BIRMANIA SKYWAY di Antony Mann
Data: Giovedì 19 febbraio 2004
Argomento: Narrativa


Nel momento in cui la giornata lavorativa di Wellings giunse al termine erano appena trascorse le otto. Non erano invece passate le nove prima che fosse riuscito a trovarsi di fronte alla porta di casa, nell'oscurità, alla ricerca delle sue chiavi. Per qualche strana ragione finivano sempre in una tasca diversa. In una rigida giornata di gennaio nella quale il nevischio veniva spazzato da un vento gelido, nei sobborghi di Londra l'aria era lugubre. Wellings esitò un istante prima di trovare le chiavi, dopo di che sorrise prima di girarle nella toppa. Quella di oggi era stata una buona riunione, conclusasi con un resoconto molto soddisfacente.
Una volta dentro la moderna casa a schiera, Wellings accese le luci. Dopo aver lasciato la ventiquattrore nella cucina, dovette camminare per tutta la lunghezza del corridoio prima di comprendere che c'era qualcosa che non andava. Sullo sfondo del salotto, il grande teleschermo sfarfallava. Dagli altoparlanti nascosti veniva diffuso un suono di pioggia e di marchingegni. Wellings viveva però per conto suo e non aveva mai scordato l'impianto acceso.

Dal pianerottolo su cui si soffermò, poté osservare chiaramente lo schermo a muro. L'immagine, anche se ben definita, era un po' instabile e oscillava come nelle riprese di un videoamatore; sembrava che il video fosse stato girato attraverso la vegetazione. L'impressione era quella di un documentario. Era giorno, forse pomeriggio. Sullo sfondo, a mezzo miglio di distanza, si stagliava una fitta foresta pluviale. Tutto il terreno innanzi sembrava essere stato spogliato dalla vegetazione e appariva simile ad una laguna. Pioveva a dirotto.
Wellings continuò a guardare la scena, momentaneamente incantato. Le riprese si spostarono da un folto gruppo di ruspe e bulldozer in piena attività, zoomando su tre figure ad una certa distanza. Un uomo cadde in ginocchio, il capo chino e le mani legate dietro la schiena. Altri due individui in uniforme lo tenevano sotto sorveglianza. Ognuno di loro imbracciava un fucile. Uno dei militari fece fuoco.
La figura carponi vacillò in avanti, sprofondando la faccia nella melma. Il rumore del colpo arrivò solo dopo qualche istante. Il secondo soldato assestò un calcio al corpo là dov'era caduto, dopo di che entrambi si allontanarono.
La videocamera continuò a riprenderli ancora per qualche istante, prima di ridurre lo zoom e spostarsi rapidamente a sinistra. Wellings comprese immediatamente ciò che aveva visto.
Sovrastante la scena, stagliata nel cielo, l'enorme piattaforma sagomata come un fungo ormai quasi completa del "Birmania Skyway", che occupava quel mare di foresta che circondava l'edificio da tre lati. Operai stavano lavorando tutt'intorno come una colonia di formiche, rifornendo montacarichi e scaricando dai mezzi alla pista alcuni contenitori, sotto l'occhio vigile delle guardie armate.
Invisibili, all'interno dell'enorme struttura grigia a forma di bulbo, altrettanti lavoratori stavano allestendo le pareti interne. Il lussuoso hotel, fornito di palestre e sale conferenza, negozi, ristoranti e bar, era stato quasi completato. L'unico compito gravoso rimanente era la bonifica dell'area paludosa sottostante, e la successiva messa in opera di parchi e giardini.
Wellings ebbe la sensazione di un déjà vu artificiale. Era stato allo Skyway soltanto ieri - ma non giù nella melma in mezzo a quell'orda infaticabile. Lo aveva invece sorvolato su di un nuovissimo modello di Skyriders della Drelcorp, mentre consumava salmone affumicato e champagne in compagnia degli ufficiali al comando della Giunta. Lo Skyway era destinato a diventare una delle più grandi attrazioni turistiche del 2030: quale modo migliore per osservare il pittoresco, arretrato paese della Birmania se non in uno Skyrider Airbus, soggiornando a scelta in uno qualsiasi degli otto Skyway Hotel? E chi meglio poteva fornire l'infrastruttura se non la Drelcorp-Transworld?
Wellings percepì del movimento provenire dal corridoio alle sue spalle. Ancor prima di riuscire a girarsi, sentì una fitta al collo. In un istante la sua mente fu offuscata e lo stordimento lo avvolse e, mentre le gambe lo stavano per abbandonare, mani vigorose lo ressero sotto le braccia. Lo schermo a muro si oscurò così come tutto il resto.

"Dunque, che ne pensi del video, David William?"
