"Il collare spezzato" di Valerio Evangelisti
Data: Lunedì 04 dicembre 2006 Argomento: Autori
di Giuseppe Iannozzi
Non c’è nemmeno un barbaglio della lucidità
che è nei film di Sergio Leone. In compenso una gran confusione di personaggi
luoghi e date. Con
“Il collare spezzato”, ideale – ideale, si fa per dire! - seguito de “Il
collare di fuoco”,
Valerio Evangelisti finalmente chiude il capitolo più brutto della sua
recente produzione.
I personaggi sono tanti, troppi, tutti
tratteggiati con penna asettica: appaiono sulla scena come schizzi che non si
possono dire né fantasmi né disegni minimalisti o iperrealisti. Il romanzo è
ricco di accadimenti storici e politici, alcuni inventati, ma confusi: il
tentativo era forse quello di dar corpo a una storia di largo respiro storico,
il risultato è ben diverso, non è né narrativa popolare da edicola né
letteratura, molto più semplicemente, e tristemente, un centóne buono per essere
sbranato a piccoli morsi da tre o quattro gatti anarchici o in odor di
comunismo. O da quattro giovinastri pustolosi e butterati. Ma quattro in tutto,
non di più. Fosse stato almeno uno spaghetti western, ma il buon Evangelisti non
ce l’ha fatta e ha tentato il colpo grosso, quello d’un romanzo storico: non
riuscendoci però. Tentativo di consegnare alla storia una storia che
avesse il respiro di romanzi esemplari quali “In ogni caso nessun rimorso”, “La
polvere del Messico”, “Ribelli”, “Demasiado corazon” di Pino Cacucci,
tentativo che Valerio Evangelisti ha sbagliato in pieno. Il risultato è
un centóne di oltre quattrocento pagine che devono essere sommate a un uguale
numero del precedente “Il collare di fuoco”: con “Il collare spezzato”,
Evangelisti si è allontanato in maniera spaventevole dagli ottimi risultati del
ciclo di Eymerich e da quello di Metallo Urlante.
Il romanzo si dilunga a partire dalla
dittatura di Porfìrio Diaz, quindi la rivoluzione del 1910, guerre sanguinose di
diversi schieramenti, per arrivare alla rivolta dei cristeros. Sulla scena non
uno o due o tre personaggi, ma una vera e propria pletora: ma sono schizzi
asettici, fastidiosi, che dicono e non dicono pur esistendo sulla pagina
stampata. La narrazione è a dir poco confusa, così tanto da risultare
imbarazzante. In controluce i fantasmi, forse le ombre, di Diaz, di Francisco
Madero, di Emiliano Zapata, di Pancho Villa, di Alvaro Obregón, di Plutarco
Elias Calles. Fantasmi umbratili che non si capisce se siano, nelle intenzioni
dell’autore, la rappresentazione icastica della storia messicana o un inutile
orpello per conferire credibilità alla trama de “Il collare spezzato”. Decenni
su decenni che scorrono via fra il sangue e le ingiustizie: il popolo messicano
è negli occhi di un giovinetto – che il destino ha già designato presidente -,
in quelli di una indigena, di un’operaia, di due fratelli anarchici finiti in
prigione per la vita, di un ranger del Texas, di un vicesceriffo ladro di
cavalli contro gli Stati Uniti, di un poliziotto corrotto… Il Messico che esce
fuori dalla penna di Valerio Evangelisti è abborracciato, quantomeno confuso:
non ha contorni, è soltanto uno schizzo maldestro ma lungo quasi mille pagine,
perché la personalissima visione del Messico Evangelisti ce la racconta in due
tomi, con il “Il collare di fuoco” e “Il collare spezzato”. E’ incredibile però
la mole di un imperfetto niente che l’autore è riuscito a trascinare sulle
pagine, quasi mille alla fine: di epico o omerico non c’è una sola acca,
c’è invece la certezza che Valerio Evangelisti negli ultimi due romanzi
si è allontanato da quella prosa lucida intrigante storica e fantasiosa che
l’aveva reso simpatico a tanti lettori. La speranza, che si dice sia l’ultima a
morire, è quella che Valerio possa e voglia tornare a raccontare come sa, o
meglio come sapeva, per mettere i puntini sulle “i”.
