Nel momento in cui la giornata lavorativa di Wellings giunse al termine
erano appena trascorse le otto. Non erano invece passate le nove prima
che fosse riuscito a trovarsi di fronte alla porta di casa,
nell'oscurità, alla ricerca delle sue chiavi. Per qualche strana
ragione finivano sempre in una tasca diversa. In una rigida giornata di
gennaio nella quale il nevischio veniva spazzato da un vento gelido,
nei sobborghi di Londra l'aria era lugubre. Wellings esitò un
istante prima di trovare le chiavi, dopo di che sorrise prima di
girarle nella toppa. Quella di oggi era stata una buona riunione,
conclusasi con un resoconto molto soddisfacente.
Una volta dentro la moderna casa a schiera, Wellings accese le luci.
Dopo aver lasciato la ventiquattrore nella cucina, dovette camminare
per tutta la lunghezza del corridoio prima di comprendere che c'era
qualcosa che non andava. Sullo sfondo del salotto, il grande
teleschermo sfarfallava. Dagli altoparlanti nascosti veniva diffuso un
suono di pioggia e di marchingegni. Wellings viveva però per
conto suo e non aveva mai scordato l'impianto acceso.
Dal pianerottolo su cui si soffermò, poté osservare
chiaramente lo schermo a muro. L'immagine, anche se ben definita, era
un po' instabile e oscillava come nelle riprese di un videoamatore;
sembrava che il video fosse stato girato attraverso la vegetazione.
L'impressione era quella di un documentario. Era giorno, forse
pomeriggio. Sullo sfondo, a mezzo miglio di distanza, si stagliava una
fitta foresta pluviale. Tutto il terreno innanzi sembrava essere stato
spogliato dalla vegetazione e appariva simile ad una laguna. Pioveva a
dirotto.
Wellings continuò a guardare la scena, momentaneamente
incantato. Le riprese si spostarono da un folto gruppo di ruspe e
bulldozer in piena attività, zoomando su tre figure ad una certa
distanza. Un uomo cadde in ginocchio, il capo chino e le mani legate
dietro la schiena. Altri due individui in uniforme lo tenevano sotto
sorveglianza. Ognuno di loro imbracciava un fucile. Uno dei militari
fece fuoco.
La figura carponi vacillò in avanti, sprofondando la faccia
nella melma. Il rumore del colpo arrivò solo dopo qualche
istante. Il secondo soldato assestò un calcio al corpo là
dov'era caduto, dopo di che entrambi si allontanarono.
La videocamera continuò a riprenderli ancora per qualche
istante, prima di ridurre lo zoom e spostarsi rapidamente a sinistra.
Wellings comprese immediatamente ciò che aveva visto.
Sovrastante la scena, stagliata nel cielo, l'enorme piattaforma sagomata come
un fungo ormai quasi completa del "Birmania Skyway", che occupava quel
mare di foresta che circondava l'edificio da tre lati. Operai stavano
lavorando tutt'intorno come una colonia di formiche, rifornendo
montacarichi e scaricando dai mezzi alla pista alcuni contenitori,
sotto l'occhio vigile delle guardie armate.
Invisibili, all'interno dell'enorme struttura grigia a forma di bulbo,
altrettanti lavoratori stavano allestendo le pareti interne. Il
lussuoso hotel, fornito di palestre e sale conferenza, negozi,
ristoranti e bar, era stato quasi completato. L'unico compito gravoso
rimanente era la bonifica dell'area paludosa sottostante, e la
successiva messa in opera di parchi e giardini.
Wellings ebbe la sensazione di un déjà
vu artificiale. Era stato allo Skyway soltanto ieri - ma non
giù nella melma in mezzo a quell'orda infaticabile. Lo aveva
invece sorvolato su di un nuovissimo modello di Skyriders della
Drelcorp, mentre consumava salmone affumicato e champagne in compagnia
degli ufficiali al comando della Giunta. Lo Skyway era destinato a
diventare una delle più grandi attrazioni turistiche del 2030:
quale modo migliore per osservare il pittoresco, arretrato paese della
Birmania se non in uno Skyrider Airbus, soggiornando a scelta in uno
qualsiasi degli otto Skyway Hotel? E chi meglio poteva fornire
l'infrastruttura se non la Drelcorp-Transworld?
Wellings percepì del movimento provenire dal corridoio alle sue
spalle. Ancor prima di riuscire a girarsi, sentì una fitta al
collo. In un istante la sua mente fu offuscata e lo stordimento lo
avvolse e, mentre le gambe lo stavano per abbandonare, mani vigorose lo
ressero sotto le braccia. Lo schermo a muro si oscurò
così come tutto il resto.
"Dunque, che ne pensi del video, David
William?"
Prima di riuscire a vedere il suo interlocutore, Wellings ne udì
la voce. Poi finalmente riuscì a spalancare gli occhi. Non si
trovava più nel corridoio. Sedeva, o meglio era stato messo a
sedere, in una poltrona di pelle blu nel suo salotto, rivolto con la
faccia verso lo schermo a muro, dal quale ora non proveniva alcuna
immagine. Qualcuno gli aveva tolto la giacca, ma gli avevano lasciato
addosso i pantaloni del vestito e la camicia. Poteva sentire una fascia
di materiale freddo e umidiccio, tipo plastica, premuta contro il
collo, troppo stretta per ritenerla comoda. Poteva piegare la testa
indietro, ma non in avanti. I suoi polsi erano saldamente legati ai
braccioli della poltrona con del banale nastro adesivo metallico. Diede
per scontato che fosse lo stesso che bloccava il movimento delle sue
caviglie.
