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Specchi irriflessi (The Tain - 2002) di China Miéville
Inserito Martedì 10 marzo 2009
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di Vincenzo Oliva

Affermatosi con la monumentale
trilogia fantastica di New Crobuzon, iniziata con Perdido Street
Station, lo scrittore inglese China Miéville è
ormai uno dei più noti autori britannici del settore. La
lunga novella Specchi irriflessi fu pubblicata in origine in
volume, e in seguito antologizzata da Pete Crowther nel corposo
volume Cities, poi tradotto in Italia per Fanucci come Le
città del futuro. Miéville si conferma qui
scrittore stilisticamente elegante e ricercato, interessato a una
narrativa che coniughi un forte impegno sociale e politico con
una qualità letteraria molto elevata (peccato che il
volume Fanucci presenti più di un errore di stampa che
salta all'occhio), e con il recupero degli stilemi di una
letteratura di gusto barocco e immaginifico: Miéville cita
tra le sue fonti ispirative privilegiate Lovecraft. Non è
dunque casuale né leziosa la frase di Borges posta a
chiusura della novella e dalla quale l'autore trae il nucleo
narrativo della vicenda, la figura messianica del Pesce dello
Specchio, mito inventato e letterario che si fa paradigma mitico
del riscatto dall'oppressione e della santità della
vendetta, presagio di un ciclo che sembra non potersi spezzare.
Né è casuale o fuori luogo la citazione
lovecraftiana che vi si accompagna e che sottolinea e dà
forma alla cifra onirica e a tratti delirante della novella.
Una Londra spettrale e diroccata è il
"personaggio" di maggior rilievo stilistico,
giustificando appieno l'inclusione della novella nella
galleria di visioni urbane future raccolte da Crowther. Una
Londra distrutta da un'invasione più che aliena. Non
sono extraterrestri gli esseri che si sono avventati contro
l'umanità senza concedere quartiere né mostrare
pietà. Gli Imago sono creature più che aliene,
dicevo, eppure incredibilmente vicine e consustanziali a noi: i
nostri riflessi, come dice infatti il loro nome. Sin dalle epoche
antiche le superfici riflettenti (acqua, pietre e metalli
levigati, gioielli, vetro e infine specchi) erano le trappole che
costringevano tali creature a mimare l'universo
dell'uomo: gli oggetti, gli animali, e soprattutto gli esseri
umani. A mimarlo con dolore: assumere fattezze umane, o comunque
essere forzati a costruire l'immagine riflessa del mondo
umano, costringere la propria sostanza informe e multiforme nella
fissità della forma, è per gli Imago fonte di
dolore, fisico e spirituale. E' una prigionia alla quale si
finisce per rassegnarsi, sfruttando ogni minimo interstizio per
avere sollievo, ma la cui natura non si può sfuggire:
essere alla merce' dell'altro. Pochissimi gli Imago che
nel corso della storia umana sono sfuggiti al loro destino, e
forse solo per incontrarne uno altrettanto doloroso; taluni di
loro, casualmente, riuscivano ad "attraversare lo
specchio", finendo con l'uccidere l'essere umano che
stavano riflettendo, ma venendo condannati a vivere in eterno con
quelle fattezze, senza più poter assumere la forma
desiderata di volta in volta, vagabondando in un mondo per loro
alieno, ma al quale forzatamente faranno l'abitudine: sono i
Vampiri; sono le creature che hanno originato il mito del
vampiro. Avanguardia dell'invasione e spie del loro popolo
pur ormai tagliati fuori dall'essenza del loro popolo.
Miéville fornisce una spiegazione pseudoscientifica
dell'esistenza degli Imago e del modo in cui le creature
arrivano a liberarsi, il che qualifica certamente Specchi
irriflessi come fantascienza; tuttavia non è difficile
vedervi un'ibridazione fortissima con atmosfere e linguaggio
di un realismo magico magnificamente adattato agli scenari
londinesi e gli echi altrettanto forti di quella congerie
letteraria dei primi decenni del '900 che ebbe il suo centro
principale negli scrittori più rappresentativi della
rivista Weird Tales. Sebbene dunque l'autore peschi le
proprie fonti a piene mani anche fuori della tradizione del Regno
Unito (e sia in più fortemente critico verso la fantasy di
matrice tolkieniana), egli si inscrive bene nel solco della
fantascienza più umanista che in genere caratterizza la sf
britannica. Miéville intesse dunque una simbologia
stratificata sul tema del doppio, che si complessifica
abbandonando rapidamente la radice stevensoniana del doppio
malvagio e arricchendosi di richiami politici e suggestioni
sociali. Gli Imago sono molto più che un doppio
dell'uomo: sono una parabola della sua storia e del suo modo
di essere. Popolo oppresso che vive un'attesa messianica, che
si sfrena nella vendetta a lungo sognata; popolo invisibile: gli
Imago sono quell'umanità che soffre e di cui,
letteralmente, gli altri uomini non si accorgono; ignorando il
loro dolore e la loro stessa esistenza. Né, soprattutto,
gli altri uomini hanno la minima coscienza di essere causa di
quel dolore e di quell'oppressione. Riflesso ignorato e
misconosciuto della nostra umanità e della nostra
civiltà, che si nasconde negli anfratti della storia dei
vincitori per esplodere in una rivoluzione vittoriosa. E' il
registro più politico di Miéville a emergere nelle
sequenze incentrate sulla storia e la cultura Imago, sconfinando
nell'intensità di un genuino lirismo, e facendomi
escludere una ulteriore lettura psicanalitica degli Imago come la
parte più istintuale e repressa della nostra coscienza,
sempre a rischio di attraversare il limite e liberarsi dalle
regole sociali. La novella si snoda in un controcanto a due voci. La
descrizione delle vicende di Sholl - l'uomo che né Imago né Vampiri sembrano
poter toccare, e che sembra essere l'Eletto a poter parlamentare con essi - è
alternata alle riflessioni dell'io narrante di un vampiro anonimo, il solo che
sembri poter toccare Sholl (di nuovo un legame a doppio filo, e non è a caso
come si vede nel finale). Sullo sfondo di Londra, desolato di rovine e di
scontri sanguinari tra uomini sempre più vinti e Imago sempre più trionfanti,
fino alla noncuranza, Sholl e il vampiro raccontano dalle due ottiche, opposte
eppure tanto simili nella comunanza del dolore, la storia di un confronto e di
una guerra che affonda le proprie radici nella leggenda dell'Imperatore Giallo
che imprigionò gli Imago con l'inganno, e della promessa dell'avvento del Pesce
dello Specchio che avrebbe riscattato il suo popolo. Fino alla conclusione, che
sembra chiudere il cerchio lì dove era iniziato.
Vincenzo
Oliva

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