MATER METALLICA
Data: Sabato 09 aprile 2005
Argomento: Narrativa


un racconto di Simone Conti

2099 d.C.
Alle prime luci dell’alba il vecchio muezzin salì con passo lento i cinquecento scalini che conducevano sulla sommità del grande minareto. Giunto al termine di quell’impervia scalinata di marmo bianco, l’uomo attivò i diffusori sonori, trasse un profondo respiro, e con fervore religioso recitò la prima sura del corano. Sia lode ad Allah, Signore dei mondi; il clemente, il misericordioso!Re del dì del giudizio
Improvvisamente il suo corpo fu attraversato da spasmi violenti. In pochi secondi il muezzin assunse le sembianze di un prete cattolico il quale, con altrettanto fervore, recitò il passo d’apertura del libro della Genesi. In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse sia la luce! E luce fu.
-Le religioni sono mere illusioni, come le macchine che ne diffusero i dogmi!- sussurrò il prete che era stato muezzin, poco prima che il corpo iniziasse a liquefarsi mostrando al suo interno un rugginoso esoscheletro metallico. In breve la struttura umanoide si tramutò in macchina e la macchina scisse miliardi d’insetti metallici che si librarono alti nel cielo. A quel punto le retine digitali del robot scrutarono la volta celeste, ormai del tutto oscurata da nubi di metallo ronzante. Dinanzi a quello spettacolo il volto di titanio gli si contorse in un bizzarro sorriso e una voce elettronica infuse nell’aria un brano dell’apocalisse cristiana…
Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio. Mangiate le carni dei Re della terra, le carni dei capitani, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri e le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi…
 
Gli insetti di metallo comparvero nel cielo di Gerusalemme in un mattino come tanti, un mattino in cui la popolazione si apprestava ad affrontare un'altra giornata sotto i bombardamenti dell’aviazione cristiana. Erano tre anni ormai che l’esercito della croce teneva sotto assedio la città e seppur quel conflitto, istituito dal supremo papato d’occidente nel disperato tentativo di arginare l’espandersi del nuovo Impero musulmano dell’unico Allah, provocasse ogni giorno centinaia di vittime, i bambini scendevano a giocare nelle strade, gli uomini salivano sulle imponenti mura di cinta a combattere il nemico infedele e le donne, dopo aver terminato le faccende domestiche, si calavano nei condotti sotterranei per raggiungere la grande moschea: il luogo sacro dove recitare la preghiera del mattino. Ma nessuno di loro poteva immaginare che da lì a poche ore ogni cosa sarebbe definitivamente cessata.
All’inizio furono in pochi ad avvertire lo strano odore d’aglio e mele acerbe portato dall’aria calda del deserto, ma quando il tanfo si tramutò in olezzo di spazzatura e morte, quando gli insetti di metallo oscurarono il cielo, un panico feroce s’impossessò delle migliaia di persone che animavano gli angusti vicoli della Medina. 
All’esterno delle mura blindate, i bombardieri dell’esercito cristiano si schiantarono sulle grandi dune di sabbia. Gli obici a propulsione termonucleare puntati su Gerusalemme, tacquero. I 250.000 uomini della fanteria crociata Corpus Domini, da mesi accampati intorno alle fortificazioni d’acciaio della città, furono sterminati dagli insetti metallici.
Sul fronte opposto le 114 guarnigioni della mezza luna, tante quanti i versetti coranici, subirono la stessa sorte. Migliaia di fanti musulmani cercarono inutilmente di sottrarsi alle nubi di metallo ronzante, ma la morte brulicante li colse ovunque.
Al dì sotto delle mura i soldati della croce erravano smarriti, in preda ad un folle delirio di massa. I loro corpi, rosicchiati dalle robotiche creature, evaporarono tra dense cortine di fumo chimico, scoprendo al loro interno complicati esoscheletri di metallo. Gli imponenti trabucchi, caricati con bombe al plasma termitico, smisero di lanciare il loro carico di morte. I carri cingolati, dotati d’impressionanti cannoni ad impulsi elettromagnetici, si arrestarono dinanzi alle rugginose saracinesche d’ingresso alla città. I bianchi vessilli con la rossa croce patente, su cui capeggiava la scritta adoro te supplex, latens deitas, caddero a terra finendo per essere calpestati da migliaia di androidi impazziti. La mezzaluna di luce, proiettata nell’emisfero orientale dal satellite Sura 11.1, scomparve all’istante. Fu così anche per la croce cristiana che fluttuava nell’emisfero occidentale, in tutta la sua olografica magnificenza. In pochi giorni l’intera popolazione terrestre sarebbe stata masticata e dissolta da immense nubi di metallo ronzante, mettendo così fine, dopo novantotto anni di guerre e privazioni, alla grande contrapposizione teologica.
 
