Memorie di Fancon
Data: Lunedì 11 settembre 2006
Argomento: Speciali


un ricordo di Davide De Vita

Nel 1990, quando ancora me lo potevo permettere, riuscii a partecipare alla Convention di Courmayeur. Già il viaggio fin lassù, per me proveniente dall’estremo sud-ovest della Sardegna, sarebbe stato degno di un racconto fantasy, o horror, ma allora non me ne rendevo ancora conto. Ero pieno di sogni, mi avevano comunicato qualche mese prima che un mio racconto sarebbe stato pubblicato sullo “Space Opera” dato poi in omaggio a tutti i partecipanti al momento dell’iscrizione, perciò ero felice. Perché ciò che m’importava più d’ogni altra cosa era che finalmente, dopo tanti anni, riuscivo a pubblicare, avrei visto il mio nome stampato alla fine del racconto e l’avrebbero visto anche tante altre persone, insomma, in un certo senso, avrei cominciato ad “esistere”. L’approccio con Courmayeur fu ovviamente diverso da come l’ avevo immaginato: avevo sognato il posto diverse volte, dopo aver studiato sulle cartine come arrivarci, ma la realtà era tutt’altra cosa. Bello, intendiamoci, ma nel mio sogno tutto era più… Piccolo! Non avevo mai visto prima una sala congressi del genere: ricordo le prese, inserite nei braccioli delle poltroncine, per i jack delle cuffie delle traduzioni simultanee, ma tante altre cosette. Alloggiavo in una pensione molto carina che s’affacciava sulla Dora (spero di ricordare bene, credo fosse l’Hotel Svizzero) e che vista da fuori sembrava la casa dei sette nani! Conobbi quei simpatici pazzi furiosi dello Star Trek Italian Club e m’iscrissi. Quelli che seguivano la saga di Star Wars e m’iscrissi. Ebbi finalmente il piacere di stringere la mano di Eta Muscìad e Silvio Canavese, che considero tuttora i miei “padrini” nel Fandom: ci scrivemmo per anni, chissà se si ricordano di me, ma penso di sì. Se leggeranno queste righe, li saluto anche da qui! Il signor Vegetti, che già allora era alle prese con la sua monumentale catalogazione di ogni cosa. Fui tra gli spettatori della presentazione del personaggio Bonelli “Nathan Never”, ed ho ancora, gelosamente custoditi, bozzetti originali firmati dal disegnatore del mitico numero 1. Insomma, feci il pieno d’entusiasmo, nonostante compresi, durante la permanenza lì, che avevo ancora tanto, tantissimo da imparare. Conobbi curatori, editori, aspiranti scrittori come me, tra i tanti ricordo Milena Debenedetti, con i quali ci confrontammo riconoscendo che dovevamo ancora “crescere” e parecchio, ma lessi nei loro occhi la mia stessa passione, non solo per la fantascienza, ma per lo scrivere in generale. Negli anni che seguirono, spesso c’incontrammo con alcuni di loro in giro per l’Italia, durante le cerimonie di premiazione di diversi concorsi letterari. Finché n’ebbi la possibilità, partecipai sia alle Convention di Courmayeur, sia a quelle di San Marino. Continuai a scrivere e a confrontarmi, ricevendo i classici “le faremo sapere” oppure i miei manoscritti tutti “imbrattati” da segnacci rossi. Solo col tempo, imparai l’importanza estrema di quei segnacci. In questo momento, nonostante – ahimè – scrivere non mi dia da vivere, sto finendo la revisione di un nuovo romanzo, perché la passione, evidentemente, non muore mai.





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