Aria di divorzio tra cinema e fumetto
Data: Lunedì 11 settembre 2006
Argomento: Cinema


di Luigi Siviero

Cinema & fumetto. I personaggi dei comics sul grande schermo è il titolo di una mostra ospitata dal MART (Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto) e destinata nei prossimi mesi ad approdare a Carpi, Pordenone e Vicenza. Pur godendo dell'appoggio di una struttura come il MART ed ambendo a raccogliere un ampio numero di visitatori grazie al successivo trasferimento in altre tre sedi, questa mostra è deludente e al visitatore non offre altro che la possibilità di guardare qualche tavola originale di autori che non sempre sono di primo piano.

La prima cosa che viene notata attraversando i locali dell'esposizione è che il rapporto fra cinema e fumetto è ridotto all'assunto più banale: esistono dei fumetti che sono diventati film.
Il tema del rapporto fra fumetto e cinema potrebbe offrire diversi spunti che vanno dalle similitudini e differenze fra i due linguaggi (per esempio la frammentazione in vignette nei fumetti contrapposta alla presenza di un solo riquadro nel cinema) alla comunanza di generi, stili e scuole, passando per il dialogo e lo scambio di idee (l'opinione su Superman che Tarantino esprime al termine di Kill Bill vol. 2), il citazionismo e il semplice fatto che un artista lavori in entrambi i campi (Tanino Liberatore è il disegnatore di Ranxerox e il costumista del film Asterix e Obelix: Missione Cleopatra).
Il curatore non dà risalto a nessuno di questi problemi (e nemmeno ad altri). Manca un discorso coerente e organico che vada oltre la semplice superficie e offra ai visitatori spunti di riflessione e collegamenti fra le varie opere. L'assenza di una spinta all'approfondimento fa presto capire che i vari film/fumetti sono stati messi in coda uno dopo l'altro seguendo unicamente uno sterile ordine cronologico di pubblicazione dei fumetti.
L'effetto negativo di questa carenza strutturale di contenuti e dell'utilizzo del mero ordine cronologico per dare ordine alle opere diventa evidente se si esamina la collocazione di alcuni film/fumetti all'interno della mostra.
Accade che Diabolik sia posizionato vicino all'Uomo Ragno e distante da Kriminal e Satanik oppure che Lucky Luke e Asterix (entrambi scritti da Goscinny) non siano vicini. Un altro esempio riguarda l'Uomo Ragno che viene collocato negli anni '60; il posto migliore per questo personaggio è però quaranta anni dopo dato che ha avuto una sua prima trascurabile trilogia cinematografica negli anni '70 ma è salito alla ribalta solo con la pellicola di Sam Raimi.
L'abbandono delle opere a se stesse seguendo un criterio discutibile e senza indicare legami precursioni, innovazioni e debiti genera una evidente caoticità e una casualità fra gli accostamenti delle opere.

La formula "esistono dei fumetti che sono diventati film" ha portato a includere esclusivamente quei film basati esplicitamente sui fumetti. E' stata tagliata alla radice la possibilità di includere pellicole come il già citato Kill Bill, Dust di Milcho Manchevski (vedi questo articolo), Gli Incredibili di Brad Bird e Unbreakable di M. Night Shyamalan (si tratta solo di esempi).

Le assenze celebri e pesantissime che vanno ravvisate sono altre. Affrontando un argomento sterminato è sempre possibile che qualcosa sfugga oppure venga tagliato perché, in base ad un insindacabile giudizio soggettivo, sia ritenuto secondario e pertanto sacrificabile.
Ci sono però delle cose imprescindibili la cui assenza è molto sindacabile...
Cosa manca?
Mancano il Giappone, il cinema d'animazione, i cortometraggi, Winsor McKay e Topolino!
Inizio dal Giappone. Nella mostra sono rappresentati l'Italia, i Paesi anglosassoni (Australia, Canada, Inghilterra e USA) e i Paesi francofoni (Francia e Belgio). Ci sono quasi tutti i Paesi in cui il fumetto si è espresso ai livelli più alti tranne il Giappone e i Paesi di lingua spagnola. Passino i Paesi di lingua spagnola perché non ci sono trasposizioni cinematografiche di rilievo che giustifichino la presenza delle opere di quest'area nella mostra ma l'assenza del Giappone è inspiegabile.
L'esposizione non è circoscritta ad un solo Stato, ad una sola corrente o ad un solo genere ma nelle intenzioni e nei fatti è parecchio ampia: ci sono autori di molti Stati e con stili fra loro agli antipodi (Segar, Hergé, Magnus, O'Neill, Pazienza, Uderzo, Crepax). In mezzo a tutta questa varietà e desiderio di abbracciare gli autori più disparati l'assenza del Giappone si fa sentire in modo forte.
Eppure il Giappone è una patria di fumettisti/registi: Osamu Tezuka, Hayao Miyazaki, Katsuhiro Otomo e altri.
Manca anche il cinema d'animazione e l'esclusione mi sembra del tutto arbitraria.
Asterix non è solo il fumetto di Goscinny e Uderzo ma anche il film (d'animazione) Le dodici fatiche di Asterix di René Goscinny, Albert Uderzo e Pierre Watrin.
Mancano i cortometraggi. Per esempio il Superman dei fratelli Fleischer oppure Paperino.
Manca Winsor McKay, fumettista e pioniere del cinema d'animazione. Tra l'altro proprio il MART l'anno scorso ha proiettato i suoi cartoni animati nell'edizione restaurata dalla Cinémathèque Québécoise...
Infine manca Topolino. Che Fantasia sia un film e Topolino un fumetto è insindacabile.
Le assenze di cartoni animati e cortometraggi sono inspiegabili perché il titolo della mostra recita con precisione "I personaggi dei comics sul grande schermo". "Grande schermo" è un'espressione ampia e se proprio deve circoscrivere, ciò che va messo da parte è la televisione e internet. A questo proposito una presenza che spicca perché fuori luogo è il telefilm Smallville (sono esposti un anello e la felpa di Kent).