Prima di riuscire a vedere il suo interlocutore, Wellings ne udì la voce. Poi finalmente riuscì a spalancare gli occhi. Non si trovava più nel corridoio. Sedeva, o meglio era stato messo a sedere, in una poltrona di pelle blu nel suo salotto, rivolto con la faccia verso lo schermo a muro, dal quale ora non proveniva alcuna immagine. Qualcuno gli aveva tolto la giacca, ma gli avevano lasciato addosso i pantaloni del vestito e la camicia. Poteva sentire una fascia di materiale freddo e umidiccio, tipo plastica, premuta contro il collo, troppo stretta per ritenerla comoda. Poteva piegare la testa indietro, ma non in avanti. I suoi polsi erano saldamente legati ai braccioli della poltrona con del banale nastro adesivo metallico. Diede per scontato che fosse lo stesso che bloccava il movimento delle sue caviglie.
L'uomo che gli aveva rivolto la parola gli stava ora di fronte, calzava delle luride scarpe da tennis bianche, un maglione nero e un paio di jeans scuri. Wellings, che da poco aveva compiuto quarantasette anni, trovava difficile dare un’età ai giovani, ma supponeva che l'uomo dovesse avere tra i venticinque e i trent'anni. Era alto e magro, la faccia sottile e sfoggiava un pizzetto accuratamente tagliato, ma senza baffi. E la sua testa era rasata quasi a zero.
"Una nostra amica è riuscita a portarci queste riprese fuori dalla Birmania qualche settimana fa." Non fu l'uomo a parlare stavolta. Questa seconda voce proveniva invece dalla destra. Wellings era in grado a girare la testa. Così facendo vide la donna. Si era presa una delle sedie Braunhof dalla cucina, e ora vi sedeva sopra ad un paio di metri da lui, guardandolo. La Braunhof era un elegante pezzo d'arredamento: telaio in acciaio inossidabile, schienale e sedile in plexiglas. Erano costate a Wellings una vera fortuna.
"Ora la nostra amica è cadavere. È pericoloso cercare di ottenere informazioni incensurate fuori dalla Birmania, come sono certa avrai ben presente."
Sedeva dietro un bancone zeppo di macchinari che, a parte un terminale e uno schermo, Wellings non fu in grado di riconoscere. Dell'intero salotto, quella era l'unica cosa che era stata cambiata. Il candelabro in argento massiccio sulla mensola del camino, la costosa porcellana cinese chiusa dietro i vetri rilucenti di una vetrinetta in legno di quercia non erano stati nemmeno sfiorati. C'erano anche i suoi dipinti ad olio, raggruppati assieme e appesi ad una delle pareti. Tre di essi erano opere astratte, senza la cornice, sulle quali stava ancora lavorando e tutte basate su studi in blu. Tecnicamente semplici eppure decisamente intrisi di una certa spiritualità. Non c'era dubbio, dicevano certamente qualcosa riguardo la sua personalità. Facevano comunque mostra di sé stesso per sé stesso visto che, di questi tempi, erano ben pochi quelli che venivano a fargli visita.
La donna era più anziana dell'uomo, forse di una decina d'anni o più. Dalla sua voce Wellings intuì che fosse colta, una borghese, com'era egli stesso. Vestiva una felpa verde sbiadita e sgualcita e un paio di pantaloni da ginnastica grigi. In qualche modo si era trascurata: era evidente che le interessava poco la sua apparenza. I suoi capelli erano lunghi e spettinati, con qualche precoce striatura grigia. Non era truccata; pur tuttavia Wellings la trovava ancora attraente. C'era qualcosa di grossolano in lei e un'aura austera, di convinzione per la causa. Wellings riusciva ad immaginarla seduta di fronte un tornio da vasaio, con le mani impastate di argilla, lì da qualche parte in una baracca ai margini di una piccola area suburbana. La visione di lei lo rendeva stranamente cosciente della sua stessa apparenza. L'eccesso d'alcool lo aveva portato ad essere sovrappeso, ed era prossimo alla calvizie.
"Non ricordo di aver ordinato un nuovo sistema d'intrattenimento" disse. Il computer e il monitor erano sistemati su di un'unità mobile, ma gli altri marchingegni, una serie di scatole nere e sottili che avrebbe potuto essere un sistema per la registrazione, erano accatastati una sopra l'altro sulla moquette.
Il monitor del computer sfarfallò quando, ritornata temporaneamente alla sua mansione, la donna digitò numeri e lettere sulla tastiera.
"Fa piacere sentire che non hai perso l'umorismo, David William," disse l'uomo, ancora in piedi di fronte a lui. Suonava strano sentir pronunciare da uno sconosciuto il proprio nome di battesimo come se, nella sua casa, il tizio non fosse un intruso, ma uno della famiglia. Qualora ci fosse stata ancora una famiglia.
"Conoscete il mio nome. Ovviamente sapete di cosa mi occupo nel mio lavoro. Chi sono i vostri mandanti? Quelli della Maxtant? O quelli della Hewitt International?" L'uomo e la donna si scambiarono un sorriso.
"Pensa a noi come delle spie". Disse l'uomo, mantenendo il sorriso e roteando gli occhi. La sua voce era cortese, suonava anch'essa istruita, ma non ricca e marcata al pari di quella della donna. "Un tirapiedi di qualche corporazione..."
"È incredibilmente calmo" disse la donna.
"È stato preparato per una tale eventualità" ribatté l'uomo "Nome, posizione e numero di carda di credito, David William?"
