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Empio Graal
Inserito Mercoledì 13 febbraio 2008
|
|
un racconto di Frank Roger
illustrazione di Antonio Folli
1
Il coccodrillo sgusciò fuori dalle ombre per stringere le fauci attorno alla
testa della ragazza appena entrata. Lei non ci fece caso, passò attraverso la
creatura imperturbata. “Vieni a visitare il WaterWhirl,” disse una voce
squillante. “Cavalca i delfini, nuota con gli squali e dai da mangiare ai
coccodrilli. Gustati un’intera giornata di emozioni nell’acqua e di galoppate
mozzafiato per solo settantacinque bigliettoni.” Mentre il coccodrillo
olografico si smaterializzava per ritirarsi nella sua tana virtuale, la ragazza
aveva già preso posto ad un tavolinetto vuoto. “Che donna” mormorò con un
moto d’approvazione il padrone di Roy mentre se ne stavano in cucina ad
aspettare di servire le ordinazioni. “Sono pienamente d’accordo,” rispose
Roy. “Posso servire io questa cliente, Kelvin?” Il padrone annuì. Roy fece
caso a come premeva i tasti della tastiera per fare l’ordine, a come mantenne
spalancati gli occhi affinché lo scanner potesse controllarle la retina per
accedere al conto bancario e a come si rilassò poi sullo schienale. Entrò
qualche altro cliente e riapparve il coccodrillo per ripetere il suo messaggio.
La ragazza prese il suo webphone per ammazzare l’attesa di quei pochi minuti
necessari alla cucina automatizzata per preparare l’ordinazione. Ignorò gli
altri olo pubblicitari al centro del ristorante, un idrovolante che atterrava,
il ruggito dei motori che finivano in un lancio pubblicitario per l’alta qualità
e le basse tariffe della Apple Airlines. Non appena la cucina produsse la sua
ordinazione, Roy prese il piatto fumante e si diresse velocemente al tavolo
della ragazza sorridendo radiosamente eccitato di enegia e di sentimenti
positivi, l’unica ragione per cui qui venivano ancora assunti esseri umani a
svolgere un lavoro che poteva benissimo essere fatto dalle macchine. Camerieri
in carne ed ossa non facevano che aggiungere calore e tocco umano, il che faceva
la differenza, come andava ripetendo Kelvin. E se si faceva ricorso ad upper ed
emobooster, potevano andare avanti per tutto un turno senza mai perdere un
sorriso. Non appena posò il piatto al tavolo della ragazza, il sistema audio
dello scanner fece: “Grazie per aver scelto il Lunch Mob, gradisca il suo
cibo.” Per un istante i loro occhi si fissarono e a Roy parve quasi che ci
fosse stato un lampo. Senza dubbio era una donna speciale. La sua reazione verso
di lei era forse amplificata dagli emobooster, o non era forse un caso di amore
a prima vista? Mentre lei attaccava col pasto, lui non perse nessun dettaglio
del suo aspetto, i suoi capelli, che cambiavano stile e ruotavano di colore
secondo cicli rapidi, la sua nano body-art, tatuaggi che sembravano vivi e
luccicavano con effetti iridescenti man mano che strisciavano attraverso la sua
pelle, gli ornamenti fosforescenti dei capezzoli che le brillavano attraverso i
tagli del vestito. Mentre le staccava con grossa difficoltà gli occhi di dosso e
si voltava per tornare in cucina entrò nel Lunch Mob un altro gruppo di
clienti. Poi tutto accadde molto velocemente. Proprio nell’attimo in cui gli
ologrammi del coccodrillo e dell’aliscafo tornavano in vita, i clienti che erano
arrivati subito dopo della donna urlarono qualcosa, saltarono e si
buttarono verso di lui mentre i nuovi arrivati si lanciavano a loro volta.
Qualcuno gli andò a finire addosso e lo scagliò a terra, incapace di vedere cosa
stava accadendo mentre l’olo-pubblicità lo avvolgeva completamente. Sentì
qualcuno che inciampava sul suo corpo, delle mani che brancolavano addosso a lui
come di qualcuno che cercava di recuperare l’equilibrio o di aggrapparsi a
qualcosa, e allora si rotolò di lato. Quando riuscì a rialzarsi di fretta
l’ologramma scomparve e poté guardarsi attorno. Tutti i clienti se n’erano
andati, inclusa la bella ragazza. “Ma che diavolo è stato?” urlò. “Non so
proprio,” rispose Kelvin dal retro. “E’ successo tutto troppo velocemente perché
gli occhi riuscissero a seguirlo. E quell’olo ha nascosto quasi
tutto.” “Dovremmo riguardare il nastro della telecamera di sorveglianza e
chiamare la polizia,” disse Roy. “E riportare indietro quella
ragazza.” “Immagino che l’olo abbia creato problemi anche alla registrazione
video,” rispose Kelvin. “La ragazza scordatela. Sarà pure che non ha mangiato un
gran chè, ma almeno lo ha pagato. Gli altri tipi non hanno speso niente. Di
certo non è stata una zuffa normale. Ehi, Roy, prendi un altro emobooster, ti
aiuterà a tenerti assieme. In un attimo potrebbero arrivare altri clienti da
servire. Non preoccuparti ci penso io a fare rapporto. Va tutto bene?” “Non
mi sono fatto niente, ma ho perso qualcosa,” si lamentò Roy. “Che
cosa?” “La ragazza.” “Prendi un bel po’ di emobooster e un upper. C’è del
lavoro da fare.” “Scherzavo,” mentì Roy e si diresse verso la cucina per
buttare giù qualche pillola. Indubbiamente, aiutavano e quasi subito la sua
energia e il suo buon umore tornarono ai livelli normali. Non successe altro di
insolito per il resto del suo turno e fu contento di poter tornare a casa.
Comunque non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di quella ragazza.
2
La mattina successiva Roy si alzò e gettò un’occhiata dall’unica finestra del
suo appartamento. Il cielo era di un blu sinistro, lo stesso colore dello
schermo del monitor quando il computer si blocca. Era dubbioso sul fatto che
quella sarebbe stata una giornata anonima. Il suo turno iniziava tardi, oggi,
così durante la mattina poteva prendersela comoda. Andò in cucina, digitò sulla
tastiera il codice per la sua colazione all’italiana favorita ed attese. Come
iniziò a squillare il cellulare lo prese e premette il tasto per l’analisi
anti-virus. Non rispondeva più a nessuna chiamata che non fosse controllata.