L'uomo che gli aveva rivolto la parola gli stava ora di fronte, calzava
delle luride scarpe da tennis bianche, un maglione nero e un paio di
jeans scuri. Wellings, che da poco aveva compiuto quarantasette anni,
trovava difficile dare un’età ai giovani, ma supponeva che
l'uomo dovesse avere tra i venticinque e i trent'anni. Era alto e
magro, la faccia sottile e sfoggiava un pizzetto accuratamente
tagliato, ma senza baffi. E la sua testa era rasata quasi a zero.
"Una nostra amica è riuscita a portarci queste riprese fuori
dalla Birmania qualche settimana fa." Non fu l'uomo a parlare stavolta.
Questa seconda voce proveniva invece dalla destra. Wellings era in
grado a girare la testa. Così facendo vide la donna. Si era
presa una delle sedie Braunhof dalla cucina, e ora vi sedeva sopra ad
un paio di metri da lui, guardandolo. La Braunhof era un elegante pezzo
d'arredamento: telaio in acciaio inossidabile, schienale e sedile in
plexiglas. Erano costate a Wellings una vera fortuna.
"Ora la nostra amica è cadavere. È pericoloso cercare di
ottenere informazioni incensurate fuori dalla Birmania, come sono certa
avrai ben presente."
Sedeva dietro un bancone zeppo di macchinari che, a parte un terminale
e uno schermo, Wellings non fu in grado di riconoscere. Dell'intero
salotto, quella era l'unica cosa che era stata cambiata. Il candelabro
in argento massiccio sulla mensola del camino, la costosa porcellana
cinese chiusa dietro i vetri rilucenti di una vetrinetta in legno di
quercia non erano stati nemmeno sfiorati. C'erano anche i suoi dipinti
ad olio, raggruppati assieme e appesi ad una delle pareti. Tre di essi
erano opere astratte, senza la cornice, sulle quali stava ancora
lavorando e tutte basate su studi in blu. Tecnicamente semplici eppure
decisamente intrisi di una certa spiritualità. Non c'era dubbio,
dicevano certamente qualcosa riguardo la sua personalità.
Facevano comunque mostra di sé stesso per sé stesso visto
che, di questi tempi, erano ben pochi quelli che venivano a fargli
visita.
La donna era più anziana dell'uomo, forse di una decina d'anni o
più. Dalla sua voce Wellings intuì che fosse colta,
una borghese, com'era egli stesso. Vestiva una felpa verde sbiadita e
sgualcita e un paio di pantaloni da ginnastica grigi. In qualche modo
si era trascurata: era evidente che le interessava poco la sua
apparenza. I suoi capelli erano lunghi e spettinati, con qualche
precoce striatura grigia. Non era truccata; pur tuttavia Wellings la
trovava ancora attraente. C'era qualcosa di grossolano in lei e un'aura
austera, di convinzione per la causa. Wellings riusciva ad immaginarla
seduta di fronte un tornio da vasaio, con le mani impastate di argilla,
lì da qualche parte in una baracca ai margini di una piccola
area suburbana. La visione di lei lo rendeva stranamente cosciente
della sua stessa apparenza. L'eccesso d'alcool lo aveva portato ad
essere sovrappeso, ed era prossimo alla calvizie.
"Non ricordo di aver ordinato un nuovo sistema d'intrattenimento"
disse. Il computer e il monitor erano sistemati su di un'unità
mobile, ma gli altri marchingegni, una serie di scatole nere e sottili
che avrebbe potuto essere un sistema per la registrazione, erano
accatastati una sopra l'altro sulla moquette.
Il monitor del computer sfarfallò quando, ritornata
temporaneamente alla sua mansione, la donna digitò numeri e
lettere sulla tastiera.
"Fa piacere sentire che non hai perso l'umorismo, David William," disse l'uomo,
ancora in piedi di fronte a lui. Suonava strano sentir pronunciare da
uno sconosciuto il proprio nome di battesimo come se, nella sua casa,
il tizio non fosse un intruso, ma uno della famiglia. Qualora ci fosse
stata ancora una famiglia.
"Conoscete il mio nome. Ovviamente sapete di cosa mi occupo nel mio
lavoro. Chi sono i vostri mandanti? Quelli della Maxtant? O quelli
della Hewitt International?" L'uomo e la donna si scambiarono un
sorriso.
"Pensa a noi come delle spie". Disse l'uomo, mantenendo il sorriso e
roteando gli occhi. La sua voce era cortese, suonava anch'essa
istruita, ma non ricca e marcata al pari di quella della donna. "Un
tirapiedi di qualche corporazione..."
"È incredibilmente calmo" disse la donna.
"È stato preparato per una tale eventualità"
ribatté l'uomo "Nome, posizione e numero di carda di credito, David William?"