L'uomo aveva ragione. La Drelcorp-Transworld era tanto propensa allo spionaggio industriale quanto le altre multinazionali - col loro ampio catalogo di operazioni globali d'alto profilo - se non addirittura di più.
A tutti gli alti dirigenti della Drelcorp veniva fornita una preparazione in caso avessero subito un sequestro. Questo non significava che Wellings non se la stesse facendo sotto. Al contrario, invece. Ma per il momento riusciva a mantenere il controllo. Riguardò nuovamente la coppia. Ovviamente, il fatto che lo negassero, non rendeva la cosa piú credibile, ma se realmente non era gente della concorrenza...
"Insomma, chi siete?" chiese Wellings.
"Il mio nome è Judd, e lei è Andrella."
La donna fece una smorfia quando sentì pronunciato il proprio nome. "I miei genitori si sono invaghiti del movimento New Age prima di scoprire il mercato azionario," disse la donna, in qualche modo stizzita "Mentre io ho sempre cercato di dare una svolta a tutto ciò." Poi annuì verso Judd mentre prendeva una sottile rete metallica della dimensione di un tovagliolo. Sembrava collegata, attraverso un lungo cavo, al modulo più in alto nella pila. "Siamo pronti per la calibrazione iniziale."
"Voi siete degli attivisti!" disse Wellings
"Sveglio il tipo" disse Andrella
"No, non può essere poi così in gamba" ribatté Judd "altrimenti non starebbe legato ad una poltrona nel salotto di casa sua." Raccolse il reticolo dalle mani di lei e si appostò dietro la poltrona di pelle blu.
Wellings cercò di non sussultare quando Judd gli avvolse il capo con la rete, stringendola per bene e fissandola dietro la base del collo. Era morbida come la rete di un ragno, ma allo stesso tempo gelida. Al contatto con la pelle questa gli provocò un brivido lungo tutta la colonna vertebrale.
"Cos'è?" chiese e per la prima volta la voce di Wellings suonò leggermente incrinata.
"È un equipaggiamento molto sensibile, ecco cos'è"
Erano oramai numerosi decenni che gli attivisti alla difesa dei diritti umani facevano rullare i propri tamburi sul caso Birmania. Buona parte delle contestazioni ebbe inizio quando Aung San Suu Kyi, la donna eletta democraticamente dal popolo birmano nel 1990, fu deposta senza grossi grattacapi da una giunta militare. Morì in carcere nel 2017, non prima però di aver dato alla luce il piccolo Aung San, che doveva ormai aver raggiunto i vent'anni, abbandonato a marcire in qualche prigione. Era una dinastia amante di una democrazia destinata al fallimento. E le potenze occidentali non si erano mai preoccupate di intervenire. In fin dei conti, quale sarebbe stato il vantaggio?
Gli attivisti non avevano mai avuto alcuna influenza economica, anzi sembravano programmati geneticamente contro la capacità di generare denaro, ma d'altro canto potevano vantare un abbondante numero di esperti di mezzi di comunicazione. Da sempre erano riusciti a concepire ingegnose tattiche e stratagemmi per attirare le attenzioni del mondo.
"Cos'è questa, una montatura pubblicitaria?" chiese Wellings
"Be', no, non la chiamerei una montatura, davvero" la voce di Judd proveniva dalle sue spalle.
"Perché se così fosse, non capisco cosa stiate cercando di ottenere" continuò Wellings. "Non riuscirete ad indurmi a prendere una posizione contraria al progetto Skyway."
"Non ce lo sogniamo nemmeno" disse Judd. Girò rapidamente attorno alla poltrona, esaminando la rete che avvolgeva la testa di Wellings, allo stesso modo con il quale un barbiere controlla il suo taglio. "È tutto pronto" disse ad Andrella. Gli si sporse sopra per aggiustare nuovamente la rete per l'ultima volta. "Ci sarà una leggera tensione all'interno della tua testa, David William, ma non sentirai alcun dolore."
Andrella fece scattare l'interruttore e ,sulla pila di macchinari, alcuni LED si accesero. Ci fu un impercettibile aumento del brusio all'interno della casa. Welling sussultò dalla sua poltrona, reagendo contro questa nuova e curiosa sensazione. Judd non aveva mentito: non ci fu dolore, ma gli sembrò quasi che il suo cervello fosse completamente composto di tessuto epidermico in tensione. Doveva essere tutta un'illusione, causata da qualche forma di pressione contro o attraverso la scatola cranica – sapeva che non c'erano terminazioni nervose nel cervello – ciò nonostante la cosa era piuttosto sgradevole. Istintivamente cercò di portare la mano alla testa, ma il nastro gli impedì tale movimento.
In veloce successione, una serie di numeri apparve sullo schermo del computer. Andrella gli diede uno sguardo e, annuendo con soddisfazione, si alzò e allungò le braccia sbadigliando. Wellings fu irritato nel vedere quanto i due sembrassero rilassati e scazzati. Judd si era buttato sul divano alla sinistra, mentre Andrella sedeva sulla moquette vicino ai suoi piedi, a gambe accavallate e si stava spostando i capelli dagli occhi.
