masse di disperati come insetti mostruosi da sterminare senza
pietà, né i militari come Kol, esseri che sognano i tempi in cui il loro pianeta era in pace e si dedicavano solo all'arte e alla bellezza, e che ora sono costretti dal terrore (anzi, peggio: dal terrore di provare terrore) a fare del male.
Tra parentesi, negli insetti che formano la bassa truppa mi sembra evidente l'influenza di Heinlein (scrittore dichiaratamente di destra, la cui scelta di raffigurare il nemico come una massa indifferenziata e priva di
individualità non era casuale ma consapevole e ideologica).
Se si vuole cercare "sinistrosità" nell'opera la si trova facilmente (ma si potrebbe discutere all'infinito se
ciò abbia alcun senso), ad esempio osservando che al dirigismo fascista di "loro" gli umani oppongono aggregazioni spontanee la cui leadership
è meritocratica e acquisita spontaneamente sul campo. L'unico leader "a priori" degli umani, il maggiore dell'esercito che organizza la resistenza (che
è leader quindi solo in virtù del grado), fallisce miseramente dando prova di
mediocrità facendo cadere le truppe in una trappola nonostante più di uno degli altri superstiti cercasse di convincerlo dell'errore. Dopo la batosta, riconosce con grande
dignità di non essere degno di guidare gli umani e rinuncia alla leadership. L'altro leader
è Ferri, in virtù delle sue conoscenze e della sua intelligenza che lo portano ad avere spesso le idee vincenti. Idee vincenti che a turno vengono anche a Juan, Alberto ed altri personaggi: le piccole vittorie, ottenute nonostante la disperante disproporzione di forze, non sono mai merito della
genialità di un grande uomo, ma qualunque personaggio può avere l'intuizione giusta al momento giusto; a vincere in tutti questi casi
è l'umanità intera, che (come viene enfatizzato spesso dai personaggi nei momenti di ottimismo tra uno sconforto e l'altro) si dimostra talmente in gamba da dare filo da torcere persino in situazioni
così drammatiche.
asphalto
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