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La voce nella notte

Inserito Giovedì 16 aprile 2009

Saggistica (The voice in the night - 1907) di William Hope Hodgson (1877-1918)
un articolo di Vincenzo Oliva

Centodue anni, ma una freschezza ancora invidiabile. Forse è il fascino delle avventure di mare, la simbologia sottesa a un ambiente che è estraneo all'uomo e pericoloso, ma lo attrae con forza; creando in tal modo una mitologia - e un impulso mitografico - caratterizzati da potenza dell'immaginazione e fascinazione del pericolo. Lo stile risente in parte del tempo trascorso; un'enfasi retorica che oggi appare eccessiva e in qualche misura infastidisce nella lettura fa bella mostra di sé nelle pagine del racconto. Tuttavia Hodgson si dimostra narratore abile e sicuro, perfettamente in grado di avvincere il lettore con una storia che si rivela ancora godibilissima grazie a una lingua chiara, descrittiva, ed evocativa; grazie a dialoghi semplici ma carichi di pathos.

Quello di Hodgson è stato un nome importante nella letteratura fantastica popolare all'inizio del XX secolo. L'autore britannico è noto soprattutto per i romanzi The House on the borderland e The Nightland, e per il ciclo di racconti sul detective dell'occulto Carnacki.
The voice in the night è di gran lunga la sua storia breve più nota, e dà conto molto bene della fama dell'autore. Trasposto due volte, una al cinema (Matango: Attack of the Mushroom People di Inoshiro Honda con James Coburn) e una seconda in un episodio di Alfred Hitchcock presenta, il racconto è lineare, semplice, quasi descrittivo. "It was a dark, starless night" è il prosaico e perfetto incipit, che prosegue con la rapida evocazione di un'atmosfera di attesa presaga, la descrizione di una piccola imbarcazione immobile nell'immensità desertica dell'oceano, immersa in una nebbiolina indistinta. Grazie anche all'efficacia di questo stile, pur se inficiato da un tono che oggi ci appare permeato da una sovrabbondanza di sentimentalismo, il lettore può apprezzare una narrazione priva di orpelli e centrata sulla sostanza: Hodgson racconta una storia, senza preoccuparsi di fare grande arte o di architettare complesse sovrastrutture letterarie. Però racconta molto bene. Perché non starà architettando, ma maneggia con competenza, gusto e incisività il patrimonio mitico del viaggio, e del viaggio per mare, che è il cuore della Grande Avventura. E con esso mostra di far uso con sapienza, da smaliziato produttore di storie per i pulp magazines di entrambe le sponde dell'oceano, dei meccanismi del racconto del mistero, dell'orrore, e di fantascienza. Fantascienza che allora non esisteva, di nome, ma esisteva in gran copia di storie sulle pagine di quelle riviste, che furono il terreno di coltura da cui essa si sarebbe dipartita come genere commerciale a sé.

Increspato di corpose venature orrorifiche, e in particolar modo caratterizzato da un tono di attesa, di angoscia e di progressivo raccapriccio (fino al brevissimo disvelamento finale), The voice in the night resta in tutto e per tutto una storia di fantascienza. Il racconto si inserisce nel filone dei misteri - e orrori - naturali, figlio diretto di una scienza che spiega sempre di più, ma negli interstizi della quale restano pur sempre quelle zone d'ombra dove lavora la fantasia dell'uomo, e dove si sprigionano le sue paure dettate da un controllo sulla natura che gli si rivela inconsistente nonostante le sue conoscenze. Dopo Linneo, la classificazione sistematica delle specie viventi è stato uno strumento eletto di controllo, e ancor più di conoscenza e quindi appropriazione della natura. Ancora oggi, ogni giorno o quasi, scopriamo l'incompletezza di tale lavoro, e scopriamo che questa incompletezza è probabilmente più vasta di quanto pensassimo. Vi è dunque ampio spazio per un racconto di fantascienza di un secolo addietro che immagini un fungo, un lichene (Hodgson utilizza entrambi i termini) che si rivela un parassita tanto aggressivo da mutare orrendamente gli esseri umani, e anche una droga in grado di influenzarne le azioni: un virus del corpo e della mente. Will e George, i due marinai della piccola imbarcazione bloccata dalla bonaccia, raccolgono da una "voce nella notte" una disperata richiesta di aiuto: cibo per l'uomo cui appartiene la voce e per la sua compagna, naufraghi su un'isoletta sconosciuta. Il naufrago, John, rifiuta di mostrarsi. In seguito, racconterà accorato ai due le vicissitudini vissute negli ultimi mesi, dal naufragio della nave sulla quale viaggiava all'approdo nell'isoletta, fino alla scoperta di tutta la portata della minaccia del fungo. John si allontana infine dalla barca di Will e George una volta terminato il suo racconto, andando incontro al suo destino. E' ormai l'alba, un raggio di sole squarcia improvviso la nebbia rivelando appena John agli occhi dei marinai, virando un'ultima volta su un sentimento di pena e di pathos quella mestizia sui cui toni il racconto di John si era chiuso.

Semplice intrattenimento, ma tutto il mestiere di un narratore di grande abilità.

Il racconto fu edito in origine sul pulp The Blue Book Magazine; in Italia è stato pubblicato molte volte, da ultimo nell'Oscar Mondadori Il futuro era già cominciato, che ha tradotto l'eccellente antologia Science Fiction by Gaslight curata nel 1968 da Sam Moskowitz. Il racconto è disponibile online qui: http://gaslight.mtroyal.ca/voicenig.htm

V.



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