"Maledetta sottospecie di buoni samaritani" bofonchiò Wellings tra sé, ma non sufficientemente silenzioso. Andrella lo sentì.
"Tu non hai molto tempo per noi attivisti, eh?" gli chiese.
"Quel tanto che ne hanno loro per me. Certo non state facendo poi molto per la vostra reputazione..." Lanciò uno sguardo allo schermo del computer. Righe e righe di numeri si susseguivano fino al basso.
"Cos'è tutta quella roba che appare sul monitor? Cosa volete, realmente?"
"Per iniziare, vorremmo rivolgerti noi delle domande"
"A che proposito?"
"Diverse cose. Per esempio, dove perse la vita tua moglie?"
Ora il dolore era invece lancinante – non tanto fisico, quanto piuttosto giù, profondo nel petto, lo stesso che sentiva ogni volta che ripensava alla fine di Laura. Il dolore della sua perdita. Al contrario di quanto diceva il proverbio, il tempo non guariva ogni ferita. Perlomeno non quella. Quel proverbio non era altro che una menzogna, una versione adulta della bugia su Babbo Natale. Ciononostante non era mai stato tentato a cedere ai propositi della fabbrica del dolore. Si sentiva molto diverso da tutti quelli che avevano sbandierato le proprie tragedie facendosi ficcare il volto all'interno delle telecamere al solo cenno di comando di un qualsiasi network giornalistico.
Dentro di sé pensò a tutto ciò come ad un canale di nome Telecordoglio: interminabili conferenze stampa e talk show strapieni dei piagnistei di genitori e amanti ai quali erano stati assassinati i propri cari. I poveri imbecilli sembravano operare sotto l'illusione di avere l'obbligo, nei confronti del mondo, di esibire le proprie sofferenze, quasi non potessero semplicemente sbattere la porta per lasciar fuori l'occhio gelido delle telecamere. E meglio ancora se durante le loro presenze avessero dichiarato che la loro vita era stata rovinata. Wellings aveva deciso di chiudersi privatamente nel suo dolore; sapeva che la vita sarebbe comunque continuata. Nonostante la perdita della moglie l'avesse completamente svilita oltre ogni sua comprensione, quella rimaneva comunque la sua vita.
Era arrabbiato per il fatto che questa donnaccia gli avesse fatto riaffiorare ricordi come questi, così, dal nulla. Non riuscì più a trattenersi "Voi sapete tutto della mia vita," disse selvaggiamente "dovreste sapere pure questo, allora!"
"Hai ragione. NOI lo sappiamo" disse Judd. "Francamente non c'interessa se rispondi o meno. In ogni caso dovevamo porti la domanda. Il simulatore ha bisogno di registrare le tue reazioni."
Wellings osservò nuovamente la catasta di apparecchiature.
"Si tratta di un Kaldon 7," disse Andrella. "Un bell'aggeggio, nuovo di zecca."
"Un eccitante pezzo di equipaggiamento" aggiunse Judd entusiasticamente. "Vi abbiamo riposto grandi speranze."
Wellings sapeva della linea di prodotti Kaldon. Erano macchine per realtà virtuale completamente immersiva, sviluppate dalle industrie Virtua. Un tempo la Drelcorp-Transworld aveva preso in considerazione la possibilità di utilizzare delle Kaldon come ultima frontiera dei sui avanzatissimi corsi per il personale. Ma quelle erano delle Kaldon 5, che comunque avevano causato non pochi problemi: l'integrazione della realtà era imprevedibile e fatta un po' a casaccio, e tutto questo aveva provocato diversi effetti collaterali. Come ad esempio stati psicotici.
"Dopo la quinta generazione, la Virtua ha cessato la produzione delle Kaldon" disse Wellings.
"Vero, la Virtua sì lo fece. Ma le Kaldon, in realtà, furono sviluppate da elementi ben infiltrati del nostro gruppo nei laboratori della Virtua" disse la donna. "Aggiunsero tanti e tali 'difetti di fabbricazione' che nemmeno quei luridi vermi della Virtua Ditribution potessero escogitare qualche trucchetto per rimetterla correttamente in funzione. Ed era inutilizzabile come macchina per il lavaggio del cervello o per la tortura, di modo che non potesse nemmeno catturare l'interesse dei militari. Ma tutto ciò si riferisce a quattro anni fa. Le ultime Kaldon non soffrono affatto dei difetti delle precedenti versioni. Quelli della Virtua, comunque, non lo sanno in quanto non sono al corrente dell'esistenza dei nuovi modelli."
"Questa dunque sarebbe una Kaldon di settima generazione?" disse Wellings "Costruita segretamente all'interno degli stabilimenti della Virtua da un manipolo di attivisti? Mi perdonerete, spero, se non vi credo..."
"Tra noi, come pensate voi, non tutti sono parte solo di un gruppo di sciocchi" disse Andrella. "Rimarresti sorpreso nel conoscere i posti in cui alcuni attivisti sono riusciti ad infiltrarsi nell'ultimo decennio"
"Siamo veramente una grande chiesa, oggi" disse Judd. "ma solo per necessità. Se un numero sufficiente di persone sono costrette ai margini della società, alcuni di loro iniziano a chiedersi il perché, e come potrebbero riuscire a ritornare nel mezzo della pagina, lí, dove sta scritta la storia."
