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Quel tempo in cui scrivevamo poesia e il cielo era sereno

Inserito Mercoledì 15 settembre 2004

Narrativa un racconto di Mario Mancini

(Senza pace)

Alle tre dei mattino di domenica in un monolocale dei centro storico incassato tra altri appartamenti, unica apertura oltre alla porta una bocca di lupo attraverso la quale e possibile vedere, se non ci sono panni stesi nei loro involucri plastici, alcune stelle. Lo ionizzatore-depuratore dell'aria avrebbe bisogno di una messa a punto, ma Trash non ha disponibile quello di riserva e vuole conservare la maschera per un'eventuale uscita finale. La soluzione più ovvia per prendere tempo sarebbe diminuirne la potenza, cercare di arrivare a lunedì, chiamare un tecnico che non voglia essere pagato subito oppure si accontenti di una manciata di pillole. Intanto lavorare e non pensarci.

Colpi di tosse. Il problema e il tempo a disposizione.

Trash ripassa la traccia del sax, un paio di alterazioni di troppo, le elimina ma le note in chiave risultano banali. Le toglie. Così e vuota. Ne rimette una, il fa. Orribile. Cambia sistema. Passa la traccia del sax insieme ai violini e alla fine opta per mantenere il fa diesis. Chirurgia musicale, la mano tremante sul bisturi elettronico.

Led-Telefono.

-Sì?

-Lorenza. Come va?

-Lo ionizzatore si sta guastando...

-Avevi detto che lo cambiavi, ti sta bene. Il pezzo?

-Mancano un paio di tracce.

-Mandami quello che hai fatto.

-Ma...

-Ho detto mandami quello che hai fatto, Trash. C'e gente qui che non ha tempo da perdere... Potrai aggiungere il resto più tardi.

-Okay.

-Bene. Ciao.

Trash toglie dal documento la traccia dei sax e invia il resto. Riattacca il sax e si rimette a lavoro. L'aria e viziata e lui ha voglia di fumare.

 

(Rumori)

C'e solo il vento a muovere barattoli nei vicoli di Roma con questo freddo. Strascicare di passi dal piano di sopra. Incontinenze notturne o risvegli nel colore allucinato dell'alba. II suo sbuffare il fumo della sigaretta e le dita tra i pochi capelli.

Il bollitore dell'acqua per il te col ronzio del computer, il periodico tac dello ionizzatore guasto con la goccia nel lavandino, un cane randagio rauco e morente col generatore condominiale. Anche il chiarore del giorno in arrivo fa rumore. Trash rimette la cuffia. Sente di averne ancora per poco.

 

(Freddo)

Vorrebbe stare sotto le coperte, addormentarsi leggendo una rivista col notiziario internazionale via satellite sullo sfondo. Invece batte i denti mentre inserisce una scala pentatonica dalla sottodominante in un paio di misure povere. Richiama gli strumenti non usati. Scorre veloce e si ferma di colpo: flauto dolce. Niente male.

E' quasi alla fine. Lascia le cuffie ma solo per ascoltare il silenzio mentre guarda per l'ultima volta il video. Certo la bidimensionalita non rende, gli ha detto Lorenza, ma e ugualmente una sensazione forte.

 

(Video)

Potrebbe essere una mucosa bronchiale vista al microscopio elettronico o la ripresa dal satellite di una zona a pioggia acida. Fatto sta che nei toni di grigio s'insinuano lentamente delle linee di colori vividi, quasi insostenibili, che poi diventano sfere di cristallo all'apparenza ma soffici e penetrabili in realtà(?). Una mano ossuta ne afferra una e la schiaccia. Esplosione.

Orde di uomini inseguiti. Hanno facce cotte dal sole, nei primi piani trattati e potrebbe dire "virati seppia", da una vecchia canzone a lui molto cara. Poi c'e tanta neve, bianco furente che lascia attoniti, qui dove la musica esplode in accordi di quarta...

