Noi saremo tutto
Data: Sabato 26 febbraio 2005 Argomento: Saggistica
recensione di Roberto Sturm
Valerio
Evangelisti – Noi saremo tutto - Mondadori, collana Strade Blu), pp. 432 –
euro 15,50
Di Valerio Evangelisti si è scritto e parlato molto. Dall’ormai lontano 1994,
anno in cui Mondadori ha pubblicato il romanzo Nicolas Eymerich, inquisitore,
vincitore del Premio Urania dell’anno precedente, la carriera letteraria
dell’autore bolognese è stata un crescendo di successi e conferme.
Autore versatile, conosciuto soprattutto per la sua capacità di passare da un
genere all’altro con estrema facilità, ha fissato nell’immaginario collettivo
tutta una serie di personaggi che sono divenuti oggetto di culto per molti
lettori.
Inviso a una parte della critica per le sue idee politiche e il suo impegno
(dirige la ribista di cultura di opposizione Carmilla
http://www.carmillaonline.com ), Evangelisti ha visto tradotte buona parte
delle proprie opere all’estero.
Uno dei suoi meriti principali è stato di essere uno dei primi autori a capire
che l’unica maniera per rigenerare la narrativa di genere italiana era quella di
una contaminazione dei generi stessi. Nei suoi racconti e nei suoi romanzi,
infatti, non esiste una linea di demarcazione visibile né tantomeno netta tra un
genere e un altro.
Con una capacità straordinaria Evangelisti passa con estrema facilità dalla
fantascienza al fantastico, dal western al thriller, dal noir al romanzo
storico.
In Noi saremo tutto, romanzo apparso nella collana Strade Blu di
Mondadori, l’autore mette in pratica tutta l’esperienza accumulata in questi
anni riuscendo ad ottenere un prodotto di grande spessore sia dal punto di vista
della struttura, sia dell’impianto narrativo che dei contenuti.
Definito noir in seconda di copertina, assistiamo invece anche questa
volta a una commistione difficilmente etichettabile anche se felicemente
riuscita. Perché, come afferma lo stesso autore bolognese nella bibliografia in
appendice al romanzo, “sebbene questo romanzo non abbia pretese
storiografiche, il contesto della vicenda è frutto di ricerche piuttosto
accurate”.
E l’ambientazione, come spesso accade in questi
casi, ne risente positivamente. Le vicende del protagonista, Eddie Florio, il
prototipo del criminale italo americano, si snoda dagli anni trenta fino agli
anni cinquanta.
Personaggio senza scrupoli, usa tutti i mezzi a sua disposizione per infiltrarsi
nei sindacati portuali dell’epoca per raggiungere i propri scopi.
Assassino, stupratore, torturatore, pervertito sessuale attraversa tutta una
serie di situazioni piuttosto scabrose avvalendosi della propria crudeltà.
Evangelisti, narrandoci le gesta di Eddie Florio, ci proietta in un America
scomoda, in un periodo storico in cui il comunismo ha rischiato veramente di
diventare un punto di riferimento importante per i lavoratori e i proletari del
Paese che già all’epoca voleva presentarsi come il garante della libertà del
mondo.
Un’America scomoda, dicevo, e per questo poco frequentata, o addirittura
ignorata, da storici, scrittori e, soprattutto, politici.
Un’America che già a quel tempo doveva fare i conti con una criminalità che
condizionava il potere economico e politico, in cui la collusione tra mafia e
politica era già un fatto evidente, in cui la diversità veniva repressa più
della delinquenza, dove già da allora si delineava il tentativo dei potenti di
plasmare il mondo intero a propria immagine e somiglianza.
Un noir, forse, ma un romanzo anche storico, sicuramente, con
connotazioni politico-sociali non secondarie.
Lo stile, come consuetudine dell’autore, è lineare e scorrevole, la trama facile
da seguire. Una semplicità di scrittura difficilmente riscontrabile in altri
autori italiani.
Un romanzo che vale la pena di leggere per diversi aspetti, non per ultimo per
godersi un romanzo di vera narrativa popolare italiana di cui, credo,
Evangelisti sia uno dei maestri indiscussi
Roberto Sturm
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