"Se quella è davvero una Kaldon 7, ciò significa che quell'affare vale una montagna di soldi" disse Wellings.
"Oh, be', vale molto di più di una montagna di soldi" disse Judd "Ora dicci, David William, in che circostanze ha perso la vita tua moglie?"
Un'immagine gli si profilò alla mente, inaspettata, di Laura nel giorno del loro matrimonio in un giorno del 2013, mentre indossava un vestito azzurro delicato; Poi la quieta felicità, che permeava dagli occhi di lei e si rifletteva nei suoi. Laura non era mai stata espansiva. Il matrimonio non aveva portato alla nascita di alcun figlio. In questo senso, erano una perfetta coppia moderna, con il numero degli spermatozoi di lui troppo basso per poter concepire. Rinunciarono a qualsiasi trattamento artificiale. Lei era morta tre anni prima nel massacro di Leicester Square. Questo è come la maggior parte dei Londinesi ricorda il 2029: le settecentododici persone che persero la loro vita la vigilia di Natale durante lo shopping a seguito dell'esplosione di una bomba nel West End di Londra. Questa fu l'ennesima dimostrazione di cos'erano in realtà gli sviluppi riguardanti il processo di pace con l'Irlanda del Nord: una diga di ramoscelli e fango costruita per arginare un fiume d'odio.
"Qualche bomba che..." disse Judd, interpretando lo sguardo sulla faccia di Wellings.
"Sei un ragazzino sgradevole" disse Wellings
"No, veramente, non sono poi così male una volta che mi avrai conosciuto. E dopo quell'episodio, ti sei buttato a capofitto nel lavoro, giusto?"
"Per un po'"
"E quante morti credi che questo abbia causato?"
"Non essere ridicolo!" disse Wellings
"Suvvia, hai visto quel filmato. Lo schiavo che è stato ucciso"
"Non sono degli schiavi. Potrebbero essere poveri, ma la Birmania è un paese povero. I soldi fatti attraverso la Drelcorp forniranno una spinta positiva all'economia del paese e alla fine la popolazione ne beneficerà"
"Ecco il mantra del connivente aziendale" Sbottò Andrella. "Sai benissimo che il popolo birmano non vedrà un solo centesimo di tutto ciò. Tutto andrà invece a finire nelle tasche della Giunta, come accade da sempre."
"Com'è andata, David William" chiese Judd "la cena con i capoccioni della Birmania? Un buon affare, eh?"
"E nel frattempo" continuò Andrella "quando un operaio diventa vecchio e non riesce più a sollevare il badile, viene fatto fuori"
"Assolutamente assurdo" disse Wellings "quell'uomo, con ogni probabilità, era un criminale"
"Vuoi dire un 'dissidente', è questo ciò che intendi?" disse Andrella "o forse era un vecchietto rinsecchito che si era ammalato lavorando sedici ore al giorno e vivendo con una dieta da mal sopravvivenza"
"Processato, condannato e giustiziato nella più alta corte della terra" disse Judd sarcastico "nell'area melmosa sottostante il Birmania Skyway."
Wellings scosse la testa sospirando. La macchina propagandistica degli attivisti era certamente riuscita a far emergere del materiale scottante. La giunta militare Birmana avrebbe potuto essere colpevole della violazione dei diritti umani nel passato, ma nulla fu fatto per evitare i genocidi perpetrati nei Balcani o in Cambogia. E anche se i cosiddetti democratici della Birmania fossero riusciti a convincere l'Occidente a dare loro supporto per rovesciare la giunta militare, ci sarebbe mai stata alcuna differenza a lungo termine? Ne dubitava fortemente. I vincitori hanno l'abitudine di dimenticare in fretta il loro popolo una volta venuti in possesso delle redini del potere. Nel parlare, si era lasciato trascinare dai sui pensieri. Ora però notò nuovamente quella singolare sensazione proveniente dall'interno della sua testa. Nuove file di numeri continuavano a scorrere in fondo allo schermo. Poi disse "Le vostre ragioni avrebbero potuto essere un po' più convincenti se non vi foste introdotti nel mio appartamento e non mi aveste sequestrato."
"E come altro avremmo potuto ottenere l'interesse del pubblico, altrimenti?" Judd sorrise compiaciuto della sua battuta.
"Sai quello che mi sorprende?" disse Andrella rivolta a Judd, quasi Wellings non fosse presente "Pensavo che la loro fosse solo una facciata, una specie di maschera dietro la quale nascondersi, e in qualche modo negare a se stessi la realtà, nonostante l'evidenza dei fatti. Ma ora mi rendo conto che credono veramente nella politica aziendale. Loro sono la politica aziendale. Sono il gambo attraverso il quale le corporazioni traggono nutrimento. Sono la radice fedele. A volte credo sia un fattore genetico."