L'uomo aveva ragione. La Drelcorp-Transworld era tanto propensa allo
spionaggio industriale quanto le altre multinazionali - col loro ampio
catalogo di operazioni globali d'alto profilo - se non addirittura di
più.
A tutti gli alti dirigenti della Drelcorp veniva fornita una
preparazione in caso avessero subito un sequestro. Questo non
significava che Wellings non se la stesse facendo sotto. Al contrario,
invece. Ma per il momento riusciva a mantenere il controllo.
Riguardò nuovamente la coppia. Ovviamente, il fatto che lo
negassero, non rendeva la cosa piú credibile, ma se realmente
non era gente della concorrenza...
"Insomma, chi siete?" chiese Wellings.
"Il mio nome è Judd, e lei è Andrella."
La donna fece una smorfia quando sentì pronunciato il proprio
nome. "I miei genitori si sono invaghiti del movimento New Age prima di
scoprire il mercato azionario," disse la donna, in qualche modo
stizzita "Mentre io ho sempre cercato di dare una svolta a tutto
ciò." Poi annuì verso Judd mentre prendeva una sottile
rete metallica della dimensione di un tovagliolo. Sembrava collegata,
attraverso un lungo cavo, al modulo più in alto nella pila.
"Siamo pronti per la calibrazione iniziale."
"Voi siete degli attivisti!" disse Wellings
"Sveglio il tipo" disse Andrella
"No, non può essere poi così in gamba" ribatté
Judd "altrimenti non starebbe legato ad una poltrona nel salotto di
casa sua." Raccolse il reticolo dalle mani di lei e si appostò
dietro la poltrona di pelle blu.
Wellings cercò di non sussultare quando Judd gli avvolse il capo
con la rete, stringendola per bene e fissandola dietro la base del
collo. Era morbida come la rete di un ragno, ma allo stesso tempo
gelida. Al contatto con la pelle questa gli provocò un brivido
lungo tutta la colonna vertebrale.
"Cos'è?" chiese e per la prima volta la voce di Wellings
suonò leggermente incrinata.
"È un equipaggiamento molto sensibile, ecco cos'è"
Erano oramai numerosi decenni che gli attivisti alla difesa dei diritti
umani facevano rullare i propri tamburi sul caso Birmania. Buona parte
delle contestazioni ebbe inizio quando Aung San Suu Kyi, la donna
eletta democraticamente dal popolo birmano nel 1990, fu deposta senza
grossi grattacapi da una giunta militare. Morì in carcere nel
2017, non prima però di aver dato alla luce il piccolo Aung San,
che doveva ormai aver raggiunto i vent'anni, abbandonato a marcire in
qualche prigione. Era una dinastia amante di una democrazia destinata
al fallimento. E le potenze occidentali non si erano mai preoccupate di
intervenire. In fin dei conti, quale sarebbe stato il vantaggio?
Gli attivisti non avevano mai avuto alcuna influenza economica, anzi
sembravano programmati geneticamente contro la capacità di
generare denaro, ma d'altro canto potevano vantare un abbondante numero
di esperti di mezzi di comunicazione. Da sempre erano riusciti a
concepire ingegnose tattiche e stratagemmi per attirare le attenzioni
del mondo.
"Cos'è questa, una montatura
pubblicitaria?" chiese Wellings
"Be', no, non la chiamerei una montatura, davvero" la voce di Judd
proveniva dalle sue spalle.
"Perché se così fosse, non capisco cosa stiate cercando
di ottenere" continuò Wellings. "Non riuscirete ad indurmi a
prendere una posizione contraria al progetto Skyway."
"Non ce lo sogniamo nemmeno" disse Judd. Girò rapidamente
attorno alla poltrona, esaminando la rete che avvolgeva la testa di
Wellings, allo stesso modo con il quale un barbiere controlla il suo
taglio. "È tutto pronto" disse ad Andrella. Gli si sporse sopra
per aggiustare nuovamente la rete per l'ultima volta. "Ci sarà
una leggera tensione all'interno della tua testa, David William, ma non sentirai
alcun dolore."
Andrella fece scattare l'interruttore e ,sulla pila di macchinari,
alcuni LED si accesero. Ci fu un impercettibile aumento del brusio
all'interno della casa. Welling sussultò dalla sua poltrona,
reagendo contro questa nuova e curiosa sensazione. Judd non aveva
mentito: non ci fu dolore, ma gli sembrò quasi che il suo
cervello fosse completamente composto di tessuto epidermico in
tensione. Doveva essere tutta un'illusione, causata da qualche forma di
pressione contro o attraverso la scatola cranica – sapeva che non
c'erano terminazioni nervose nel cervello – ciò nonostante la
cosa era piuttosto sgradevole. Istintivamente cercò di portare
la mano alla testa, ma il nastro gli impedì tale movimento.
In veloce successione, una serie di numeri apparve sullo schermo del
computer. Andrella gli diede uno sguardo e, annuendo con soddisfazione,
si alzò e allungò le braccia sbadigliando. Wellings fu
irritato nel vedere quanto i due sembrassero rilassati e scazzati. Judd
si era buttato sul divano alla sinistra, mentre Andrella sedeva sulla
moquette vicino ai suoi piedi, a gambe accavallate e si stava spostando
i capelli dagli occhi.
