JOHN WHITESIDE PARSONS, LO SCIENZIATO STREGONE
Data: Lunedì 26 febbraio 2007
Argomento: Autori


di Walter Catalano

E’ un fatto decisamente insolito che il nome di un’identica persona figuri contemporaneamente negli annali della storia della magia moderna ed in quelli, assai meno folkloristici, della scienza e della tecnologia. Gli interessi, i valori, la mentalità sottesa ad una categoria culturale, almeno secondo l’opinione comune, dovrebbero escludere a priori quelli volti nella direzione apparentemente opposta. John Whiteside Parsons, “Jack” per gli amici, è stato uno dei rarissimi casi che hanno smentito questa forse troppo facile contrapposizione.

Nato nel 1914 in una distinta e facoltosa famiglia di Pasadena (Los Angeles), Parsons ha avuto l’onore di venire definito da Werner Von Braun “il vero padre del programma spaziale statunitense”, per il suo contributo nello sviluppo del carburante solido dei missili, e quello di essere uno dei pochi contemporanei il cui nome è stato dato dagli astronomi ad un cratere sul lato buio della luna (a 37 gradi Nord, 171 gradi Ovest) nel 1972; nello stesso tempo quest’uomo, che sosteneva nei suoi diari segreti di aver sensibilmente evocato Satana alla tenera età di tredici anni, intrattenne stretti rapporti epistolari con il mago britannico Aleister Crowley - dai primi anni ’40 fino alla morte di quest’ultimo nel 1947 - oltre ad essere stato per alcuni anni capo della californiana loggia Agape dell’Ordo Templi Orientis (una società paramassonica in cui veniva praticata la magia sessuale).

Autodidatta, grande appassionato di fantascienza e amico intimo di molti fra i principali scrittori di science fiction degli anni ’30 e ’40[1] Parsons - descritto da chi l’ha incontrato come un uomo “bruno, alto, di bella presenza, molto brillante e intelligente” - tentò di rendere reali, incredibilmente riuscendoci, le visioni tecnologiche di cui leggeva sui pulp fantascientifici.

Dopo aver assistito nel 1936 ad una conferenza al GALCIT (Guggenheim Aeronautical Laboratory-Caltech), sull’ipotesi di un aereo a reazione, il giovane chimico dilettante, insieme all’amico meccanico Edward S. Forman, iniziò a sperimentare con piccoli razzi a polvere pirica. Nel giro di poco tempo i due passarono al propellente liquido ma, mancando di fondi per sviluppare le ricerche, contattarono il Caltech (California Institute of Technology) ottenendo l’interessante proposta di collaborare alla tesi di dottorato sulla propulsione a reazione di Frank Malina: il gruppo affiatato che si formò con l’apporto di altri due studenti, Weld Arnold e Hsue Shen Tsien, venne presto soprannominato dai colleghi “la Squadra suicida” per la disinvoltura con cui tutti maneggiavano sostanze pericolose come l’acido nitrico o l’ossigeno liquido e per i razzi sperimentali sparati quasi quotidianamente provocando devastanti esplosioni. All’inizio degli anni ’40 le loro ricerche approdarono finalmente allo sviluppo di un propellente solido: Parsons aveva ormai approntato la tecnologia che avrebbe portato il suo paese nello spazio esterno. Per sua sfortuna avrebbe venduto la propria quota di compartecipazione sui diritti del brevetto nei tardi anni ’40: mentre Malina divenne milionario, Jack restò solo uno spiantato di genio.