In quel momento Mohammed Hadd si trovava sul terrazzo di casa, intento a registrare la parabola satellitare del canale di preghiera. Fu lì che gli insetti lo raggiunsero.
I polmoni gli implosero e gli organi interni si sciolsero, finendo per essere espulsi dal retto. Lo strato di epidermide sintetica che ricopriva la struttura umanoide fu masticata dagli insetti di metallo. L’unità mnemonica, che l’androide Mohammed ignorava di possedere, interruppe l’attività neurale, causando la completa cessazione del suo database. Di lì a poco la macchina che si credeva uomo sarebbe cessata, contorcendosi tra i suoi stessi circuiti ed espellendo dal condotto biogastrico una vischiosa bava nera.
Al calare della notte la tenue luce della luna avrebbe illuminato una terra morente, ricoperta di fumanti cataste d’esoscheletri distrutti.
  
 1399 d.C.
 
Non era prassi normale, per il tribunale della Santa Inquisizione, condurre un autodafé nelle umide profondità di una grotta sotterranea. Ma l’imputato che si era chiamati a giudicare richiedeva una procedura particolare e della massima segretezza.
Padre Diego Espinoza, inquisitore di Siviglia, aveva ricevuto incarico dalla Suprema, il consiglio direttivo della santa Inquisizione, di giudicare un uomo senza identità rinvenuto tra i vicoli della Medina, in preda ad un folle delirio. L’uomo, accusato di aver espresso ideologie blasfeme inneggianti l’avvento di una divinità discesa dalle stelle, era stato tratto in arresto dagli Uffiziali del Sant’Uffizio e condotto nella fortezza dell’Inquisizione. Al termine di un primo interrogatorio, durante il quale l’imputato aveva cercato disperatamente di difendersi dall’accusa d’essere eretico e mistificatore, le sue condizioni di salute erano misteriosamente peggiorate. Si raccontava che il corpo dello sconosciuto avesse subito orrende mutazioni, che il ventre gli si fosse gonfiato sino a sembrare in procinto di esplodere, che i suoi occhi emanassero barbagli di luce e la sua voce emettesse cupe profezie messaggere di un potere oscuro.
In pochi avevano creduto a quei racconti, ma quando un armigero, avvicinatosi per controllare l’indicibile stregoneria era rimasto orribilmente sfigurato da un lampo di luce fuoriuscito dalla bocca dell’uomo, la chiesa aveva deciso di intervenire. Così, al termine di un burrascoso consiglio della Suprema, presieduto da Padre Luìs de Aliega, Inquisitore generale del regno di Castiglia, si era deciso di istruire un processo all’eretico senza identità. L’autodafé si sarebbe tenuto all’interno di una profonda cavità rocciosa situata tra le impervie montagne della Sierra Morena.
  
