Il Giardiniere
Inserito Mercoledì 16 giugno 2004
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racconto di Jim Cowan
Kyrie
Voi, un emissario dello stesso Santo Padre, siete
venuto a farmi delle domande? Sono certo che comprenderete la mia sorpresa. Sono
un vecchio gesuita che se ne sta seduto al sole a sognare per tutto il
pomeriggio in questo giardino tranquillo del seminario. Che cosa c'è che io
conosco di tanto importante per Roma? Importante, forse, per il mondo intero,
dite voi? Di certo sapete che il mio ordine ha soppresso i miei pensieri per 40
anni. Cos'è successo per far sorgere l'interesse istantaneo del Santo Padre?
Non dite niente... so perché voi siete venuto a scovarmi. Racconterò la storia
che siete venuto a sentire e risponderò alle domande che siete venuto a fare.
Abbiate pazienza. Sono una persona anziana e può sembrare che parli un po' a
vanvera, ma non sono pazzo. Sono un gesuita e un sacerdote ordinato e mi sono
laureato alla Sorbona presso l'Istituto di Xeno-tecno-archeologia, proprio qui a
Parigi. E' meglio che vi mettiate comodo per stare più attento.
Volete che vi racconti la storia di come io e
l'ingegnere quantistico Angstrom siamo andati sul pianeta Pasquale II. Volete
che vi racconti della tecnologia aliena di Pasquale. Comunque, devo mettervi in
guardia sul fatto che la mia storia risponderà alle domande del Santo Padre, ma
dubito che al Santo Padre piacerà la mia risposta.
Non è bello questo giardino? Andiamo lungo questo
stradello tra iris e gigli; incantevole, vero? Sediamoci in questo posticino
appartato. Io mi siedo col sole alle spalle, voi potete mettervi là, su quella
panchina di legno, nell'ombra, così la luce non vi rifletterà negli occhi.
La mia storia inizia venti anni e tre papi fa.
Avevo 50 anni (devo aggiungere che ero ben messo e muscoloso) quando si
ricevette un segnale da una sonda interstellare che se n'era stata in silenzio
per anni e tutti la davano per dispersa. La sonda era una di quelle cattoliche,
uno dei tanti automatismi inviati in cerca di pagani.
Cercare i pagani. Tutto questo accadeva prima che
voi nasceste, quando si scoprirono i resti abbandonati di una razza aliena in
diversi sistemi locali. Gli insegnanti con ogni probabilità non vi hanno parlato
del periodo di rovello teologico causato da queste scoperte. L'intelligenza non
umana era vista come una minaccia mortale al ruolo centrale dell'uomo nella
visione di Dio nell'universo rivelato. No, non vi avranno parlato di tutto il
rovello. Al contrario vi avranno parlato del caritatevole compromesso di Roma:
gli alieni intelligenti diventavano una fonte integra di paganesimo, rendendo la
loro conversione il compito interstellare ovvio della Chiesa. Così la Chiesa, e
attraverso la Chiesa l'Umanità intera, fu di nuovo sistemata al posto centrale
del piano di Dio.
Queste idee interessanti meritano di essere
esaminate. Per prima cosa si deve assumere che gli alieni pagani hanno delle
anime reali da salvare, il che da spago a dispute teologiche appassionanti. Si
deve anche assumere che qualsiasi conversione si faccia, deve essere fatta da
noi e non dagli alieni. Ma ho detto che non volevo divagare. Nei resti
abbandonati quei primi esploratori trovarono una tecnologia aliena che era
razionale anche se del tutto incomprensibile. Quelle macchine (la parola
macchine è fuorviante, ma non c'è altra parola) manipolavano una relazione
misteriosa tra pensiero e oggetto. La tecnologia aliena è come il profumo della
madreselva in una notte tranquilla e senza luna. L'odore rivela la presenza del
fiore, ma non il fiore stesso.
E' vero che Roma ha lasciato abortire quei futili
tentativi di trovare la razza aliena? Finalmente Roma è convinta che essi non
hanno posto più piede sui loro pianeti abbandonati da circa centomila anni?
Forse il nostro giovane nuovo papa è stato convinto da un centinaio di anni di
prove. Dopotutto ha studiato da scienziato. Siete sorpreso che un biologo possa
essere eletto papa? Se non avessi le prove penserei di sognare.
Non importa. Gli alieni sono scomparsi non si sa
dove, lasciandosi alle spalle la loro tecnologia dormiente, e noi
xeno-tecno-archeologi annaspiamo in mezzo alla miscela di fisica materiale e
metafisica spirituale.
State comodo sulla panchina? Bene. Mi piace
riposarmi qui nel pomeriggio: il ronzio degli insetti maschera il rumore del
traffico dietro il muro. Al di là del muro del giardino. E' una frase
importante. Parlare di idee aliene e molto difficile ed è più facile attraverso
la metafora. Nei miei scritti proibiti ho detto che la metafora è la poesia
della ragione.
Guardate là, oltre il tiglio… riuscite a vedere
l'ula che con pazienza pulisce i fiori? Un giovane ufficiale come voi che lavora
all'interno del Vaticano probabilmente non ha esperienza di Ule. Sono creature
manufatterizzate, senza voce, cose a due gambe, assemblate in vasca da geni
mammiferi assortiti, schiavi allevati per una vita di duro lavoro. Portammo tre
ule su Pasquale II. Sono in parte scimmiesche (visto come tiene la zappa coi
pollici?) e in parte canine. Hanno la solerzia di un cane e l'intelligenza di
una scimmia superiore, è per questo lo stradello che abbiamo fatto prima era
così ben tenuto. Anche se i visi pelosi mancano di espressione, si può dire
dall'andatura che portano con orgoglio le loro tute. Secondo loro sono più che
dei semplici animali.
Ma torniamo alla mia storia. La sonda si era
allontanata anni luce dal corso programmato. In seguito vi offrirò una
spiegazione per questo fatto. A cinquanta anni luce da qui aveva trovato un
pianeta terrestre con un unico resto alieno. Da un'orbita bassa attorno a questo
pianeta bianco-blu la sonda (che era equipaggiata con uno stravagante database
di figure minori della storia del cattolicesimo) battezzò il pianeta Pasquale II.
Anche se noi religiosi ci ritroviamo con abbastanza tempo libero per poter
imparare molte cose superflue, voi potreste anche sapere che Pasquale II fu papa
dall'Anno Domini 1099 all'Anno Domini 1118.
La sonda orbitante fece rapporto sulla
ricognizione di Pasquale II. C'erano oceani coperti da nubi e montagne innevate
che degradavo verso foreste oscure. Giungle lussureggianti nascondevano il
grosso della biomassa e savane asciutte pullulavano di animali. In cima ad
un'altura accanto ad un ampio estuario c'era un palazzo bianco, una cupola
massiccia che poggiava su piloni slanciati. Era l'unico segno dell'antica visita
aliena. Il tempio, come finimmo col chiamarlo, stava al centro di un'ampia
terrazza che guardava all'oceano verso est.
La sonda aveva lanciato diversi bozzoli di
strumenti scientifici nell'atmosfera di Pasquale. Si danneggiarono tutti durante
la discesa, riferendo negli ultimi secondi l'esistenza di temperature che si
avvicinavano allo zero assoluto. Se fosse stato vero, Pasquale II sarebbe dovuto
essere una terra desolata di gas ghiacciato. Immediatamente, la piccola comunità
di xeno-tecno-archeologi cattolici sospettò che l'intero pianeta era protetto da
un CAM, un campo anti macchina. Qualche altro CAM, roba da poco, era già
conosciuto a quel tempo, ma si aveva un'esperienza proprio limitata.
Avete letto il mio rapporto sulla spedizione?
Avete soffiato via la polvere dalla copertina e lo avete letto in qualche angolo
della Biblioteca Vaticana? Allora dovreste già sapere come io a Angstrom abbiamo
fatto la discesa dall'orbita, anche se in un CAM tutti i macchinari si
immobilizzano e si guastano nel momento, e solo allora, in cui si tenta di
usarli. L'interruzione all'uso e il segno della tecnologia aliena.
Quello che ammiro di più della tecno aliena è la
sua eleganza. Non c'è struttura, nessun congegno ovvio, nessuna macchina
ingegnosa… solo una locazione elegante dove un effetto scatta a seguito di un
dato stato della mente. Il mio primo incontro con la tecno aliena è stato come
studente laureato sul pianeta Passione. La tecno era una semplice scalinata.
Alcuni, salendola a volte, arrivavano in cima col ricordo di cose che non
potevano essere successe. Parlavano come se i loro nuovi ricordi fossero reali,
ne scrivevano pure, ma scendendo dimenticavano completamente questi ricordi, Non
riuscimmo mai a capire cosa facesse scattare questi effetti e non scoprimmo mai
lo scopo di questo macchinario, se mi si permette l'uso della parola. Non siamo
mai riusciti a comprendere il funzionamento di nessuna tecno aliena.
I CAM sono forme rare di tecno aliena. Ne sono
stati trovati pochi e solo su tre o quattro pianeti. Ognuno protegge una piccola
porzione di spazio e, dato che in due occasioni un CAM è apparso e poi
scomparso, potrebbero anche proteggere piccole aree temporali.