Ma se di giorno Jack era un irreprensibile scienziato, di notte si trasformava in qualcosa di più arcaico e inquietante. Fra il 1939 e il 1941, in compagnia della moglie Helen, era entrato in contatto con la loggia Agape dell’O.T.O. (Ordo Templi Orientis), una confraternita magica internazionale dedita alla magia sessuale. Attraverso il suo capo Wilfred Talbot Smith, un inglese che aveva fondato la branca californiana dell’ordine intorno al 1930, Parsons entrò in contatto con Aleister Crowley il famigerato mago britannico che si era dato l’appellativo di Bestia 666 (cioè la bestia dell’Apocalisse, vista come l’artefice del riscatto degli antichi dei dal giogo cristiano in nome di una nuova dottrina – Thelema: Volontà – rivelatagli al Cairo nel 1905 da una presunta “intelligenza preterumana” di nome Aiwass o Aiwaz e la cui legge si riassumeva nel motto “Fai ciò che vuoi”, inteso però non nel senso del banale scatenamento di tutti gli istinti dell’individuo ma in quello del disvelamento della propria autentica volontà). Impossibilitato a trasferirsi negli USA, Crowley era costretto a limitarsi a pontificare per lettera facendosi in cambio mantenere dai suoi adepti americani. Il vecchio mago rimproverava a Smith di aver abbandonato la legge di Thelema trasformando la pratica dell’ordine in un triviale “culto erotico” e già nel 1944 lo destituì: Parsons si ritrovò di colpo a capo della loggia anche se la moglie Helen gli preferì Smith e se ne andò via con lui. Consolatosi subito del fallimento coniugale con la sorella della ex moglie, la diciottenne Sara Northrup, Jack continuò di lena le sue operazioni magico-erotiche trasformando la lussuosa casa avuta in eredità dal padre, per metà in una sorta di residence per personaggi eccentrici, artisti, bohemiens, atei, anarchici, e per metà in tempio magico thelemico. Nel 1946 si sarebbe avventurato in compagnia dello scrittore di fantascienza Ron Lafayette Hubbard, futuro fondatore di Scientology, in un’impresa magica che abbiamo già raccontato altrove e sulla quale pertanto non ci dilungheremo qui: la cosiddetta “operazione Babalon”[2] Uscito malconcio dall’impresa – Sara era scappata via con Hubbard sottraendo all’ex compagno diverse migliaia di dollari e Crowley insoddisfatto del suo operato lo aveva rimosso dalla conduzione dell’ordine magico – Parsons si era unito ad un’altra disinvolta fanciulla, Marjorie Cameron, una rossa dagli occhi verdi con la quale aveva ripreso autonomamente la pratica delle sue attività preferite, spostando il suo interesse prevalente dall’O.T.O. crowleyano alla stregoneria e assumendo il programmatico nome magico di Belarion Armiluss Al Dajjal Anticristo. In quegli anni scrisse una serie di diari magici, saggi e poesie sparse che verranno pubblicati solo di recente, fra questi Freedom is a Two Edged Sword (La libertà è una spada a due lame), The Book of Babalon, The Book of AntiChrist (Il libro di Babalon, Il libro dell’Anticristo): testi in cui qualcuno - come il biografo di Crowley John Symonds - ha visto un’evidente sintomo di psicosi. Ne stralciamo qualche passo per rendere l’idea: “Siamo un’unica nazione, un unico mondo…Non possiamo sopprimere la libertà dei nostri fratelli senza uccidere noi stessi. Ci solleveremo insieme, come uomini, per la libertà e la dignità umane o cadremo insieme, retrocedendo tutti quanti nella palude originaria”; “I gruppi religiosi, sostenuti dalla stampa, propagandano costantemente la proibizione dell’arte e della letteratura che, come per prerogativa divina, definiscono indecente, immorale o pericolosa….sembra che tutte le organizzazioni siano devote ad un unico scopo comune: la soppressione della libertà”; “In breve l’obbiettivo della magia è il dischiudersi dell’individuo verso tutte le possibilità dell’amore e l’illuminazione della società perché possano essere accettati gli impegni di questa apertura e le condizioni necessarie per il progresso”. Non sembrano davvero i deliri di uno psicotico…

Il 20 giugno del 1952, alle 5 del pomeriggio, mentre Parsons lavorava ad un esperimento nel suo laboratorio privato situato nel garage della sua abitazione, l’edificio esplose. Il suo corpo orribilmente dilaniato dalla deflagrazione fu ritrovato fra le rovine dell’edificio: ancora cosciente, fu trasportato all’ospedale dove morì un’ora dopo. La tragedia non era ancora finita: appena saputo della morte del figlio, la madre di Parsons Ruth ingerì una dose letale di Nembutal di fronte ad un parente paraplegico impossibilitato ad aiutarla in alcun modo.