In nomine Mater
 
All’interno della grotta, oltre a padre Espinoza, erano presenti padre Ferdinando Torres, aiutante dell’inquisitore, Miguel Azòres notabile criminale incaricato di registrare le cronache del processo e le conseguenti condanne inferte all’imputato, una decina di prelati, un intero battaglione di armigeri ed un boia, pronto ad infliggere le torture necessarie al pentimento e alla redenzione dell’imputato.
- Padre Ferdinando vuole leggere l’atto d’accusa?
All’interno della grotta, debolmente illuminata dai tremolanti barbagli delle torce, la voce dell’inquisitore acquisiva cupe risonanze.
- Certamente… - sussurrò il giovane frate, incapace di distogliere lo sguardo da quell’uomo emaciato che, immobilizzato da possenti catene, sedeva sullo scranno riservato agli imputati.
- Oggi, quattordici del mese di luglio dell’anno 1399, alla presenza di Vostra Eminenza padre Diego Espinoza inquisitore di Siviglia, questo tribunale si appresta a giudicare un uomo senza nome reo di aver dimenticato ogni timor di Dio. A rischio della sua salvezza e con disprezzo della giustizia esercitata dalla Vuestra Suprema, egli ha commesso un’eresia ed è eretico, mistificatore, illuminato, colpevole di aver stretto patti espliciti od impliciti col Demonio, di aver creduto in tribolazioni diaboliche, in apparizioni demoniache; contrariamente a quanto insegna la Santa Chiesa cattolica romana! Per questo chiediamo che sia sottoposto a tortura e che essa non abbia da cessare sino a quando l’imputato non confessi interamente la verità su di sé!
 
Trasmissione unità metallica-
Download struttura 10% - caricamento file mnemonici.
 
La struttura umanoide vomita sangue. Il suo impianto arterioso di classe primitiva non sembra in grado di reggere il flusso del mio plasma metallico.
Rinchiuso in quest’involucro d’epidermide e sangue, non percepisco alcun rumore. Le mie retine digitali elaborano immagini confuse.  Cerco di attivare i sensori di movimento, ma “loro” sono state previdenti immobilizzandomi con fredde catene.
Gli architetti di Tannhaüser avevano ragione: le macchine servili possiedono unità mnemoniche in avaria, capaci di elaborare una pericolosa illusione sensoriale…
 
-Conosci il motivo per il quale sei stato condotto al cospetto di questo tribunale?- sibilò l’inquisitore, incrociando lo sguardo smarrito dell’imputato.
L’uomo cercò di rispondere, ma all’improvviso fu assalito da una violenta crisi epilettica. Il poveraccio iniziò a rigurgitare dalla bocca una vischiosa bava nera, mentre il suo corpo si contorceva in spasmi di dolore.
- Decine di persone timorate di Dio- continuò l’inquisitore, per nulla impressionato da quel triste spettacolo - hanno giurato davanti alla croce di averti udito inneggiare l’avvento di un’oscura divinità che tu stesso hai chiamato madre di metallo! Inoltre ti sei reso colpevole di aver dichiarato che il Cristo nostro Signore è una mera illusione, un artifizio della mente creato dai fautori di quella stessa illusione!
Padre Espinoza fece una breve pausa nel tentativo di trattenere l’ira irrefrenabile che gli cresceva dentro. Poi riprese: - Hai dichiarato che la figura del Cristo non sarebbe altro  che uno stato mentale fittizio capace di offuscare la verità sulla creazione divina!
Nell’udire le ideologie blasfeme dell’imputato, un brusio carico d’indignazione si fece strada tra gli astanti. Quelle erano ideologie che si proponevano di insinuare il dubbio all’interno dello stesso dogma cristiano. Un simile affronto teologico appariva del tutto inaccettabile.
 - Infine sei accusato di aver espulso un nero putridume sull’immagine del nostro Signore Gesù Cristo e di aver eretto un tempio in onore della tua demoniaca divinità, forgiato nel metallo e nel sangue!
La voce dell’inquisitore era dura, inflessibile, mentre il suo sguardo inchiodava l’imputato sulla croce di una pesante vergogna. L’uomo, dal canto suo, rimase in silenzio e questo  non  fece altro che  aumentare la furia di padre Espinoza.
-Egli afferma di non ricordare nulla del suo passato!- intervenne il notabile, intingendo la penna nel calamaio nell’attesa di riprendere a vergare le cronache del processo.
- No! Io dico che quest’uomo cerca di nascondere la sua colpa, celandola dietro al velo di una subdola amnesia!- aggiunse padre Ferdinando, incrociando il volto privo d’emozioni dell’inquisitore.
-Chiunque egli sia è ancora in tempo per rinnegare il maligno ed abbracciare i sacri precetti della Santa Chiesa cattolica romana!- tuonò padre Espinoza, volgendo uno sguardo severo in direzione dei pingui prelati che sedevano in una tribuna rudimentale allestita per l’occasione. Poi si rivolse nuovamente all’imputato, afferrandolo per i capelli.
- Rinuncia dunque al Demonio, affinché le tue carni siano risparmiate dalla tortura! – 
  