Solo pochi giorni prima c’era stata quella storia su un intero sistema di
cellulari bloccato da virus vaganti. Di certo c’era qualcuno che sosteneva che
la storia era stata diffusa dalle compagnie che producevano software per scanner
telefonici anti-virus per poter lanciare le proprie vendite, ma preferiva non
correre rischi. Forse era solo un’altra pubblicità, una di quelle di nuova
generazione che potevano bypassare i filtri. Ne aveva ricevuta qualcuna, lo
invitavano a partecipare ai servizi religiosi per “migliorare enormemente la
qualità della sua vita”. Digitò un’istruzione sulla tastiera della cucina per
mettere in pausa l’ordine durante la telefonata. Cavolo!, pensò nel notare che
non c’era il visual. Non sono buone nuove. “Chi è?” chiese. “Fatti vedere o
riattacco.” “Aspetta,” fece una voce di donna. “Non riattaccare. Ho bisogno
di parlarti. E’ importante. Veramente non ci conosciamo, ma mi hai vista ieri al
ristorante dell’aeroporto dove lavori.” Potrebbe non essere vero, pensò. E’
possibile che sia la bellissima ragazza? Come aveva fatto a sapere chi fosse...
e quale numero di telefono avesse? Era forse un sogno? Non è che se ne stava
ancora a letto durante una fantasia erotica? “Non ti credo,” rispose. “Fatti
vedere o riattacco.” Il piccolo schermo si animò per un attimo con uno
sfarfallio, sufficiente comunque per vedere che era proprio la bella ragazza.
Appariva ancora più bella del giorno precedente. Se mai era un sogno, lui sperò
che ancora per un po’ non si sarebbe svegliato. “Sì, bene,” disse. “E’ vero,
ti ho vista al Lunch Mob. Come mi hai trovato? E perché hai spento il visuale
così di fretta?” “Non c’è tempo per spiegarti,” fece lei. “Potrebbero
controllare questa linea e più piccolo è il segnale e meglio è. Dobbiamo darci
un appuntamento. E’ importante... ed urgente.” “’Loro’ chi?” chiese. “...e
che vuol dire tutto questo?” “Non posso spiegartelo per telefono. Diciamo che
ci vediamo all’Orville Wright Mall dell’aeroporto fra quindici minuti. E...
senti: qualcun altro potrebbe cercare di mettersi in contatto con te. Stai alla
larga da loro, o se si presentano da te o sul lavoro, non rispondere alle loro
domande. Fa finta che ti sei preso troppi upper e emobooster che non riesci più
a ragionare correttamente e sparagli i tuoi sorrisi più calorosi. Un’ultima
cosa, non porti jeans ricicl, no?” “Di solito tendo a limitarmi alle T-shirt
ricicl. Perché?” “Mettiti quello che portavi ieri. Ci vediamo tra un attimo.”
Comunicazione finita. Esitò per un momento. La cosa non era per niente bella, ma
non riusciva a resistere all’idea di poter incontrare di nuovo la bella
pollastrella. Così cancellò l’ordine della colazione e si preparò ad uscire.
Accese il suo sistema olografico di antifurto che nascondeva tutto ciò che aveva
un qualche valore sotto una montagna olografica di robaccia inutile. Non sai mai
se qualche tipo riesce ad inserire una di quelle webcam mobili dentro casa,
sperando di localizzare qualche cosa di interessante. E’ sempre meglio far
apparire il proprio posto scadente ad una prima osservazione. Lasciò
l’appartamento e passò davanti ad una bancarella di magliette mentre si dirigeva
verso il terminal della CityNaut. Una maglia che presentava una pubblicità 3-D
lampeggiante per un film in uscita che sarebbe stato di certo un successo attirò
la sua attenzione, ma il prezzo era proibitivo. Al suo posto comprò una
maglietta ricicl ad un prezzo basso con una normale pubblicità che sarebbe
durata solo un giorno, ma che ci vuoi fare, era quello che la maggior parte
della gente portava di solito. Gli fu scannerizzata la retina per il pagamento,
buttò la vecchia maglietta in un cassonetto di riciclaggio e poi si ricordò che
doveva portare gli stessi pantaloni del giorno precedente. Non se li era messi,
ma decise di non tornare indietro per cambiarsi. Che importanza poteva avere se
portava vestiti riciclati o no? Sarebbe stato proprio fortunato se un giorno
fosse finito con quella gallinella senza pantaloni! Salì a bordo della
navetta della CityNaut impostò la destinazione per lo scanner e presentò
l’occhio. “Grazie per viaggiare sulla CityNaut,” disse la voce del sistema
mentre scannerizzava la sua retina per sistemare il pagamento. Dopo il breve
tratto per l’aeroporto si diresse direttamente all’Orville Wright Airport Mall.
Aveva sperato di imbattersi subito con la ragazza ma non la vedeva. All’ingresso
del centro commerciale, già pieno di gente, si mise a gironzolare attorno ad
un’edicola guardando le successioni olografiche di notizie flash, intervallate
con olo pubblicità. Non era sempre facile distinguere le une dalle altre, ma
pensò che gli accenni all’incidente all’aeroporto di Toronto, il terremoto in
Pakistan e le statistiche che mostravano un deciso aumento nei frequentatori
delle chiese, fossero delle notizie. Entrò, comprò una scorta di upper,
emobooster e abbassatori al negozio salutista e si spostò di lato per evitare di
finire proprio dentro ad una pubblicità olo degli hotel della Hyatt’s Worldwide
Airport. Si sentiva così terribilmente eccitato per l’appuntamento che rovistò
la tasca in cerca di un abbassatore quando di colpo udì una voce che diceva
dietro a lui: “Sono qua. Seguimi al negozio di giochi e video qua fuori alla
nostra sinistra. E fa l’indifferente. Possiamo parlare mentre guardiamo le
offerte.” Era proprio lei. Era bella da togliere il respiro, indossava una
maglietta molto cara che nascondeva i tatuaggi alla moda ma offriva una visione
perfetta degli ornamenti ai capezzoli. La seguì senza riuscire a dire una
parola. Si rese conto del motivo per cui aveva scelto questo negozio per
parlare: il posto era un inferno di pubblicità olo di film o giochi appena
usciti e la possibilità che si venissi visti o uditi era pressoché nulla.
Comunque avrebbero avuto dei problemi a sentirsi tra di loro. “La faccio
breve...” disse lei. “Ti sei ritrovato in questa faccenda per caso, non c’è
bisogno che conosca tutti i dettagli. È stato infilato qualcosa nella tua tasca
che doveva finire nelle mie mani, secondo me è meglio che me lo dai e ti scordi
di tutta la faccenda.” Si ricordò della rissa in cui era stato trascinato.
