di Roberto Sturm
Libri acquistati:
Le teste (Giuseppe Genna), I Pitard (George Simenon), Tutto per una ragazza (Nick Hornby)
Libri letti:
Donne e uomini (Richard Ford)
I Pitard (George Simenon)
Tutto per una ragazza (Nick Hornby)
Credo che Richard Ford possa annoverarsi tra i maggiori narratori contemporanei. Non scrittori perché Ford, attraverso i suoi scritti, ci racconta un’epoca, uno spaccato di vita quotidiana, le (inter)relazioni degli uomini e delle donne del nostro tempo, le idiosincrasie di esseri che a volte fanno tutto il contrario di ciò che dovrebbero per essere felici. Sono tre racconti lunghi quelli presenti nel volume Donne e uomini. Tre racconti lunghi, un paio dei quali sarebbero potuti trasformarsi in romanzo con qualche decina di cartelle in più.
Ma non è la forma commerciale che Ford insegue, né come mole né come stile. Lo stile dell’autore americano, infatti, è sicuramente particolare. E’ denso, i protagonisti congetturano e ipotizzano su anni e anni della propria esistenza (in Lo stato delle cose, per esempio), oppure ragionano sui propri comportamenti o sulle relazioni avute negli ultimi decenni, come spesso accade in Il donnaiolo, Geloso e Occidentali che sono i racconti che formano questo volume.
Un esempio? Prendete un racconto di Carver, pensate al suo stile essenziale. Ford, in un certo qual modo, è l’esatto contrario. Ma come spesso accade, a volte gli opposti (o estremi) si toccano. Entrambi entrano come chirurghi esperti nella vita quotidiana sezionandola e – aggiungerei – sezionandoci, in maniera impietosa. Senza per questo fare torto all’estetica letteraria. Perché è sempre un’esperienza irripetibile leggere un testo del grande Richard Ford.
Non ho letto molto, di Nick Hornby. Male, molto male, direbbe Danilo. A cui tutti dobbiamo più di qualcosa per la sopravvivenza di Intercom. A parte Alta fedeltà, letto anni fa e bellissimo, gli strani incroci del destino, della volontà e del caso hanno lasciato in bella mostra nella mia libreria altri tre romanzi.
Questo quarto, Tutto per una ragazza, è stato un divertente diversivo su un genere letterario che è difficile da definire. Letteratura per ragazzi? Troppo poco. Per tutti? Probabilmente troppo. La storia di Sam, sedicenne londinese, teenager sedicenne amante delle skateboard e interessato a poco altro, per una serie fortuita di coincidenze, incontra Alicia, una sua pari età. Poco interessato all’inizio (infatti solo gli inviti di sia madre trentaduenne lo scuotono un po’), si imbatte in una ragazza stupenda che mostra interesse per lui.
E da qui si snoda la vicenda, abbastanza statica dal punto di vista dell’azione, del rapporto tra due giovani che prende una piega poco auspicabile per tutti.
Nonostante il paragone a Salinger (“Il giovane Holden del XXI secolo”) mi sembri quantomeno azzardato, il romanzo dell’autore inglese è riuscito. Hornby scrive bene (non sarò né il primo né l’ultimo ad affermarlo), con una buona dose di (auto)ironia, con uno stile ammiccante, muovendosi in diversi generi in modo convincente. Almeno per quel poco che ho letto e il molto che ho sentito dire. Musica, calcio, adolescenza, oltre agli argomenti canonici, vengono affrontati sempre con uno spirito che mette in risalto la capacità di Hornby di scrivere con scioltezza, con la capacità di coinvolgere comunque il lettore. Cosa non da poco.
E se per Sam e Alicia non saranno tutte rose e fiori (ma neanche per coloro che gli stanno vicini) la lettura è gradevole, a un livello medio sicuramente sopra la media. Consigliato per chi voglia prendersi una pausa defatigante (dopo Pynchon ci vuole) e godersi una storia lineare ma non stupida, tradizionale ma non consueta. Una storia da leggere, forse, che farebbe più felice mia figlia ormai sedicenne anche lei.
Ennesimo romanzo di caratura superiore questo I Pitard di Georges Simenon. Ormai non riesce più a sorprendermi la qualità di scrittura di questo autore. Annoverarlo tra i più prolifici autori di ogni epoca – cosa che so di rimarcare sempre – non fa altro che far apprezzare ancor di più la scrittura lineare e scorrevole di un personaggio della letteratura mondiale che, con i suoi scritti, ha segnato alcune delle pagine migliori della narrativa d’ogni tempo. Mai banale, sempre attento alle ambientazioni (forse i suoi porti e le sue navi o i suoi ambienti comunque marini sono per me fonte di maggiore apprezzamento), alla psicologia ed al tratteggio dei personaggi, questo romanzo è la storia del capitano Lannec, che dopo anni di lavoro su navi di proprietà altrui, riesce a comprarsi, con l’aiuto della famiglia della moglie, una nave tutta sua.
Ma è il primo viaggio che si trasforma in un inferno, con la moglie Mathilde che insiste per rimanere a bordo durante il viaggio.
Ed è da qui che si dipana la storia, una storia su cui incide la psicologia dei personaggi, gli eventi imprevisti che si intrecciano con la trama, le scoperte di Lannec sulla moglie, sulla famiglia di lei.
E un finale inaspettato, ma come al solito credibile e – come dire – che arriva logico dopo tutti gli accadimenti della storia, non farà altro che mettere a nudo il cinismo, l’arroganza, la malafede, l’avidità, il falso perbenismo di una borghesia che, anche ai tempi di Simenon, non aveva niente da invidiare a quella di oggi.
Roberto Sturm