di Roberto Sturm
Libri acquistati: Caccia alle donne (James Ellroy), Paura della matematica, Quella sera dorata (Peter Cameron), A cosa servono gli amori infelici (Gilberto Severini)
Libri letti: Mucho Mojo (Joe R. Lansdale), Un giorno questo dolore ti sarà utile (Peter Cameron), Benzina (Elena Stancanelli), Meno di zero (Bret E. Ellis); A cosa servono gli amori infelici (Gilberto Severini)
Confesso che mi aspettavo di più da questo romanzo di Lansdale dopo aver letto Atto d’amore. Non che sia un brutto libro, tutt’altro. Ma avendone sentito parlare benissimo da persone di cui mi fido forse avevo delle aspettative maggiori. Il libro è scritto molto bene, non c’è dubbio. Forse è la storia che, in un certo senso, non decolla mai completamente. Hap e Leonard, i protagonisti che loro malgrado si trovano invischiati in una storia molto losca, sono simpatici. Due persone standard americane. Americano medio il primo, bianco, americano medio, nero e gay, il secondo, che si trova in mano una fortuna lasciatagli dallo zio che non vedeva da anni. E il ritrovamento di molto materiale nella vecchia casa che gli ha lasciato in eredità lo zio è solo l’inizio di un’investigazione che porterà a galla una serie di omicidi che, fino a quel momento, erano rimasti nascosti. Credo che sia il primo di una serie con protagonisti Hap e Leonard, ma se lo stesso Lansdale dice, nella prefazione, che è il migliore della serie, forse non c’è da aspettarsi capolavori dagli altri. Lettura piacevole, senza dubbio, ma finale e assassini abbastanza scontati già da metà libro. Non che questo incida sulla qualità letteraria del romanzo ma, tutto sommato, delude un po’ il lettore (almeno me) che magari si aspettava un colpo di scena finale più pirotecnico. Vedremo in seguito, tutto sommato ho letto solo due romanzi di Lansdale.
Assolutamente incantevole questo romanzo di Peter Cameron. Consigliatomi da Nico Gallo, è uno dei libri più belli che abbia mai letto. L’accostamento a Il giovane Holden è inevitabile. Ma questo Un giorno questo dolore ti sarà utile brilla di luce propria, con la semplicità e uno stile degno dei più celebrati romanzi. James, il protagonista, un diciottenne nel 2003, anno in cui si svolge la storia, è assolutamente fantastico. Semplice e intelligente, intuitivo e dissacratore, riesce con la sua logica a smontare le regole sociali, le abitudini, le relazioni sentimentali, i rapporti interpersonali, le imposizioni del vivere con buon senso. E che (forse) sia gay non è importante né per lui né per la storia, che Cameron narra con uno stile lieve ma profondo, con una scrittura levigata ma a più strati, con una semplicità che, come dicevo all’inizio, non può che incantare il lettore. E anche la sorella Gillian, l’estrosa madre titolare di una galleria d’arte moderna, una nonna che è la sola persona di cui James si fidi, il collega di lavoro John, nero e gay, fanno parte di un’opera che racconta i nostri giorni, demolendone, con rara abilità, tutti i luoghi comuni.
Senza infamia e senza lode questo romanzo di Elena Stancanelli, Benzina, ripescato tra i vecchi acquisti della mia libreria (il prezzo è solo in lire). Una storia dei nostri giorni, di Lenni (Eleonora) e Stella, amanti nella vita e colleghe di lavoro in una pompa di benzina, che si trovano di fronte a un delitto. Stella uccide la madre di Lenni che la è andata a trovare per la richiesta di un prestito della figlia. Tutto si svolge in maniera convulsa, il delitto, l’occultamento del cadavere, l’entrata in scena di tre machi che tanto, loro malgrado, saranno coinvolti della vicenda. E la madre di Lenni, che seppure morta, aleggia con lo spirito nelle vicende delle due ragazze. Un noir a tinte fosche, abbastanza godibile ma a mio parere poco convincente. Troppa legna sul fuoco che poi l’autrice non lascia bruciare come dovrebbe.
Se avessi letto Meno di zero prima di Le regole dell’attrazione avrei trovato quest’ultimo ripetitivo. Invece è successo il contrario. Questo romanzo non aggiunge niente di nuovo all’autore Ellis, nel suo stile provocatorio, dissacrante, violento. Stile che tocca l’apice con American Psicho, veramente un romanzo di rottura. Le vicende di Clay, ragazzo ricco e viziato come i suoi amici di Los Angeles, sono, come al solito, esagerate, sopra le righe. E mettono in evidenza il disagio e il vuoto interiore di più di una generazione americana. Quella di questi ragazzi e dei loro genitori, persone nate e vissute nella bambagia, nella ricchezza materiale. I dialoghi scarni ma credibili, i personaggi delineati a schizzi, il loro vivere per vincere una noia che viene dall’avere tutto e, quindi, dal non sapere cosa cercare, formano un intreccio narrativo comunque interessante. E’ l’opera prima di Ellis, scritta quand’era poco più di un adolescente, ma che dà la sensazione di trovarsi di fronte a uno scrittore sicuramente al di sopra della media. Come il suo successo ha decretato.
Un’altra perla per Gilberto Severini, scrittore marchigiano che, forse per il suo carattere riservato, sempre lontano dalle luci della ribalta, non ha mai avuto il grande successo che meriterebbe. Per Playground ha pubblicato il suo ultimo romanzo A cosa servono gli amori infelici. E’ stupefacente la versatilità di questo autore, la sua capacità di frequentare diversi modi di scrivere. Sia che usi solo il dialogo, come in Ospite il soffitta che quasi esclusivamente il monologo, come in questo caso, la scorrevolezza del suo stile, la caratterizzazione dell’ambientazione, la “delicatezza” dei suoi personaggi, la sua scrittura lieve non ne risentono. Ribadisco, e non è la prima volta, che chiunque volesse avventurarsi nello scrivere, dovrebbe leggere la sua produzione. Non sterminata ma completa, nel senso che ci si ritrovano tutti quegli elementi necessari per imparare a scrivere. Un uomo, alla vigilia del nuovo millennio, deve subire un intervento chirurgico quasi di routine. La necessità di ripetere un esame procrastina l’intervento dando la possibilità all’uomo di scrivere tre lettere (una a un collega, una ad un prelato e una a un suo alter ego, forse veramente esistente o solo inventato) in cui rivisita le esperienze fondamentali che hanno dato alla sua vita una certa direzione piuttosto che un’altra. Una trama solo apparentemente semplice e lineare, come del resto accade in tutta la sua produzione, che regala vere emozioni, sia letterarie che inyeriori. E le chiavi di lettura del suo testo si moltiplicano piano piano, lentamente col progredire della trama. Ed elencarle sarebbe davvero riduttivo. E troppo personale. Ognuno, come sempre, avrà le proprie. Perché Gilberto Severini non le impone. Le suggerisce. A noi lettori scegliere le più gradite.
Roberto Sturm