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LAZARUS di Alberto Cola - (Vincitore Premio Urania 2009)

Inserito Giovedì 13 gennaio 2011

Saggistica di Roberto Sturm

Appuntamento annuale con la fantascienza italiana con il vincitore del Premio Urania, senza dubbio il riconoscimento più ambito dagli scrittori di questo genere. Paragoni con gli altri romanzi presentati quest’anno sono decisamente impossibili (per forza di cose), con quelli delle scorse edizioni decisamente antipatici.
Parlavo con amici, su Facebook, di come la fantascienza nostrana abbia sempre risentito di un’autoreferenzialità poco costruttiva, di come molti autori siano refrattari alle critiche, di come il fandom si sia lentamente sempre più richiuso in se stesso. Che la fantascienza a livello mondiale non goda, attualmente, di ottima salute è, credo, risaputo. Di come la fantascienza italiana non sia mai stata un baluardo della ricerca stilistica e di temi originali è lo stesso un dato di fatto. Ci sono dei vaghi distinguo che non mi sembra il caso di affrontare in questa sede. Il vincitore di questa edizione è Alberto Cola, un nome sentito spesso nell’ambiente. Un autore spesso presente ai primi posti nei concorsi letterari e nelle riviste specializzate. E forse non è un caso.
LAZARUS è un più che discreto romanzo, secondo la mia opinione.
La sua forza sta proprio nella semplicità. Come esprimevo sempre su Facebook, il suo stile diretto, la sua trama lineare, la capacità dell’autore di non voler far vedere al lettore la propria bravura stilistica con voli pindarici che portano, spesso, a ingarbugliare la storia ed appesantire lo stile, la scelta di tenere un livello basso (grossa virtù, secondo me), fanno sì che il libro funzioni, che non scappi mai dalle mani di Alberto Cola.
Un testo di meno di 200 pagine che racconta l’essenziale e, per fortuna, niente di più. Una trama che mantiene sempre un buon livello, una storia se non originalissima almeno molto interessante.
Ambientata in Giappone, i tocchi che Alberto da all’ambientazione sono tenui ma sufficienti, mai volti a una descrizione troppo particolareggiata che non farebbe altro che annoiare il lettore.
Ottima la scelta di spiegare poco e di far emergere le situazioni dai dialoghi piuttosto che dalle descrizioni.
Come mio solito, non mi addentro nella trama. Il protagonista è Gabriel, cacciatore in una società dove è possibile resuscitare le persone. Almeno quelle che convengono far rivivere. Al suo fianco Mishima, insieme a cui scoprirà che la resurrezione non è la più bella cosa che possa capitare a un umano.

Roberto Sturm


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