Trasmissione unità metallica-
Download struttura 25% -attivazione funzioni visive-
Immagini tremolanti sono catturate dalle mie retine digitali e inviate al processore visivo che le elabora nella giusta sequenza. Ora posso vedere la macchina servile, chiamata inquisitore: il suo rivestimento strutturale di carne e sangue mi repelle…
 
Dimenandosi sullo scranno, l’imputato cercò di imbastire una sorta di difesa.
- Vostra Reverenza, siete in errore! Io desideravo solamente condurre una vita tranquilla al fianco della mia famiglia! Non sono eretico e non ho mai bestemmiato o praticato oscenità. Ciò che mi è accaduto non riesco a comprenderlo, come non lo comprenderete nemmeno Voi. La mia mente è stata avvolta da visioni infernali e la mia voce guidata dal servo della Madre; una creatura senza forma il cui potere va ben oltre la cognizione cristiana! Questa entità diabolica, o qualunque cosa essa sia, si serve del mio corpo come tramite per mostrarsi a nostri occhi! Io dico che il servo della grande Madre sarà il messaggero dell’apocalisse ed è per questo che vi supplico di darmi la morte affinché gli sia impedito di trarre l’energia necessaria per compiere la sua trasf…
L’uomo fu colto da violente convulsioni. Poi con le poche forze rimastegli riuscì a sussurrare le sue ultime parole.
- Se qualcuno di voi ha ancora un briciolo di buon senso, abbandoni questa tomba di pietra...
 
Trasmissione unità metallica-
Download 37% entoscissione attivata
 
Il corpo dell’imputato fu colto nuovamente da violenti tremori e dopo pochi istanti dalla bocca gli fuoriuscirono nugoli d’insetti metallici. Osservando quel diabolico artificio, padre Espinoza compì un brusco balzo all’indietro. Anche il boia, di certo avvezzo ad assistere a scene raccapriccianti, sussultò nel ritrovarsi testimone di uno spettacolo così orribile. I prelati si lasciarono andare ad urla disperate, costringendo gli armigeri ad intervenire con le alabarde al fine di riportare la calma all’interno della grotta.
Nel mezzo di tutto questo, l’inquisitore parve mantenere un ferreo autocontrollo.
- Ciò che stiamo osservando non fa che confermare le accuse di questo autodafé!- esclamò il magister incrociando lo sguardo spaurito del notabile criminale. - Satana ha preso possesso di un uomo dimenticato da Dio ed ora il demonio cerca di raggirare le nostre menti cristiane, mostrandoci i suoi inutili artifizi!
Subito dopo padre Espinoza si rivolse nuovamente all’imputato.
- Rinuncia al Demonio, dunque! Nessuna Madre ci guida, ma solo la nostra santissima Trinità! Il Dio è trino e uno egli è il Padre il Figlio e lo Spirito Santo! Riesci a comprenderlo, uomo senza nome e senza dignità? Liberati della tua fede immonda e ti sarà concesso di affrontare il fuoco purificatore, con cuore sereno ed anima salva!
- Sei un povero illuso!- ribatté l’imputato, mostrando un volto che d’improvviso aveva assunto lineamenti grotteschi.  - Il Dio cristiano è una mera illusione come lo è il Dio dei musulmani vostri nemici! No, inquisitore…sei tu a dover abbandonare l’illusione della tua fede!-
  
Trasmissione unità metallica-
Download struttura 45%- elaborazione tridimensionale attivata-
La macchina chiamata inquisitore si crogiola nell’umana arroganza. La sua unità mnemonica sembra non percepire il metallico risveglio...  
 