Molto meglio un film con Bud Spencer e Terence Hill, per la regia di Enzo Barboni,
tipo “Lo chiamavano Trinità”
e “Continuavano a chiamarlo Trinità”. Nel primo: un pistolero buono quanto pigro
trova riparo in una cittadina dove incontra il fratello sotto le mentite spoglie
di sceriffo, assunte per poter meglio perpetrare un furto di bestiame. Trinità è
abile e furbo, con la sua sei colpi si trascina lentamente verso un cittadina
del Sud Ovest, dove un nuovo sceriffo si è appena sistemato a insegnare la
legge. Lo sceriffo è il fratello di Trinità, anche lui abile pistolero che a
suon di pugni non teme il confronto con nessuno; ma non è un vero sceriffo… in
cammino anche lui verso quella città, ha incontrato e subito ha sparato,
pensando d’averlo fatto secco, al vero sceriffo, che si stava recando là per
prendere servizio. Decide così di usurpargli l’identità e di usare la città come
base nell’attesa dell’arrivo del resto della sua banda. Nella città vige però
una gran confusione fra una comunità di Mormoni e il capo della città, il
Maggiore Harriman, che a tutti i costi vuole prendere possesso della vallata
occupata dai Mormoni per far poi pascolare la sua mandria di cavalli. I due
fratelli si trovano cosi catapultati in mezzo alla più totale confusione.
Dovendo scegliere da che parte stare, decidono di stare con i Mormoni, riuscendo
a convincerli, con poche ma sante parole, che anche gli uomini di religione
hanno il diritto di difendersi.
Due ragazze della comunità si innamorano di
Trinità e decisosi a sposarle entrambe, vede partire il fratello e i due compari
verso la California.
Nel secondo, i due fratelli fuorilegge e
vagabondi dal cuore tenero Trinità e Bambino vengono scambiati per due agenti
federali e approfittano della situazione per rubare un ingente bottino nascosto
in un convento di frati da una banda di fuorilegge. I due si trovano a
fronteggiare, a forza di pugni e schiaffi, una banda di feroci banditi,
assoldati da un ricco speculatore.
E se non vi piacciono Trinità e Bambino,
allora “Dio perdona… io no”, per la regia di Giuseppe Colizzi, forse
l’unico vero erede di Sergio Leone: Bill Sant’Antonio rapina un treno,
impossessandosi di 300.000 dollari in oro e uccidendo tutti i passeggeri del
convoglio. Uno di questi, però, prima di morire fa in tempo a rivelare il nome
del colpevole. Si mettono alla sua ricerca due cacciatori di taglie: Earp e Doc
che, dopo mille peripezie, riusciranno a trovare il colpevole e a impossessarsi
della somma.
La Rivoluzione messicana, tra cento
personaggi veri e altrettanti inventati, ne esce sconfitta: l’unica verità che
alla fine si riesce ad estrapolare è che gli Stati Uniti vorrebbero conquistare
il Messico, per farne una colonia. Tanti gli eventi rivoluzionari, tanto il
sangue innocente versato e alla fine una parvenza di stabilità sotto la
presidenza, mai troppo limpida, di Labaro Cardenas: è la nazionalizzazione, il
petrolio rimane ai messicani. Ma la tragica realtà per il Messico di oggi è che
è la pattumiera non solo degli Stati Uniti ma di tutto il mondo. Non servivano
davvero due tomi per dirci che gli Stati Uniti mirano al Messico. Valerio
Evangelisti ha tentato la via del romanzo storico a trecentosessanta gradi:
il risultato finale è una epopea nulla affatto convincente, che di epico o
omerico ha niente. Dimenticando la magia lovecraftiana che è nel ciclo di
Eymerich e quella più orrorifica che è nel ciclo di Metallo Urlante, gettandosi
a capofitto in una narrazione falsamente dostoevskiana-tolstojana, che anela a
un respiro totalmente storico, Evangelisti riduce il romanzo a un cumulo di
eventi accatastati l’uno sull’altro. Non basta che Valerio Evangelisti
trascorra diversi mesi l’anno a Puerto Escondido per far del Messico il Messico
da raccontare con serenità e rigore storico, come non basta conoscerne la storia
e la vita per sommi capi.
Si vorrebbe esser generosi e poter dire,
alla fin dei conti, che “Il collare spezzato” è un romanzo di serie B, un
romanzo popolare se non altro, ma non è possibile: siamo di fronte a un
guazzabuglio di idee ed eventi, di personaggi senza sentimento alcuno, perché
l’autore è stato incapace di insufflargli un seppur pallido spirito di realismo.
Per chi ama le buone letture, consiglio
dunque Pino Cacucci. A tutti gli altri, a coloro che un libro manco se regalato,
consiglio invece la visione di un film con Bud Spencer e Terence Hill. O uno per
la regia di Sergio Leone, perché no!
Il collare spezzato –
Valerio Evangelisti -
Mondadori - Collana Strade Blu - Pagine 440 - ISBN 8804561688 - € 16.00
|
|