Lo sapevate che sono stato io a scoprire la Torre
dell'Eco? No? Non avete mai sentito parlare della Torre dell'Eco? Be', non mi
sorprende. Prometteva proprio d'essere pericolosa… per Roma, voglio dire. Ma la
Torre è un'altra storia, e io ho promesso di non divagare.
Pasquale II è ancora l'unico pianeta protetto
completamente da un CAM, trasformandolo istantaneamente in una specie di Santo
Graal.
Fate contento un vecchio per un momento. Quando
vi trovavate nella biblioteca e leggevate il mio rapporto, non è che avete
scorto i miei saggi vietati che prendevano polvere in qualche angolo nascosto?
Non è che avete dato un'occhiata a qualche mia opera? No? Forse non sapevate che
i miei scritti sono stati la ragione per cui sono andato su Pasquale.
Da giovane esprimevo i miei pensieri in piccoli
saggi che mostravo agli amici. Le mie idee venivano accolte bene da un cerchio
sempre più ampio di lettori accorti e iniziarono ad avere una vita propria,
samizdat elettronico, Col tempo i miei saggi arrivarono all'attenzione
dell'Ufficio della Congregazione della Fede. Che nome benigno (Ufficio della
Congregazione della Fede) per quello che una volta si chiamava Inquisizione. Se
non fossi un gesuita, direi con una punta d'orgoglio di credere che il mio
lavoro venisse letto dallo stesso Santo Padre.
Nell'arco di 20 anni ho avuto molti colloqui con
ufficiali della Curia. Ad ogni colloquio seguivano mesi e persino anni di esame
preparatorio dei documenti mentre io aspettavo, muto, l'approvazione magari di
un singolo saggio. L'unico premio che mi veniva concesso erano lunghe liste di
richieste di revisioni che avrebbero potuto, in seguito, rendere la mia opera
accettabile per la pubblicazione ufficiale.
Durante tutto questo tempo io continuavo il mio
lavoro come xeno-tecno-archeologo. I miei scritti scientifici non interessavano
la Chiesa, ma, all'insaputa di Roma (ma all'inizio anche a mia insaputa) la mia
opera scientifica lentamente si andava fondendo con le mie convinzioni
religiose. Quando avevo circa quarantacinque anni riunii le miei idee in un
libro che racchiudesse tutte le mie convinzioni: l'Evoluzione Spirituale della
Materia: Polvere, Uomo e Aldilà.
Dopo qualche settimana che il mio manoscritto era arrivato a Roma, la
Congregazione della Fede rivolse l'accusa specifica e seria di Dottrina Fallace.
L'Evoluzione Spirituale della Materia contraddiceva il dogma cattolico
fondamentale espresso da San Tommaso un migliaio di anni fa. San Tommaso aveva
detto che la materia era semplicemente materia e destinata a passare, mentre lo
spirito era spirito eterno. Diversamente da massa e energia (che sono
equivalenti) la materia effimera non potrà mai diventare spirito eterno. Avete
un po' di conoscenze scientifiche, quanto basta per sapere che la materia può
essere trasformata in energia? Bene.
Questa volta non c'erano passaggi difficili, non
c'erano sezioni a cui suggerire una revisione, non mi fu assegnata nessuna
autorità che mi aiutasse a rendere chiarii miei pensieri. Mi dissero
semplicemente che l'Evoluzione Spirituale della Materia: Polvere, Uomo e Aldilà
era profondamente eretico e non sarebbe mai stato possibile pubblicarlo.
Se mi è permessa la digressione di un momento,
potreste essere interessato a sapere che trovo l'eresia intrigante. E' uno stato
di grazia a cui si è sottoposti. Una volta stabilito come eretico, il proprio
pensiero non autorizzato viene autorizzato formalmente. Pensieri non
Autorizzati. E' una convalida e come le erbacce del giardino non si possono
sradicare completamente.
Credo che la metafora sia la poesia della
ragione. L'ho già detto? Be', la mente umana è un giardino del pensiero. Ci sono
i fiori del pensiero umano: le annuali dell'arte e della scienza e le perenni
della fede. Ci sono anche le infestanti. Ma che c'è al di là del muro del
giardino? C'è soltanto un deserto che s'allunga fino ad un orizzonte indistinto,
o ci sono altri giardini: giardini alieni di pensiero dove si potrebbe vagare se
solo si riuscisse a trovare lo stretto cancello nel muro del nostro piccolo
giardino? E' possibile che le erbacce del nostro giardino possano essere dei
fiori in altri giardini alieni? Ma nel nostro giardino umano le mie erbacce
eretiche erano intollerabili e Roma disse che non dovevo scrivere.
Sono un gesuita che è legato a vita da un
giuramento di obbedienza. Noi che abbiamo giurato di obbedire sappiamo che,
mentre Dio si acciglia nei confronti di coloro che usano l'autorità in modo
irrazionale, Egli sorride a coloro che irrazionalmente obbediscono. Sentii che
Egli mi stava sorridendo quando due anni dopo la sonda perduta di Roma scoprì
Pasquale II.
Non c'era niente per me qui sulla Terra. Chiesi
di essere inviato sul nuovo pianeta. Sapevo che doveva esserci un grande segreto
su un pianeta protetto da un CAM. Diversamente dagli altri XTA, io non avevo
nulla da perdere nell'andare su Pasquale II. Anche se non fossi tornato avrei
servito Dio. Se fossi riuscito a scoprire come sconfiggere il CAM allora, non
solo sarei tornato sulla Terra, ma ci sarei tornato in trionfo.
E per quanto riguarda il mio amico Angstrom,
perché venne con me? Nel mio rapporto non penso di aver menzionato il fatto che
Angstrom era il figlio di un cuoco parigino. Angstrom ha ereditato l'amore di
suo padre per il cibo. Per tutti gli anni che ho lavorato con lui, non ha pesato
mai meno di 150 chili. Archi di sudore macchiavano le ascelle delle sue camicie
e quelli che lavoravano accanto a lui respiravano sempre l'odore vago del
sudore.
Sebbene i sui colleghi fossero disgustati dalla
sua obesità, erano costretti a rispettare il suo intelletto. Alla fine della sua
carriera la sua fame di verità, e non di cibo, lo portò alla disgrazia
professionale e all'ostracismo. Ma di questo ne parleremo meglio in seguito.
Tutto ciò che dovete sapere di Angstrom a quel punto è che era un uomo gentile e
che la possibilità di una ricerca incerta su Pasquale II gli offriva molto di
più delle certezze miserabili della sua vita solitaria sulla Terra.
E qual era lo scopo della nostra missione? Penso
che comprendiate che era quello di spegnere il CAM e di scoprire il segreto che
era nascosto su Pasquale II.
Gloria
Non mi sono mai piaciuti i viaggi spaziali. Come
molte cose che si crede siano eccitanti, il viaggio spaziale è soprattutto
noioso.
Viaggiammo verso Pasquale II su una nave che
ribattezzai Teilhard de Chardin, dal nome di un mio predecessore. Era un
mercantile vecchio e poco sicuro, che andava a velocità superiore della luce e
apparteneva a una delle compagnie labirintiche del Vaticano. Roma aveva detto
che potevamo usarlo perché lo Chardin si trovava sulla rotta della rottamazione.
Capite perché una nave ormai inutile per lo spazio era l'ideale? No? Di sicuro
avete visto che ero un eretico certificato, mi era stato vietato di parlare, ma
ero ancora capace di pensare. Qui sulla Terra ero una minaccia costante. Una
morte sfortunata nello spazio sarebbe stata una tragica perdita che si sarebbe
dimenticata in fretta. E anche se la Chardin non fosse frantumata
nell'iperspazio, Roma sarebbe rimasta contenta nel vedermi intrappolato su
Pasquale II dietro il velo impenetrabile del CAM. Ah, dall'impercettibile
inclinazione della vostra testa posso vedere che non siete un neofita dei metodi
vaticani. Forse sapete che il piano per la seconda spedizione, completamente
equipaggiata, quella che sarebbe stata inviata dopo la nostra sfortunata
scomparsa, era già in progettazione.
Prima di lasciare la Terra avemmo le nostre dosi
di anticorpi universali, così da poter bere, per esempio, l'acqua su Pasquale II.
Come noi, le tre ule ebbero la loro dose di anticorpi, insieme alla dose a lunga
azione di antigonatropina per continuare la soppressione del loro comportamento
auto-replicante. Nell'allevare intelligenze mammifere in vasca ci sono
comportamenti che apparentemente non si possono eliminare. Al posto delle
medicine io avevo il mio voto di castità e per quanto riguarda Angstrom, be',
per quanto ne posso sapere era funzionalmente asessuato.
Perché portavamo le ule? Le ule sarebbero stati i
nostri portatori, ci avrebbero sorretto. Senza macchinari saremmo stati
costretti ad esplorare Pasquale come avventurieri del 17° secolo, durante
l'Età delle Scoperte in Europa, quei giorni gloriosi in cui era raro che si
doppiasse un capo o si esplorasse un fiume senza che ci fosse un gesuita a
bordo.