"Maledetta sottospecie di buoni samaritani" bofonchiò Wellings
tra sé, ma non sufficientemente silenzioso. Andrella lo
sentì.
"Tu non hai molto tempo per noi attivisti, eh?" gli chiese.
"Quel tanto che ne hanno loro per me. Certo non state facendo poi molto
per la vostra reputazione..." Lanciò uno sguardo allo schermo
del computer. Righe e righe di numeri si susseguivano fino al basso.
"Cos'è tutta quella roba che appare sul monitor? Cosa volete,
realmente?"
"Per iniziare, vorremmo rivolgerti noi delle domande"
"A che proposito?"
"Diverse cose. Per esempio, dove perse la vita tua moglie?"
Ora il dolore era invece lancinante – non tanto fisico, quanto
piuttosto giù, profondo nel petto, lo stesso che sentiva ogni
volta che ripensava alla fine di Laura. Il dolore della sua perdita. Al
contrario di quanto diceva il proverbio, il tempo non guariva ogni
ferita. Perlomeno non quella. Quel proverbio non era altro che una
menzogna, una versione adulta della bugia su Babbo Natale.
Ciononostante non era mai stato tentato a cedere ai propositi della fabbrica del dolore. Si sentiva
molto diverso da tutti quelli che avevano sbandierato le proprie
tragedie facendosi ficcare il volto all'interno delle telecamere al
solo cenno di comando di un qualsiasi network
giornalistico.
Dentro di sé pensò a tutto ciò come ad un canale
di nome Telecordoglio: interminabili conferenze stampa e talk show strapieni dei piagnistei
di genitori e amanti ai quali erano stati assassinati i propri cari. I
poveri imbecilli sembravano operare sotto l'illusione di avere
l'obbligo, nei confronti del mondo, di esibire le proprie sofferenze,
quasi non potessero semplicemente sbattere la porta per lasciar fuori
l'occhio gelido delle telecamere. E meglio ancora se durante le loro
presenze avessero dichiarato che la loro vita era stata rovinata.
Wellings aveva deciso di chiudersi privatamente nel suo dolore; sapeva
che la vita sarebbe comunque continuata. Nonostante la perdita della
moglie l'avesse completamente svilita oltre ogni sua comprensione,
quella rimaneva comunque la sua vita.
Era arrabbiato per il fatto che questa donnaccia gli avesse fatto
riaffiorare ricordi come questi, così, dal nulla. Non
riuscì più a trattenersi "Voi sapete tutto della mia
vita," disse selvaggiamente "dovreste sapere pure questo, allora!"
"Hai ragione. NOI lo sappiamo" disse Judd. "Francamente non c'interessa
se rispondi o meno. In ogni caso dovevamo porti la domanda. Il
simulatore ha bisogno di registrare le tue reazioni."
Wellings osservò nuovamente la catasta di apparecchiature.
"Si tratta di un Kaldon 7," disse Andrella. "Un bell'aggeggio, nuovo di
zecca."
"Un eccitante pezzo di equipaggiamento" aggiunse Judd
entusiasticamente. "Vi abbiamo riposto grandi speranze."
Wellings sapeva della linea di prodotti Kaldon. Erano macchine per
realtà virtuale completamente immersiva, sviluppate dalle
industrie Virtua. Un tempo la Drelcorp-Transworld aveva preso in
considerazione la possibilità di utilizzare delle Kaldon come
ultima frontiera dei sui avanzatissimi corsi per il personale. Ma
quelle erano delle Kaldon 5, che comunque avevano causato non pochi
problemi: l'integrazione della realtà era imprevedibile e fatta
un po' a casaccio, e tutto questo aveva provocato diversi effetti
collaterali. Come ad esempio stati psicotici.
"Dopo la quinta generazione, la Virtua ha cessato la produzione delle
Kaldon" disse Wellings.
"Vero, la Virtua sì lo fece. Ma le Kaldon, in realtà,
furono sviluppate da elementi ben infiltrati del nostro gruppo nei
laboratori della Virtua" disse la donna. "Aggiunsero tanti e tali
'difetti di fabbricazione' che nemmeno quei luridi vermi della Virtua
Ditribution potessero escogitare qualche trucchetto per rimetterla
correttamente in funzione. Ed era inutilizzabile come macchina per il
lavaggio del cervello o per la tortura, di modo che non potesse nemmeno
catturare l'interesse dei militari. Ma tutto ciò si riferisce a
quattro anni fa. Le ultime Kaldon non soffrono affatto dei difetti
delle precedenti versioni. Quelli della Virtua, comunque, non lo sanno
in quanto non sono al corrente dell'esistenza dei nuovi modelli."
"Questa dunque sarebbe una Kaldon di settima generazione?" disse
Wellings "Costruita segretamente all'interno
degli stabilimenti della Virtua da un manipolo di attivisti? Mi
perdonerete, spero, se non vi credo..."
"Tra noi, come pensate voi, non tutti sono parte solo di un gruppo di
sciocchi" disse Andrella. "Rimarresti sorpreso nel conoscere i posti in
cui alcuni attivisti sono riusciti ad infiltrarsi nell'ultimo decennio"
"Siamo veramente una grande chiesa, oggi" disse Judd. "ma solo per
necessità. Se un numero sufficiente di persone sono costrette ai
margini della società, alcuni di loro iniziano a chiedersi il
perché, e come potrebbero riuscire a ritornare nel mezzo della
pagina, lí, dove sta scritta la storia."
