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Inserito Domenica 21 giugno 2009

Narrativa Un racconto di Brendan Connell

Cosa vorresti essere dunque, – un maiale, un avvoltoio, un pagliaccio o un milionario?

- Honoré de Balzac

Il primo tatuaggio fu piuttosto innocuo. Eppure Dee continuò a procrastinare ed esitò notevolmente prima di prendere la sua decisione. In un certo senso era il sacrificio della propria pelle, il marchiare, il sigillare l'unica cosa che veramente poteva definirsi propria. Era in un qual modo come la perdita della verginità: certe cose non si potevano veramente replicare.
Il falco sulla sua spalla non aveva di certo l'aspetto di un opera d'arte. Ciononostante Dee si sentiva orgoglioso del soggetto che decorava la sua pelle. Lo cospargeva con olio di paraffina così da mantenerne le tinte vive e ben definite. All'aperto portava una maglietta smanicata, in modo da lasciare il rapace in bella mostra.
Si dice che gli esseri umani siano gli unici animali a mordersi la lingua. Questo tipo di consapevolezza è ritenuta da molti la prova che l'uomo sia il solo essere vivente ad ospitare un'anima. Strano a dirsi, con l'eccezione della circoncisione, ebrei e cristiani delle origini bandirono tatuaggi e qualsiasi forma di autolesionismo... Gli antichi romani usavano i tatuaggi per marcare gli schiavi. Indubbiamente tutto questo, nei secoli, ha contribuito a condannare questa pratica e ad attribuire un certo tipo di stereotipo.
Gli esseri umani sono una specie che adora le proprie abitudini, che si àncora ai propri vizi e che degli stessi ne fa tendenza. Dee aveva pertanto fatto il suo primo tatuaggio da poco che già ne desiderava un secondo. Il rapace, in bella mostra sulla sua cute attirava a se non poche attenzioni, cosa che a lui non dispiaceva affatto. Adorava quel tipo di volatili e fu così che si fece tatuare anche un gheppio sul pettorale sinistro proprio all'altezza del cuore, così da decorarli l'area del capezzolo.
Il passo dall'avere il corpo imbrattato con inchiostro permanente al mettere un orecchino fu breve ed anziché essere un atto di maturità, rappresentò piuttosto una sorta di regressione. Dee passò da un piercing al lobo, al padiglione auricolare e poi alla cartilagine del setto nasale. Successivamente, comunque di lì a poco, decise di farsi inserire un toroide in acciaio inossidabile alla base del glande. A qualcuno tutto questo potrebbe apparire come un comportamento incline all'infibulazione, negli uomini alla cucitura del prepuzio, nelle donne la chiusura delle grandi labbra con un lucchetto... Dee comunque non vide tutto ciò sotto questa luce. Al contrario, pensò che la cosa lo rendesse più desiderabile. Un pettegolezzo diffuso è infatti che tale modifica possa migliorare con certezza i voluttuosi piaceri di entrambe le parti. Alcuni indizi sono volutamente lasciati a margine per le verifiche...
Una mattina, mentre sorseggiava una tazza di caffè, vide un uomo con una dentatura da felino. La cosa lo lasciò stupefatto. Senza perdere tempo si avvicinò e coinvolse il tizio in una conversazione, chiedendogli ogni dettaglio. Bocca di Gatto Karl Ledux fu veramente amichevole e gli disse che, se ne avesse avuto bisogno, gli avrebbe dato qualche dritta. Fu così che la settimana seguente i denti di Dee furono limati in una fila di zanne taglienti ad imitazione di quelle di un archaeopteryx. Il suo sorriso era genuinamente intimidatorio e brillava di luce scintillante e carnivora.
Il tema dei volatili, in generale, stimolava la fantasia di Dee. In diverse occasioni ebbe l'opportunità di osservare un uomo, di apparenza perfettamente ordinaria, salire sulla linea sette del metrò – Appena il tizio scendeva però, cominciò a gracchiare. Salì per le scale mobili, sulla quarantaduesima strada, con falcate impressionanti. La voce proveniente dalla sua gola era autenticamente simile a quella di un corvo e, se non lo si fosse notato modulare la bocca in modo articolato, si sarebbe certamente creduto essere una creatura oscura e affamata, che nelle vicinanze sbattesse le ali e picchiasse avidamente il becco.
Dagli angoli degli occhi di Dee si allungavano ora cinque profonde linee che gli marcavano il volto. Una grossa spirale in acciaio inossidabile di forma conica era piantata poi sulla sua fronte, appena sopra gli occhi, mentre le sopracciglia erano state rasate e accuratamente rimosse con una ceretta. Questi tratti gli furono inspirati dalla testa del maschio di condor Andino.