Per due giorni ci allontanammo cabotando dal
campo gravitazionale della Terra. Per passare il tempo io tirai fuori il
telescopio a riflesso in ottone tutto scassato che mi era stato regalato da
giovane da un mio insegnante. Le stelle apparivano come succede solo dallo
spazio, una miriade di soli che ruotano nel vuoto. Col tempo ogni sole morirà in
una breve nova o in una più rara supernova, eruttando nubi gassose di materia
stellare. Col passare degli eoni questa polvere si raffredderà e si condenserà
in nuovi soli e in nuovi pianeti. In una piccola frazione di questi pianeti
dalla roccia sprizzerà dell'acqua allo stato liquido e inizierà la lunga
processione della vita. Per primo del fango semi vivente, poi dei batteri che
per miliardi di anni avrebbero raffinato le pareti delle cellule e i nuclei, poi
altri miliardi di anni di esseri multicellulari microscopici la cui progenie,
nell'arco di qualche altro miliardo di anni, sarebbe diventata pesce e uccello e
mammifero e creatura come l'uomo, con l'anima.
State attento. State ascoltando idee pericolose,
mio giovane amico.
L'ho già detto che le tre ule erano il regalo di
Roma alla nostra spedizione? Un altro esempio della generosità stantia di Roma.
Erano ule agricoli in sovrappiù un questo seminario. Le ule in sovrappiù sono un
problema: buttarle è una questione morale difficile. L'industria le eutanatizza
in silenzio, ma la Chiesa ha principi più alti (o più cauti) e assegna le ule in
sovrappiù, come suore invecchiate, a lavori sempre più leggeri. Queste tre ule,
comunque, furono assegnate alla nostra missione per vivere o morire, a
piacimento di Dio, disperse con me e Angstrom.
Sedate, dormirono tutte e tre per tutto il
viaggio di cinque giorni attraverso gli anni luce. A volte le controllavo mentre
stavano nelle strette cuccette della stiva del cargo. M. Jules era forte e
volonteroso, mentre M.lle Marie era una creatura delicata che trovavamo spesso
in compagnia di M. Jules. M. Alain aveva un'aria truculenta come se rinfacciasse
a tutti gli uomini non solo di essere una mutazione costruita, ma anche di
essere nato schiavo. Sebbene fossero privi di anima ci indirizzavamo a loro coi
termini di Monsieur e Mademoiselle. Erano più che degli animali e queste
onorificenze calmavano il quieto sconforto che provavamo in loro presenza.
Una volta addormentate nella stiva della Chardin,
i loro visi pelosi era impassibili. Mentre dormivano non c'era alcun movimento
sotto le palpebre, nessuna contrazione, nessun debole lamento. Poco prima del
salto nell'iperspazio, Angstrom, curvo sopra una sotto-unità della guida
quantistica nella sala motori della Chardin, mi fece in tono secco e villano,
"Le ule sono come tutti gli altri animali, sembra che sognino e basta."
Ho descritto Pasquale II? Penso di avervi detto
che questo pianeta era più terrestre di altri scoperti a quel tempo. Come la
Terra, Pasquale aveva perfino un'unica luna senz'aria. Dall'orbita osservavamo
l'estuario e il tempio sulla collina. La sorgente del fiume sembrava sprofondare
nelle foreste lussureggianti che si allungavano nelle terre superiori fino al
limite di una lunga scarpata. Il fiume si infilava attraverso questa scarpata
verso le giungle a valle dove era una grossa cosa scura che per chilometri e
chilometri la feriva fino a che non raggiungeva il mare.
La discesa sulla superficie fu spaventosa.
Angstrom, immaginando che una superficie passiva di sostenimento non avrebbe
fatto scattare il CAM, aveva costruito un aliante (una mono-vela senza superfici
di controllo del movimento o altri congegni meccanici) che era disegnata per
volteggiare in modo erratico, come una foglia che cade dall'orbita, non volando
mai più velocemente di 200 chilometro all'ora.
"Nessuna ritirata. Speriamo di riuscire a
spegnere quel dannato affare, una volta là," aveva detto. Si riferiva al CAM,
naturalmente, non all'aliante. Premette l'interruttore rosso per far esplodere i
bulloni che ci tenevano sotto la Chardin. Ci fu un tonfo ovattato e ci
sganciammo da sotto la nave. Sopra di noi vedemmo lo scafo della shuttle della
Chardin appeso al suo posto.
Legati, rimanemmo seduti nell'oscurità,
ascoltando il fischio dell'aria e lo scricchiolio della tela pre-tesa, non
provando altro che nausea e paura. Eravamo in attesa del freddo istantaneo del
CAM o dello spezzarsi di un puntone fratturato, seguito dal flusso dell'aria
mentre saremmo caduti dall'aliante frantumato precipitando verso la morte. Di
fianco a noi le ule, che avevamo svegliato di buon'ora perché potessero andare
incespicando fino ai loro posti dentro l'aliante, frignavano in modo pietoso. Un
fulmineo odore di vomito ci avvertì che una aveva rigettato. Per ore vivemmo col
suono dei loro conati e con la nostra paura e con la vertigine nella caduta a
piombo.
Era notte quando colpimmo il terreno alcuni
chilometri ad ovest del tempio. Come aveva previsto Angstrom, la forza
dell'impatto squarciò la fusoliera. Un boccaporto sarebbe stato inutilizzabile.
Cardini e chiavistelli si sarebbero gelati nel momento stesso in cui avremmo
cercato di usarli nel campo anti macchina. L'aliante scivolò e rotolò finché non
si arrestò. Nuvole di polvere entrarono dalla fusoliera squarciata per posarcisi
sulle labbra e dentro il naso. La polvere aveva un sapore asciutto e in qualche
modo pulito.
Saltai fuori e gli stivali mi scricchiolarono su
sabbia e ghiaia. Ci trovavamo su delle terre alte, anche se vicini in modo
allarmante ad un burrone. Potevo vedere il tempio illuminato dalla luna lontano
verso est, accanto all'oceano scuro. Un lago nero riempiva un cratere in fondo
al pendio sotto di me; montagne irregolari si alzavano dietro di noi. L'intero
panorama era evocativo in modo elusivo. Respirai l'aria fredda della notte e mi
ricordai dell'infanzia nell'Auvergne. Forse il panorama spettrale di Pasquale mi
ricordava le colline desolate dove mio padre mi portava ad ascoltare i contadini
che raccontavano storie di cerche mistiche in cui l'eroe tornava col suo Santo
Graal. Quando crebbi capii che l'eroe veniva sempre ferito in modo indefinibile
dalla sua cerca.
L'aliante, raffreddandosi crepitava e batteva.
Angstrom infilò la propria mole nel buco nella fusoliera. Portava la vecchia
sahariana con tutte le tasche per attrezzi e oggetti. Mi chiesi cosa avesse
programmato di mettere nelle tasche qui su Pasquale. Da buono scienziato fece il
giro dell'aliante per esaminare la mono-vela e per vedere come il suo disegno
aveva sopportato l'unica caduta a piombo. Toccò il bordo d'entrata ma ritrasse
velocemente il dito e si succhiò la punta.
Afferrò un palanchino nell'oscurità all'interno
della fusoliera e incastrò una estremità sotto una pietra. Poggiando la spalla
sul palanchino fece forza. La barra si spezzò improvvisamente e Angstrom andò a
finire addosso alla pietra. Ai suoi piedi le due metà della barra erano già
coperte di ghiaccio brinato e il metallo si sbriciolava in una polverina
ghiacciata.
"E per le leve questo tutto," disse. Tirò fuori
un bullone filettato dalla tasca. "Proviamo la vite." Avvitò un dado nel bullone
ma dopo un giro o due il dado si gelò sul bullone e lui li lasciò cadere sulla
sabbia per succhiare il ghiaccio sui polpastrelli. "La vite è andata. Questo
significa che il piano inclinato e il cuneo non funzionano. Questo CAM è uguale
a tutti gli altri. Perfino le macchine semplici di Archimede non funzionano, non
parliamo poi di qualcosa di più complicato."
Anche i nostri corpi erano pieni di congegni
meccanici, muscoli, tendini, giunture…, ma la tecno aliena non scattava per via
del congegno, scattava con l'intento della mente di muovere materia inanimata e
di usarla come strumento. Uno strumento, vedete, è un matrimonio di materia e
spirito: il movimento della sostanza materiale dello strumento e l'intento
consapevole della mente.
Tornammo ad arrampicarci dentro l'oscurità
pungente della fusoliera per aiutare le ule a raccapezzarsi sulla sabbia.
Miagolavano e frignavano una verso l'altra. Era che avevano paura o che erano
sorpresi? Chi può dirlo? Erano irrefrenabili, annusavano l'aria e scrutavano le
stranezze tutt'intorno. Dissi che fino a che fossero state occupate, non
avrebbero rappresentato problemi.
Quando il cibo e le altre scorte (vestiti, corde,
la mia Bibbia e tutto l'apparato da prete) fu sistemato nei pacchi, mostrai alle
ule come sistemare le fibbie a frizione sulle cinghie a spalla. Cito le fibbie
per mostrarvi come avevamo programmato la nostra spedizione. L'esperienza ci
aveva mostrato che altri CAM non avevano effetto sulla frizione statica.
Rinunciammo alle solite fibbie con la linguetta che passa attraverso il buco
della stringa e scegliemmo solo fibbie senza parti mobili.
Le ule vennero fuori nella mezza luce grigia.
Angstrom le conduceva e M. Jules seguiva. Le altre due trascinavano il passo in
fila indiana. Le mantelline senza forma li facevano apparire sconclusionati.