Dunque si era trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato, mentre qualcuno
voleva allungare qualcosa a qualcun altro, con una terza fazione che rovinava la
festa e la sua tasca come unico posso raggiungibile per nascondere il materiale.
Il discorso sembrava filare. “C’era un problema con quei pantaloni,” mentì.
“Adesso non li porto. Dimmi solo che ti serve.” Gi sparò un’occhiata gelida
che gli congelò la spina dorsale. “Temo di non poterti dire molto, ci sei dentro
anche troppo.” “In questo caso non abbiamo altro da dirci,” le rispose e si
girò attorno. Anche la sua mano sulla sua spalla gli fece gelare la spina
dorsale, ma questo gelo era di natura ben diversa. “Fermati.” “Dimmi
tutto.” “Te ne pentirai. Se mai ci arriverai a vivere fino a quel
punto.” “Non fai altro che rendermi più curioso.” “Ascolta, la roba che ti
è stata infilata in tasca ieri è illegale e non ha prezzo. Non deve cadere nelle
mani sbagliate. Ci sono al momento almeno due o tre persone che sanno che è in
tuo possesso e altri con buoni servizi di spionaggio prima o poi verranno a
saperlo. E verranno a prenderla... e immagina che potranno farti se dovessero
pensare che sai troppe cose. Ragazzo, mi serve che mi ridai quella roba. E non
ti fa comodo averla in giro a casa tua. Dammela. Tornatene a casa, mettiti quei
pantaloni, incontriamoci da qualche parte e io la recupero. Credimi, è per il
bene di tutti, soprattutto tuo.” Ci pensò un attimo poi disse: “Va bene.
Torno a casa. Tu non ci verresti?” Scosse la testa. “Non dovrei proprio farmi
vedere dove vivi. È meglio se recupero la roba in un posto neutro, in un
ambiente non rischioso.” “Vuoi dire che da me non è sicuro?” “Non con
quello che è nascosto proprio adesso nei tuoi pantaloni. Torna indietro. Adesso.
Non perdere altro tempo. Non c’è una pizzeria vicino a casa tua? Andremo
là.” “Va be’. Mi paghi la colazione? Ho dovuto saltarla per tutto
questo.” “Se non ti sbrighi dovrai saltare molto di più. Vai via
adesso.” Annuì, si voltò e lasciò il negozio. Gettò un’occhiata dietro alle
spalle sperando di dare un’ultima occhiata alla ragazza, ma lei era già svanita.
Di certo tutto questo non stava prendendo la forma della grande avventura sexy
che aveva immaginato. E poi non era proprio un sogno questo qua. Prese la
corsa breve della CityNaut e tornò di filato al suo appartamento. Con
costernazione notò che una webcam mobile era attiva nella sua camera, senza
dubbio stava trasmettendo immagini a qualcuno che cercava la stessa cosa della
ragazza. Non c’era da meravigliarsi che avesse preferito non essere vista qui.
Doveva essere un affare proprio serio. Schiacciò la webcam sotto un tacco,
afferrò i pantaloni che indossava il giorno prima e cercò nelle tasche. Con le
dita sentì un piccolo oggetto che si rivelò una specie di fialetta. Era
appiccicata al tessuto dei pantaloni ed era così piccola e leggera che lui fino
ad allora non aveva neppure notato che esistesse. Se la mise in tasca e ributtò
i pantaloni sul letto. Pensò che qualche visitatore indesiderato era per strada
e se non avessero trovato i pantaloni avrebbero deciso di dargli la caccia. Se
invece avessero trovato i pantaloni ma senza il suo tesoro avrebbero potuto
pensare che fosse andato perso, che fosse caduto e poiché il possessore aveva
lasciato i pantaloni incustoditi sul letto era chiaro che non aveva idea di cosa
implicassero e lo avrebbero lasciato in pace. O almeno così sperava. Lasciò
in fretta e furia il suo appartamento e corse alla Pizza Palazzo. Poiché la
ragazza non era ancora arrivata si scelse un posto, digitò l’ordine sula
tastiera e offrì l’occhio per lo scanner del pagamento. Mentre aspettava la
pizza vide apparire la ragazza al di là della strada. Mentre si stava
avvicinando alla pizzeria, alcuni uomini le si fecero accanto e la fermarono e
ne seguì quella che sembrava una discussione. Il gran traffico della strada non
gli permise di vedere esattamente cosa succedeva, ma era chiaro che le cose non
andavano come avevano pianificato. La ragazza non si fece vedere in pizzeria e
quando lui riuscì ad avere per un momento una visione della strada senza
ostacoli, di lei non c’era più traccia. Era stata forse intercettata dai suoi
nemici? Aveva forse preferito non portare quella gente dal tizio che possedeva
nella sua tasca il tesoro inestimabile? Lo avrebbe contattato in seguito per
dargli un altro appuntamento? Avrebbe mai rivisto la ragazza? O forse il suo bel
viso lo avrebbe ossessionato per sempre? Una voce programmata dall’accento
italiano disse: “Grazie per aver scelto il Pizza Palazzo,” e come si voltò vide
Luigi, tutto sorrisi, con la sua pizza messicana. “E’ bello vederti,” fece. “Va
tutto bene?” “Bene, grazie. A proposito, posso chiederti una cosa? Conosci
questo?” Tirò fuori la fialetta e la passò a Luigi. Sapeva delle conoscenze
approfondite di questo ragazzo per ogni tipo di pillola o stimolante. Se non lo
sapeva Luigi cos’era, non lo avrebbe saputo nessun altro. “C’è una storia
dietro,” aggiunse. “L’ho avuta per caso e c’è un bel po’ di gente che mi cerca
per riaverla.” “Non ne sono sicuro,” rispose Luigi studiando attentamente la
fiala senza perdere il sorriso. “Credo che la roba qua dentro non sia proprio
legale e, perciò, costosa e che valga proprio tutto il tuo tempo e
interesse.” “Che mi consigli?” “Il modo migliore per uscire da questa
situazione è di buttare giù quello che c’è qui dentro. A quel punto nessuno te
lo può più togliere, non puoi venir arrestato per il suo possesso, sei fuori dal
gioco in cui ti sei ritrovato e ti fai un viaggio gratis con qualsiasi cosa
nuova possa essere. Buona fortuna, Roy. Fammi sapere poi come s’è rivelato il
viaggio.” “E se questa roba fosse pericolosa o letale?” “Non credo che
usino questi container miniaturizzati per il veleno per topi, non so se mi sono
spiegato. Li ho già visti prima e se qualche tizio sta disperatamente cercando
