Breve introduzione e trascrizione completa dei dialoghi del
documentario biografico su William Gibson, No Maps For These
Terrirories
Mi ero trasferito solo da pochi mesi qui dove vivo, a Londra, quando
lessi in un quotidiano nazionale (molto probabilmente il Guardian)
che presso l'ICA, l’Istituto delle Arti Contemporanee situato lungo il
Mall che porta a Buckingham Palace, proiettavano un documentario
biografico interamente dedicato a William Gibson, padre indiscusso del
movimento Cyberpunk. Non potevo dunque mancare l’appuntamento anche se,
giunto all’ICA appresi con un po' di rammarico che appena qualche
giorno prima, in una delle sale conferenza, J. G. Ballard aveva tenuto
oltre un’ora di talk incentrato sulla letteratura la politica
e molto altro ancora...
Ritornando a Gibson e al suo documentario, dopo aver assistito alla
proiezione, credo che di tutto quello che vidi e soprattutto sentii mi
rimase in testa forse un trenta percento scarso, causa esclusivamente
il mio inglese piuttosto povero, all'epoca... Qualche tempo fa
navigando sulle onde della rete mi capitò poi di rincontrare il
titolo del suo film, No Maps For These Territories e mi
decisi ad acquistarlo in DVD e a rivederlo. Forse per via della mi
cattiva memoria ma, come già detto, soprattutto del mio pessimo
inglese (si parla del “lontano” 2001, quindi circa quattro anni fa),
dopo averlo rivisto piú volte sono riuscito finalmente ad
apprezzarlo appieno, gingendo alla conclusione che si tratta di una
piccola chicca che, come la famosa ciliegina sopra la torta,
arricchisce e forse completa l'opera di uno dei piú grandi
autori della fantascienza moderna.
LA TRAMA
Il film apre con un susseguirsi spasmodico, quasi ipnotico, di
immagini che si sovrappongono ad altre immagini, mentre la musica
incalzante e morbidamente techno rendono l'esperienza vagamente
ansiogena, e la voce di Gibson accompagnata della sua intervistatrice
sembrano distanti nello spazio e nel tempo. Sullo schermo appaiono
frasi che condensano in poche parole il Gibson-pensiero, quali
per esempio “In questi giorni di grandi cambiamenti Niente é
stabile. Nulla é statico. Niente in cui credere, a cui
aggrapparsi.” o ancora “Nessun mito per questi territori della mente.”
Ed infine “In costante accelerazione verso una post-umanità”. Un
ottimo effetto iniziale, a simboleggiare forse la frenesia della vita
moderna, con i suoi apparati tecnologici, l'enorme influenza dei media,
in particolare della televisione e, piú recentemente, del
computer, con i suoi ritmi pressoché inumani, che perfettamente
si sposano con la domanda dell'intervistatrice, che apre così
gli 88 minuti del documentario: “Come possono gli esseri umani divenire
post-umani?”
Ritroviamo quindi l’autore canadese (d’adozione) comodamente adagiato
all'angolo del sedile posteriore di una limousine carica di videocamere
digitali, computer e telefoni cellulari. Ci parla del significato di umano,
post-umano e post-geografico, il tutto condito da
dissertazioni profonde che vanno a toccare da una parte la tecnologia e
le conseguenze che questa impone sul vivere quotidiano, dall'altra il
piú filosofico significato della vita e, rispetto a questa,
della direzione in cui l'uomo si sta movendo.
Chi si aspettasse però di ritrovare un essere a metà
umano e a metà cyborg, magari dotato di qualche innesto
biomeccanico, un hard disk integrato nel lobo frontale e un paio di
telecamere ficcate nelle orbite al posto degli occhi, be',
rimarrà piuttosto deluso. Parafrasando una famosa frase del cult
movie Bladerunner, definirei Gibson "piú umano
dell'umano". Di certo non ha nulla a che fare con un Nexus di
ultima generazione, se non forse per la sua intelligenza e la sua
allarmante lucidità, nonostante la sua apparenza a tratti
incerta durante l’intervista. Tutta la sua vita, dalla sua infanzia
fino ai giorni nostri, è letteralmente spiattellata su di un
vassoio d'argento ed è a nostra disposizione per meglio
comprendere cosa significhi essere al contempo un grande scrittore ed
un essere perfettamente umano, con tutti i suoi pregi tutti i suoi
difetti. Parla a ruota libera, Gibson, discutendo di come, in tenera
età perse il padre e, pochi tempo piú tardi, a soli
diciannove anni, anche la madre, finendo sbattuto da una parte
all'altra, sotto l’influenza dei movimenti americani della fine degli
anni sessanta. Ci parla poi timidamente del suo coinvolgimento in
brutte storie di droga, che inizia ad assumere non tanto per lasciare
la mente libera di viaggiare chissà per quali spazi sconosciuti,
ma piú umanamente per conquistare e poi scoparsi
qualche ragazza hippie, approfittando dei tempi libertini che
caratterizzavano quegli anni. Umano dunque e, come tale, fragile. Tanto
fragile che viene costretto alla disintossicazione dalla piú
terribile delle droghe: l'eroina. Per sfuggire sia a questa condizione
che alla chiamata alle armi (era il tempo della guerra in Vietnam),
lascia il paese d'origine, gli Stati Uniti, e va a vivere a Vancouver,
nello stato canadese del British Columbia.