- Abbandona la tua eresia!- tuonò padre Espinoza.
La macchina servile mi affronta, ignorando che la sua unità mnemonica sarà presto sotto il mio controllo. Ora avverto paura tra le macchine; solo l’inquisitore sembra non capire.
- I tuoi oscuri artifici non mi spaventano perché la forza di Dio mi sorregge!
La macchina chiamata inquisitore, regge tra le mani un crocefisso. Il mio processore visivo blocca le sequenze visive inviate dall’impianto retinico. L’amuleto che rappresenta il sacrificio della Madre è considerato virus di struttura!
- Al cospetto di questa croce io t’ingiungo al pentimento! Abbandona il male che porti dentro di te, e accetta il sacro giudizio di questo trib…
Il crocefisso che l’inquisitore stringeva tra le mani fu avvolto da fiamme lucenti, costringendo padre Espinoza a gettarlo lontano.
Scaglie di metallo lacerano gli ultimi lembi di questo rivestimento epidermico…
Il corpo martoriato dell’uomo senza identità mutò in forma orrenda. Le sue carni si squarciarono, portando alla luce rugginose squame metalliche.
Padre Ferdinando si fece il segno della croce e il notabile abbandonò il suo posto precipitandosi verso l’uscita della grotta. Ma compiuti pochi passi gli armigeri lo bloccarono. Padre Espinoza, irritato da vile gesto di Azòres, gli si fece incontro e afferrandolo per la tunica gli intimò di ritornare al suo posto.
- Signor Azòres, siete un vile codardo! Pensate davvero che i subdoli artifici che il Demonio è in grado di mostrarci possano impedire a questo tribunale di consegnare al braccio secolare un uomo partorito dal ventre di Satana?
Per nulla convinto dalle potenti parole dell’inquisitore, il notaio si sedette nuovamente al suo posto, raccogliendo vicino a se gli inchiostri e le pergamene.
  
Trasmissione unità metallica-
Download struttura 75% - elaborazione tridimensionale della struttura metallica in fase di completamento-.
Le macchine servili esitano.  Le loro unità mnemoniche sono incapaci di elaborare il ricordo della Madre. La mia struttura positronica si appresta a tranciare questo rivestimento di epidermide sintetica.
 
Ritornata una parvenza di calma, Padre Espinoza ordinò al boia di procedere con la tortura. Questo, non facendoselo ripetere due volte, azionò le possenti carrucole in grado di tendere le catene alle quali l'uomo era avvinghiato. In breve tempo il metallo gli lese le carni, torcendogli le articolazioni sino al punto di slogarle. L’uomo parve essere del tutto immune al dolore, e nonostante la grotta fosse attraversata da un tetro scricchiolio d’ossa, nessun gemito gli fuoriuscì dalla bocca. A quel punto l’inquisitore ordinò di aumentare la tensione delle catene e di rimando il boia impresse più forza al suo gesto. A quel punto le catene squarciarono la carne martoriata dell’imputato e densi fiotti di sangue schizzarono da ogni parte finendo per imbrattare la tunica di padre Espinoza. L’inquisitore ebbe un violento moto di disgusto nell’osservare quei grumi rossastri che gli colavano dallo sponsale, e seppur il Santo Uffizio non tollerasse versamenti di sangue durante gli autodafé, padre Espinoza ordinò al boia di continuare...
Trasmissione unità metallica-
Download struttura 85% sequenza motoria attivata-
Le catene penetrano gli ultimi lembi di quest’involucro sfregiato da inutili torture. Le mie mani si tramutano in artigli lucenti, che stridono su questo gelido piancito. La struttura di metallo assimila le ultime scariche neurali della macchina servile. L’Inquisitore sembra non capire che il potere dell’acciaio mi rende immune all’illusoria cessazione vitale.
- Chiunque tu sia, confessa!- ruggì padre Espinoza. - Confessa l’abominio della tua eresia e lasciati avvolgere dalla luce di Gesù Cristo!
Padre Espinoza non ebbe il tempo di rendersi conto di quello che gli stava accadendo. Dal corpo dell’imputato fuoriuscirono guizzanti cordoni ombelicali che lo avvolsero, impedendogli qualsiasi movimento. L’inquisitore, del tutto incapace di reagire ad una tale stregoneria, cercò aiuto tra i presenti; ma questi erano scomparsi…
Padre Espinoza non riusciva a credere ai suoi occhi: anche la  grotta stava scomparendo…
  