di recuperarlo deve essere qualche progetto di nuova droga alla moda, solo un
po’ più illegale. Io sfrutterei l’occasione, se fossi in te. Fatti un bel
viaggio, ragazzo. Apri quell’affare, schiaccialo finché non ti segnala che non
c’è rimasto niente e liberati della fiala. Buona fortuna.” Luigi se ne andò
per servire qualche altro cliente e Roy azzannò la pizza. Poi andò in bagno e
chiuse gli occhi mentre urinava. Odiava proprio quello gnomo olografico che
appariva ai suoi piedi dicendo: “Smettila di sentirti un cesso! Prova la nostra
nuova linea di MoodUpswing e sentiti in estasi ogni momento della giornata!” la
creatura olo sparì non appena la sua urina smise di uscire e Roy si sentì
sollevato sotto più di un aspetto. Per quanto odiasse questa particolare
pubblicità olo, provò la tentazione di fare una prova di questi nuovi e potenti
emobooster che giravano attualmente. Ma per adesso aveva altri progetti. Gli
ci volle un po’ per aprire la fiala. Dopo qualche frustrante tentativo a vuoto
alla fine riuscì ad aprirla, se la portò alla bocca e la premette fino a che non
sentì un bip. Non aveva sentito niente andargli giù per la gola, ma forse si
trattava di roba miniaturizzata. Fino a che gli effetti fossero stati minimi non
c’era da preoccuparsi. Gettò la fiala nella tazza e si avviò all’uscita passando
attraverso ad una pubblicità della Fun Coke che lo spruzzò tutto quanto di
schiuma olografica. Tornò nel suo appartamento aspettandosi di trovare tracce
di visitatori. Si convinse che non si erano preoccupati di smettere, dopotutto,
quando trovò che in camera i pantaloni non erano esattamente dove li aveva
lasciati. Ora poteva solo sperare che quella gente pensasse che non aveva ciò
che volevano e che si scordassero di lui. Passò il tempo. La ragazza non lo
chiamò. E la roba che aveva mandato giù non fece effetto alcuno. Forse vi era
stato messo un effetto ritardante? O forse Luigi s’era sbagliato? Ma poi,
comunque, non c’erano neppure effetti collaterali pericolosi. Doveva solo
aspettare e vedere. Quando arrivò l’ora del suo turno al Lunch Mob, prese la
corsa della CityNaut per l’aeroporto e andò a lavorare. Forse la ragazza si
sarebbe fatta viva là, preferendo non usare più il suo telefono? O lo
aspettavano là gli altri tizi, sperando di prendere così sia lui che lei? Entrò,
ignorò il coccodrillo della WaterWhirl che gli saltava addosso e salutò il
padrone. “Ciao, Roy,” gli disse Kelvin. “Stamattina sono stati qua alcuni
tipi. Volevano parlarti. E ci sono stati anche un paio di poliziotti. Ieri
qualcuno ha pagato scannerizzando una retina clonata. E’ illegale, e questo vuol
dire anche che non c’è stato riconosciuto il pagamento. Ti ricordi la situazione
che si è avuta qui ieri? Non dirmi che ci sei dentro.” “No che non ci sono,
Kelvin,” mentì. “Se tornano questi tizi digli che lavoro qui e basta. Non voglio
averci a che fare niente con tutte queste stupidaggini.” “Io voglio sperare
che non ci sei dentro, altrimenti non potresti più lavorare qui
dentro.” “Credimi, Kelvin, sono pulito.” Con suo grande sollievo il resto
della giornata risultò privo di eventi. Comunque una cosa accadde: per ragioni
che gli sfuggivano si scordò di prendere sia gli emobooster che gli upper, e non
provò neppure il bisogno né degli uni né degli altri. E verso la fine del suo
turno arrivò un messaggio di testo sul suo telefono. Lo invitava a presentarsi
alle venti allo Switchbleed, un bar al livello più alto del palazzo
dell’aeroporto. Aggiungeva che doveva portare una valigia, con dentro certi tipi
di vestiti, comportarsi come un passeggero che si fa un drink prima de check-in
e scambiare le valigie con la persona che aveva spedito il messaggio. Il testo
non era firmato, ma aveva un tatuaggio, lo stesso che aveva visto arrampicarsi
attorno alla pelle di quella splendida ragazza, il che la identificava senza
ombra di dubbio. Non è che gradisse molto il pensiero di venir ancora di più
tirato dentro a questo sporco affare, ma l’idea di incontrare di nuovo la
ragazza era irresistibile. Chi poteva sapere a cosa poteva portare tutto ciò? Ma
sarebbe mai riuscito a scoprire il nome di lei, per chi lavorava e cosa
significasse tutta questa faccenda frenetica? E, cosa più importante, avrebbe
potuto avere da lei ciò che desiderava di più?
3
Roy era arrivato un po’ troppo presto allo Switchbleed, aveva ordinato da
bere e ora si godeva la vista che il bar offriva degli aerei che decollavano e
che atterravano, aspettando che arrivasse la ragazza. Mentre un aereo
gigantesco prendeva il volo vide la ragazza che entrava nello Switchbleed e si
dirigeva verso il suo tavolo. Le lanciò un sorriso, un sorriso naturale, non di
quelli che vengono dagli emobooster e dietro a lei poté vedere l’aereo prendere
fuoco. Si era sollevato solo per qualche secondo e qualcosa sembrava che fosse
andato storto. Le fiamme scaturirono dai motori, un fumo nero fuoriuscì dalla
sezione di poppa della fusoliera e l’aereo si piegò secondo un angolo
impossibile. Un lampo di luce accecante era visibile da dietro ogni oblò e poi
le fiamme si sprigionarono per tutto l’aereo fino a che non esplose in
un’abbagliante palla di fuoco arancione. Roy sorseggiò il suo drink osservando i
detriti fumanti che scendevano a terra convergendo tutti verso lo stesso punto e
formando, alla fine, una stringa di parole di fuoco che pubblicizzavano “Inferno
nei Cieli”, un film catastrofico di prossima uscita. La ragazza posò la
valigia, si sedette sul posto di fronte a lui e disse: “Salve. Una bella vista,
vero?” “Il giorno che qui esplode veramente un aereo,” ridacchiò, “non ci
farà caso nessuno e tutti penseranno che sia una pubblicità un po’ più
avanzata.” “Be’, si adatterà all’atmosfera generale,” replicò lei. “Fammi
offrire da bere,” propose lui. Lei digitò qualcosa alla tastiera e lui girò gli
occhi verso lo scanner. Almeno la mia è una retina vera, aggiunse dentro di se.