Già dall'adolescenza Dee fece suo il vizio di fumare marijuana e di bere alcool in grandi quantità. Con l'avanzare degli anni ebbe modo poi di sperimentare altre droghe. Nel periodo in cui iniziò ad interessarsi ai piercing e alle body alteration lesse diversi libri di Carlos Castaneda. Le letture lo ispirarono a provare in piccole quantità i funghi Psilocybe cubensis. Sperimentò ciò che credette essere il tessuto dell'universo, filamenti simpatetici che univano gli uomini alle piante e gli spiriti del mondo al regno animale. Di seguito continuò il consumo di funghi allucinogeni con cadenza quasi settimanale, convincendosi che l'alterazione regolare e drammatica degli stati di coscienza potesse promuovere il benessere interiore.
La sua schiena e il suo petto divennero così tatuati con intricati ricami di volatili, dei quali ogni barbaglio era distinguibile. Cercando di evitare il cattivo gusto scelse il delicato colore dello scricciolo: grigio-bruno con striature cannella, venature scure, e occasionalmente tinte bianche e grige. Attraverso l’uso di una lametta, si procurò poi alcune cicatrici. Attorno al collo scelse il turchese del casuari, con sfumature tendenti al rosa pelle. Nel complesso il risultato fu un piumaggio bizzarro e accattivante, nel contempo delicato e sfrontato.
I suoi occhi furono un bel grattacapo, per non parlare dei costi che dovette affrontare. Trovare uno specialista capace di creare lenti a contatto in grado di replicare fedelmente gli occhi della rupicola peruviana, detta anche il galletto andino delle rocce, non fu affatto una passeggiata. Eppure, una volta inserite, il misterioso e inquietante azzurro iniettato da una minuscola pupilla nera inchiostro circondata da una sottile areola argentea diede agli occhi un aspetto drammatico.
Alcuni dei suoi conoscenti modificarono la lingua per renderla biforcuta in modo analogo a quella delle lucertole. Ovviamente questa modifica sarebbe stata fuori tema e inadatta al suo progetto... decise invece di spuntare la sua lingua dalla radice all'apice linguale con due diagonali. A causa della costituzione estremamente sensibile di questo muscolo, prima di ogni intervento gli fu necessario cospargere la bocca con cocaina... Al termine della modifica il risultato fu un organo a forma di V, che si affusolava fino a terminare in una punta acuta e delicata... Naturalmente alcuni degli esiti furono decisamente inaspettati. La rimozione di un numero di papille gustative, stranamente, anziché ridurre il senso del gusto lo amplificò in maniera notevole. Pietanze vagamente amare e acide divennero improvvisamente troppo forti, al punto di divenire in alcuni casi ripugnanti. Al contrario, cose che sono normalmente considerate insipide e poco appetitose come burro di arachidi, pane fresco e altre ancora assunsero invece sapori delicati, ricchi e deliziosi... Probabilmente la cosa che rendeva più inquietante tale modifica fu il modo con cui la stessa alterò la sua parlata. Perse quasi completamente la capacità di pronunciare lettere dentali. Le palatali ed in particolare le semivocali risuonarono stranamente gutturali, in modo simile a quelle di una persona sordomuta dalla nascita. Le sibilanti e le labiali, invece, divennero il tratto caratteristico del suo modo di parlare, che includeva ogni sorta di inflessione mai sentita in alcun dialetto inglese. Il suono della sua voce divenne una sorta di sibilo rotto solo dall'intervento delle labbra. Divenne dunque talmente inusitato che sarebbe stato impossibile evitare di inarcare le sopracciglia in sua presenza. La sua bocca aperta, un muscolo sottile e xifoide dal colore rosso fragola che si assottigliava in uno spillo, si arrotolava e si piegava come una tenia tra le due file di denti serrate in un digrigno.
Le fasce cicatrizzate attorno ai polpacci di Dee avrebbero dovuto simulare gli anelli squamosi di numerosi tarsi. E le sue gambe furono rasate e ripulite con una ceretta, come fanno i nuotatori. Tutto ciò rese le cicatrici ancora più visibili, facendole risplendere di una luce sinistra. Consentì inoltre alle unghie degli alluci di crescere fino ad una lunghezza aberrante. Le limò poi in due curve prensili, tingendole infine con smalto nero. Eppure anche così la forza del suo personaggio gli sembrava ancora debole... Dopo un oscuro meditare decise di farsi recidere la prima falange del secondo e del quarto dito dei piedi, per unire poi le dita troncate rispettivamente al terzo e al quinto. In questo modo rimase con tre dita, o meglio, tre talloni per ognuno dei due piedi. Per dare maggiore enfasi a tale effetto separò di un centimetro e mezzo la