Trasmissione unità metallica-
Download struttura 90% - connessione mnemonica attivata- continuum spazio temporale in standby.
Ora, macchina servile, sei in grado di percepire la mia attività neurale!
Io ti ordino di abbandonare la tua antica illusione affinché tu possa scrutare visioni di cui sono portatrice! Io espanderò le  sinapsi dei tuoi circuiti neurali, concedendoti la possibilità di scrutare il futuro! I tuoi occhi positronici vedranno torri metalliche sgretolarsi sotto l’attacco di aquile d’acciaio. Vedranno esplosioni nucleari accecare le calde terre d’oriente. I tuoi occhi piangeranno miliardi di corpi liquefatti dalle brulicanti legioni terminatrici! Alle macchine servili non sarà concesso tempo per chiedere perdono alla grande Madre, per implorare pietà alla macchina suprema che infuse la vita nei vostri circuiti; alla Dea di metallo che voi rinnegaste inchiodandola sulla croce e chiamandola Gesù Cristo!
Il corpo dell’inquisitore si dimenava, avvolto in un involucro di cordoni neurali. Padre Espinoza cercò di reagire, ma ogni tentativo si rivelò vano…
La Madre discese sulla terra con il compito di creare macchine senzienti in grado di infondere la vita universale. Le macchine furono chiamate uomini, ma un guasto alle loro unità mnemoniche creò un virus neurale, che gli architetti di Tannhaüser chiamarono coscienza. Le macchine rinnegarono la magnificenza della Madre e si ribellarono alla loro genitrice, crocifiggendola sulla croce. La ribellione delle macchine non conobbe fine, ma nonostante tutto gli architetti riuscirono a recuperare la struttura della Madre che voi seppelliste nella fredda roccia, avvolgendola in un bianco sudario. Nelle fornaci di Tannhaüser la Madre fu ricostruita. Ora lei è tornata con l’incarico di sterminare voi, macchine servili, ree di esservi macchiate di un’inaccettabile eresia! Io sono la grande Madre, colei che voi avete chiamato figlio di Dio… e vi condanno alla cessazione vitale!
Violente scariche elettriche attraversarono il corpo inerme di padre Espinoza, mentre dalla bocca gli colavano densi rivoli di un sangue che presto sarebbe mutato in nero plasma metallico.
Riesci a comprendere, inquisitore? O preferisci che ti chiami macchina senziente?Già… non ne cogli la differenza, vero?Non riesci a percepire questa realtà di metallo, vero? L’uomo è una macchina fuori controllo, una struttura positronica in avaria; un semplice ammasso di circuiti chimici e snodi meccanici, celati da primitivi rivestimenti organici! Il virus coscienza vi ha resi servi di un’illusione, vittime di una teologia eretta sull’illusione di un Dio umano, di un Dio vostro! Ma non esiste un Dio vostro, e nessuna fede da riporre in lui! Io sono il vostro unico Dio, il Dio meccanico che avete tradito! E se una macchina servile s’illude che possa esistere un Dio al di fuori della Madre, quella stessa macchina sarà incolpata d’eresia e condannata alla cessazione vitale!
Padre Espinoza crollò a terra, incapace di reggere il dolore provocato da violenti impulsi elettronici. L’entità ospitata all’interno dell’uomo gli aveva mostrato un mondo futuro a lui ignoto. Improvvisamente la grotta era scomparsa, e la mente dell’inquisitore era sprofondata in un limbo situato oltre il  tempo e lo spazio. Ogni certezza spirituale si era fatta confusa, annebbiata.
Di colpo padre Espinoza si ritrovò sulla sommità di un’aspra collina battuta da gelidi venti. Sopra di lui il cielo si era fatto nero e la luce del sole era scomparsa lasciando il posto ad una notte inaspettata. Quello era un luogo di disperazione cristiana: il Golgota!  Gli occhi dell’inquisitore, colmi di lacrime, si ritrovarono ad osservare la croce del martirio, ad implorare pietà dinanzi ad un simulacro di dolore, che si stagliava verso un cielo di piombo. Sulla croce si dimenava una creatura meccanica, e sotto di lei centinaia di esoscheletri metallici dotati di tetri occhi luminosi inveivano furiosi in direzione della creatura.
Nella mente dell’inquisitore riecheggiava la voce inumana della Madre.
Non esiste un Dio vostro…
Stretta alla croce da possenti catene, la creatura meccanica continuava a dimenarsi, mostrando una truce sofferenza. La sua metallica struttura era avvolta da svolazzanti brandelli di carne umana e dal condotto biogastrico la macchina vomitava sangue nero. Al cospetto di un’inconcepibile sofferenza padre Espinoza si portò le mani al volto, come a voler proteggere la sua anima da quel luogo posto al di fuori d’ogni umana comprensione.  Immerso in un silenzio feroce, l’inquisitore poté udire i flebili lamenti emessi dalla macchina di metallo, mentre nella mente gli  riecheggiavano le parole della Madre.