"Se quella è davvero una Kaldon 7, ciò significa che
quell'affare vale una montagna di soldi" disse Wellings.
"Oh, be', vale molto di più di una montagna di soldi" disse Judd
"Ora dicci, David William, in
che circostanze ha perso la vita tua moglie?"
Un'immagine gli si profilò alla mente, inaspettata, di Laura nel
giorno del loro matrimonio in un giorno del 2013, mentre indossava un
vestito azzurro delicato; Poi la quieta felicità, che permeava
dagli occhi di lei e si rifletteva nei suoi. Laura non era mai stata
espansiva. Il matrimonio non aveva portato alla nascita di alcun
figlio. In questo senso, erano una perfetta coppia moderna, con il
numero degli spermatozoi di lui troppo basso per poter concepire.
Rinunciarono a qualsiasi trattamento artificiale. Lei era morta tre
anni prima nel massacro di Leicester
Square. Questo è come la maggior parte dei Londinesi
ricorda il 2029: le settecentododici persone che persero la loro vita
la vigilia di Natale durante lo shopping a seguito dell'esplosione di
una bomba nel West End di Londra. Questa fu l'ennesima dimostrazione di
cos'erano in realtà gli sviluppi riguardanti il processo di pace
con l'Irlanda del Nord: una diga di ramoscelli e fango costruita per
arginare un fiume d'odio.
"Qualche bomba che..." disse Judd, interpretando lo sguardo sulla
faccia di Wellings.
"Sei un ragazzino sgradevole" disse Wellings
"No, veramente, non sono poi così male una volta che mi avrai
conosciuto. E dopo quell'episodio, ti sei buttato a capofitto nel
lavoro, giusto?"
"Per un po'"
"E quante morti credi che questo abbia causato?"
"Non essere ridicolo!" disse Wellings
"Suvvia, hai visto quel filmato. Lo schiavo che è stato ucciso"
"Non sono degli schiavi. Potrebbero essere poveri, ma la Birmania è un paese povero. I soldi
fatti attraverso la Drelcorp forniranno una spinta positiva
all'economia del paese e alla fine la popolazione ne beneficerà"
"Ecco il mantra del connivente aziendale" Sbottò Andrella. "Sai
benissimo che il popolo birmano non vedrà un solo centesimo di
tutto ciò. Tutto andrà invece a finire nelle tasche della
Giunta, come accade da sempre."
"Com'è andata, David William"
chiese Judd "la cena con i capoccioni della Birmania? Un buon affare,
eh?"
"E nel frattempo" continuò Andrella "quando un operaio diventa
vecchio e non riesce più a sollevare il badile, viene fatto
fuori"
"Assolutamente assurdo" disse Wellings "quell'uomo, con ogni
probabilità, era un criminale"
"Vuoi dire un 'dissidente', è questo ciò che intendi?"
disse Andrella "o forse era un vecchietto rinsecchito che si era
ammalato lavorando sedici ore al giorno e vivendo con una dieta da mal
sopravvivenza"
"Processato, condannato e giustiziato nella più alta corte della
terra" disse Judd sarcastico "nell'area melmosa sottostante il Birmania
Skyway."
Wellings scosse la testa sospirando. La macchina propagandistica degli
attivisti era certamente riuscita a far emergere del materiale
scottante. La giunta militare Birmana avrebbe potuto essere colpevole
della violazione dei diritti umani nel passato, ma nulla fu fatto per
evitare i genocidi perpetrati nei Balcani o in Cambogia. E anche se i
cosiddetti democratici della
Birmania fossero riusciti a convincere l'Occidente a dare loro supporto
per rovesciare la giunta militare, ci sarebbe mai stata alcuna
differenza a lungo termine? Ne dubitava fortemente. I vincitori
hanno l'abitudine di dimenticare in fretta il loro popolo una volta
venuti in possesso delle redini del potere. Nel parlare, si era
lasciato trascinare dai sui pensieri. Ora però notò
nuovamente quella singolare sensazione proveniente dall'interno della
sua testa. Nuove file di numeri continuavano a scorrere in fondo allo
schermo. Poi disse "Le vostre ragioni avrebbero potuto essere un po'
più convincenti se non vi foste introdotti nel mio appartamento
e non mi aveste sequestrato."
"E come altro avremmo potuto ottenere l'interesse del pubblico,
altrimenti?" Judd sorrise compiaciuto della sua battuta.
"Sai quello che mi sorprende?" disse Andrella rivolta a Judd, quasi
Wellings non fosse presente "Pensavo che la loro fosse solo una
facciata, una specie di maschera dietro la quale nascondersi, e in
qualche modo negare a se stessi la realtà, nonostante l'evidenza
dei fatti. Ma ora mi rendo conto che credono veramente nella politica
aziendale. Loro sono la politica aziendale. Sono il gambo attraverso il
quale le corporazioni traggono nutrimento. Sono la radice fedele. A
volte credo sia un fattore genetico."
