Non sono morti fino a quando non smettono di parlare
Data: Giovedì 19 gennaio 2006
Argomento: Narrativa


un racconto di Kate Harrad

C’era un fantasma nel congegno.
Era zia Hilda. Dal momento in cui era morta di cancro ai polmoni, tre settimane prima, s’era stabilita nel mio spazzolino elettrico e non c’era modo di sloggiarla da là. Al buio riuscivi a vedere un pallido alone argentato attorno alle setole. A volte, nel bel mezzo della notte, si sentiva lo spazzolino che vibrava. Penso che sia stato per questo che Hilda abbia scelto di abitare là dentro. Da viva non aveva mai avuto una vita sessuale soddisfacente.
Penso che sarei riuscita a farcela, nonostante il fatto che lo spazzolino mi piacesse proprio e che ora non riuscissi a decidermi a riusarlo. Il problema stava nella stufa. Mio nonno ci si era rintanato e neppure lui se ne voleva andare. Mio zio John viveva… be’, voglio dire stava, nel tostapane. E neppure sapevo chi fosse il fantasma che occupava il mio lettore CD, ma non faceva altro che lamentarsi per la musica moderna. Le avevo fatto notare che se l’odiava tanto poteva trasferirsi nel bollitore, ma evidentemente si divertiva a lamentarsi per i White Stripes. Quando muori diventi proprio vecchio!
La situazione, naturalmente, era tutta da incolpare a me. Per due ragioni ben distinte, la prima delle quali era che non ero riuscita ad avere un figlio. Ero l’ultima del nostro ramo familiare, l’ultima della mia generazione e mi spettava, per sempre. Ma non avevo mai incontrato nessuno con cui desiderassi procreare e poi l’idea di mettere al mondo qualcuno mi faceva farfugliare per il terrore. Così avevo scansato i miei obblighi familiari e scontentato tutti i parenti. E, be’, lo sapete bene che si suppone che le persone morte diventino fantasmi se c’è qualcosa di non realizzato nella loro vita? Benissimo, il qualcosa di rimasto irrealizzato ero io. Ero irrealizzata. Dio, sì
La seconda ragione in qualche modo era più positiva. Era per i ragni. Io odio i ragni. Le loro zampe orribili, la loro fuga maliziosa, il modo con cui ti fissano come se tu fossi una mosca, sì, gigantesca ma pur sempre commestibile… ogni singolo aspetto di quelle cose aliene e setolose mi faceva venire il desiderio di urlare. Ebbene, per mia piacevole sorpresa venne fuori che i ragni provano per i fantasmi la stessa cosa che provo io per i ragni. I fantasmi tenevano lontano i ragni. Visto come andava la cosa, preferivo i parenti morti a qualsiasi cosa con otto zampe e pertanto provavo ad adattarci la mia vita.
Ci ho provato con tutte le forze. Ma Hilda ha superato il limite. Dopo un po’ di giorni penso si sia annoiata a vibrare da sola nello spazzolino e lo zio John ha iniziato a farle visite dal tostapane poco distante. Me ne stavo sul letto con le dita nelle orecchie cercando di ignorare il rumore del mio spazzolino elettrico che sbatteva ripetutamente e ritmicamente contro il lavandino. Qualunque fossero stati i problemi sessuali che quei due avevano avuto da vivi, la morte li aveva chiaramente risolti. Forse sarei diventata una terapista/assassina sessuale, pensai cupamente. In ogni caso non si poteva andare avanti così. Mi ero dovuta comprare un altro spazzolino e non potevo fare niente al forno o col tostapane, e anche la gente morta aveva una vita sessuale migliore della mia.
Praticai un esorcismo. O quello o rimanere incinta, la scelta non era stata difficile. Feci venire un prete e tutto il resto. Li fece sloggiare tutti, ma si scordò di esorcizzare il garage e sono andati a finire tutti quanti nella mia auto, borbottando furiosamente. Il prete si rifiutò di finire il lavoro. Probabilmente non avrei dovuto menzionare così tante volte che ero atea.
Comunque, dopo questo fatto, i miei fantasmi se la presero con me. La vita sessuale dello spazzolino divenne sempre più frenetica, la stufa era accesa in continuazione e la mia musica dal 1930 in poi (praticamente tutta quanta) sparì misteriosamente.
A questo punto mi rimaneva un’unica opzione. Mi sbarazzai di ogni oggetto meccanico. Passai per tutte le stanze e metodicamente trasformai la mia casa in un posto dove avreste potuto portarci una famiglia Amish. Hilda, John, mio nonno e la donna sconosciuta che si lamentava (mi chiedevo se non fosse una mia pro-pro-zia) furono venduti su eBay per mezzo delle loro rispettive residenze elettriche. Mi sentii un po’ colpevole, ma solo un po’. Vivevo di sandwich e frutta fresca, mi lavavo i denti con uno spazzolino normale e mi cantavo le canzone invece di starle ad ascoltare. Era tutto a posto.
Poi arrivarono i ragni.
Come se fossero arrabbiati per essere stati tenuti così tanto alla larga, arrivarono a branchi, a sciami… o in qualsiasi altro nome collettivo si usi per i ragni. A secchi, forse. Non potevo chiudere occhio, non potevo mettermi a sedere; si infiltravano in ogni stanza, su ogni superficie. L’addetto locale alla disinfestazione disse che non ci poteva fare niente.
Bè, una possibilità c’era, mi disse. Potevo comprare uno scaccia-ragni elettrico.
Con un umore nerissimo me ne sto fuori di casa, maledicendo un Dio in cui non credo e faccio testa o croce.


Copyright © 2005 Kate Harrad, titolo Originale They're Not Dead Until They Stop Talking, Lenox Avenue, Speculative Fiction, Art, and Mechanical Oddities, issue #8, September/October 2005

traduzione italiana, Danilo Santoni







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