"Una predisposizione al sistema delle corporazioni" assentì Judd. "Accidenti, spaventoso!" tornando con l'attenzione su Wellings "Così hai iniziato a dipingere, subito dopo la sua morte."
All'inizio si era gettato con tutto se stesso sul lavoro. Il progetto Skyway era già pronto per partire, e Wellings si assicurò di farne parte. Il continuo viaggiare non gli fu però di grande aiuto, come invece aveva sperato. Una cosa era essere via, fuori di casa, da Londra, dal paese. Tutt'altra cosa era poi dover tornare.
Incidentalmente ritrovò di nuovo la pittura, o forse il suo subconscio ne consigliò il ritorno. A scuola se la cavava bene con pennelli e tavolozza. Aveva deciso che qualsiasi attività intraprendesse doveva essere un diversivo per scacciare il dolore, ma mese dopo mese, anno dopo anno, scoprì che la sua arte, per quello che valeva, era diventata invece un'espressione del dolore stesso.
Judd fece cenno con la mano verso la parete alla quale stavano appesi tre quadri astratti. Ad una prima e rapida occhiata avrebbero potuti essere tutti dipinti dello stesso soggetto, in bianco, in nero e in rosso. Tuttavia, su ogni tela, squarci in blu oltremare predominavano sui dettagli in un groviglio di linee e un intrico di curve. "Un po' grezzi, ma molto belli" Sembrava volesse dire Judd "Davvero commoventi."
"Hai un sacco di talento" disse Andrella
"È proprio un peccato, vero?" disse Wellings
"Cos'è quello?"
"È la fonte della mia ispirazione"
Durante uno dei processi, da qualche parte del Kaldon 7, venne emesso un segnale acustico. Andrella si rialzò in piedi e si diresse verso la macchina. Schiacciò un pulsante e il fastidioso suono cessò. Si girò verso Wellings con un sorriso raggelante. "Credo che siamo ormai pronti per un bel giretto..."
E così dicendo azionò un interruttore.

Dal nulla apparve la pioggia, abbondante ed incessante. Wellings poteva vederla, poteva udirla, poteva sentirla su di sé. Poteva percepirne l'odore. Un lezzo forte, naturale e nauseabondo si levava dalla fanghiglia. I vestiti s'inzupparono in pochi istanti, mentre l'acqua gli scorreva in rivoli giù dal volto e dal collo. Tuttavia sapeva che quella non era vera pioggia. Non c'era alcuna segno fisico ad indicare che non lo fosse, ma ognuno dei suoi sensi, bensì stesse acquisendo informazioni sull'ambiente in cui si trovava, gli diceva nel contempo che tutto ciò non era reale. Il tutto culminava in una sensazione di distaccamento fisico, quasi fosse ospite del suo stesso corpo, come se stesse sperimentando la propria vita da una certa distanza. Comprese dunque la ragione per la quale le vecchie Kaldon avevano fallito: questa realtà ambigua, la perfezione apparente della simulazione combinata al riconoscimento che a tutti gli effetti si trattava di una simulazione, avrebbe sicuramente avuto effetti psicotici.
L'enorme piattaforma su cui sorgeva il Birmania Skyway dominava il panorama. Fin a quel momento non l'aveva mai visto dal pianterreno, ma solo dai finestrini di un Drelcorp Skyrider. Osservandolo ora, a distanza di quattrocento metri sopra la laguna, mentre si stagliava nella sua maestosità, sentì un brivido percorrergli la spina dorsale. Era uno spettacolo impressionante. La cima del suo ampio cupolone grigio, posta sopra una struttura portante più sottile, si trovava a oltre centocinquanta metri dal suolo. Attraverso la fitta pioggia poteva vagamente scorgere forme umane mentre lavoravano sulle ampie piattaforme degli Airbus alla base della cupola. Osservò il modo col quale squadre di operai selezionavano e smistavano vari materiali sulla pista a terra vicino all'ingresso. Si chiese se avesse dovuto avvicinarsi all'edificio e vedere cosa sarebbe accaduto se avesse cercato di comunicare con qualcuno, quando alla sua sinistra, ad un centinaio di metri di distanza, si accorse di un paio di sentinelle armate che stavano pattugliando l'area in cui la zona paludosa e la foresta si incontravano. Anche se non lo videro, si gettò istintivamente a terra spaventato. Il fango filtrò tra le sue dita, mentre si rannicchiava a terra, cercando di farsi piccolo sulla vasta e monotona distesa di terreno fangoso. Poi d'improvviso iniziò a ridere. Le guardie non lo avevano visto perché non potevano vederlo. Lui non si trovava realmente in Birmania. Questa era una simulazione.
"David William" la voce era alta e lo scosse. Sembrava provenire contemporaneamente da tutte le parti, sia da dentro sia da fuori la sua testa. Era la voce di Judd. "Ti stiamo tirando fuori ora."

"Incredibile!" disse con eccitazione Wellings, seduto nella poltrona. Andrella sedeva ancora davanti al computer, fissando il monitor zeppo di dati.
"Così ti sei divertito, eh?" disse Judd accigliato mentre stando alle spalle di Andrella osservava la schermata.