Andai fino all'aliante spezzato per controllare
che il telecomando per far scendere dall'orbita lo shuttle stesse ancora al suo
posto nella paratia della carlinga. Soddisfatto, seguii gli altri verso il
tempio. Per quando li raggiunsi il sole stava sorgendo sull'oceano orientale.
A metà mattina stavamo attraversando un'ampia
savana. Branchi di para-cervi alati pascolavano sull'erba asciutta. (Noi XTA non
siamo interessati a dare il nome alle specie: aggiungiamo semplicemente il
prefisso para- al nome di quell'animale terrestre che si adatta meglio.) Una
volta, lontano, vedemmo un predatore con le corna e striato buttare giù un
erbivoro saltellante e squarciargli il ventre. Le ule annusarono con ansia,
penso che il vento portasse loro l'odore del sangue. Angstrom si fermò a
guardare. "Pensi che noi figuriamo come prede?"
Raccolsi una pietra e la soppesai in mano,
pensando alle ule e a come poterle difendere in caso di attacco da parte di una
para-tigre. La pietra divenne immediatamente gelida come ghiaccio (no, molto più
gelida) nella mia mano. La lasciai cadere prima che mi gelasse la pelle e dissi:
"Non è che possiamo fare molto in caso affermativo."
Ci avvicinammo al tempio verso la metà del
pomeriggio e ci trovammo di fronte ad una grossa scalata lungo una scalinata
incurvata che saliva verso la terrazza in cima alla collina. L'altezza e la
larghezza di ogni gradino era differente, tipico dell'architettura aliena.
Alcuni studiosi dicevano che gli alieni tenevano in considerazione soprattutto
la diversità, ma mi chiedo come si fa a sapere cosa valutassero gli alieni.
Perfino il concetto di valore potrebbe essere troppo umano.
Con cautela Angstrom mise il piede sul primo
gradino. Attese e il sudore filtrò appena attraverso la schiena della sahariana.
Sembrava che non accadesse nient'altro. Ci affrettammo a raggiungere la cima,
col fiatone, 15 minuti dopo. Ancora una volta attese sull'ultimo gradino
monitorando tutti noi in cerca di eventuali cambiamenti. Una balaustra cadente
che segnava l'orlo della terrazza correva in lontananza proprio sul limite della
collina. Il vento che ci faceva ondeggiare i capelli odorava di ozono e aveva un
leggero sapore salato.
Posammo i piedi sulla terrazza. Le prime pietre
bianche del selciato erano sconnesse, rotte e rovinate dal tempo, ma dopo
qualche passo le pietre sotto i nostri piedi coincidevano perfettamente. Era
quello che ci aspettavamo, il tempio era protetto da un campo di mantenimento.
Questi campi, usando qualche misteriosa energia immagazzinata, collassavano
lentamente (pochi centimetro ogni secolo) e una decadenza periferica come questa
si ritrovava in molti siti alieni preservati perfettamente.
Ci dirigemmo verso il tempio. La cupola bianca
brillava al sole, la superficie ellissoidale poggiava su colonne che avevano la
forza sottile degli steli dei calici. Gran parte delle strutture aliene è basata
si questa geometria pseudo-conica (superfici ellissoidali o paraboliche, spesso
con curvature negative) che sfida l'analisi matematica convenzionale. Io e
Angstrom ci avvicinammo lentamente; le ule restarono indietro, annusando la
brezza marina.
All'interno del tempio c'era una sfera tralucente che luccicava in modo
tremulo, forse 20 m. di diametro che galleggiava a due metri da terra. La
superficie della sfera tremolava nella brezza come se fosse viva.
Facemmo un giro della sfera ma non imparammo
niente. Angstrom allungò il dito e la toccò. Ritirò il dito, mi guardò e disse,
"Prova."
Toccai la sfera. La superficie era fresca… ma non
c'era superficie! Il dito sprofondò nella sostanza della sfera e fu circondato
dalla freschezza. Delle increspature si diffusero attraverso la curvatura sopra
la mia testa. Ritirai il dito. Non c'erano danni.
"Sorprendente," disse Angstrom. "Se solo
potessimo sapere… se solo potessimo sapere a che serve, come galleggia… se solo
potessimo dare un'occhiata a come funziona…" Ma un'altra ora passata al tempio
non ci insegnò niente. Era un altro enigma alieno, magnifico anche completamente
frustrante. Rinunciammo a pensare a ciò che avevamo visto. Almeno non avevamo
fatto scattare nessun effetto indesiderato.
Le ule avevano gironzolato in giro fino alla
balaustra per guardare l'oceano.
Le chiamai. Sul limite occidentale della
terrazza, lontano dall'oceano, trovammo riparo dalla brezza marina in una
macchia di alberi.
Vivendo in Vaticano voi probabilmente non avete
mai realizzato che occorrono degli attrezzi per accendere un fuoco. In un CAM
non ci possono essere fuochi di campo per cucinarci del cibo o per scaldarsi di
notte. Non è che fossi entusiasta di mangiare le nostre razioni gelate e di
dormire all'aperto fasciato di coperte, ma con mia grande sorpresa Angstrom
raccolse dell'erba secca, delle foglie e dei bastoncini e li sistemò a forma di
piramide.
"Un esperimento," disse. Dalla tasca della
sahariana estrasse una lente di ingrandimento. C'era ancora un po' di calore
nella luce del sole e nel giro di due minuti aveva creato una fiammella che
lambiva i viticci della vegetazione secca. "Passiva, come la goccia di rugiada
che focalizza il sole mattutino per dare il via all'incendio di una foresta,"
disse. Le ule occhiavano il fuoco a distanza. Erano circospette, inquiete.
Durante la loro vita di reclusione nel giardino del seminario non credo che
avessero mai visto una fiamma viva.
Portai dell'acqua dal fiume per bere. Noi umani
mangiavamo con le mani mentre le ule posarono le tazze a terra e leccarono
rumorosamente. Sembravano più a loro agio con la sistemazione per la cena di
quanto non lo fossimo io e Angstrom.
La luna era sorta e ci sistemammo per dormire, le
ule accovacciate accanto a noi come cani in un campo di caccia. Ero stanco per
gli sforzi della giornata ed ero già mezzo addormentato quando sentii una delle
ule che si alzava. Era M. Jules. Si dirigeva a passi felpati verso la riva del
fiume, pensai per bere. La luna brillava sull'acqua immobile. Guardò su verso la
luna e gettò la testa indietro coi tendini del collo che sporgevano in un
rilievo rigido. Ululò. Era un lamento, un suono solitario e scemava verso
l'acqua, salendo attraverso l'aria in direzione della luna. Non ci fu risposta.
Non aveva mai sentito prima di allora nessuna ula
fare un suoni di quel tipo. Con attenzione M.lle Marie e M. Alain si diressero
verso di lui sulla riva dell'acqua. M.lle Marie buttò indietro la propria testa
e ululò insieme a lui. La loro canzone bestiale era un duetto commovente, rozzo
ma bello. M. Alain aggiunse il proprio basso. Il vento fresco della notte portò
la loro fuga bestiale attraverso l'acqua . Avevano nostalgia di casa? Sapevano
forse che il tranquillo giardino del seminario era lontano 50 anni luce e
orbitava attorno a una debole stella nel cielo notturno sopra di loro? Dopo aver
spento le loro crude emozioni tornarono con andatura trascinata al campo e si
distesero di nuovo.
Disturbato, sentii il bisogno di solitudine e di
preghiera. Mi incamminai verso il limite orientale della terrazza e mi sporsi
dalla balaustra per guardare l'estuario e l'oceano oscuro. Le onde si
infrangevano ai piedi della scarpata e ancora una volta sentii lo spruzzo salato
dell'oceano.
Rimasi là a lungo mentre le costellazioni
sconosciute di Pasquale sorgevano dall'oceano orientale e si alzavano nel cielo.
Ripieno di un senso di pace mi volsi ad osservare il tempio dove le stelle
nascenti si riflettevano sulla sfera. Fui sorpreso di scoprire che semplicemente
sapevo, senza i lenti pesi della ragione, che la sfera era una lente e che il
tempio era un faro che lanciava il suo raggio invisibile attraverso i chilometri
dell'oceano e gli anni luce del vuoto stellato tutt'intorno. Emozionato, sentii
che questo raggio aveva trovato la sonda partita da Roma e l'aveva attirata su
Pasquale.
Ricordate? Vi avevo detto che vi avrei raccontato
come aveva trovato Pasquale la sonda. State ancora comodo? Bene. Guardate al
selciato ai vostri piedi. Vedete il sole che passa attraverso i miei capelli,
creando una specie di alone attorno all'ombra della mia testa? Lo sapete che la
parola alone deriva dal greco? Alone significa piano di trebbiatura, dove si
raccoglie il grano e si scarta la crusca. Strano come noi religiosi raggiungiamo
una conoscenza inutile. L'aria della sera non è troppo fredda? Bene.
Immediatamente e senza alcuno sforzo da parte
mia, capii che la lente del tempio era fatta d'acqua perché su Pasquale II la
tecno aliena era nell'acqua del mondo, nascosta nei fiumi e nelle piogge e negli
spruzzi salati dell'oceano che mi incrostavano le labbra.
La mattina dopo Angstrom chiese: "Se la sfera è
un faro, segna forse un porto di salvezza per i viaggiatori attraverso gli anni
luce o segna invece un pericolo nascosto che ci distruggerà tutti?"