Le ipotesi sulla catastrofe sono numerose e tutte vaghe. Incidente: Parsons avrebbe lasciato cadere a terra del fulminato di mercurio; lo si ritiene improbabile dato la sua grande esperienza tecnica nel campo degli esplosivi. Suicidio in seguito a stress, depressione e pressioni psicologiche: la moglie Marjorie Cameron smentisce questa possibilità; sebbene avesse attraversato momenti difficili, la coppia aveva molti progetti per il futuro, contavano di trasferirsi prima in Messico e poi in Spagna o in Israele. Incidente magico: secondo qualcuno Parsons stava cercando di produrre l’Homunculus degli antichi alchimisti - un piccolo uomo artificiale dai magici poteri - un errore alchemico avrebbe provocato la tragica reazione; non risulta però che fra i rischi del lavoro alchemico siano comprese le esplosioni. Omicidio: forse l’ipotesi più probabile; Parsons era spiato dalla CIA e dall’FBI (esiste un nutrito dossier su di lui, consultabile – con molti omissis – anche su internet) a causa del suo anticonformismo politico e religioso; gli venivano rinfacciati dalle autorità i numerosi contatti con anarchici e comunisti oltre che con personaggi accusati di essere dei satanisti e dei pervertiti sessuali dediti all’amore libero; essendo un depositario di segreti militari di grande importanza per lo stato la sua posizione era oltremodo delicata. Pare fosse stato contattato poco prima della morte anche dai servizi segreti israeliani, interessati ai progetti nucleari americani: è probabile che avesse fatto rivelazioni compromettenti.

Per tutti questi motivi nei suoi ultimi anni Parsons, cacciato dalla compagnia che aveva contribuito a fondare, la Aerojet Engeneering, si era ridotto a sopravvivere curando gli effetti speciali esplosivi nelle produzioni cinematografiche hollywoodiane. L’ostracismo poteva non essere considerato comunque una punizione sufficiente.

E’ stato infatti accertato che l’esplosione nel garage non fu una sola: probabilmente furono due, la prima delle quali deflagrata da sotto il pavimento dell’edificio. Una bomba ? Non ci sentiamo di escluderlo.

Comunque si siano svolti veramente, gli eventi della scomparsa di Parsons appaiono tutto fuori che effetti di una sfortunata circostanza: già sei anni prima, durante l’ ”operazione Babalon”, Ron Hubbard in “channelling” aveva profetizzato: “Babalon è la fiamma della vita...Lei ti assorbirà e tu diventerai fiamma vivente prima che Lei possa incarnarsi”. Forse, come ha ipotizzato l’occultista Kenneth Grant in un soprassalto di horror lovecraftiano, “Parsons aveva aperto una porta e qualcosa era volato dentro...”.

A parte queste improbabili possibilità la figura di Parsons resta comunque interessante trovando una sua insolita collocazione sulle estreme propagini della lunga linea dei filosofi naturali dell’antichità: da Robert Boyle – il grande chimico del 17mo secolo – a John Dee, l’astronomo della regina Elisabetta I, allo stesso Isaac Newton, in equilibrio fra i Principi Matematici e la Pietra Filosofale. Come i suoi illustri predecessori, Parsons, non vedeva scienza e magia come discipline in contraddizione ma come due facce della stessa medaglia: “Mi sembra – scrisse – che se ho avuto il genio di introdurre la propulsione a reazione negli USA e fondare una corporazione milionaria ed un laboratorio di ricerca rinomato nel mondo, allora dovrei essere anche in grado di applicare questo genio in campo magico”. Non pare però che il suo genio, scientifico o magico che fosse, gli abbia portato successo né felicità.

WALTER CATALANO



1 Fra questi A.E. Van Vogt, Forrest J. Ackerman, Ray Bradbury (che dichiarò di essere affascinato “dalle sue idee sul futuro”), Jack Williamson (Parsons apprezzava particolarmente il romanzo di Williamson Darker Then You Think, in cui la razza dei licantropi cerca di recuperare l’antico potere sugli uomini dando vita ad un fanciullo magico: il Figlio della Notte), Robert Heinlein (che modellò su Parsons il Messia marziano di Stranger in a Strange Land, personaggio che avrebbe ispirato Charlie Manson…. ).

2 cfr. Walter Catalano, Hubbard e Scientology: il fantasma della libertà totale, in Il Giornale dei Misteri n. 214 e Walter Catalano, Applausi per mano sola: Dai sotterranei del Novecento, Clinamen, Firenze 2001, pagg. 65 - 79.







Questo Articolo proviene da IntercoM Science Fiction Station
http://www.intercom-sf.com

L'URL per questa storia è:
http://www.intercom-sf.com/modules.php?name=News&file=article&sid=365