Va poi sottolineata la carenza di materiale legato a Sin City. Questo film ha diviso critica e pubblico tanto che alcuni hanno parlato di capolavoro e altri sono rimasti profondamente delusi (per esmpio su Fumetti di carta: primo articolo, secondo articolo e terzo articolo). Una cosa riconosciuta da molti è però il tentativo di osare e di andare oltre, di fondere fumetto e pellicola portando sul grande schermo quella violenza e quel modo di agire naturali nei fumetti ma rischiosi in un film per la loro carica estrema che può sfociare nel grottesco. Questo esperimento richiedeva che venissero esposte delle tavole affiancate da un'installazione video per mostrare ai visitatori la loro trasposizione cinematografica e magari il metodo di lavorazione.

Resterà a bocca asciutta chi legge molti fumetti di supereroi perché gli autori delle tavole non sono quasi mai importanti. Le uniche eccezioni sono il Conan di Buscema (che poi non è strettamente supereroistico) e qualche opera d'annata.

A tutti i film/fumetti viene dedicato lo stesso spazio con uno o due poster, tre o quattro tavole e alcuni albi esposti in bacheca. Non c'è nessuna rilevante eccezione e le uniche opere che non seguono questa regola sono Immortel (Ad Vitam) di Enki Bilal e Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez di cui sono presenti solo il poster e alcuni albi e Diabolik e pochi altri che hanno qualche tavola in più.
Cosa bisogna dedurre da questa scelta? Che tutti i film sono stati collocati sullo stesso piano per importanza e interesse. Film di genere degli anni venti e trenta sono considerati alla pari del Batman di Tim Burton e del Superman di Richard Donner. In teoria non c'è nulla di male, però è necessario dare ai visitatori delle spiegazioni. Per quali motivi vale la pena riscoprire i vecchi film del Principe Valiant e di Buck Rogers dimenticati dai più? Perché l'importanza del Batman di Burton è stata ridimensionata?
In assenza di risposte bisogna pensare che gli spazi della mostra non siano stati gestiti al meglio. Batman andava collocato nel 1989 e meritava un ampio spazio in cui fossero documentate le fonti a cui si è rifatto il regista, la situazione dei fumetti di Batman prima del film, la spinta data dal film (che ha generato la batmania) all'industria fumettistica, una retrospettiva sui film di Batman dei decenni precedenti, i film successivi.
Il discorso opposto va fatto per i film dei primi decenni del novecento. La loro presenza nella mostra oltre che straripante è confusionaria. Non vengono messi in risalto i più importanti, quelli che hanno aperto un ciclo o lanciato una moda e quelli che meritano di essere riscoperti.

La mostra è una grande delusione e bisogna specificare che il giudizio è legato anche al tipo di struttura in cui è ospitata.
Il MART nei mesi precedenti ha proposto mostre di alto profilo come la Phillips Collection e La danza delle avanguardie e nel periodo estivo, quando al posto delle mostre di forte richiamo viene presentata la collezione permanente del museo, il biglietto da visita del MART diventa proprio questa Cinema & fumetto. I personaggi dei comics sul grande schermo.
Vista questa cornice e l'intenzione di portare la mostra in altre tre città rivolgendosi a molti visitatori fino al 2007 si tratta davvero di un brutto scivolone.


pubblicato originalmente in L'Elite







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