 

(Risveglio)

Grigio del famoso canale morto. Ha dormito dieci minuti al massimo e si sente stupido e svuotato. Chiude tutto, baracca e burattini. Osserva un attimo quel disco sottile nella sua mano dalla pelle vecchia e sottile, solcata da venuzze da alcolista: lì c'e un paio di mesi di affitto, la riparazione dello ionizzatore e forse alcune serate divertenti da Madame. Poi si vedrà. E' anche possibile che stasera incontri qualcuno con un lavoro pronto per lui.

Led-ambiente. Bisogna uscire. La maschera ha un tre ore di autonomia e i suoi trenta sacchi residui gli consentono la speranza giornaliera di vita in un paio di bar prima che faccia sera.

Led-trillo-telefono. Di nuovo Lorenza. Sì, il lavoro e finito, ci vediamo alla festa.

 

(Angelus)

E' il suono di mille organi da chiesa. II giaccone di alpaca sbottonato, all'interno dei piccolo chiosco bar sotto le colonne.

-Caffè corretto.

Dolce, la musica, come la sensazione di aver finito un lavoro e potersi lasciare cullare da quegli accordi maestosi, traccia di sublimi recessi mentali. Lui non potrebbe mai arrivare a tanto. Dolce la mattina d'inverno e l'aria pulita del chiosco.

Intorno, attraverso i vetri del locale, può vedere sciamare i pellegrini, erano mesi che voleva farlo. Gli costa un terzo del suo budget quotidiano ma ne vale la pena. E' gente che si affretta, corre a raggiungere i propri simili gia assiepati nella piazza trionfale, pronti ad ascoltare la parola, comunicando a gesti la propria emozione, Trash intuisce gli occhi brillanti dietro le maschere. I diffusori sono al massimo, ognuno dei locali del colonnato e collegato al sistema audio-video centralizzato. Nell'attesa musica sacra e primi piani di pellegrini. Trash sposta lo sguardo dalla vetrina al video, ogni tanto cattura il volto di un corpo fisico che ha visto passare accanto a lui, dietro il vetro.

Mancano sette minuti, la folla e in fibrillazione, Trash accende una Gauloise e si gioca altri otto sacchi per un fernet. Entrano due pellegrini nel chiosco, senza maschera. Sulla sessantina, spagnoli, lei in evidente debito d'ossigeno. Lui e scocciato di non poter stare nella piazza, lei lo rassicura, può stare lì da sola, vada pure con gli altri, chissà se mai ricapiterà un'occasione simile...

-Señor, bisogna consumar...

Il pellegrino apre di malavoglia il suo borsellino e tira fuori le monete per un cappuccino.

-It's very expansive...

Trash distoglie l'attenzione dalla coppia e guarda sul video la ricomposizione del Papa. Silenzio. Secoli di saggezza e ortodossia frantumati in pixel significanti. Paga ed esce: e il fremito dei fedeli che lo interessa, a questo punto, e può spenderci una mezz'ora di autonomia dei respiratore. La musica sfuma tutto intorno a lui.

-Fratelli...

L'ovazione copre ogni altro suono possibile, ogni altro senso. Cominciano ad arrivargli parole amplificate, quelle che superano la muraglia sonora dei fedeli, mentre lo sguardo a faticasi separa dall'immagine tridimensionale del papa defunto:

-Le tribolazioni dei popoli a noi così vicini...

Per cercare significati nei volti dei pellegrini, rapiti nell'estasi senza maschera. Invocano nomi, il papa buono appare col suo sorriso semplice. Trash comprende la sua mancanza e si toglie il respiratore. Una donna lo guarda tossire, annuendo.

-Pace... Buona volontà...

Trash ha il cuore gonfio. Qualcuno lo prende per mano. Trash piange. Non sente più parole, soltanto la maestosa pienezza della folla. La sua follia. Scappa via.

 

(1970)

Per molto tempo fu uno dei suoi giochi prediletti. "Cosa faro fra due anni?" "Tre anni fa avrei mai pensato di trovarmi qui a fare questo?" Pensare il futuro. Comincio a scrivere bigliettini con le sue previsioni e a nasconderli in libri che regolarmente perdeva o dimenticava. O magari saltavano fuori nel momento sbagliato. Insomma non riusciva comunque a fare i conti con le sue aspettative.