"Be', non divertito, non la metterei proprio così" disse Wellings "ma era sorprendentemente..."
"Reale?"
"Sì, ma allo stesso tempo irreale. Mi sentivo diviso tra ciò che stavo provando e... me stesso. Lo so, sembra folle."
"No, non è folle per nulla" disse Judd "è anzi una descrizione molto accurata del processo. La tua psiche appare stabile, perciò a lungo termine difficilmente avresti potuto riportare qualche problema da un episodio così breve. Magari avresti potuto essere soggetto a qualche strano flashback, o forse ad un parziale disorientamento sensoriale, quel tipo di reazione. Ma un'esposizione prolungata conduce sempre ad una psicosi permanente."
"Non capisco..." Wellings si ricordò immediatamente dei legacci. Cercò di scherzarci sopra, ma non suonò molto convincente "Così cosa intendete fare di me? Rendermi pazzo?"
"No, ovviamente. E poi a quale scopo? Quello che hai provato era il limite delle Kaldon 5. Questa e una Kaldon 7. Ora sta ricalibrando il campo della realtà per un'immersione completamente interattiva, basata sui dati neurali raccolti fin che ti trovavi nel processo precedente. Per cui non ci sarà alcun conflitto con la realtà, quindi nessun potenziale che possa causare una psicosi.
"Ma cosa mi dite della strutturazione iniziale di quello che chiamate campo della realtà? Non capisco come l'apparecchiatura possa aver acquisito informazioni sufficienti per poterlo creare. Sono rimasto qui solo per una mezz'ora".
"L'abbiamo anticipatamente programmato in base ad un modello" disse Andrella. "Con informazioni fisiche sull'ambiente e le relative azioni. Con i tuoi dati. Comunque, il sistema ha bisogno di acquisire le tue emozioni. Per rendere le cose più... realistiche."
"Dunque ecco il perché delle domande riguardanti Laura" aggiunse Wellings "Ma c'era una voce. Ho potuto udire la voce di Judd verso la fine della simulazione."
"Noi possiamo intervenire nel campo con qualsiasi dato ci venga comodo, sia in tempo reale che con una registrazione. Possiamo generare immagini, odori e suoni o qualsiasi cosa ti venga in mente. Hai riconosciuto la voce di Judd perché eri nella realtà divisa, ovvero nella modalità Kaldon 5. Se fossi stato nell'immersione totale non l'avresti sentita."
"Avrei comunque continuato a sentirla, magari dalla bocca di uno dei soldati?"
"Forse."
"Tutto ciò è fantastico!" sbottò Wellings eccitato "Ma vi rendete conto di cosa avete tra le mani?"
"Credo proprio di sì" disse Judd apertamente.
"Le applicazioni potrebbero essere quasi illimitate. Potrei fare in modo che la Drelcorp acquisti questa vostra tecnologia per più soldi di quanti riuscireste mai a spenderne. Sarete liberi di usare i vostri ricavi per finanziare qualsiasi progetto di attivismo voi vogliate. E potrò fare in modo che nessuno venga mai a conoscenza dei vostri collegamenti all'interno della Virtua. O perfino del fatto che mi avete sequestrato. Diverrete talmente ricchi ed intoccabili che potrete perseguire qualsiasi vostro obiettivo.
"E la Drelcorp potrà avere la Kaldon 7" disse Andrella.
"È poi una prospettiva così terrificante?" Chiese Wellings "La Drelcorp si occupa anche di numerose opere buone in giro per il mondo. Noi finanziamo un gran numero di organizzazioni umanitarie e cose simili. Veramente, non siamo poi così male"
"Ora mi è tutto chiaro" Disse Andrella "Una Kaldon 7 per ogni schiavo-lavoratore birmano, per assicuragli che gli ultimi anni di lavoro possano risultare più sopportabili. In questo modo penseranno magari di scavare un canale lungo la Costa Azzurra, anziché nel solito buco infernale del quale si erano abituati.
"Be', sarà un po' difficile che tutto ciò accada" disse Wellings "ma..."
"Il fatto è, caro David Williams" lo interruppe Judd "che non ti crediamo. Non hai il potere di mediare un tale accordo con i sottoscritti. E anche se tu potessi poi, francamente, non sarebbe un'offerta sincera. In preparazione a tutto ció, ci siamo presi la cura di studiare la tua vita con tale entusiasmo che ne sappiamo piú noi di te di quanto ne sappia tu stesso. Sappiamo di non avere a che fare con un individuo cattivo. Ma lavori per un'organizzazione spregevole. E tutto questo è più che sufficiente. Mi spiace."
La Kaldon 7 si mise a suonare nuovamente "Pronti per l'immersione totale" disse Andrella.
"Insomma, cos'è tutto questo?" Wellings era visibilmente irritato. Gli attivisti erano così imperscrutabili. Era conscio del fatto che sarebbe stato inutile litigare con loro "Insomma, cosa state cercando di ottenere? Convertirmi alla vostra causa facendo leva sui miei sentimenti, per una sorta di protesta che non sta in piedi?"