"Segna il fiume," dissi. "Sicuro o pericoloso, la
fine della nostra ricerca sta alla sorgente del fiume."
Il fiume era grosso, scuro e lento. Dopo qualche
chilometro lungo il corso entrammo in una foresta a volta. Creature rauche con
occhi bulbosi e più di quattro zampe ci strillarono contro dalla cima degli
alberi. Dei succhioni sottili scendevano dalla volta e dove toccavano terra
sviluppavano radici e corteccia finché non si distinguevano più dai tronchi che
salivano. La luce che ci raggiungeva era filtrata da molti strati fogliari
traslucidi 50 metri sopra la nostra testa. Quando i venti gentili di Pasquale II
arruffavano le cime degli alberi, le ombre maculate calavano e scorrevano ai
nostri piedi. Camminare attraverso quelle ombre verdi era come camminare
sott'acqua e camminammo così per diversi giorni, col fiume scuro a destra e la
giungla verde a sinistra.
Costruire una barca era stata l'idea principale,
ma risultava impossibile senza attrezzi. Perfino una zattera di tronchi fissati
con le corde dei nostri zaini era al di là delle nostre possibilità. Non c'era
modo di abbattere gli alberi o di tagliarli a misura. Inoltre il CAM avrebbe
distrutto i remi o i pali che ci sarebbero occorsi per navigare.
Una mattina trovai le ule che mangiavano frutta
dagli alberi. Ero arrivato tardi per fermarli. Li osservai con ansia per tutto
il giorno: se si fossero ammalati non avremmo potuto continuare la risalita del
fiume dato che io e Angstrom potevamo portare solo il cibo per pochi giorni.
Alla fine della giornata sembrava che i frutti non gli avessero fatto molto
male.
Ogni mattina ci alzavamo all'alba, camminavamo
fino a metà pomeriggio e ci accampavamo. In una buona giornata facevamo una
ventina di chilometri. Dopo un mese i nostri vestiti erano sporchi e stracciati,
i capelli ispidi e le barbe incolte, ma eravamo abbronzati e allenati e Angstrom
aveva perso circa 20 chili.
Gli insetti (ce n'erano innumerevoli specie)
apparivano più come rettili volanti che come scarafaggi chitinosi. Non ci davano
fastidio, né lo facevano gli animali più grossi che cacciavano le loro prede
nella giungla. Di notte udivamo a volte le urla di qualche vittima.
"E' come se fossimo invisibili," disse Angstrom
mentre stavamo stesi attorno al fuoco una sera.
"Lo siamo. Ma Pasquale ci sta proteggendo o
ignorando?" mi chiesi.
L'ho già detto che la metafora è la poesia della
ragione? Si? Bene. Be', ho raccontato ad Angstrom una storia tratta dalla vita
di un prete gesuita di cui avevo letto la biografia. Era un missionario
nell'Africa del XXI secolo che passò la propria vita nell'intersezione tra
cristianesimo, islamismo e animismo. Assistendo i feriti durante una delle
guerre crudeli e minori di quel periodo vide una giovane donna che conduceva
un'armata raccogliticcia vestita con tute sbrindellate. La seguivano lungo una
strada sporca verso il nemico. La donna era nuda e camminava all'indietro.
Teneva uno specchio davanti al viso per guardarsi alle spalle e studiare la
strada mentre camminava.
Un giovane missionario che giocherellava con la
sicura del fucile automatico disse al prete: "Dato che è nuda e non guarda il
nemico coi suoi occhi, non possono vederla, è invisibile." La donna passò sopra
ad una mina e non rimase altro che qualche macchia di sangue nella polvere.
Noi religiosi vediamo cose che pochi altri
vedono.
Per esempio ho visto la Torre dell'Eco, una torre
ventosa nelle mura di una città aliena. In cima alla torre, dove si accede solo
con una scala a chiocciola, c'è uno spazio aperto che dà sulle rovine della
città e sul deserto solitario che la circonda. C'era un'eco contraddittoria in
quello spazio ventoso, un luogo dove non ci sarebbe dovuta essere nessuna eco.
Contraddittoria? Sì. La forza dell'eco variava
con… be', variava con la verità di ciò che veniva detto. I teoremi matematici
facevano una buona eco, ma alcuni erano migliori di altri, il che è strano. Gli
echi della musica di Mozart erano molto forti mentre gli echi di Brahms erano
molto più quieti (questo l'ho scoperto da solo). Frasi deliberatamente sbagliate
(due più due fa tre) non avrebbero generato nessun suono di ritorno.
Fummo molto cauti. La tecno aliena è pericolosa.
Si pensa che un errore da parte di un XTA che investigava su Pio III abbia fatto
collassare l'intero asteroide in un buco nero dalla forma di un buco di spilla.
L'intera squadra andò persa. Per quanto ne sapevamo una frase errata sulla Torre
dell'Eco avrebbe potuto spegnere la tecno, o anche peggio. Come sempre, tutto
quello che facevamo riceveva una autorizzazione da parte del Vaticano.
Suggerii ai miei superiori che si potevano fare
affermazioni più complesse, incluse alcune che Roma sentiva che fossero non
vere. Suggerii, per esempio, che si sarebbe potuto dire 'La materia
lentamente evolve in spirito'. Sfortunatamente furono soppresse ulteriori
investigazioni, forse per ordine dello stesso Santo Padre, e ci fu ordinato di
tornare a casa perché 'Non comprendiamo le opere della tecno aliena e non
abbiamo nessuna certezza che la torre sia una macchina per distinguere la
verità. Il suo scopo è sconosciuto e potrebbe essere solo quello di trarre in
inganno.'
La notte prima di partire mi chiesi se potevo
tornare alla torre un'ultima volta e fare affermazioni tratte dalla mia opera, e
forse altre affermazioni del tipo 'Dio fece l'uomo a sua immagine' Pensai
anche di dire 'Gesù Cristo era il figlio di Dio', solo per vedere cosa
sarebbe successo.
La Torre dell'Eco (una macchina che riconosce la
bellezza e la verità materiale, e forse anche la verità spirituale) è l'esempio
migliore di come la tecno aliena mescoli principi di fisica e di metafisica,
tenendo assieme i mondi della materia e dello spirito. Devo ammettere che fui
molto tentato di saggiare il dogma di San Tommaso.
Risalivamo il corso per sei giorni alla settimana
e ci riposavamo di domenica quando dicevo messa per Angstrom, aprendo il
sacchetto delle ostie che avevo portato dalla Terra. A posto del vino benedivo
l'acqua del fiume. La legge canonica richiede almeno un fedele a messa. Vi
potreste chiedere se la legge canonica si applica a 50 anni luce dalla Terra, ma
la risposta è semplice. La legge canonica si applica laddove ci sono dei
cattolici. Le ule ci osservavano in modo ozioso, grattandosi e annusandosi l'un
l'altra mentre noi pregavamo. Il loro comportamento animale mi distraeva. Dei
cani che si fossero annusati non mi avrebbero offeso, ma compresi che desideravo
che le ule stessero attente. Trovavo difficile credere che la materia si evolve
nello spirito mentre le ule si leccavano i genitali quando dicevo messa. Dissi
ad Angstrom mentre mettevo via le ostie: "So che è sbagliato, ma a volte le ule
mi disgustano."
"Forse dovresti insegnare loro a pregare,"
replicò. Non penso lo dicesse seriamente.
Iniziarono a dormire dall'altro lato del fuoco
rispetto a me e a Angstrom. Mi chiesi se avevano capito il mio appunto, ma
questo era impossibile.
Le ule iniziarono a darci problemi più seri. M.
Alain sviluppò la brutta abitudine di allentare le fibbie nelle stringhe del suo
zaino. Non lo beccai mai mentre lo faceva, ma molte volte al giorno lo zaino gli
cadeva dalle spalle. Ero sicuro che stesse cercando di perdere silenziosamente
il carico così legai le cinghie. In qualche modo imparò a sciogliere i nodi e
faceva cadere lo zaino dalle spalle quando meno me lo aspettavo. Con rabbia
riallacciavo le cinghie e, con un po' di fortuna, le avrebbe lasciate in pace
per qualche altra ora.
Una sera scoprii le ule che si stavano mangiando
le ostie dal mio zaino. M. Alain aveva il sacchetto in mano e masticava l'ultima
ostia. Le altre due avevano delle molliche sui visi pelosi. Agguantai il
sacchetto vuoto dalle sua mani. "Via di qua," urlai scuotendo verso di loro il
sacchetto, come se stessi esorcizzando dei diavoli. Sgattaiolarono via come cani
bastonati. Dopo qualche attimo mi sentii più calmo. Ripensai al fatto che le ule
possono essere colpevoli per un'azione, ma sono sempre innocenti per quanto
riguarda il motivo.
Credo
Come fu il viaggio? Che provammo? Mi mancava la
terra, e i fratelli gesuiti e gli amici studiosi? Sì, la loro compagnia mi
mancava. Mi preoccupava la possibilità che non avremmo trovato la fonte del CAM
o che saremmo stati incapaci di estinguere il campo? Sì, ma stranamente non è
che mi preoccupassi molto. Per la maggior parte del tempo ero semplicemente
soddisfatto.