Quella spiaggia però continuava a ricordarla, a ricordare la sua fantasia di una vecchiaia in un capanno sul mare con un pianoforte a mezza coda nero opaco. II mare limpido e la sabbia bianca.

Poi il futuro era arrivato sul serio.

 

(Strade)

La musica della strada non bada alla melodia. Sono complicate strutture armoniche a reggere l'immensa sinfonia, non necessariamente stonate tra foro, ad ascoltarle con attenzione. Si scoprono intervalli regolari, clacson in tonica e rombi in sopradominante, fateci caso. E settime blues di qualche skateboard ad iniezione.

Trash barcolla nelle ultime centinaia di metri che lo separano dal locale dove ha intenzione di pranzare con la sua tessera di musicista. Se ha fortuna potrà anche avere una ricarica parziale dei filtri. E' uno straccio di cazzo di vita, la sua, si dice. Questo marciapiede é invecchiato insieme a lui, potrebbe riconoscere le sue impronte nella polvere e gli schizzi di pozzanghere sui suoi stivali. Contro quel palo ruppe la sua prima tastiera.

 

(Jingle pub)

-Due crostini al sedici!

Non c'e più rispetto, questo é il problema. Le casse mandano un suo lavoro di tre mesi fa e nessuno che gli dica ciao. Di buono c'e che sono del tutto assenti quei terribili schermi. Sistemato a un tavolino singolo, ha davanti a sé una zuppa di tutto, fumante e odorosa. Non si é mai chiesto cosa ci sia nella zuppa di tutto, é soltanto il piatto per i clienti a tessera. Ascolta.

-Avevo un gran voglia di rompergli la faccia a quel porco!

-Perché non l'hai fatto allora?

-Gia... (incomprensibile) Quel vecchio... (incomprensibile) Trash distoglie lo sguardo, torna a fissare la zuppa. Il guaio é che non c'e rispetto.

 

(Maschere)

All'inizio furono gli occhiali da sole, Trash ricorda che ne aveva da giorno, da notte e da concerto. Considerato che gia le parole dicevano poco, tolti pure gli sguardi l'espressione resto affidata per lo più ai vestiti, all'acconciatura e al modo di camminare. Ci si riconosceva e questo gia bastava. Fin che gli occhiali da sole furono indispensabili per la maggior parte delle persone per difendersi da qualsiasi fonte di luce naturale o artificiale. A parte pochi originali gli altri si adeguarono. E alcuni ci fecero un sacco di soldi.

Le emissioni nelle città imposero le mascherine. E gli stilisti imposero i loro modelli e le compagnie i loro prezzi. Multicolori, leggerissime, al carbonio attivo o alla clorofilla, segnarono un altro punto a vantaggio della comunicazione, erano un altro elemento di riconoscimento.

E intanto il rumore era sempre più feroce. I musicisti per primi cominciarono ad usare i paraorecchie, le cuffiette di silenzio. La maschera era pronta, bisognava solo assemblarla.

E ai giovani piace questo fatto di schizzare veloci con la loro brava casco-maschera, si sentono parte di questa mutazione. Il loro presente coincide col futuro di Trash molto più di quanto non fosse accaduto per le precedenti generazioni. Accelerazione esponenziale.

Comunque lui resta affezionato a questo suo vecchio modello e con la mezza carica rimediata nel locale é ormai sicuro che arriverà ai confini della città e quindi alla festa.

 

(Top sequencer)

Quando é stato, una quindicina di anni fa? Forse più. Hai voglia a dire: "Qualsiasi strumento o mezzo tecnologico può essere usato bene o male, dipende dall'operatore, dall'artista che c'e dietro..."

Trash aveva lasciato gia il suo ultimo gruppo, anche perché si era davvero stancato dei tours e di quel genere di stronzate come l'energia che si libera nei concerti dal vivo. Dal vivo? Tre o quattro operatori-musicisti impasticcati sommersi da macchinari, il tutto sovrastato da luci e immagini prepotenti. Multimedialità. In realta, aveva deciso, la musica può resistere soltanto come esperienza individuale, almeno intima se non mistica. E, visto che un nome ce l'aveva, si era messo a comporre e produrre musica d'accompagnamento: in beata solitudine creava suoni che altri avrebbero fruito nelle medesime condizioni: musica per ambiente privato, colonne sonore per video, musica da passeggio.