Notò anche che aveva ancora la pettinatura abbagliante composta da cicli di
colore e cambiamenti di stile, così come i tatuaggi artistici. Purtroppo gli
ornamenti dei capezzoli erano coperti questa volta. Lei gettò un’occhiata
sotto al tavolino e disse: “Non hai portato una valigia. Ti avevo detto che
dovevi sembrare un passeggero e che dovevamo scambiarci le valige quando
partivamo. Vuoi che questo semplice trasferimento vada male ancora una volta?
Perché rendi la cosa così difficile? Perché?” “Non c’è bisogno di niente,”
rispose. “Al contrario, posso farti qualche domanda? Come ti chiami? Per chi
lavori, che vuol dire tutto questo? E perché mi ci avete tirato
dentro?” “Credimi, meno ne sai meglio è. Non vorrai essere impelagato in
questi giochini.” “Ora, se ti dicessi che ho mandato giù quello che c’era
nella fialetta che qualcuno mi ha infilato nei pantaloni?” Gli sparò
un’occhiata perforante e rimase qualche secondo silenziosa. Non notò neppure il
cameriere che le portava da bere. Poi scosse la testa e disse: “Che idiota.
Non hai idea in che cosa ti sei cacciato.” “Allora dimmelo. Stiamo parlando
di una qualche nuova droga alla moda? Devo dire che non ha nessun effetto su di
me. E cos’è che la rende tanto importante da spingere alcune persone a
comportarsi così per metterci le mani sopra? Dei tizi sono entrati perfino nel
mio appartamento. A proposito, perché non lo hai fatto pure tu, invece di starmi
a chiamare? Avresti potuto semplicemente prenderti quella roba invece di
organizzare appuntamenti che fondamentalmente non portavano da nessuna
parte.” “Era considerato troppo pericoloso. Avrei potuto essere intercettata
a casa tua, o arrestata, o peggio ancora. Vedi, qui non si parla di droghe.
Quelli che hai inghiottito erano antidoti.” “Antidoti? Antidoti contro
cosa?” “E’ una storia lunga e non possiamo stare più qui. Il momento stesso
in cui scoprono che siamo qua, diventeremo storia passata.” “Chi sono ‘loro’?
E chi sei tu, per ciò che vale?” Ridacchiò, disse che lui non aveva bisogno
di conoscere il suo nome, prese il bicchiere e bevve. Mentre era sceso un breve
silenzio una voluta di fumo sembrò uscire dal centro del tavolinetto e si
materializzò velocemente in una donna vestita succintamente con curve ben
modellate e provocanti, come l’immagine video accelerata di un seme che cresce
fino a diventare un fiore. “Ti interesserebbero i nostri servizi?” il sistema
audio della pubblicità olo chiese con una voce femminile ovattata. “Stiamo
parlando,” rispose bruscamente e la prostituta olografica s’imbronciò a questo
rude rifiuto dei servizi della sua controparte in carne ed ossa e si disperse
come un anello di fumo in una folata di vento. “Ti sei appena unito a quella
che sembra una battaglia persa,” disse la ragazza. “E noi siamo quelli che si
ritrovano dalla parte perdente. Seguimi. Attraversiamo l’aeroporto. Cerca di
apparire naturale. Non dobbiamo farci notare, facciamo finta d’essere passeggeri
che fanno qualche spesa prima del check-in.” Finì di bere, afferrò la valigia e
s’alzò in piedi. Lui la seguì, sperando che finalmente avrebbe scoperto chi
fosse e in che tipo di storia si fosse cacciato con lei. Ben presto si
ritrovarono ad essere parte della folla che brulicava per i negozi e che
comprava in modo compulsivo. Non appena superarono il panorama olografico di un
luogo esotico inondato dal sole, popolato da uomini e donne sorridenti e con una
voce che diceva: “Felicità e natura incontaminata ti aspettano nelle nostre
innumerevoli destinazioni, prenota adesso il tuo volo alla Time Warner
Airlines!”, la ragazza si voltò e chiese: “Perché non compri niente? Pillole,
emobooster, tutta l’altra roba che compri sempre? Come tutti gli altri qua
attorno? Eh, perché?” “Sembra che adesso non senta il bisogno di comprare
quella roba,” rispose. “E lo sai il perché? Forse perché hai preso quegli
antidoti?” “Va be’. Racconta tutta la storia.” “Be’, perché no, dato che
ormai stai con noi, che lo desidero o no. Lo sai che gran parte di ciò che
mangiamo e beviamo e le tonnellate di pillole che mandiamo giù con tanta
allegria... ogni cosa ha dentro della roba che la rende assuefacente e che
aumenta la nostra recettività alla pubblicità? Lo sai che la maggior parte del
cibo e delle bevande oggigiorno sono “sponsorizzati” dalla grossa industria che
controlla il mercato ed è intenta a tenere i consumatori in un cappio
economico?” “Sì, ma non c’è niente di illegale in tutto questo. Aggiungono
quegli elementi al cibo e alle bevande che ci permettono di andare avanti, che
permettono all’economia e al mondo di essere quello che conosciamo. E’ il modo
in cui sono evolute le cose. Abbiamo materiale di qualità e ce n’è a
sufficienza... perché mai dovremmo stare a preoccuparci di queste teorie sulle
cospirazioni?” “Non è illegale perché queste grandi società sono quelle che
detengono il potere. Controllano anche le autorità. In verità, controllano tutto
e continuano ancora ad estendere il proprio controllo. Stiamo combattendo una
guerra santa contro questo consumismo impazzito che soffoca la nostra
libertà.” “Oh, per favore, risparmiami tutta questa mondezza rivoluzionaria.