"Una predisposizione al sistema delle corporazioni" assentì
Judd. "Accidenti, spaventoso!" tornando con l'attenzione su
Wellings "Così hai iniziato a dipingere, subito dopo la sua
morte."
All'inizio si era gettato con tutto se stesso sul lavoro. Il progetto
Skyway era già pronto per partire, e Wellings si assicurò
di farne parte. Il continuo viaggiare non gli fu però di grande
aiuto, come invece aveva sperato. Una cosa era essere via, fuori di
casa, da Londra, dal paese. Tutt'altra cosa era poi dover tornare.
Incidentalmente ritrovò di nuovo la pittura, o forse il suo
subconscio ne consigliò il ritorno. A scuola se la cavava bene
con pennelli e tavolozza. Aveva deciso che qualsiasi attività
intraprendesse doveva essere un diversivo per scacciare il dolore, ma
mese dopo mese, anno dopo anno, scoprì che la sua arte, per
quello che valeva, era diventata invece un'espressione del dolore
stesso.
Judd fece cenno con la mano verso la parete alla quale stavano appesi
tre quadri astratti. Ad una prima e rapida occhiata avrebbero potuti
essere tutti dipinti dello stesso soggetto, in bianco, in nero e in
rosso. Tuttavia, su ogni tela, squarci in blu oltremare predominavano
sui dettagli in un groviglio di linee e un intrico di curve. "Un po'
grezzi, ma molto belli" Sembrava volesse dire Judd "Davvero commoventi."
"Hai un sacco di talento" disse Andrella
"È proprio un peccato, vero?" disse Wellings
"Cos'è quello?"
"È la fonte della mia ispirazione"
Durante uno dei processi, da qualche parte del Kaldon 7, venne emesso
un segnale acustico. Andrella si rialzò in piedi e si diresse
verso la macchina. Schiacciò un pulsante e il fastidioso suono
cessò. Si girò verso Wellings con un sorriso raggelante.
"Credo che siamo ormai pronti per un bel giretto..."
E così dicendo azionò un interruttore.
Dal nulla apparve la pioggia, abbondante ed incessante. Wellings poteva
vederla, poteva udirla, poteva sentirla su di sé. Poteva
percepirne l'odore. Un lezzo forte, naturale e nauseabondo si levava
dalla fanghiglia. I vestiti s'inzupparono in pochi istanti, mentre
l'acqua gli scorreva in rivoli giù dal volto e dal collo.
Tuttavia sapeva che quella non era vera pioggia. Non c'era alcuna segno
fisico ad indicare che non lo fosse, ma ognuno dei suoi sensi,
bensì stesse acquisendo informazioni sull'ambiente in cui si
trovava, gli diceva nel contempo che tutto ciò non era reale. Il
tutto culminava in una sensazione di distaccamento fisico, quasi fosse
ospite del suo stesso corpo, come se stesse sperimentando la propria
vita da una certa distanza. Comprese dunque la ragione per la quale le
vecchie Kaldon avevano fallito: questa realtà ambigua, la
perfezione apparente della simulazione combinata al riconoscimento che
a tutti gli effetti si trattava
di una simulazione, avrebbe sicuramente avuto effetti psicotici.
L'enorme piattaforma su cui sorgeva il Birmania Skyway dominava il
panorama. Fin a quel momento non l'aveva mai visto dal pianterreno, ma
solo dai finestrini di un Drelcorp Skyrider. Osservandolo ora, a
distanza di quattrocento metri sopra la laguna, mentre si stagliava
nella sua maestosità, sentì un brivido percorrergli la
spina dorsale. Era uno spettacolo impressionante. La cima del suo ampio
cupolone grigio, posta sopra una struttura portante più sottile,
si trovava a oltre centocinquanta metri dal suolo. Attraverso la fitta
pioggia poteva vagamente scorgere forme umane mentre lavoravano sulle
ampie piattaforme degli Airbus alla base della cupola. Osservò
il modo col quale squadre di operai selezionavano e smistavano vari
materiali sulla pista a terra vicino all'ingresso. Si chiese se avesse
dovuto avvicinarsi all'edificio e vedere cosa sarebbe accaduto se
avesse cercato di comunicare con qualcuno, quando alla sua sinistra, ad
un centinaio di metri di distanza, si accorse di un paio di sentinelle
armate che stavano pattugliando l'area in cui la zona paludosa e la
foresta si incontravano. Anche se non lo videro, si gettò
istintivamente a terra spaventato. Il fango filtrò tra le sue
dita, mentre si rannicchiava a terra, cercando di farsi piccolo sulla
vasta e monotona distesa di terreno fangoso. Poi d'improvviso
iniziò a ridere. Le guardie non lo avevano visto perché
non potevano vederlo. Lui non si trovava realmente in Birmania. Questa
era una simulazione.
"David William" la voce era
alta e lo scosse. Sembrava provenire contemporaneamente da tutte le
parti, sia da dentro sia da fuori la sua testa. Era la voce di Judd.
"Ti stiamo tirando fuori ora."
"Incredibile!" disse con eccitazione Wellings, seduto nella poltrona.
Andrella sedeva ancora davanti al computer, fissando il monitor zeppo
di dati.
"Così ti sei divertito, eh?" disse Judd accigliato mentre stando
alle spalle di Andrella osservava la schermata.