pelle che teneva uniti il secondo e il terzo metatarso dalla base delle falange delle dita corrispondenti. Tra il quarto e il quinto metatarso separò la carne del piede di un altro centimetro e mezzo verso l'arcata del plantare, fino al tallone. Ovviamente le modifiche non furono apportate tutte contemporaneamente, ma in fasi successive così da permettere alle smembrature e alle ferite di risanarsi e di nuovo di essere riaperte per venire e allungate... E tra una fase e la successiva, per allargare la distanza tra i metatarsi, inserì dei pezzi di legno così da ampliare permanentemente le nuove dita di circa cinque o sei centimetri. Furono pertanto divaricati al punto da apparire simili alle zampe di un rallo. Per completare la sua oscura opera Dee forò la parte esteriore delle calcagna dove inserì, per ognuno dei due fori, due cilindri in acciaio inossidabile ad imitazione dei talloni di un'aquila. Ricoprì anche questi con smalto nero... L'utilizzo di un paio scarpe tra le possibili soluzioni era naturalmente fuori questione. Scelse quindi di utilizzare un paio di sandali.
Karl Ledux ritornò dopo aver trascorso un anno nel Nord Ovest, riportando con sé un'enorme quantità di funghi psyonesis essicati. Questa varietà, che cresce quasi esclusivamente sulle ceppaie della regione in cui era stato, si dice abbia proprietà psicotrope sette volte superiore a quelle del fratello, il cubensis, che è molto più comune e che fruttifica tipicamente in campi ricchi di sterco bovino... Dee, scambiando la sua dose settimanale per una porzione di identico peso di psyonesis finì col moltiplicare di diverse volte il quantitativo di principio attivo ingerito, la psilocibina... Certe tribù di indiani nordamericani da sempre considerano questo fungo come un elemento divinatorio... Gli uomini di oggigiorno lo usano invece spesso per alterare i processi chimici notturni che avvengono nell'organismo umano, cosa che le generazioni precedenti hanno da sempre preso con immensa cautela. Rivelazioni invisibili gettano ombre percettibili risultanti nella dannazione.
Talune tribù africane inseriscono dischi di legno nelle loro labbra, così da alterarne in modo incredibile le proporzioni. Dee scolpì un rostro che manteneva ammorbidito con olio di lino e lisciato con cera d'ape. La mandibola aveva un aspetto delicato, ma doveva comprensibilmente agevolare l'uso della nuova mascella. Prima di inserire il becco dovette dunque gradualmente fornire alle sue labbra la necessaria flessibilità. Per far ciò utilizzò nella bocca pezzi di legno modellato e cerato, così da incrementarne continuamente le dimensioni. Quando la carne fu dunque pronta, rivettò il rostro sottopelle con dei piercing. Il processo fu molto più delicato di quanto si aspettasse, sebbene la mascella finì col bloccare la maggior parte dell'ossigeno inalato dalle narici. Per poter ritornare a respirare normalmente si vide costretto dunque ad asportare buona parte della cartilagine.
Arrivisti e alti papaveri, come effimere fiammelle in balia del vento, serpeggiavano lungo le strisce di marciapiede dell'isolato. La luce filtrava codardamente dal cielo attraverso il rettangolo della finestra e dalla strada la silhouette di Dee avrebbe potuto apparire sulla vetrata come un'ombra sinistra.
Sì, il vetro era la cornice e lui il suo ritratto. Anzi, il suo dipinto. E appariva come una di quelle sconvolgenti acqueforti di Dürer. Fece un passo indietro e si umetto le labbra con il mozzicone di lingua. Un'onda, come provenisse dall'oceano, attraversò la stanza. Una liquidità gli si contorse addosso e sentì dei brividi corrergli lungo le vertebre. Lo specchio era lì vicino. Fu lì che incontrò dunque le sfere cupe delle sue pupille.
Fissò sé stesso e, raggelando in un istante che fece comprimere i suoi pensieri fino ad esplodere, comprendette il vero significato della parola paura.

BRENDAN CONNELL


titolo originale Mesh of Veins traduzione italiana Massimo Giraldo


Note sull'autore

Brendan Connell è nato nel 1970 a Santa Fe, nel Nuovo Messico. Le sue storie sono state pubblicate in diverse rivisite, pubblicazioni letterarie e antologie, incluse McSweeney, Adbusters, Nemonymous, Leviathan 3 (The Ministry of Whimsy 2002), Album Zutique (The Ministry of Whimsy 2003) e Strange Tales (Tartarus Press 2003). Il suo primo romanzo, The Translation of Father Torturo, è stato pubblicato da Prime Books nel 2005; il suo romanzo breve Dr. Black and the Guerrillia è stato pubblicato da Grafitisk Press nello stesso anno.


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