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Specchi irriflessi (The Tain - 2002) di China Miéville

Inserito Martedì 10 marzo 2009

Autori di Vincenzo Oliva

copertina di Edward Miller



Affermatosi con la monumentale trilogia fantastica di New Crobuzon, iniziata con Perdido Street Station, lo scrittore inglese China Miéville è ormai uno dei più noti autori britannici del settore. La lunga novella Specchi irriflessi fu pubblicata in origine in volume, e in seguito antologizzata da Pete Crowther nel corposo volume Cities, poi tradotto in Italia per Fanucci come Le città del futuro. Miéville si conferma qui scrittore stilisticamente elegante e ricercato, interessato a una narrativa che coniughi un forte impegno sociale e politico con una qualità letteraria molto elevata (peccato che il volume Fanucci presenti più di un errore di stampa che salta all'occhio), e con il recupero degli stilemi di una letteratura di gusto barocco e immaginifico: Miéville cita tra le sue fonti ispirative privilegiate Lovecraft. Non è dunque casuale né leziosa la frase di Borges posta a chiusura della novella e dalla quale l'autore trae il nucleo narrativo della vicenda, la figura messianica del Pesce dello Specchio, mito inventato e letterario che si fa paradigma mitico del riscatto dall'oppressione e della santità della vendetta, presagio di un ciclo che sembra non potersi spezzare. Né è casuale o fuori luogo la citazione lovecraftiana che vi si accompagna e che sottolinea e dà forma alla cifra onirica e a tratti delirante della novella.
Una Londra spettrale e diroccata è il "personaggio" di maggior rilievo stilistico, giustificando appieno l'inclusione della novella nella galleria di visioni urbane future raccolte da Crowther. Una Londra distrutta da un'invasione più che aliena. Non sono extraterrestri gli esseri che si sono avventati contro l'umanità senza concedere quartiere né mostrare pietà. Gli Imago sono creature più che aliene, dicevo, eppure incredibilmente vicine e consustanziali a noi: i nostri riflessi, come dice infatti il loro nome. Sin dalle epoche antiche le superfici riflettenti (acqua, pietre e metalli levigati, gioielli, vetro e infine specchi) erano le trappole che costringevano tali creature a mimare l'universo dell'uomo: gli oggetti, gli animali, e soprattutto gli esseri umani. A mimarlo con dolore: assumere fattezze umane, o comunque essere forzati a costruire l'immagine riflessa del mondo umano, costringere la propria sostanza informe e multiforme nella fissità della forma, è per gli Imago fonte di dolore, fisico e spirituale. E' una prigionia alla quale si finisce per rassegnarsi, sfruttando ogni minimo interstizio per avere sollievo, ma la cui natura non si può sfuggire: essere alla merce' dell'altro. Pochissimi gli Imago che nel corso della storia umana sono sfuggiti al loro destino, e forse solo per incontrarne uno altrettanto doloroso; taluni di loro, casualmente, riuscivano ad "attraversare lo specchio", finendo con l'uccidere l'essere umano che stavano riflettendo, ma venendo condannati a vivere in eterno con quelle fattezze, senza più poter assumere la forma desiderata di volta in volta, vagabondando in un mondo per loro alieno, ma al quale forzatamente faranno l'abitudine: sono i Vampiri; sono le creature che hanno originato il mito del vampiro. Avanguardia dell'invasione e spie del loro popolo pur ormai tagliati fuori dall'essenza del loro popolo.
Miéville fornisce una spiegazione pseudoscientifica dell'esistenza degli Imago e del modo in cui le creature arrivano a liberarsi, il che qualifica certamente Specchi irriflessi come fantascienza; tuttavia non è difficile vedervi un'ibridazione fortissima con atmosfere e linguaggio di un realismo magico magnificamente adattato agli scenari londinesi e gli echi altrettanto forti di quella congerie letteraria dei primi decenni del '900 che ebbe il suo centro principale negli scrittori più rappresentativi della rivista Weird Tales. Sebbene dunque l'autore peschi le proprie fonti a piene mani anche fuori della tradizione del Regno Unito (e sia in più fortemente critico verso la fantasy di matrice tolkieniana), egli si inscrive bene nel solco della fantascienza più umanista che in genere caratterizza la sf britannica. Miéville intesse dunque una simbologia stratificata sul tema del doppio, che si complessifica abbandonando rapidamente la radice stevensoniana del doppio malvagio e arricchendosi di richiami politici e suggestioni sociali. Gli Imago sono molto più che un doppio dell'uomo: sono una parabola della sua storia e del suo modo di essere. Popolo oppresso che vive un'attesa messianica, che si sfrena nella vendetta a lungo sognata; popolo invisibile: gli Imago sono quell'umanità che soffre e di cui, letteralmente, gli altri uomini non si accorgono; ignorando il loro dolore e la loro stessa esistenza. Né, soprattutto, gli altri uomini hanno la minima coscienza di essere causa di quel dolore e di quell'oppressione. Riflesso ignorato e misconosciuto della nostra umanità e della nostra civiltà, che si nasconde negli anfratti della storia dei vincitori per esplodere in una rivoluzione vittoriosa. E' il registro più politico di Miéville a emergere nelle sequenze incentrate sulla storia e la cultura Imago, sconfinando nell'intensità di un genuino lirismo, e facendomi escludere una ulteriore lettura psicanalitica degli Imago come la parte più istintuale e repressa della nostra coscienza, sempre a rischio di attraversare il limite e liberarsi dalle regole sociali.
La novella si snoda in un controcanto a due voci. La descrizione delle vicende di Sholl - l'uomo che né Imago né Vampiri sembrano poter toccare, e che sembra essere l'Eletto a poter parlamentare con essi - è alternata alle riflessioni dell'io narrante di un vampiro anonimo, il solo che sembri poter toccare Sholl (di nuovo un legame a doppio filo, e non è a caso come si vede nel finale). Sullo sfondo di Londra, desolato di rovine e di scontri sanguinari tra uomini sempre più vinti e Imago sempre più trionfanti, fino alla noncuranza, Sholl e il vampiro raccontano dalle due ottiche, opposte eppure tanto simili nella comunanza del dolore, la storia di un confronto e di una guerra che affonda le proprie radici nella leggenda dell'Imperatore Giallo che imprigionò gli Imago con l'inganno, e della promessa dell'avvento del Pesce dello Specchio che avrebbe riscattato il suo popolo. Fino alla conclusione, che sembra chiudere il cerchio lì dove era iniziato.


Vincenzo Oliva

illustrazione di China Miéville


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