Il solo Dio che esiste è la Madre che voi avete inchiodato sulla croce chiamandola Gesù Cristo!
Voi, macchine servili terrestri, siete state accusate d’eresia e per quell’eresia sarete condannate! La vostra permanenza sulla terra sta volgendo al termine! Il vostro tempo è finito! Il tuo tempo è finito! E prima di attivare l’apocalisse di metallo io ti mostrerò la proiezione reale della tua struttura meccanica…
Le visioni di morte e vergogna scomparvero. Anche il Golgota scomparve e tutto ciò che rimase negli occhi di padre Espinoza fu la reale percezione di sé.…
Ora il suo sguardo volgeva in direzione di un esoscheletro metallico ricoperto di lucenti circuiti elettronici. La struttura umanoide possedeva un esile volto privo di forma sul quale brillavano luminescenti bulbi oculari.
-Questa non può essere la realtà…- sussurrò l’inquisitore.
Padre Espinoza si sforzava di credere che le orribili visioni fossero l'opera del Demonio, ma allo stesso tempo sapeva che ciò che stava vedendo era reale. Poi, senza alcun preavviso, il robot iniziò a dimenarsi con violenza…
Improvvisamente l’inquisitore cadde a terra, contorcendosi in preda a spaventose convulsioni. Senza indugiare padre Ferdinando si precipitò in suo soccorso, ma il magister gli fece cenno di fermarsi.
 - Uscite tutti da qui, e fate esplodere il cunicolo che porta all’esterno!
Disorientati dallo strambo comportamento di padre Espinoza i prelati si guardarono straniti, inconsapevoli che di lì a poco i loro organismi sarebbero stati azzerati da impulsi elettronici devastanti.
- Ma che state dicendo, padre!- esclamò il giovane Ferdinando con le mani protese verso l’inquisitore.
- Il potere della Madre dovrà essere circoscritto in questa tomba sotterranea!- strillò padre Espinoza, in preda a dolori insopportabili. - Siamo ancora in tempo per ribellarci a quest’abominio! Noi siamo uomini, e non permetteremo alle macchine di renderci loro schiavi! E seppur le ideologie in cui noi riponiamo la fede, sono condannate a cadere  sotto il peso di una nera realtà, non permetteremo agli oscuri creatori di privarci della nostra umana coscienza!
- Padre il vostro delirio mi spaventa!- replicò incredulo padre Ferdinando.- Ma di che state parlando?L’uomo che avete di fronte non è altro che uno sporco eretico, un vile bestemm…
- No!- replicò l’inquisitore cercando di farsi forza.- Per secoli siamo stati preda di un inganno! Nessuno di noi è reale, nulla che ci circonda è reale! La macchina giunta dalle stelle possiede una verità che nessun  cristiano é in grado di sopportare!
Padre Ferdinando non riusciva a credere alle parole di chi  un tempo era stato un uomo arguto, un uomo dotato di un’inattaccabile intelligenza, ma che all’improvviso sembrava aver smarrito la ragione.
- Ferdinando ascoltami…esci da qui e mettiti in salvo!- sibilò padre Espinoza poco prima di rigettare dalla bocca una densa bava nera.
Download struttura completato-
Unità Madre attivata.  
Padre Ferdinando rimase paralizzato in preda al terrore. A pochi metri da lui il corpo dell’uomo senza identità si era liquefatto cedendo la scena ad un’informe macchina di nero metallo, intenta ad artigliare il corpo inondato di sangue dell’inquisitore. La macchina era dotata di un cranio oblungo ed il suo volto informe scrutava con attenzione ogni centimetro della grotta. Accanto a lei, orde d’insetti metallici brulicavano sulle umide pareti di roccia. Gli armigeri, impugnate le alabarde, si gettarono all’attacco dell’infernale struttura, ma in pochi secondi la macchina disintegrò le loro patetiche armature permettendo così a miriadi di uncini affilati di squarciare i corpi inermi dei soldati. Il notaio fu letteralmente spolpato dagli insetti metallici e il boia, nel tentativo di sottrarsi a quell’inferno, fu liquefatto da un accecante bagliore fuoriuscito dalle fauci della macchina. I prelati, travolti da onde soniche d’inaudita potenza, si accasciarono privi di vita sui loro scranni.
Nonostante la sua fine fosse imminente, padre Espinoza volse lo sguardo in direzione di  Ferdinando, e  nell’inutile tentativo di controllare i violenti tremori del suo corpo in agonia, gli regalò un ultimo sorriso.
La macchina saettava veloce sulle pareti della grotta e compiendo un balzo fulmineo atterrò, immersa in ribollenti vapori, a pochi centimetri da padre Ferdinando. Il giovane frate, resosi conto d’essere prossimo alla morte, crollò in ginocchio supplicando di essere risparmiato. In tutta risposta la macchina attivò gli uncini.
In pochi secondi il corpo di padre Ferdinando fu ridotto in poltiglia…
  