Angstrom era una buona compagnia. Alla fine del
viaggio della giornata accendeva il fuoco con la sua lente di ingrandimento e
con l'oscurità parlavamo accanto al fuoco, distesi sotto quelle stelle straniere
di quel cielo alieno.
"Qual è la tua tesi?" mi chiese una notte. "Con
tesi intendo dire qual è l'idea centrale da cui sorge tutto il tuo pensiero?"
Risposi pensoso: "Quando avevo cinque anni mi
sedetti accanto al fuoco la prima volta che la mamma mi tagliò i capelli. Tagliò
una ciocca e la gettò tra le fiamme. Si contorse, bruciò e scomparve. Vidi
quanto fossi fragile e con quanta facilità le parti del mio corpo potevano
scomparire. Il giorno dopo seppellii una vecchia e pesante chiave in giardino,
cercando di provare a me stesso che almeno qualche cosa era permanente. In
seguito scavai e scavai, ma non la ritrovai. Questi due eventi mi preoccuparono
enormemente e, sotto certi aspetti, mi aiutarono a decidere di diventare un
sacerdote. Desideravo disperatamente di entrare nel mondo dello spirito, vedi,
perché il tenue e insostenibile mondo dello spirito è quello che sopravvive."
"E il tuo viaggio su Pasquale?" chiese Angstrom.
"Noi umani esploriamo il mondo materiale usando
la ragione come un nostro strumento," dissi. "Osserviamo, sperimentiamo,
chiediamo, facciamo ipotesi, rigettiamo o raffiniamo le nostre idee. Ma nel
mondo spirituale il nostro strumento è la fede. La sperimentazione è
espressamente vietata e, per definizione, il dogma non può essere rigettato con
la ragione. In sfida a questa separazione, la mia tesi è che il mondo materiale
della ragione e il mondo spirituale della fede sono delle deboli interpretazioni
umane di una singola realtà più profonda."
Come esperto in teologia, sapete che questa
dicotomia tra ragione e fede pervade il nostro pensiero cristiano e anche tutta
la nostra scienza. Ma gli alieni non pensano in termini di ragione o fede. I
loro macchinari usavano sia la fisica che la metafisica. Ho citato la Torre
dell'Eco? Sì, mi ricordo di sì. Ma vedo che sembrate sorpreso. Vi ho detto che
ero un eretico, a volte in maniera subdola, ma a volte più sfrontato.
Rimettetevi seduto sulla panchina mentre finisco il mio racconto. Potete sempre
dire le vostre preghiere più tardi, quando avrò terminato.
Quanto ad Angstrom, aveva la sua tesi. Disse:
"Come te sono venuto su Pasquale per rispondere ad una domanda. Come te,
lavoravo con una dicotomia impossibile, ma la mia è tra onde e particelle, tra
velocità di accelerazione e posizione, il paradosso EPR. Eppure questa dicotomia
quantistica funziona. I motori gravitazionali quantistici hanno sollevato la
Chardin tutta scassata attraverso 50 anni luce, ma la teoria quantistica non ha
senso alcuno. Al di là dell'impossibilità ci deve essere una verità migliore,
più completa. Forse le menti aliene hanno delle logiche differenti che risolvono
questi problemi."
"Una verità che troverai qui su Pasquale?"
chiesi.
"Spero di riuscirci. I macchinari alieni
manipolano il tempo e lo spazio in modi ingegnosi. Le menti umane riescono
appena a capire cosa sta succedendo, figuriamoci per quanto riguarda il come
succede."
La maggior parte della carriera di Angstrom era
stata dedicata all'avanzamento della tesi delle logiche alternate che,
naturalmente, veniva ridicolizzata dai suoi pari. Ricordo Angstrom su di un
podio di fronte ad una platea di cinquecento scettici ad un incontro
dell'American Academy of Xeno-Tecnoarcheology a New York. Le luci erano forti
per via delle telecamere e il sudore gli brillava sulla testa pelata. Dopo aver
terminato la presentazione, la prima domanda della platea fu, "State proponendo
sul serio l'esistenza di una logica che è illogica per la mente umana, eppure
logica per altre menti e, sebbene illogica, che porta a conclusioni che sono
corrette?" Quello che aveva posto la domanda era un giovane, sicuro di sé, che
sentiva l'odore del sangue e che era smanioso di fare impressione sui suoi
professori. Veniva da quella che in America chiamano la Ivy League School. Ci fu
qualche risata e l'interrogante lasciò alla platea il tempo di gustarla poi
aggiunse, "Forse voi avete usato questa nuova logica per scrivere la vostra
relazione. Il che spiegherebbe molte cose."
Angstrom strinse i fianchi del podio con le sue
mani gigantesche e iniziò la replica ma le sue parole si persero tra gli
scienziati che si contendevano a spintoni le uscite.
Dopo questo fatto il sudato, maleodorante e
iconoclastico Angstrom fu accolto in ogni riunione scientifica con lo stesso
entusiasmo che aveva provato il Vaticano per Martin Lutero. I suoi scritti,
indesiderati negli uffici editoriali delle pubblicazioni nel nostro campo,
venivano spediti ai critici più accaniti per le recensioni.
Quando il mio libro fu rifiutato dalla Curia,
Angstrom aveva ancora il suo incarico permanente, penso fosse nel Quebec. Ma al
momento della scoperta di Pasquale II il suo dipartimento era stato eliminato
completamente. Una decisione puramente finanziaria, gli era stato detto, e nulla
a che vedere col fatto che questo era l'unico modo per licenziare un professore
con incarico permanente. A 50 anni, senza famiglia o amici o futuro
professionale, Pasquale II per lui era una destinazione ottima quanto lo era per
me.
"La convalida professionale è così importante?"
chiesi.
"No, ma la verità sì," rispose e si girò per
dormire. Il modo in cui si tirò le coperte sulle spalle mi fece pensare che era
era confortato dalla scoperta che stavamo seguendo strade molto più simili di
quanto si poteva pensare.
Io ero meno sicuro. Disteso al buio pensavo alla
Torre dell'Eco. Il poeta latino Virgilio scrisse che le api venivano uccise
dall'eco. (Quelli di noi che hanno tempo da perdere acquisiscono una
informazione arcana. E' un rischio occupazionale del fatto di essere preti.)
Mille e ottocento anni dopo Gilbert White, un curato inglese che era ben
allenato su Virgilio e un eccellente diarista, scrisse che aveva passato un
pomeriggio estivo piegato sui suoi alveari ad urlare in un megafono per vedere
se le sue api sarebbero morte.
Ho già menzionato il mio amore per la metafisica.
Sanctus
Il giorno dopo arrivammo alla cascata. Il fiume si riversava dalla scarpata che
era una scogliera ripida e sassosa alta 200 metri. Scegliemmo di salire vicino
al bordo della cascata laddove le inondazioni invernali avevano staccato lastre
di pietra dalla muraglia, offrendo una serie di sporgenze e maniglie. Dissi una
piccola preghiera ed iniziai la scalata. Angstrom sarebbe venuto per ultimo.
Anche se su Pasquale aveva perso peso in maniera notevole, pensavo di riuscire
ad usare le ule per tirarlo lungo la scogliera.
La roccia era umida per gli spruzzi e scivolosa
per i depositi verdi di tutte le alghe. Salii per un'ora, tutto fradicio e con i
capelli impastati sulla testa. Mi riposavo ogni pochi minuti infilando gli
scarponi con le suole dentellate in qualche piccola crepa. Era irritante il
fatto che i lacci mi si sciogliessero mentre scalavo e non facevo a tempo a
legarne uno che si scioglieva l'altro. Se guardavo in basso (cosa che per paura
non facevo spesso) potevo vedere le quattro figure che si rimpicciolivano giù
sotto, finché non furono altro che piccole bambole che si intravedevano appena
accanto al biancore agitato ai piedi della cascata. Il rumore dell'acqua
sommergeva i miei tentativi urlati di rassicurarli. Le braccia e le spalle, le
cosce e i polpacci iniziarono a tremarmi finché non scavalcai la cima, scaricai
lo zaino a terra e mi accasciai tra le pietre bagnate come un pesce tirato a
riva.
Dopo aver ripreso fiato legai assieme con cura
due pezzi di corda, assicurai un capo ad un albero piantato con sicurezza tra le
rocce piatte accanto al fiume e gettai l'altro oltre il bordo. Era una cosa nera
che si divincolava nel cadere attraverso la nebbia. Angstrom gli corse incontro
e potei sentire il suo strattone. Allungo la corda ad una delle ule.
L'ula salì lentamente, capendo il grosso
pericolo. Dopo circa 50 metri il suo zaino si sciolse. Lo zaino ondeggiava da
una cinghia. "Dio," mormorai. "perché Angstrom non ha controllato i nodi?"
Lo zaino ondeggiò via dalle spalle dell'ula, la
seconda cinghia si aprì e lo zaino cadde, ruzzolando attraverso gli spruzzi, giù
nella schiuma ondeggiante. Angstrom agitava le braccia verso di me come per
avvertirmi.
L'ula continuò a salire. Guardavo il suo
movimento ondeggiante, un braccio dopo l'altro, molto scimmiesco, e quando
giunse quasi a metà della scogliera, proprio sotto il nodo, vidi che l'ula era
M. Alain. Quando stava per raggiungere il nodo cadde.
All'inizio pensai che si fosse spezzata la corda,
ma poi mi resi conto che il mio nodo elaborato si era sciolto. M. Alain cadde
via dalla scogliera con la corda sciolta che ondeggiava nell'aria attorno a lui
nel biancore. Ruzzolò nel cuore del vortice ai piedi della cascata. Vidi per un
attimo la testa che cercava di rimanere fuori dall'acqua e poi fu andato.