Così combatti il sistema. E i tuoi cosiddetti antidoti sono illegali?” “E’
naturale che lo siano. Sono roba maledetta cucinata da qualche movimento ribelle
nato per destabilizzare la società e scuotere le sue fondamenta consumistiche,
secondo l’aspetto ufficiale. E gli stanno addosso, sia le autorità che i
lobbisti delle società, in modo totale. Soprattutto perché si stanno spostando
nella grande fase successiva. Non vogliono che gli roviniamo il
divertimento.” “Cos’è la grande fase successiva?” “Le grandi
organizzazioni religiose hanno capito i benefici della sponsorizzazione di cibo
e bevande decidendo di comprarsi l’accesso al sistema e aggiungere roba che
faccia aumentare anche la recettività per i messaggi religiosi. Stanno vincendo
su tutto il fronte. Ci sono rimaste le pagliuzze, forse stiamo combattendo
l’ultima battaglia di una guerra persa. Hai visto forse qualche chiesa vuota
recentemente? Ricorda queste parole, i consumatori stanno diventando più devoti
ad ogni boccone di mondezza o ad ogni sorsata di merda liquida.” “Penso di
riuscire a vedere il quadro. Fammi immaginare. Tu ti trovavi al Lunch Mob per
incontrare qualcuno che ti avrebbe passato un po’ di questi antidoti, ma i
vostri avversari hanno fiutato l‘affare e sono intervenuti. Il vostro contatto
ha visto un’unica possibilità, infilare la roba nella tasca di una persona
ignara presente al fatto, sperando di poterli recuperare presto lasciando le due
parti a mani vuote a chiedersi dove fossero i beni.” “Giusto. E i beni ora
sono dentro di te, rendendoti un formidabile alleato per l’Empio Graal e un
bersaglio sicuro per la parte avversa, non appena scoprono cosa si sta cucinando
nella tua circolazione sanguigna.” “Empio Graal. Il nome ha un suono
simpatico.” “Non menzionare mai il nome a qualcuno. Potrebbe esserci qualche
orecchio sbagliato in ascolto.” “E allora che facciamo adesso?” “Io devo
parlare della cosa coi miei amici. Mi rimetto in contatto con te. Nel frattempo
non tradirti. Comportati in modo naturale, compra un po’ di roba anche se non ne
senti il bisogno, di’ al tuo capo che prendi gli emobooster anche se non hai più
voglia neppure di toccarla quella roba. Assicurati che nessuno scopra la tua
condizione alterata. E goditela al massimo.” “Esattamente, cosa sta facendo
questa roba dentro di me?” “Gli antidoti neutralizzano tutti gli effetti
causati da qualsiasi elemento attivo che entri nel tuo sistema e che la loro
programmazione identifica come un intruso. Non ci saranno più acquisti
impulsivi. Niente energia frenetica, sorrisi artificiali o umori innaturali.
Nessun bisogno urgente di andare in chiesa. Ti sentirai liberato. Come tutti
dovrebbero essere capaci di sentirsi. Gli antidoti sono nano-agenti, si auto
riparano e si auto riproducono nel tuo sangue. Non potrai rimuoverli e non hanno
effetti collaterali conosciuti. Starai bene fin tanto che riuscirai a restare
vivo. E’ tutto quello che devi sapere.” “Un’altra domanda,” disse mentre si
allontanavano da una pubblicità olo del nuovo scanner della Nokia per i virus
dei telefonini. Si guardò tutto attorno ma la ragazza era andata. Era scomparsa
nella calca di compratori che riempivano il locale. Era solo. Be’, non proprio.
Si era unito all’Empio Graal e si era guadagnato un bel numero di nemici senza
scrupoli, pronti a dissanguarlo. Quasi letteralmente. “Non permettere che ti
prendano,” disse la voce di sistema dell’olo pub accompagnando un gigantesco
telefonino che veniva attaccato da una creatura mostruosa che apriva la bocca e
affondava i denti nell’apparecchio. “Proteggi il tuo diritto di chiamare e di
essere chiamato, compra Gobble-X il più presto possibile.” Mentre parlava la
voce, la creatura iniziò ad ingozzarsi col telefono, ma ad un certo punto
l’immagine olo si arrestò, luccicò e sfarfallò fino a che non svanì. Forse
questa pubblicità olo non funzionava o era stata attaccata e danneggiata da un
virus? In questo secondo caso sarebbe stata una strana coincidenza. A meno che
non fosse un effetto voluto, uno scherzo del pubblicista. Ma aveva importanza la
cosa? Non aveva forse problemi più importanti per la mente invece della stupida
pubblicità? All’inferno con questo stupido assillo! E’ strano, pensò, che
stia iniziando a sentire le infinite pubblicità che spuntano attorno a me come
cose noiose e irritanti. La ragazza aveva ragione. Gli antidoti nel suo sangue
stavano facendo un bel lavoro. Ma comunque si chiese cosa sarebbe successo ora.
Come si sarebbe sistemato all’interno dei piani dell’Empio Graal? Come sarebbe
finita questa Guerra Santa? E avrebbe mai avuto una voce in tutto
questo? Scosse la testa, si voltò, passò deciso attraverso la pubblicità
della Gobble-X che si era aperta di nuovo e si diresse verso l’uscita. Per ora
sarebbe andato a casa e tutto ciò che poteva fare non era altro che aspettare
fino a che quella bellissima ragazza non si sarebbe rimessa in contatto con lui.
Se solo non ci fosse tanto da aspettare. Se solo riuscisse a realizzare i suoi
desideri privati con lei. La Guerra Santa non era poi tanto in cima nella sua
lista.