E proprio allora uscì il top sequencer. Non serviva neanche un cesso di tastiera perché avevi a disposizione la possibilità di combinare i suoni di un'orchestra o di un quartetto di sax o di venti chitarre elettriche, se volevi. La mattina fischiettavi una cosa e, se ti piaceva, registravi il fischio e mentre facevi colazione il top sequencer ti sfornava l'arrangiamento selezionato. I prezzi competitivi misero in ginocchio i produttori di strumenti tradizionali e poi, col tempo, la gente si accorse che con quell'aggeggio a disposizione non aveva più bisogno di acquistare musica da altri. I musicisti erano fottuti.

 

(Mare)

II treno rallenta nei pressi del porto. Protette da reticolati ad alta tensione, le banchine automatiche caricano sui porta-containers i rifiuti tossici per i paesi dell'est. L'acciaio scintilla nella luce funebre del tramonto, fulgido portatore di benessere per popoli lontani, che potranno così abbeverarsi alla fonte dei consumi.

Trash comincia ad essere contento di essere vecchio e il mare sembra essere d'accordo. Con le ultime lire ha comprato una fiaschetta di vodka coreana sotto i quaranta gradi, vede che nello scompartimento la gente comincia a togliersi le maschere. Il treno accelera e anche lui si libera e beve l'alcol. Una coppia di ragazze per bene siede su un sedile lì vicino. Si accorge che distolgono lo sguardo da lui, schifate. Essere vecchio significa fregarsene, non desiderare di piacere. La vita é un rotolo di nastro adesivo: il suo sta per arrivare al cartoncino e non attacca più tanto bene.

Le rotaie corrono lungo la costa in modo oltraggioso, ma il mare mantiene la calma, abituato a ben altri oltraggi. Insistentemente una frase musicale ritorna nei circuiti neuronali di Trash, senza che lui riesca a capire se si tratta di qualcosa di nuovo o di un pezzo gia sentito o gia composto. Del resto quale importanza può avere? Velocemente prende nota di quelle otto battute sul suo vecchio quadernetto di carta pentagrammata che apre solo per scrivere e mai per rileggersi. La data sulla prima pagina é di più di vent'anni fa.

Il mare si confonde col cielo ed é tutto quello di cui Trash ha ora bisogno.

 

(Tranquillità)

Alla stazione di arrivo lo aspetta Lorenza con un vestito nuovo per lui. II microclima dei villaggio permette ai turisti bagni in piscina e partite a golf. In una stanza d'albergo Trash si fa un bagno, si rade e si cambia. Lorenza gli fa portare uno snack in camera. Gli sorride mentre mangia.

-Hai fatto un ottimo lavoro- la sua voce di giovane donna carezza le sue orecchie come un'aringa il suo palato. -Mentre ti lavavi ho sentito la versione definitiva, davvero bravo.

-Per quello che serve...

-Non dire così, non si può mai sapere. Tieni, questo é l'assegno.

Trash controlla la cifra. Lorenza ha sempre quel sorriso un po' diverso.

-Ma é molto di più di quello che mi avevi detto... Cos'e successo?

-Non lo so, vecchio... -anche la sua voce ride. -Devi avere qualche ammiratore segreto. lo adesso me ne devo andare, ho delle installazioni da curare a Dresda. Qui é tutto pagato.

-Pensi che mi cambieranno l'assegno al bureau?

-Certo. Ma non bere troppo. Verrà una macchina tra un'ora per portarti alla festa.

Un piccolo bacio.

-Ciao bambina.

-Ciao papà.

 

(Cancelli e porte)

La limousine scivola sull'asfalto con la grazia di un felino e Trash si liscia il vestito nuovo, controlla il denaro nella tasca, accarezza il dischetto. E' una sensazione strana sentirsi importante per una volta ancora. Tutto quello che sa é il nome della compagnia che ha commissionato l'installazione a Lorenza con l'invito a servirsi proprio di suo padre per la musica. La firma sull'assegno era qualcosa come Ross o Strass o insomma non si ricorda gia più.

