DEA DEL CAOS
Data: Giovedì 14 luglio 2005
Argomento: Narrativa


romanzo di Giampietro Stocco

Se ne stava lì da parecchio, ormai, le mani dietro la schiena, a guardare i lavori in corso nella piazza. Era estate, faceva caldo, e la polvere si sollevava ogni volta che la pala mollava il suo carico di terriccio. L’operaio, instancabile, scavava. Riempiva una carriola, che poi un altro manovale trasportava via. Marco si era sempre chiesto come sarebbe stata la sua vita di pensionato. Se davvero si sarebbe ritrovato a fissare istupidito i lavori manuali. “Beh, eccomi servito, e con gli interessi, “ pensò, mentre, con un gesto incerto, si detergeva il sudore dalla fronte usando il fazzoletto che portava al taschino. Twonk… Twangg… Twonk…! Twangg…
Forse quel suono di terra smossa lo allenava un po’ alla morte. Presto per pensarci? Tra poco avrebbe compiuto sessantotto anni. Ben portati, oh sì, grazie a una vita da bambino mai cresciuto. Negli ultimi tempi, però, certi pensieri si erano fatti sempre più frequenti. Come i sogni… Specie da quando, un paio di anni prima, aveva lasciato il lavoro. Un vuoto incomprensibile, almeno per lui, che da tanto aveva aspettato quel momento, quando si sarebbe potuto riprendere la vita. Quella vita che la redazione, quante volte se lo era ripetuto, gli aveva succhiato via giorno dopo giorno, e che adesso invece gli appariva come una nuda impalcatura. Un po’ come i ponteggi che stavano montando quegli operai. Beh, sì, c’era Bianca. Sua figlia aveva adesso ventisette anni, e gli era subentrata al lavoro grazie a una sapiente opera di diplomazia. Marco sorrise al ricordo dei sentimenti protettivi con cui prima aveva fatto anticamera, e poi direttamente perorato la sua causa.


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