"Be', non divertito, non la metterei proprio così" disse
Wellings "ma era sorprendentemente..."
"Reale?"
"Sì, ma allo stesso tempo irreale. Mi sentivo diviso tra
ciò che stavo provando e... me stesso. Lo so, sembra folle."
"No, non è folle per nulla" disse Judd "è anzi una
descrizione molto accurata del processo. La tua psiche appare stabile,
perciò a lungo termine difficilmente avresti potuto riportare
qualche problema da un episodio così breve. Magari avresti
potuto essere soggetto a qualche strano flashback, o forse ad un
parziale disorientamento sensoriale, quel tipo di reazione. Ma
un'esposizione prolungata conduce sempre ad una psicosi permanente."
"Non capisco..." Wellings si ricordò immediatamente dei legacci.
Cercò di scherzarci sopra, ma non suonò molto convincente
"Così cosa intendete fare di me? Rendermi pazzo?"
"No, ovviamente. E poi a quale scopo? Quello che hai provato era il
limite delle Kaldon 5. Questa e una Kaldon 7. Ora sta ricalibrando il
campo della realtà per un'immersione completamente interattiva,
basata sui dati neurali raccolti fin che ti trovavi nel processo
precedente. Per cui non ci sarà alcun conflitto con la
realtà, quindi nessun potenziale che possa causare una psicosi.
"Ma cosa mi dite della strutturazione iniziale di quello che chiamate campo della realtà? Non
capisco come l'apparecchiatura possa aver acquisito informazioni
sufficienti per poterlo creare. Sono rimasto qui solo per una mezz'ora".
"L'abbiamo anticipatamente programmato in base ad un modello" disse
Andrella. "Con informazioni fisiche sull'ambiente e le relative azioni.
Con i tuoi dati. Comunque, il sistema ha bisogno di acquisire le tue
emozioni. Per rendere le cose più... realistiche."
"Dunque ecco il perché delle domande riguardanti Laura" aggiunse
Wellings "Ma c'era una voce. Ho potuto udire la voce di Judd verso la
fine della simulazione."
"Noi possiamo intervenire nel campo con qualsiasi dato ci venga comodo,
sia in tempo reale che con una registrazione. Possiamo generare
immagini, odori e suoni o qualsiasi cosa ti venga in mente. Hai
riconosciuto la voce di Judd perché eri nella realtà divisa, ovvero nella
modalità Kaldon 5. Se fossi stato nell'immersione totale non
l'avresti sentita."
"Avrei comunque continuato a sentirla, magari dalla bocca di uno dei
soldati?"
"Forse."
"Tutto ciò è fantastico!" sbottò Wellings eccitato
"Ma vi rendete conto di cosa avete tra le mani?"
"Credo proprio di sì" disse Judd apertamente.
"Le applicazioni potrebbero essere quasi illimitate. Potrei fare in
modo che la Drelcorp acquisti questa vostra tecnologia per più
soldi di quanti riuscireste mai a spenderne. Sarete liberi di usare i
vostri ricavi per finanziare qualsiasi progetto di attivismo voi
vogliate. E potrò fare in modo che nessuno venga mai a
conoscenza dei vostri collegamenti all'interno della Virtua. O perfino
del fatto che mi avete sequestrato. Diverrete talmente ricchi ed
intoccabili che potrete perseguire qualsiasi vostro obiettivo.
"E la Drelcorp potrà avere la Kaldon 7" disse Andrella.
"È poi una prospettiva così terrificante?" Chiese
Wellings "La Drelcorp si occupa anche di numerose opere buone in giro
per il mondo. Noi finanziamo un gran numero di organizzazioni
umanitarie e cose simili. Veramente, non siamo poi così male"
"Ora mi è tutto chiaro" Disse Andrella "Una Kaldon 7 per ogni
schiavo-lavoratore birmano, per assicuragli che gli ultimi anni di
lavoro possano risultare più sopportabili. In questo modo
penseranno magari di scavare un canale lungo la Costa Azzurra,
anziché nel solito buco infernale del quale si erano abituati.
"Be', sarà un po' difficile che tutto ciò accada" disse
Wellings "ma..."
"Il fatto è, caro David
Williams" lo interruppe Judd "che non ti crediamo. Non hai il
potere di mediare un tale accordo con i sottoscritti. E anche se tu
potessi poi, francamente, non sarebbe un'offerta sincera. In
preparazione a tutto ció, ci siamo presi la cura di studiare la
tua vita con tale entusiasmo che ne sappiamo piú noi di te di
quanto ne sappia tu stesso. Sappiamo di non avere a che fare con un
individuo cattivo. Ma lavori per un'organizzazione spregevole. E tutto
questo è più che sufficiente. Mi spiace."
La Kaldon 7 si mise a suonare nuovamente "Pronti per l'immersione
totale" disse Andrella.
"Insomma, cos'è tutto questo?" Wellings era visibilmente
irritato. Gli attivisti erano così imperscrutabili. Era conscio
del fatto che sarebbe stato inutile litigare con loro "Insomma, cosa
state cercando di ottenere? Convertirmi alla vostra causa facendo leva
sui miei sentimenti, per una sorta di protesta che non sta in piedi?"