Ed é qui che inizia a scrivere ed entra in contatto con altri
personaggi di spicco di quello che in seguito sarà battezzato
come il "movimento cyberpunk". Come studente, legge moltissimo e,
quando comprende di poter far qualche soldo scrivendo, inizia ad
inviare i suoi racconti ad elementi importanti di quel particolare
ambiente letterario, persone già ben in vista quali Bruce
Sterling, che molti considerano essere il vero filosofo del movimento. Burning
Chrome (La notte che bruciammo Chrome) è forse lo scritto
che inizialmente colpisce Sterling che nel documentario ne parla
entusiasta. Sterling contatta subito ad un amico editore, dicendo di
avere qualcosa di eccezionalmente nuovo tra le mani. Il problema
iniziale però è soprattutto cercare di far capire al
lettore il significato dei complessi neologismi (almeno per quel tempo)
coniati da Gibson. Il territorio in cui si muovono molti personaggi non
é piú quello fisico, ma uno spazio creato virtualmente
attraverso la manipolazione di una serie di dati informatici. Oggi, per
noi che siamo abituati a navigare tra la marea di pagine Web che
giornalmente inondano la rete, è piuttosto facile se non
immediato comprendere il significato di realtà virtuale e
ciberspazio. Ma nell'84 tutto ciò deve essere stato percepito
come l'idea di un tizio completamente suonato, nonostante già
qualche anno prima, cioè nel 1982, Steven Lisberger facesse
finire un giovane Jeff Bridge all'interno della memoria di un computer
nell’ormai film cult TRON.
Ad accompagnare il nostro viaggio lungo le strade percorse da Gibson ci
sono anche le letture di alcuni passi tratti dai suoi romanzi, tra i
quali anche Neuromante, fatte da Bono Vox e commentate successivamente
da The Edge degli U2. A quanto pare, i due componenti della band
irlandese finiscono nel documentario perché nello stesso periodo
il regista, Mark Neale, stava girando alcuni filmati promozionali e
diverso materiale multimediale per il tour "Zoo TV", che sarebbe
seguito da lì a breve. The Edge definisce Neuromante un vero e
proprio romanzo Rock ‘n Roll, in quanto ha molti elementi tipici del
movimento musicale: la droga, il sesso e quel senso di frustrazione e
alienazione che lo caratterizzano.
Nel documentario, spazi "virtuali" e spazi reali (prevalentemente il
sedile posteriore dell’auto) vengono rielaborati con grande enfasi per
proiettare la figura di Gibson al loro interno. Le immagini che vediamo
susseguirsi nel finestrino e nel lunotto della limousine sono a volte
accelerate, a volte distorte e bombardate con pixel di luce virtuale,
fino a che, allo spettatore vengono presentate delle frasi-suggerimento
che culminano nel neologismo coniato da Gibson, ciberspazio
(cyberspace). È divenuto oramai di uso comune e ciononostante
molti (purtroppo) ancora ignorano la sua origine. Gibson, stupito
quanto lo spettatore, si chiede come questo termine possa aver
conquistato un posto di prima classe persino nei dialoghi quotidiani e
nella carta stampata. Sembra che ora tutto ciò che in qualche
modo faccia riferimento alla Rete assuma il prefisso "cyber".
Dice ancora Gibson che quello che quelle apparecchiature domestiche che
un tempo assumevano il prefisso elettro-, cioè
funzionante con quella ormai vecchia tecnologia chiamata
elettricità, ora abbiano fondamentalmente acquisito un nuovo
prefisso legato ai media e prevalentemente all'informatica. Tutto
è dunque cyber-qualcosa, per l'appunto, ma presto dice
Gibson, come é successo per le macchine elettriche, il prefisso
scomparirà in quanto verrà assimilato dal prodotto stesso
basato sulla tecnologia informatica.
Infine Internet: per come la conosciamo noi oggi, non é forse
una idea (almeno parzialmente) plasmata su quello che l'autore
anticipava ben oltre vent'anni fa, prima che questo innovativo sistema
di comunicazione si diffondesse su così larga scala?
Indubbiamente una vasta fetta di quella generazione di programmatori
che hanno letto Gibson hanno non solo rielaborato le sue "strampalate"
idee, ma le ha concretizzate, adattandole ad applicazioni reali
(confermo di persona) e delle quali oggi giorno, anche tu mentre stai
leggendo questo articolo, si farebbe oramai fatica a stare senza.
Parlando ancora di Internet e della sua nascita come strumento per
conservar il sapere anche in caso di una conflitto nucleare, Gibson
ironicamente afferma che molti statisti oggi, se potessero tornare
indietro, ci penserebbero almeno due volte prima di diffondere questa
tecnologia che se, da una parte ha del miracoloso, dall'altro è
una minaccia per gli stati intesi come nazione, in quanto la Rete sta
sempre piú sradicando i confini geopolitici del nostro pianeta,
con ovvia scontentezza di quelli che invece vorrebbero mantenerne un
forte controllo. Ma il processo é ormai iniziato ed é
forse, come dice l'autore, irreversibile ed è per questo che,
tutte quelle mappe tracciate per creare confini territoriali, non hanno
ormai piú senso in un mondo post-geografico…
Il film si chiude con un'atmosfera molto romantica, mentre l'auto viene
guidata lungo un ponte immerso nella bruma e Bono Vox legge alcuni
passi del romanzo "Memory Palace".
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la trascrizione del documentario tradotta in italiano