4
C’era un effetto che gli antidoti non riuscivano ad eliminare, come scoprì
nei giorni successivi. Iniziò ad avere davanti agli occhi il bel viso della
ragazza, in ogni momento del giorno, in qualsiasi luogo si trovasse. Lei lo
perseguitava, gli faceva desiderare spasmodicamente di riunirsi a lei, gli
faceva sognare ad occhi aperti la smania di realizzare un giorno con lei i suoi
desideri... sentimenti fondamentalmente positivi, stimolanti, di cui non si
lamentava proprio. Ciò di cui si lamentava era il fatto che lei non si
metteva in contatto con lui. Il primo giorno pensò semplicemente che stesse
discutendo il problema coi suoi amici rivoluzionari, ma i giorni passavano e non
c’era nessuna chiamata da parte sua , né tantomeno qualche altro segnale. Ogni
volta che suonava il telefono pensava fosse lei, ogni volta era deluso nello
scoprire che era un’altra pubblicità di servizi religiosi o di ornamenti per il
corpo di nano-art. Mantenne un profilo basso, come aveva suggerito lei, si
comportò come aveva sempre fatto, comprò roba di cui non aveva assolutamente
bisogno cosicché nessuno potesse avere qualche sospetto sulla sua parsimonia
innaturale. Il terzo giorno dopo il loro incontro, non riuscì più a reggere e
decise di fare qualche ricerca. Dopo il suo turno al Lunch Mob, andò in un
internet café (preferendo non usare il proprio computer che poteva essere
monitorato) e provò a cercare informazioni qualsiasi sui movimenti di ribellione
o i combattenti della resistenza sotterranea. Immise anche la parola Graal, nel
motore di ricerca, ma tutto ciò che ottenne furono siti che facevano riferimento
alla storia o alla cinematografia. La ragazza (sarebbe mai riuscito a scoprire
il suo nome?) non aveva forse detto che erano dalla parte perdente? Forse già
adesso l’Empio Graal era solo storia! Forse l’incidente al Lunch Mob, che lo
aveva trasformato in un partecipante al gioco, era stata l’ultima scaramuccia
della guerra. Il giorno successivo si presentò al Pizza Palazzo e fece
qualche domanda a Luigi, formulata con attenzione in modo da non scoprirsi
molto. Tutto ciò che venne a sapere fu che era stata smantellata
un’organizzazione clandestina specializzata in frodi nei pagamenti con l’uso di
retine clonate. Ci poteva essere qualche collegamento con l’Empio Graal? O forse
erano gli attivisti del Graal che usavano semplicemente quelle retine clonate
così da non venir rintracciati dai loro schemi di pagamento? Forse non c’era
nessuna connessione diretta tra i due gruppi. Sostò attorno alle edicole il
più che poteva, sperando di afferrare qualche notizia che gli offrisse qualche
indizio, ma non c’era proprio niente. Il fatto che i bocconcini di informazione
fossero conditi da spessi strati di pubblicità era forse un’indicazione che
l’Empio Graal aveva incontrato un misero fallimento. E il fatto che le
pubblicità lo irritassero oltre ogni ragione gli ricordò che gi antidoti erano
ancora nel suo sangue e che l’Empio Graal era ancora attivo, anche se ora poteva
essere limitato ad un’armata composta da un uomo solo. Adesso si sentiva
privilegiato dal fatto di essere con loro: aveva provato l’esperienza degli
antidoti come una pulizia, si sentiva liberato e sollevato, come se si fosse
spezzato un abbraccio soffocante. Ma forse la liberazione era arrivata troppo
tardi. Col passare dei giorni si convinse sempre più che non avrebbe più
sentito niente dalla ragazza, o, per quanto importava, da nessun altro
rappresentante dell’Empio Graal. Neppure i ragazzi dell’“altra parte” avevano
provato a mettersi in contatto con lui, quelli che s’erano introdotti nel suo
appartamento, avevano interferito con i movimento della ragazza e avevano fatto
una visita al suo padrone quando lui non c’era. Forse avevano pensato che il
nemico era stato sconfitto e non erano coscienti appieno del suo coinvolgimento.
Tutto questo voleva forse dire che la sua situazione poteva considerarsi sicura?
Non aveva avuto notizie neppure dagli sbirri. Era forse anche questo un buon
segno? Decise di sì, fino a prova contraria. Non sapeva dire se gli antidoti
fossero una benedizione o una maledizione: avrebbe dovuto nascondere per tutta
la vita la sua ‘immunità’ per le sostanze speciali nel cibo e nelle bevande?
Avrebbe dovuto essere prudente con le autorità per il resto dei suoi giorni,
sarebbe stato arrestato e portato in giudizio se mai avessero un giorno scoperto
il suo segreto? Avrebbe finito con l’essere un emarginato sociale, un delirante
psicotico o un relitto mentale? Il sesto giorno, il suo giorno libero,
accaddero molte cose che lo resero un giorno speciale, nel vero senso della
parola. Mentre bighellonava attorno alle edicole riuscì a cogliere immagini di
un treno deragliato, con una voce che raccontava come quella fosse la catastrofe
più grossa che avesse colpito il sistema della CityNaut da molti anni a questa
parte, con molte vittime e molti feriti gravissimi, ingenti danni materiali e
un’interruzione dei servizi regolari di CityNaut in quell’area almeno per
diversi giorni. La maggior parte della gente non sembrava molto impressionata.
Probabilmente pensavano che fosse un’altra pubblicità a grossa diffusione,
pesantemente ripetuta, ma dopo un po’ iniziò ad insinuarsi il sospetto che fosse
una notizia vera e che fosse realmente accaduto un terribile incidente. Roy
era stato il più velocissimo ad afferrare la gravità della situazione, in quanto
aveva seguito i notiziari con più interesse della maggior parte della gente e
con una mente liberata dall’influenza di upper, stimolanti emotivi o altri
prodotti del genere per generare un atteggiamento mentale festaiolo e
ridanciano. La lucidità, comunque, non era necessariamente un effetto tipico di
quegli elementi. Più tardi, quello stesso giorno, mentre stava guardando un
altro notiziario olo in un centro commerciale vicino al suo appartamento, sentì
il cuore che perdeva i colpi nel vedere la ragazza che da giorni non riusciva a
togliersi dalla testa. Lo stava cercando? Non era riuscita a mettersi in
contatto con lui per telefono e si stava dirigendo a fargli visita? Si mise
immediatamente a seguirla e notò alcune cose che non sembravano regolari. Era
diversa. Per esempio aveva un’acconciatura normale, non più in costante
evoluzione. E indossava una T-shirt riciclata a basso prezzo che ostentava una
vivace pubblicità di un Moviedrome della Microsoft, parente molto alla lontana
del vestito alla moda che portava nelle occasioni precedenti. Purtroppo, questa
roba a buon mercato copriva gli ornamenti dei capezzoli, supposto poi che
fossero ancora presenti. Provò a chiamarla per nome, ma scoprì quanto fosse
estremamente frustrante il fatto che ancora non era riuscito a scoprire il suo
nome. Così tutto ciò che poteva fare era correrle dietro per richiamare la sua
attenzione. Quando alla fine le fu vicino la prese un braccio costringendola a
fermarsi per guardarlo e le disse: “Ciao, ti ricordi di me?” “Ciao,” gli
rispose. “Ci conosciamo? Scusa, amico, ma vado di fretta.” Gli sparò un sorriso,
quel tipo di sorriso vuoto che solo gli emobooster possono produrre, pronta a
continuare per la sua strada. “Aspetta,” le disse, “aspetta, per favore! Devo
parlarti.” Lo fulminò con uno sguardo assente, anche se il sorriso non
scomparve. “Non credo di conoscerti. Forse mi confondi con un’altra persona. Ma
non ha importanza, perché non mi accompagni?” “Dove stai andando?” “In
chiesa. Seguimi.” Ecco! pensò. Non si ricorda di me, non sfoggia più tutta
quella roba alla moda e va in chiesa. O sta nascondendo disperatamente il fatto
che sia un’attivista dell’Empio Graal, o le autorità sono riuscite a vedere
attraverso il suo paravento, l’hanno presa e hanno “curato” tutti i suoi tratti
indesiderabili, liberandola poi in un mondo per cui era perfettamente adattata.