"Le nostre proteste hanno ancora i loro spazi" disse Judd "ma forse hai ragione tu. In questi giorni sono ghettizzate. Le nostre pubblicità fanno emergere il profilo di alcuni problemi, tuttavia sostanzialmente non cambia mai nulla. I governi, in ogni caso, agiscono sotto il controllo delle multinazionali."
"Un piano favoloso" disse Andrella seccamente "Le corporazioni agiscono in sordina, mentre i governi dibattono tutte le questioni senza mai muovere un solo dito."
Judd continuò tagliente: "Qualche volta si accorgono di noi, patetici attivisti e, come cani in un angolino, ci gettano un osso per poterci tenere buoni per un po'. Propongono una nuova legge contro l'inquinamento, per esempio, che difficilmente viene fatta rispettare e che quasi sempre viene invece elusa. O magari, per investigare sulla vendita delle armi, viene costituita una commissione, che rimane però impigliata nella rete di qualche buco aziendale. Poi sparirà nel nulla uno o due anni più tardi, dopo aver redatto un indecifrabile rapporto di mille e più pagine, che fornirà vaghi consigli senza che questi portino mai a delle azioni concrete. No, le proteste sono ormai il vecchio metodo. Le proteste sono robaccia amatoriale. Alcuni di noi hanno iniziato a prendere il proprio lavoro un po' più seriamente."
"Ancora non capisco" disse Wellings.
"Sono certo che capisci benissimo invece" disse Judd
Wellings comprese. Non avevano cercato di nascondere alcunché: i loro nomi, le origini delle Kaldon 7, la rete degli attivisti infiltrata nelle corporazioni e nelle istituzioni governative.
"Non fatelo" disse
"Ma cosa ci perderai? Laura è morta, David William, e tutto ciò che ti lasceresti dietro è il tempo da dedicare a sostegno di un regime oppressivo, che tratta le persone come animali. E, certo, la tua arte." Judd attraversò il salotto per raggiungere la parete opposta. Si fermò a fissare i dipinti astratti "Questo è il meglio di te. Ah, quale grande potenzialità si cela in te. Creare anziché distruggere! Questa è la ragione per cui ti abbiamo preparato una sorpresa in più. Una bella sorpresa. Chiamala ricompensa se vuoi." E lanciò a Wellings un ghigno feroce "Lo sai che non eravamo obbligati."
"Fottuti arroganti!" urlò Wellings. Ora stava forzando in tutti i modi i legacci, dimenandosi con forza sulla sedia. Poteva percepire il reticolo metallico posto sulla sua testa. "tutto ciò è insensato, dannatamente insensato!"
"Certo, non quanto però una protesta mal organizzata" disse Andrella. Nel momento in cui lei schiacciò l'interruttore, Judd si girò ad osservare i quadri con cura.
"Sai una cosa?" disse Judd "se guardi attentamente, si riesce quasi a vedere il suo volto."

La pioggia scrosciava giù da un cielo plumbeo, ovunque uguale. Il caldo era tropicale. Dietro di loro, mentre correvano impacciati nella fanghiglia che arrivava alle caviglie, la grande piattaforma del Birmania Skyway andava via via rimpicciolendosi. Un altro proiettile sibilò e lo sparo si disperse.
La pattuglia si stava avvicinando. Tentare la fuga si era rivelata un'idea completamente folle, ma d'altronde che vita poteva essere quella di lavorare fino alla fine e per la gloria della Giunta? Laura stava correndo al suo fianco, cercando di stare al passo, ma dalla sua respirazione comprese che oramai era affaticata. Il bordo della foresta distava ancora duecento metri. Poi Laura inciampò e quando Wellings si fermò per aiutarla colse nei suoi occhi un'ineluttabile arrendevolezza. Le urla delle guardie erano ormai altissime. Erano vicine, ora. Affondò nella melma fino alle ginocchia, e tirò Laura a sè, avvolgendola con le braccia e stringendola fermamente. Meglio morire insieme.
Nel momento in cui furono trapassati dalle pallottole immaginò di sentire la voce di un uomo molto vicina, una voce che stentò di riconoscere.
"Dannatamente vergognoso, David William" disse la voce "dannatamente vergognoso."
Poi scomparve e la pioggia cessò.

©2004 Antony Mann
traduzione di Massimo Giraldo

Nota

Antony Mann è un autore Australiano che vive in Gran Bretagna dal 1994.
Quaranta dei suoi racconti sono apparsi in pubblicazioni che vanno dal London Magazine al The Third Alternative e ancora al Ellery Queen’s Mystery Magazine. Parte della sua narrativa è stata anche trasmessa dal canale radiofonico britannico Radio Four.

La sua prima antologia di racconti, Milo & I (Elastic Press), è stata pubblicata nel Novembre del 2003. Una delle storie incluse in questa antologia - Taking Care of Frank - ha vinto il premio 1999 UK Crime WritersAssociation Short Story Dagger e, nello stesso anno, era entrata in finale al concorso Derringer Award (USA).
Con il racconto Esther Gordon Framlingham, Antony Mann è stato finalista all'edizione 2003 del concorso Derringer Award.







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