Mysterious Skin
Data: Lunedì 13 giugno 2005
Argomento: Cinema


un film di Gregg Araki
basato sull’omonimo romanzo di Scott Heim

A otto anni, Brian Lacey si ritrova nello scantinato di casa sua nel Kansas, col sangue che gli cola dal naso e nessuna idea di come sia arrivato lì. Dopo questo episodio la sua vita cambia: ha paura del buio, fa pipi a letto e ha orribili incubi. Adesso, a 18 anni, crede di essere stato rapito dagli UFO.
Neil McCormick è decisamente un bellissimo outsider, di quelli che da lontano tutti amano ma che temono di avvicinare troppo. Anche Neil ha 18 anni e il suo sogno è ritrovare il rapporto che aveva a otto anni con l'allenatore della squadra di baseball Little League.
La ricerca di quello che crede sia amore conduce Neil a New York
La ricerca del suo passato conduce Brian a Neil.
Insieme arrivano a capire che gli eventi che hanno segnato le loro vite non erano quelli che sembravano.
Basato sul celebre romanzo di Scott Heim, MYSTERIOUS SKIN ci fa penetrare nel cuore e nella mente di due ragazzi molto diversi, che hanno vissuto vite diverse ma che forse non sono cosi differenti come ci erano sembrati.
MYSTERIOUS SKIN è diretto dal pluri-premiato regista Gregg Araki, salutato dal Los Angeles Times come uno dei più straordinari registi dell’ultimo decennio. I suoi film sono stati invitati ai Festival più prestigiosi del mondo, tra cui il Sundance, Berlino, Venezia, Toronto, Londra e New York.
 

NOTE DI REGIA


Quando, nel 1995, ho avuto tra le mani il romanzo dell’esordiente Scott Heim, m’è sembrato il più bello, poetico e straordinariamente forte che avessi mai letto. Mi ha commosso fine alle lacrime, cosa che non mi era mai successa con un libro. Però, anche se mi ha commosso profondamente, era difficile immaginare un film tratto dal libro senza annacquare gli elementi più dark e trasgressivi – proprio quelli che sconvolgono e che rendono unico il romanzo. Solo dopo alcuni anni, dopo aver sperimentato tecniche di ripresa in soggettiva, ho finalmente trovato il modo in cui era possibile tradurre in linguaggio cinematografico l’inquietante complessità e l’inattesa eterea bellezza del libro.
Ho scritto io stesso tutti i miei precedenti film e non mi interessava realizzarne uno scritto da altri. MYSTERIOUS SKIN è l'eccezione alla regola. Forse perché io e Scott veniamo dallo stesso ambiente e condividiamo il gusto per la musica ‘outsider’, ho sentito una grande vicinanza con i suoi personaggi e il loro mondo. Mi ha impressionato specialmente il modo in cui usa l'iconografia dell'infanzia, scegliendo quei dettagli quotidiani che tutti i figli di ‘borghesi’ cresciuti nei suburbia riconoscono e sentono parte integrante di se stessi.
Nell’inquadrare questa storia lancinante attraverso gli occhi di un bambino, Scott rende l'esperienza di Brian e Neil universale, ne fornisce una percezione collettiva e non un’osservazione voyeuristica. Ci riconosciamo perché siamo cresciuti proprio in questo ambiente, a parte gli aspetti peggiori – se siamo stati fortunati. MYSTERIOUS SKIN evoca un’infanzia comune: Brian e Neil potrebbero essere noi.
In questo contesto diventa essenziale il punto di vista soggettivo nell’adattamento del libro a film. Ciò che rende questo dramma così sconvolgente è l'immediatezza e l'intimità della doppia prospettiva del racconto. Di qui il linguaggio filmico prevalentemente usato: la macchina da presa soggettiva, un largo utilizzo di primi piani e di campo e controcampo. Noi vediamo attraverso gli occhi di Brian e Neil e viviamo le loro esperienze nello stesso momento in cui le vivono loro. Anche più avanti nella storia, quando i ragazzi sono ormai adolescenti, la macchina da presa mantiene un infantile senso d'innocenza e meraviglia. Coerentemente a questa visione del mondo si percepisce un acuto senso di vulnerabilità, una mancanza di controllo. Una condizione, questa, che corrisponde perfettamente all'esperienza di stare seduti al buio a guardare un film.
L'uso della voce narrante, specialmente nella prima parte del film, serve a rafforzare questa condizione soggettiva, e ci permette di percepire ed elaborare gli eventi dal punto di visto di Brian e Neil. Il film presenta i personaggi solo con le voci mentre lo spettatore è immerso nel 'grembo' dell’esperienza cinematografica. Questo crea sin dall’inizio un rapporto intimo e fiducioso. La voce narrante – insieme ad una serie di altre tecniche, dal montaggio al montaggio creativo, agli effetti di passaggio e al nero – permette di comprimere una grande quantità di materiale e di preservare lo svolgimento della storia. Dal momento che abbiamo la possibilità di accumulare sensazioni forti sulle storie di Brian e Neil, la nostra empatia nei loro confronti aumenta e gli eventi delle loro vite hanno una risonanza più viscerale. Il loro percorso emotivo nel tempo è diventato il nostro.
Nel mondo del cinema indipendente, l'espressione 'un lavoro d'amore' è molto abusata. Però devo dire che questo film è il risultato della straordinaria dedizione di tutti gli artisti e tecnici, gente davvero incredibile. Insieme ai produttori Mary Jane Skalski (THE STATION AGENT) e Jeffrey Levy-Hinte (THIRTHEEN, LAUREL CANYON) abbiamo usato tanti anni d'esperienza nel mondo del cinema indipendente per fare un film di grande ambizione e di alti valori produttivi. L’avventura era gratificante perché tutti credevano nel progetto e in ciò che aveva da dire. Sono particolarmente elettrizzato dalla straordinaria colonna sonora realizzata dal mito della musica ambient, Harold Budd e da Robin Guthrie, sound architect dei Cocteau Twins. Siccome la loro musica per anni è stata una fonte di ispirazione per me - e anche per Scott Heim, lavorare con loro è stato come realizzare un sogno.
Visto che ciò che più commuove nel libro è la sensazione di verità, vulnerabilità e totale onestà, trasformarlo in un film ‘carino’ e facilmente digeribile avrebbe mancato completamente l’obiettivo. Sono proprio gli aspetti proibiti, scomodi e conturbanti del romanzo - cose che di solito non si vedono in un film - che mi hanno convinto che dovevo fare questo film. È risultata la più grande sfida creativa e l'esperienza più gratificante della mia carriera. Sono più eccitato da questo film di quanto non lo sia mai stato da tutti gli altri. Io vedo MYSTERIOUS SKIN come un’esperienza provocatoria, profondamente commovente e intensamente cinematografica. Straziante come BOYS DON'T CRY, controversa come KIDS, inquietante come il David Lynch d’un tempo e splendidamente realizzata come IN THE MOOD FOR LOVE. Vorrei che questo film fosse capace di marchiare a fuoco la coscienza del pubblico, che facesse parlare la gente, la facesse pensare e la emozionasse a lungo. Un film da non dimenticare .
 



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