Ma se il suo aspetto attuale e il suo atteggiamento altro non erano che
un’astuta strategia, perché mai pretendeva di non conoscerlo più? Voleva forse
far intendere che era troppo pericoloso ristabilire il contatto? Doveva pensare
che la guerra combattuta contro l’utopia consumistica era giunta ad una fase
decisiva? E perché mai stava andando in chiesa, quando il suo scopo era quello
di minare proprio i grandi progetti della chiesa? Forse lo stava semplicemente
adescando, forse tutto sarebbe diventato chiaro se l’avesse seguita e avrebbe
smesso di fare domande? Decise di seguirla e non si dissero una parola mentre
si facevano strada verso la chiesa attraverso il terminal centrale della
CityNaut. Sembrava che si stesse già officiando una cerimonia e la ragazza si
sistemò in silenzio in uno dei pochi posti vuoti che rimanevano. Roy seguì il
suo esempio dopo un attimo di esitazione, scegliendo un posto da cui la poteva
osservare. Non aveva idea che i servizi religiosi potessero richiamare così
tanta gente. Era forse dovuto all’effetto che gli aveva spiegato la ragazza, o
c’erano forse altri fattori implicati in questa evoluzione? Francamente, non
aveva mai dato tanto peso alla cosa, ma il fatto che proprio quella ragazza
stesse seduta là, qualche fila di fronte a lui, sembrava indicare la vera natura
delle cose. Non riuscì a prestare attenzione alla cerimonia che veniva
presentata alla folla, anche se le proiezioni olografiche coreografate con gusto
che illuminavano il sermone erano proprio ben fatte. I suoi pensieri
iniziarono a rotare attorno alla ragazza, al ruolo che stava svolgendo e al
ruolo che si supponeva che avrebbe svolto lui in futuro. Lo avrebbe mai
scoperto, o ormai era da solo? Lo aveva forse invitato in chiesa con lei per
nessun’altra ragione che quella che si trattava di una cosa normale da fare, o
c’era un progetto segreto? Ad un certo punto la ragazza volse la testa,
guardando distrattamente dalla sua parte, poi riportò la sua attenzione al
sermone. Era forse un segnale? Era forse il suo modo di avvisarlo che quello era
un momento cruciale, si pensava che sarebbe riuscito ad afferrare un indizio
ora? Si guardò attorno, ascoltò quello che si stava dicendo: un richiamo
all’empatia, alla compassione per coloro che si trovavano nel bisogno, alla
solidarietà e al sacrificio per quelli colpiti dal destino. Venne fatto un
riferimento alla tragedia accaduta alla CityNaut, fu fatta un’esortazione ad
offrire denaro per le vittime, a donare sangue e convincere gli altri a recarsi
ai centri di trasfusione. Il sermone cambiò argomento e Roy si ritrovò perso nei
propri pensieri. L’incidente alla CityNaut, denaro per la carità, centri di
trasfusione. C’era forse un indizio tra queste cose? O forse s’era guardata
attorno senza nessun motivo? Forse ci vedeva troppe cose in questa situazione,
forse lei non sapeva neppure dove s’era seduto lui, dato che era entrato in
chiesa dopo di lei, forse lui vedeva segnali o accenni laddove non ce n’erano
proprio. Ma, aspetta un attimo. Centri di trasfusione? Naturalmente erano
necessarie grosse dosi di sangue per aiutare il numero enorme di vittime. E
supponiamo che, pensò Roy, supponiamo che questa ragazza fosse stata realmente
“curata” dalle sue idee rivoluzionarie e che il movimento dell’Empio Graal fosse
stato spazzato via, ma che ci fosse ancora qualche vestigia di quelle idee a
covare nella mente di lei, quel poco che bastava a trascinarlo in un posto dove
la sua attenzione sarebbe stata attratta dai benefici delle trasfusioni di
sangue. Soprattutto se questo riguardava il suo sangue, forse l’unico posto
rimasto dove alcuni antidoti non ritracciati prosperavano e gironzolavano. E
donando sangue, questi antidoti sarebbero passati ad altre persone, forse un bel
numero di persone, che sarebbero diventati nuovi adepti, anche se inconsapevoli,
della lotta dell’Empio Graal. Se si fosse recato in molti centri trasfusionali,
e le nuove reclute avessero fatto la stessa cosa, i suoi sforzi avrebbero fatto
la differenza. La ragazza gli aveva detto che questi nano-agenti erano
auto-regolanti e auto-replicanti. Avrebbero svolto il loro lavoro, in ognuno dei
corpi che avrebbero “contaminato”. Il sangue che veniva donato forse lo
controllavano? Probabilmente veniva controllato contro i rischi soliti, ma forse
non contro i nano-agenti che ormai venivano considerati come una cosa passata.
Era un rischio che doveva correre. Mentre lasciava la chiesa dopo la fine del
servizio cercò di trovare la ragazza, ma lei non si vedeva da nessuna parte. Se
n’era andata via senza neppure sapere che era stato là, totalmente incosciente
della sua presenza o del significato che lui rappresentava per l’Empio Graal, o
aveva coscientemente reciso il legame che lui rappresentava con ciò che rimaneva
dell’Empio Graal, se mai ci fosse ancora qualche membro rimasto, nel tentativo
di aumentare le possibilità del suo schema d’azione? Si chiese se mai
l’intero episodio, dall’incidente al Lunch Mob al momento attuale, non fosse
stato un progetto pianificato con attenzione, un progetto troppo grosso per
capirlo. Non è che lui era solo un ingranaggio in una macchina gigantesca,
un piccolo pedone incapace di immaginare il proprio posto e il proprio ruolo
sulla scacchiera? Il ogni caso, si rese conto che la battaglia era stata
ridotta alla sua circolazione sanguigna, e si sarebbe mosso con quest’unica idea
in testa. Così avrebbe donato sangue, sia che questa fosse l’intenzione della
ragazza o no, perché questa ormai era l’unica opzione che gli era rimasta.
Potrebbe essere che sono l’ultimo attivista rimasto dell’Empio Graal, pensò, ma
inietterò nuovo sangue nel movimento, tanto per esprimersi con una frase
estremamente appropriata. Nei prossimi giorni donerò tutto il sangue
possibile. L’Empio Graal non è morto. Anzi, sta per rivivere. E, poiché
questo secondo attacco viene da un fronte inatteso, una fonte erroneamente
ritenuta già prosciugata, potrebbe benissimo prendere di sorpresa il
nemico. L’Empio Graal era tornato. Dopo tutto scorreva nel suo
sangue.
copyright 2008 Frank Roger
traduzione italiana D. Santoni
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