DATA-LEAN. II cancello si apre e il viale alberato é così bello.

-Potrebbe rallentare per favore?- azzarda.

Docile, l'automobile rallenta, quasi a passo d'uomo. Trash abbassa il finestrino e respira. Respira, stordito. Avrebbe lavorato anche solo per questo, era convinto che non ne esistessero più di posti così. Almeno per lui, naturalmente.

La villa e illuminata debolmente, non sembra ci sia una festa. Un altro cancello si apre sullo spiazzo rinfrescato da una fontana, l'auto si ferma e l'autista apre la portiera a Trash, lo accompagna per stanze e corridoi deserti, fino a un piccolo studio dove lo attende un giovane uomo, in tunica verde e a piedi nudi. Un classico manager.

-Sono l'amministratore delegato della Data-Clean, signor Trash.

-Lietissimo...- si sente subito in imbarazzo quando lo chiamano signore. Al limite Maestro...

-II Presidente mi ha incaricato di condurla alla festa. -Bene. Dov'e?

-A circa duo ore di volo da qui, signore. In un'isola artificiale a largo delle Azzorre. Se vuole favorirmi il dischetto con l'opera completa provvederò ad inviarla subito all'isola.

 

(Cielo)

Trash dorme sul jet della compagnia. Sulle prime e rimasto sconcertato, poi si e emozionato come un bambino perché e tantissimo tempo che non sale più in quota. Ma alla fine, come gli capitava quando volava cinque giorni a settimana, si e addormentato mentre il pilota inclinava l'apparecchio per meglio consentirgli la visuale sulle luci di Barcellona.

Smettere di volare fu una delle cose che gli dispiacque di più quando capì che il suo lavoro non sarebbe stato più lo stesso e soprattutto che non sarebbe stato più così ben retribuito. Salire su di un aereo, addormentarsi e ritrovarsi di colpo in un'altra città, in un altro paese, era questo un lato davvero eccitante del  mestiere.

Pero non si butto giu più di tanto. Non fece come i tanti che diventarono programmisti por le industrie di musica automatica o cambiarono del tutto attività. Ripeteva agli amici la vecchia frase di Chet Baker: "lo so suonare e cantare, e soltanto questo posso fare". Ma all'inizio fu durissima, in poco tempo i risparmi finirono, sua moglie lo lascio e si porto via Lorenza. Ma dopo qualche anno passato nei clubs di nostalgici dei suono, anche il grande pubblico comincio ad accorgersi che mancava qualcosa nella musica del top sequencer, o più probabilmente c'erano da trovare nuovi sbocchi al mercato (che poi e lo stesso). Insomma, magari sotto forme diverse, questo e vero, ma si ricomincio a fare musica sul serio.

Ed ora eccolo qui, sdraiato in un jet a seimila metri, quando il pilota inizia la discesa e nei suoi sogni c'e un nuovo inizio, in questo cielo sereno, come quando scrivevamo ancora poesie.

 

(Isola)

Dall'anello esterno estrude una lunga striscia sottile, la pista d'atterraggio. Una barca a vela porta il passeggero attraverso la prima laguna verso il centro dell'isola, brillante di luci e colori. L'anello interno e un orto botanico che nasconde bungalows discreti per residenti e visitatori. Con una piccola imbarcazione a pedali Trash si avvia da solo verso l'installazione progettata dallo studio di Lorenza. Tutto quello che aveva visto nel suo monitor domestico non ha in effetti niente a che fare con la sontuosa opera che comincia ad aprirsi ai suoi occhi. E la sua musica ne e il magico velo sonoro.

Trash e concentrato sul suo respiro mentre cammina all'interno di questo tempio pagano, tra gente in eleganti tenute da spiaggia da sera. Prende un cocktail da un vassoio ai piedi di una montagna innovata che si trasforma nel volto di Greta Garbo. Uomini primitivi attraversano il suo corpo, un fungo nucleare si innalza insieme a un coro di voci bianche. Pietre, architetture, abissi. E la sua musica e lì. Riconosce la conclusione del secondo movimento e l'installazione interrompe il suo flusso, si cristallizza in una marea umana. Ora si muove soltanto chi e dotato di vita propria, saranno un centinaio di persone perse nella folla del tempo.