Angstrom e le altre due ule attesero a lungo,
cercando sulla riva il corpo di M. Alain. Verso la fine del pomeriggio scalarono
la cascata con le ule che seguivano ciò che era rimasto del mio odore sulle
rocce bagnate mentre Angstrom, che si dimostrò essere un abile scalatore, le
incitava da dietro. Era sera quando arrivarono in cima e il sole era troppo
basso per accendere un fuoco. M. Jules prese a guardare giù verso le cascate.
M.lle Marie strisciò sotto un cespuglio e si raggomitolò in una posizione
fetale.
"Forse dovresti dire un breve requiem per lui,"
disse Angstrom.
"Non posso farlo per una ula. Non aveva
un'anima."
"Le altre due potrebbero sentirsi meglio, se lo
facessi. Chi verrebbe a saperlo? Stiamo a 50 anni luce da Roma."
Ma la legge canonica si applica ovunque ci siano
dei cattolici, così lessi qualche parola di conforto in modo cerimoniale, uno
paseudo servizio di nessun significato più profondo.
Mangiammo razioni fredde e ci sistemammo per una
notte miserevole tra i boschi, tremando nei vestiti umidi.
Sarò sempre grato ad Angstrom per non aver detto
niente quella notte sulla mia superficialità riguardo al nodo. Mi allontanai dal
campo per pregare e chiedere perdono per la mia superficialità. Soltanto quelli
con una certa familiarità con la confessione possono capire l'angoscia che
causava questo peso per la mancanza di un confessore.
Mi svegliai presto e rimasi quieto in quella
tranquillità che arriva alla fine della notte. Quassù, sopra alla cascata il
tetto della foresta era più basso e meno fitto e c'erano radure erbose sparse. I
rauchi uccelli scimmia erano assenti, ma c'erano molte nuove varietà di creature
volanti, para-farfalle che battevano le ali iridescenti verde-blu e che
gorgheggiavano canti che facevano piacere all'orecchio.
Mi vestii quietamente ma i miei lacci non
volevano saperne di rimanere legati. Dopo il terzo tentativo Angstrom, che era
rimasto su un fianco ad osservarmi ad occhi socchiusi, disse: "Penso che stai
perdendo il tuo tempo. Qua, sopra alla cascata, siamo più vicini alla fonte del
CAM. Dobbiamo essere entrati in una regione dove la frizione meccanica è
neutralizzata. I tuoi lacci si fondano sulla frizione. Al di sopra della cascata
i nodi sono macchine."
Aveva ragione. Per giorni la mente bestiale di M.
Alain deve essere stata più sensitiva nei confronti del CAM. Ero ancora
responsabile per la sua morte, non per superficialità, ma per cieca stupidità,
il che è peggio.
Misi da parte i miei scarpone. Le fibbie a
frizione degli zaini erano inutili e noi non potevamo annodare le cinghie. I
bottoni dei nostri vestiti stracciati erano anch'essi inutili. Eravamo obbligati
a lasciare indietro i bagagli con tutte le scorte e il cibo. Incartai con cura
gli scarponi sperando di recuperarli nel viaggio di ritorno. Avevamo un passo
lento perché le piante dei piedi erano sensibili. Due o tre chilometri dopo,
mentre salivamo sopra qualche macigno, la lente di ingrandimento di Angstrom
cadde dalla sua tasca e si ruppe in mille pezzi sopra una roccia. La cucitura
del fondo della tasca era partita.
"Cucire, tessere… entrambe si basano sulla
frizione."
Mentre risalivamo il corso del fiume tutte le
nostre cuciture si aprirono. Le tute delle ule cadevano a brandelli e per l'ora
di mangiare i vestiti ci erano caduti letteralmente di dosso. La carne bianca di
Angstrom ballonzolava sul suo corpo ma le ule si muovevano con una certa grazia
muscolosa che non avevo notato in precedenza. Senza la lente di ingrandimento
non potevamo accendere un fuoco per quella notte e così dormimmo su giacigli di
foglie secche, ancora calde per il sole pomeridiano.
In tale maniera, cioè nudi, vagammo per giorni
attraverso questo paesaggio idialliaco, sempre stando accostati al fiume.
Mangiammo frutti dagli alberi e potevo vedere il grasso che si riduceva dal
corpo flaccido di Angstrom. All'inizio provai una certa vergogna per le nostre
nudità. Dopotutto ero un prete celibe. Ma col passare del tempo iniziai a
sentirmi meno a disagio nei confronti della nostra situazione.
Ad un tratto comminammo per molti giorni
attraverso radure erbose piene di fiori selvatici. A volte il ruscello (era
questo ciò che il fiume era diventato) si allargava e potevamo bagnare i nostri
corpi scuri in una pozza calda. Altri giorni la pioggia lavava sudore e sporco
dalla nostra pelle.
M. Jules e M.lle Marie si assentavano per ore e
quando tornavano c'era un certo rossore su di loro. Si poteva pensare che
avessero qualcosa da nascondere, ma non era il caso. Si allontanavano
semplicemente, come se, essendo animali, erano libere di fare ciò che volevano.
Naturalmente, ora che non avevano bagagli, per loro non c'erano lavori da
svolgere. Eravamo ancora noi i padroni, ma non avevamo comandi da impartire.
Passavano sempre più tempo da sole. Suppongo che quando desideravano tornare da
noi, ci rintracciassero attraverso l'odore.
Io e Angstrom, nudi, coi capelli spettinati e le
barbe lunghe sembravamo proprio delle ule. Giravamo assieme attraverso i boschi
screziati, mangiando quando avevamo fame e riposando quando eravamo stanchi.
Camminavamo in silenzio, ognuno con i propri pensieri. Come le ule, non avevamo
più alcun compito.
Dopo la cascata il nostro pensiero era più
chiaro. "Tu cerchi una singola verità che si trova dietro la dicotomia di
ragione attenta e fede dogmatica," disse Angstrom. "Io cerco una verità unica
che si trova dietro la dicotomia della meccanica quantistica. Quelle uniche
verità che cerchiamo potrebbero essere la stessa verità."
Aveva ragione. Appena l'ebbe detta, l'idea
sembrava proprio ovvia. "La tecno aliena mescola fisica e metafisica, spirito e
materia," dissi. "Dietro la natura apparentemente duale del pensiero, c'è
un'unica verità fondamentale. La tecno aliena è costruita su questa verità.
Questa verità è il segreto che gli alieni hanno nascosto qui su Pasquale e il
perché hanno messo il loro faro per segnare il nascondiglio."
Il fiume era diventato molto più piccolo. Senza
spiegazione le ule iniziarono a fare molte meno scorribande tra i boschi. Un
pomeriggio arrivammo alla sorgente del fiume. Uno zampillo usciva dalla base di
una grossa roccia in una pozza. L'acqua era quasi chiara e non c'era nient'altro
a monte se non un ammasso di pietre.
Mi inginocchiai al limite e affondai le mani
nell'acqua. Sulla superficie immobile si allargarono i cerchi concentrici. Misi
le mani a coppa e le sollevai: l'acqua mi correva tra le dita e si rituffava
nella pozza.
Le ule guardavo con attenzione, in attesa di
vedere cosa avremmo fatto.
"Bevi per primo," disse Angstrom.
Di nuovo affondai le mani a coppa nella pozza e
questa volta portai l'acqua alle labbra. L'acqua era fredda e rinfrescante.
Non mi sentii cambiato, sulle prime.
Angstrom mi stava guardando, teso per la
curiosità.
"Besi," dissi. "Vedrai da solo."
Si inginocchiò accanto a me, piegò la testa sulla
superficie dell'acqua e la leccò come un animale. Quando si risollevò non si
pulì l'acqua dalle labbra e dal mento che cadde a terra in gocce luccicanti.
"Sì," disse con lentezza. "Vedo."
Come me, non disse cos'era che vedeva. Ma penso
vedesse logiche che non erano umane, modi di ragionare che erano sorprendenti e
completamente alieni, alludendo a verità più ampie di quelle che avevamo
conosciute prima.
Ci sedemmo all'ombra di un piccolo boschetto cedo
accanto alla pozza.
"Il tempio è una libreria," dissi.
Sedemmo in silenzio per molti minuti,
ispezionando i contenuti delle nostre menti. Non dovete pensare che avessimo
sperimentato una trasformazione. Ninete era così semplice. La miglior cosa da
fare e dirvi che ci era stato garantito il potenziale per trasformarci, ma il
compito completo che ci era stato assegnato avrebbe richiesto un grosso sforzo e
ci sarebbero voluti molti anni.
L'idea di trasformazione mi affascina. Sono
arrivato a ritenere che un uomo che si trasformi realmente acquista l'abilità
misteriosa di aiutare gli altri a trasformarsi. Non siete d'accordo? Penso che
un qualsiasi studioso di religione debba esserlo.
Conoscemmo alcune cose nuove che immediatamente
ci apparvero ovvie. "Possiamo spegnere il CAM in qualsiasi momento," disse
Angstrom.
"Lo so."