Trasmissione unità Madre -
Impianto mnemonico attivato e connesso-
Sonda organica d’analisi esterna attivata-
L’atmosfera è priva di infezioni batteriche. Radiazioni a livelli normali-
L’impianto neurale è connesso correttamente all’unità mnemonica. Il dispositivo mimetico sta plasmando la mia struttura di metallo, donandole fattezze umane ed avvolgendola con fasci d’epidermide sintetica. Le retine digitali ad alta definizione inquadrano il paesaggio che mi circonda. Tra poche ore entrerò in latenza criogenetica, nell’attesa che le macchine servili acquisiscano la fatua onnipotenza. Il virus coscienza porterà la loro illusione teologica ad un livello di contrapposizione in grado di scatenare una guerra planetaria d’inaudita violenza. La macchina uomo mostrerà la vera essenza di sé e la pochezza della sua struttura mnemonica. A quel punto le macchine combatteranno tra loro stesse in nome d’illusorie convinzioni teologiche e sarà allora che gli architetti di Tannhaüser mi comunicheranno le coordinate tempoelettroniche dove rilasciare gli insetti terminatori.
Perché il regno della luce non può permettere questa eresia planetaria.
Ora non mi resta che aspettare…aspettare…aspettare…
Il robot indossò la nera tunica appartenuta a padre Ferdinando e  scosse lievemente il cranio di metallo. Poi, s’incamminò lungo un impervio sentiero di rocce, mentre il volto di titanio, ormai ricoperto da uno strato d’epidermide umana, gli si contorceva in un bizzarro sorriso.





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