-Amici. Benvenuti.

Un applauso sobrio saluta l'anziano uomo in tenuta da spiaggia da sera blu dei capitani d'industria. Ci vuole qualche secondo ma poi Trash lo riconosco. E' proprio il vecchio Mister

Clean.

-Ho voluto questa festa per poter salutare i miei amici. D'ora in poi questo luogo sarà la mia casa e non avremo molte occasioni per rivederci tutti insieme. Come sapete ho fatto molti soldi nella mia vita, ho dato occasioni e dispiaceri ai membri della mia specie animale, ma so di aver messo sempre tutto me stesso nel mio lavoro. Questo e un principio generale che ha informato la mia esistenza. Ora siamo alla fine della storia e metterò tutto me stesso anche in questo. Vi ringrazio tutti e soprattutto ringrazio una persona che ha contribuito in modo decisivo, pur se inconsapevolmente, a questo mio progetto. Un applauso, prego, a un vero artista. All'autore della musica che accompagnerà i miei giorni futuri. Signore e signori, Mister Trash!

Trash ringrazia, stringe mani, cammina verso il suo vecchio collega, amico, nemico, rivale.

-Bello scherzetto...

-La musica e splendida. Grazie Trash.

-Non vedo Anna...

-La vedrai...

 

(Mister Clean e Mister Trash)

II locale e pieno di fumo

Saranno le tre, tiriamo avanti ancora un po'

Le mani sudate scivolano sulle corde

I sorrisi sudati scivolano sulla sbornia

Ma Anna sta sempre lì

Ogni tanto fa uno schizzo sul suo album

Quando sarete famosi vi faro le copertine

Per ora sbadiglia e ci manda un bacetto

Per ora sbadiglia e disegna

 

(Finale)

Molti invitati sono partiti, altri dormono nei bungalow. Nella semplice, forse monastica dimora, al confine dell'installazione, due anziani uomini si riparlano. Non molto distante da loro, su una sedia a rotelle, Anna muove ogni tanto la mano davanti a sé, su un inesistente cavalletto. Capelli corti bianchi intorno al suo viso ancora bellissimo, i suoi occhi vuoti sono nella direzione del mare piatto.

CLEAN - Arrabbiato?

TRASH - Dopo quarant'anni?... Andiamo... Sorpreso, questo sì. E anche triste.

CLEAN - La tristezza e soltanto nostra. E' nostro il dolore. Lei non sente assolutamente nulla. Mi sono risolto a credere che in qualche modo e addirittura felice. Sarebbe comunque felice a vederci parlare adesso.

TRASH - Che farà, dopo?

CLEAN - Lei non può fare nulla, amico mio. Ma e tutto sotto controllo. Vivrà qui e non le mancheranno cure e attenzione. Per lei non cambierà nulla.

TRASH - ...

No, non credo di potermi permettere piagnistei. Abbiamo vissuto da padroni del mondo, le nostre scelte le abbiamo fatte e non le abbiamo mai rimpiante. Non avrei mai potuto vivere come hai vissuto tu.

TRASH - Contraccambio.

CLEAN - Lo so, vecchio mio, lo so.

Colui che si faceva chiamare Mister Clean preme un paio di tasti del suo telecomando.

CLEAN - Ho un regalo per te. Mi sono ricordato di una cosa.

La piccola spiaggetta di fronte alla casa si illumina gradatamente di una luce lieve, riflessa dal candore della sabbia. Ma non brilla il nero opaco dei pianoforte a mezza coda. Trash si accomoda il sedile, apre il suo quadernetto sul leggio, guarda il mare, si stira le dita. Respira e appoggia il primo accordo.

Clean crede di scorgere un piccolo sorriso sulle labbra di Anna, o vuole vederlo: entrambi sapevano gia che sarebbe stato un Sol minore settima.

Pagina dopo pagina, Trash scorre la sua vita su carta pentagrammata, respira il suono acustico insieme alla salsedine, vive questo presente che e il futuro dei suo passato.

 

 

Potrebbe star qui a suonare sempre. Potrebbe all'alba  morire. Potrebbe tornarsene a Roma.


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