Come tutta la tecno aliena, l'interruttore stava
nell'intento. Per spegnerlo l'unica cosa che si doveva fare era di non voler
spegnerlo. Ci pensai su per un momento e mi alzai in piedi, raccolsi da terra un
grosso ramo morto, poggiai un estremo sotto una roccia e sollevai il masso dal
posto dove stava. Dozzine di insetti nero spento corsero via alla luce repentina
del sole, lasciando dietro centinaia di uova luccicanti. Esaminai il bastone.
Non c'era gelo sul ramo, nessuna fragilità o frattura nel legno nodoso e le mie
mani erano ancora calde. Guardai verso Angstrom e vidi, dietro di lui, le ule
che inginocchiate fianco a fianco bevevano nella pozza, leccando rumorosamente.
Sollevarono la testa per guardare verso di noi.
L'acqua cadeva dai musi e i visi erano impassibili. Tornarono a voltarsi verso
l'acqua e bevvero di nuovo. M. Jules si sollevò e ci guardò in modo sfrontato,
curioso. M.lle Marie intinse un dito nella pozza, si diresse verso di me e mi si
mise di fronte, la mano di fronte a me e le dita volte verso il basso. Una
goccia lucente pendeva dal suo dito.
"Inginocchiati. Apri la bocca," mi fece Angstrom
in modo rauco.
Aprii la bocca. Tenne il dito bagnato sopra la
mia lingua in attesa. Un'unica goccia mi cadde in bocca. Inghiottii.
Le ule si volsero e si diressero verso il bosco
che si andava oscurando. In un attimo erano sparite tra gli alberi.
Agnus Dei
Il mattino dopo io e Angstrom iniziammo il
viaggio verso la cascata lungo il corso del fiume.
Il tempo dopo un grosso evento è come il periodo
di acqua stagnante dopo un'alta marea: tutto il lavoro è stato fatto, non c'è
posto per il movimento determinato. Durante i giorni impiegati per tornare alla
cascata, io e Angstrom trovammo che era il pensiero, e non il movimento, che
fosse ridondante.
In cima alla cascata slegai la corda dall'albero
e me la arrotolai attorno alle spalle. Dopo essere scesi accanto al torrente
costruimmo una zattera di relitti legati con la corda a ci inserimmo nella
corrente lenta.
In una delle tante serate passate supini a
navigare sotto le stelle, Angstrom chiese: "Se gli alieni avevano uno scopo,
allora qual è lo scopo di Pasquale?"
"E' un faro," dissi.
"Che segna un magazzino immenso di conoscenze?"
"Sì, una fonte di conoscenza. Ma c'è dell'altro.
Pasquale è un incubatore evoluzionario, un macchinario per arrestare
l'evoluzione materiale della materia allo scopo di accelerarne l'evoluzione
dello spirito. Quello che abbiamo visto è l'evoluzione dell'evoluzione."
"Ma perché il CAM?"
"Per asportare gli oggetti e i pensieri che
abbiamo fatto, che ci hanno reso quello che siamo. Solo dopo aver scaricato i
nostri fardelli costruiti possiamo passare attraverso il piccolo e unico
cancello del nostro giardino e passare negli altri giardini."
Angstrom rimase davanti al tempio dove la
conoscenza di una razza antica era immagazzinata in una goccia d'acqua. Era
impaziente di far passare la sua figura attraverso lo stretto cancello.
Sulla via del ritorno verso il luogo della caduta
dell'aliante pensai a un dipinto di Van Gogh dal titolo I Bevitori.
Una copia era appesa sul muro della mia stanza
sbiancata. Per inciso, si dice che Van Gogh fosse pazzo, ma ne dubito. Quattro
figure, un bambino, un giovane, un uomo di mezza età e un vecchio stanno attorno
ad un tavolo e bevono da un'unica brocca. Il bambino beve latte, il giovane
acqua, l'uomo di mezza età caffè e il vecchio vino, tutti da quell'unica brocca
magica. Le figure di Van Gogh crepitano di energia nei loro tentativi disperati
di spegnere le diverse seti. Come ho detto, dubito che Van Gogh fosse pazzo.
Tornai al luogo dello schianto dell'aliante,
estrassi il telecomando dalla tasca nella fusoliera e chiamai lo shuttle dalla
stiva della Chardin vuota. Roma fu sorpresa al mio ritorno. Dopo tutto, l'arrivo
nell'orbita terrestre di un prete nudo, barbuto, coi capelli lunghi, abbronzato
e apparentemente incoerente, non è un evento comune.
Nessuno credette alla mia storia, naturalmente.
Un po' avevo sperato che potessero vedermi come un profeta che esce dal mondo
selvaggio, ma fui rispedito in questo seminario e mi dettero da fare lavori
leggeri, come se fossi una vecchia suora. In modo obbediente ho fatto come
desiderava il mio ordine. Ho mantenuto la mia pace e qui ho lavorato in quiete,
pensando, facendo sogni. Venti estati e tre papi sono venuti e se ne sono andati
e io ancora svolgo i compiti che mi sono stati assegnati. Tutti.
Ma la sera si sta facendo fredda attorno a noi,
la panchina di legno su cui sedete è abbastanza dura e dobbiamo concludere il
nostro affare. Avete ascoltato la mia storia e ora devo rispondere alla vostra
domanda.
Ah, non parlate ancora! Non vi ho detto che io lo
so cos'è che siete venuto a chiedermi? Ci può essere solo una ragione per cui il
Santo Padre vi ha mandato qua ad interrogarmi in questo giardino tranquillo. E'
successo qualcosa, qualcosa di abbastanza inatteso. Il Santo Padre ha ricevuto
un messaggio e pensa che provenga da Pasquale II.
Forse un incrociatore di passaggio ha raccolto un
segnale e lo ha rispedito a Roma, o forse un messaggio subspaziale dal pianeta è
stato ricevuto direttamente da un'antenna vaticana a Castel Gandolfo, là negli
Appennini. Non proprio. So che il messaggio è arrivato in sogno. Sì, il Santo
Padre ha sognato in un modo così realistico che non ha potuto ignorare il suo
sogno.
Cosa c'è di così sorprendente nell'idea del Papa
che riceve un sogno? Dopotutto la Bibbia dice che Dio ha parlato a molti uomini
attraverso i loro sogni.
Avete mai notato che i sogni sono molto più
potenti al cambio delle stagioni? Noi religiosi abbiamo il tempo per prendere
nota di cose sottili come questa.
Insomma, chi ha spedito il messaggio? Pensate
probabilmente che sia stato inviato dalle ule, o dai loro figli che devono
essersi sviluppati in modi inimmaginabili mentre crescevano su Pasquale? O il
messaggio veniva da Angstrom, che offriva verità aliene al posto della
conoscenza umana? Lasciate che vi assicuri che né Angstrom, né le ule (e neppure
gli alieni, se è quello a cui state pensando) hanno alcun interesse a parlare al
Santo Padre.
Non sa chi ha inviato il messaggio.
Ma io sì, anche se il sogno che ha ricevuto era
un invito anonimo. Al Santo Padre è stato chiesto di visitare Pasquale II. Sente
di essere stato convocato. Si chiede se deve pensare al viaggio come ad un
pellegrinaggio. Si preoccupa che il messaggio potrebbe non essere un invito ma
una falsa tentazione inviata da Satana.
Il Santo Padre vuole sapere se deve andare. E'
giovane e abituato a trattare con i fati, non coi sogni. Dopotutto è uno
scienziato, un biologo di buona fama, ho sentito dire. Non siete stato sorpreso
che uno scienziato, un biologo, uno studioso dell'evoluzione, potesse essere
eletto papa?
Mi chiedo come ciò sia successo.
Non ha importanza. Questa è la mia risposta alla
sua domanda: Quando farà questo pellegrinaggio si deve ricordare i racconti
popolari dell'Auvergne.
Pensate che non sia una risposta? Credevo che
voi, un acuto ufficiale del Vaticano, avreste apprezzato la mia risposta
indiretta! Permettetemi di spiegare.
Come un eroe popolare dell'Auvergne, allorché il
Santo Padre tornerà da Pasquale, sarà cambiato e sottilmente ferito. Capite ora?
Cosa farà questo al mondo? Be', ho buone ragioni
per essere certo che S. Tommaso d'Aquino si fosse completamente sbagliato.
(Avete ragione a sospettare… prima del mio viaggio su Pasquale la mia obbedienza
non era stata sempre perfetta.) Il Santo Padre tornerà da Pasquale con un'unione
radiante di fede e ragione che ferirà il mondo.
Capite ora?
Bene. Perché non restate seduto nell'oscurità
quieta, sotto questa pergola proprio alla fine di questo sentiero di pietre
grigie e consumate, e pensate a ciò che ho detto?
Io devo scusarmi e andare a letto. Oggi era
l'ultimo giorno d'estate e domattina devo alzarmi presto per lavorare. Nella
nuova stagione sarò molto impegnato a potare, tagliar via getti morti e a
strappare dalle radici la vegetazione indesiderata. In seguito pianterò
profondamente nella terra di modo che fiori nuovi sbocceranno in primavera.
Dopo tutto, questo è un grosso giardino e il
Santo Padre sarebbe contento di sapere che di recente ne sono diventato il
giardiniere.
Jim Cowan, the Gardner,
InterText vol.4 N°5,
September-October 1994, tr.it. D. Santoni
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