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Considera le sue vie (Consider her ways - 1956) di John Wyndham (1903-1969)

Inserito Sabato 28 marzo 2009

Saggistica una riflessione di Vincenzo Oliva

Tra la pubblicazione del racconto Jizzle (1949) e quella del romanzo Il lichene cinese (1960) corre circa un decennio; è quello del grande fulgore creativo di John Wyndham, al quale l'autore giunge dopo una carriera letteraria iniziata nel 1931 e poi interrottasi per la guerra e vicissitudini varie, e dopo il quale produrrà ben poco di significativo a parte il delizioso romanzo Chocky. E' dunque nel pieno di questo periodo di grazia che egli scrive e pubblica questa breve novella, una delle storie più celebri della fantascienza, e non solo di quella britannica.

Con una semplificazione probabilmente eccessiva ma che mantiene una sua sintetica validità, Wyndham viene spesso ricordato come il primo esponente di una fantascienza di genere squisitamente "british" nelle atmosfere, psicologie, rappresentazioni della realtà, e che avrà i suoi temi privilegiati nella catastrofe e nella reazione dell'uomo all'evento catastrofico, che da naturale nello stesso Wyndham e in John Cristopher diverrà primariamente mentale e della coscienza con James Ballard. Fantascienza che si contrappone per solito non solo agli autori americani, ma anche ai principali altri esponenti della fantascienza britannica a Wyndham contemporanei e più aderenti ai moduli USA, Eric Frank Russell e Arthur C. Clarke. Come dicevo, pur nella sua schematicità l'assunto non appare inesatto.

Storia sicuramente a tema, Consider her ways non è inficiata da alcuno dei difetti che a volte presentano le narrazioni con un'idea di fondo da (di)mostrare. Storia per certi versi tipica, é contemporaneamente atipica nella produzione matura dello scrittore. Sostenuta da uno stile straordinariamente ricco nelle descrizioni e finissimo nell'analisi dei caratteri e dei personaggi, una lingua che appare naturale definire come plastica e morbida e che la lettura in inglese permette di assaporare al meglio, la novella appare atipica nel mettere in scena quella che è una classica utopia - o antiutopia a seconda dell'angolo visuale - realizzata, ma è anche perfettamente coerente con la produzione wyndhamiana maggiore nel rappresentare le conseguenze di un evento catastrofico di immani proporzioni. Nella sua introduzione alla pubblicazione della novella su Robot n.27 nel 1978, Giuseppe Lippi la definisce come "fantascienza al femminile", ma non femminista. Forse. Ma forse è davvero una storia femminista; e dolorosamente femminista; o, comunque una requisitoria tanto dura e amara quanto inappuntabile e inattaccabile.

Un'epidemia devastante spazza via pressoché metà della popolazione umana: quella maschile; un'ipotesi narrativa allora non così ovvia come può apparire oggi. Questo è quanto apprende Jane Waterleigh, la protagonista, nel corso del suo colloquio con Laura, una storica che è l'altro personaggio principale della novella. Jane si era svegliata improvvisamente in un corpo non suo, in un mondo non suo e completamente diverso dall'Inghilterra del XX secolo: magistrale la rappresentazione di come ella prenda progressivamente coscienza del nuovo sé e della nuova realtà esterna, e di come in parte non vi riesca mai. Il meccanismo per il quale Jane è giunta nel futuro (e poi tornerà nel suo presente) è prevedibilmente la cosa meno interessante del racconto, ma è tuttavia ingegnoso per una storia di qualche decennio addietro. Il colloquio tra le due donne è la scena centrale e caratterizzante della storia, e il loro confronto dialettico è una splendida prova retorica di Wyndham. Laura narra dunque del tremendo spaesamento causato dalle prime fasi della malattia; del collasso della civiltà come conosciuta che ne segue; dell'ovvia ascesa della casta medica, la sola che potesse elaborare la tecnica che avrebbe permesso di perpetuare la specie; e infine del faticoso processo di riorganizzazione secondo un nuovo ordine sociale e spirituale che viene edificato, e che introduce un'epoca di pace. Non che debbano essere solo rose e fiori - e non solo da un'ottica maschile - a dispetto del racconto entusiastico della storica. L'ombra sinistra di alcuni tratti (eterni?) dell'umanità permane, e dietro la ragionevolezza e la pace conquistate si intravede la tendenza dell'Homo Sapiens a esercitare il proprio (pre)potere sui membri della propria specie, o quanto meno e quanto meglio a dirigerli con soavità e benignità. Così come vi è un ovvio prezzo da pagare in termini di elaborazione culturale e scientifica, figlie ovvie di "tempi interessanti". Tuttavia la pace raggiunta è un fatto inoppugnabile, come anche il volto di ben maggiore equità con il quale la civiltà delle donne ci si presenta rispetto a quello di Jane e quindi al nostro; seppure a costo di essere, nonostante il bisticcio di parole, non poco paternalista. All'oratoria appassionata, eppure spassionata e analitica di Laura che squaderna con spietatezza e puntiglio tutti gli orrori del nostro legato patriarcale, Jane non riesce a opporre che una visione hollywoodiana della vita dei suoi tempi, una difesa dell'amore che ha una profondità da Baci Perugina (ma non la ha di certo il modo in cui Wyndham le fa esporre i suoi argomenti, chiamandoci a correi di tali tempi che attraversano tutta la storia). Lippi scrive che "non sa far di meglio che invocare Romeo e Giulietta": e ha ragione. E' spiazzante: perché in certo modo quello di Jane è ovviamente il nostro punto di vista; man mano lo vediamo assumere sempre più i toni della petulanza e poi di un infantile capriccio a fronte della logica di Laura: la scomparsa di tutti gli uomini dalla faccia della Terra resta naturalmente un accadimento mostruoso, ma l'analisi da parte della storica delle miserie e obbrobrii della nostra società, della civiltà edificata nei millenni, ci appare di una lucidità ed esattezza inesorabili.

Jane tornerà infine al suo/nostro tempo, e prevedibilmente tenterà di impedire l'insorgere dell'epidemia: il finale beffardo mostra il limite del suo successo. Fatta nuovamente la tara alla ovvia mostruosità della distruzione del genere maschile, Wyndham si produce qui nella sua notazione più amara, facendo emergere nella distorsione distopica come troppo spesso il peggior nemico del genere femminile possano essere le stesse donne.


Vincenzo Oliva



Il racconto è disponibile online in inglese:
Consider her ways http://www.scifi.com/scifiction/classics/classics_archive/wyndham/wyndham1.html
Come anche altri due dell'autore:
The Stare http://www.scifi.com/scifiction/classics/classics_archive/wyndham3/wyndham31.html
More spinned against...http://www.scifi.com/scifiction/classics/classics_archive/wyndham2/wyndham21.html



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