"Le nostre proteste hanno ancora i loro spazi" disse Judd "ma forse hai
ragione tu. In questi giorni sono ghettizzate. Le nostre
pubblicità fanno emergere il profilo di alcuni problemi,
tuttavia sostanzialmente non cambia mai nulla. I governi, in ogni caso,
agiscono sotto il controllo delle multinazionali."
"Un piano favoloso" disse Andrella seccamente "Le corporazioni agiscono
in sordina, mentre i governi dibattono tutte le questioni senza mai
muovere un solo dito."
Judd continuò tagliente: "Qualche volta si accorgono di noi,
patetici attivisti e, come cani in un angolino, ci gettano un osso per
poterci tenere buoni per un po'. Propongono una nuova legge contro
l'inquinamento, per esempio, che difficilmente viene fatta rispettare e
che quasi sempre viene invece elusa. O magari, per investigare sulla
vendita delle armi, viene costituita una commissione, che rimane
però impigliata nella rete di qualche buco aziendale. Poi
sparirà nel nulla uno o due anni più tardi, dopo aver
redatto un indecifrabile rapporto di mille e più pagine, che
fornirà vaghi consigli senza che questi portino mai a delle
azioni concrete. No, le proteste sono ormai il vecchio metodo. Le
proteste sono robaccia amatoriale. Alcuni di noi hanno iniziato a
prendere il proprio lavoro un po' più seriamente."
"Ancora non capisco" disse Wellings.
"Sono certo che capisci benissimo invece" disse Judd
Wellings comprese. Non avevano cercato di nascondere alcunché: i
loro nomi, le origini delle Kaldon 7, la rete degli attivisti
infiltrata nelle corporazioni e nelle istituzioni governative.
"Non fatelo" disse
"Ma cosa ci perderai? Laura è morta, David William, e tutto ciò
che ti lasceresti dietro è il tempo da dedicare a sostegno di un
regime oppressivo, che tratta le persone come animali. E, certo, la tua
arte." Judd attraversò il salotto per raggiungere la parete
opposta. Si fermò a fissare i dipinti astratti "Questo è
il meglio di te. Ah, quale grande potenzialità si cela in te.
Creare anziché distruggere! Questa è la ragione per cui
ti abbiamo preparato una sorpresa in più. Una bella sorpresa.
Chiamala ricompensa se vuoi."
E lanciò a Wellings un ghigno feroce "Lo sai che non eravamo obbligati."
"Fottuti arroganti!" urlò Wellings. Ora stava forzando in tutti
i modi i legacci, dimenandosi con forza sulla sedia. Poteva percepire
il reticolo metallico posto sulla sua testa. "tutto ciò è
insensato, dannatamente insensato!"
"Certo, non quanto però una protesta mal organizzata" disse
Andrella. Nel momento in cui lei schiacciò l'interruttore, Judd
si girò ad osservare i quadri con cura.
"Sai una cosa?" disse Judd "se guardi attentamente, si riesce quasi a
vedere il suo volto."
La pioggia scrosciava giù da un cielo plumbeo, ovunque uguale.
Il caldo era tropicale. Dietro di loro, mentre correvano impacciati
nella fanghiglia che arrivava alle caviglie, la grande piattaforma del
Birmania Skyway andava via via rimpicciolendosi. Un altro proiettile
sibilò e lo sparo si disperse.
La pattuglia si stava avvicinando. Tentare la fuga si era rivelata
un'idea completamente folle, ma d'altronde che vita poteva essere
quella di lavorare fino alla fine e per la gloria della Giunta? Laura
stava correndo al suo fianco, cercando di stare al passo, ma dalla sua
respirazione comprese che oramai era affaticata. Il bordo della foresta
distava ancora duecento metri. Poi Laura inciampò e quando
Wellings si fermò per aiutarla colse nei suoi occhi
un'ineluttabile arrendevolezza. Le urla delle guardie erano ormai
altissime. Erano vicine, ora. Affondò nella melma fino alle
ginocchia, e tirò Laura a sè, avvolgendola con le braccia
e stringendola fermamente. Meglio morire insieme.
Nel momento in cui furono trapassati dalle pallottole immaginò
di sentire la voce di un uomo molto vicina, una voce che stentò
di riconoscere.
"Dannatamente vergognoso, David
William" disse la voce "dannatamente vergognoso."
Poi scomparve e la pioggia cessò.
©2004 Antony Mann
traduzione di Massimo Giraldo
Nota
Antony Mann è un autore Australiano che vive in Gran
Bretagna dal 1994.
Quaranta dei suoi racconti sono apparsi in pubblicazioni che vanno dal London Magazine al The
Third Alternative e ancora al Ellery Queen’s Mystery Magazine.
Parte della sua narrativa è stata anche trasmessa dal canale
radiofonico britannico Radio Four.
La sua prima antologia di racconti, Milo
& I (Elastic Press), è stata pubblicata nel Novembre
del 2003. Una delle storie incluse in questa antologia - Taking Care of Frank - ha vinto il
premio 1999 UK Crime Writers’
Association Short Story Dagger
e, nello stesso anno, era entrata in finale al concorso Derringer Award (USA).
Con il
racconto Esther Gordon Framlingham,
Antony Mann è stato finalista all'edizione 2003 del
concorso Derringer Award.