di Luigi Siviero, anteprima del paragrafo 2.8 del libro Analisi del fumetto - La composizione delle coppie di tavole
Mitsuru Adachi ha dato vita con “H2” [1] alla sua opera più rappresentativa,
sfoggiando uno stile ormai maturo a livello grafico e riuscendo a sintetizzare i
suoi temi più cari in un contesto che, grazie alla presenza preminente di una
sfida sportiva sul diamante del baseball, vede un accavallarsi degli eventi
serrato e tambureggiante.
Le partite vengono descritte in modo dettagliato e
trascinano il lettore facendogli vivere un'adrenalina, una tensione e una
passione che sono quasi palpabili e concrete. Personaggi e situazioni tanto vivi
da permettere al lettore di rimanere rapito e in un certo senso "sentirsi lì"
fanno sì che a una prima lettura fatta con foga “H2” venga classificato nel
genere dei fumetti sportivi.
In realtà, pur essendo il baseball l'ossatura di
tutto il racconto, non può essere trascurato che lo sport, come le vicende
amorose e affettive presenti nel fumetto, ha un senso in quanto descrive una
tappa della strada di Hiro Kunimi verso la maturità e verso una visione della
vita che ha radici nello zen.
Nel corso di “H2” Mitsuru Adachi ha modo di introdurre
in modo esplicito il tema dello zen in tre coppie di tavole in cui la dolce
Hikari è alle prese con la disciplina del tiro con l'arco. Nel secondo volume
dell'opera la vediamo per la prima volta mentre pratica il tiro con l'arco,
seria e concentrata nel suo abito tradizionale. All’inizio del fumetto i
personaggi frequentano la prima superiore, quindi Hikari sta muovendo i suoi
primi passi in questa disciplina e non ha ancora avuto modo di curare la sua
formazione e di capire che il tiro con l'arco non è uno sport ma una pratica
spirituale in cui la meditazione ha un ruolo centrale.
«Uno degli elementi
essenziali nell'esercizio del tiro con l'arco e delle altre arti che vengono
praticate in Giappone e probabilmente anche in altri paesi dell'Estremo Oriente
è il fatto che esse non perseguono alcun fine pratico e neppure si propongono un
piacere puramente estetico, ma rappresentano un tirocinio della coscienza e
devono servire ad avvicinarla alla realtà ultima. Così il tiro con l'arco non
viene esercitato soltanto per colpire il bersaglio, la spada non s'impugna per
abbattere l'avversario, il danzatore non danza soltanto per eseguire certi
movimenti ritmici del corpo, ma anzitutto perché la coscienza si accordi
armoniosamente all'inconscio».
[2]
«Questa arte non è una scuola di abilità, o un
esercizio manuale, è un'esperienza dell'essere». [3]
Il risultato del tiro di Hikari
sembra convincente perché riesce a centrare il bersaglio ma in realtà si scorge
una pecca nell’esecuzione, cioè la fragilità della sua meditazione. La ragazza
si scompone e fa un salto di gioia quando vede dove si è conficcata la freccia
che ha scoccato, dimenticando che il tiro con l’arco è una cerimonia fatta di
gesti tipici che vanno ripetuti con lievità ed eleganza e dimostrando che la sua
concentrazione era tutta rivolta al bersaglio fisico mentre la meditazione che
dovrebbe portare a colpire un bersaglio “spirituale” era assente.
«Per
tiro con l'arco in senso tradizionale, che egli stima come arte e onora come
retaggio, il giapponese non intende uno sport, ma, per strano che possa
apparire, un rito. E così per 'arte' del tiro con l'arco egli non intende una
abilità sportiva raggiunta più o meno compiutamente attraverso un esercizio in
prevalenza fisico, ma una capacità acquistata attraverso esercizi spirituali e
che mira a colpire un bersaglio spirituale: così dunque che l'arciere, in fondo,
prenda di mira e forse arrivi a cogliere se stesso». [4]
La mancanza di meditazione è
sottolineata anche dalla particolare composizione delle due tavole. Nella prima
(pag. 125) si vedono la preparazione del tiro e la concentrazione sul bersaglio
mentre bisogna voltare la pagina per vedere il risultato. Il fatto che questo
risultato sia tenuto nascosto fino a che non si volta la pagina indica che c’è
tensione nell’animo della ragazza, ci sono l’ansia e la smania di scoprire dove
andrà la freccia. Mancano la fiducia, il trasporto e l’abbandono e l’attenzione
è viva e tutta rivolta al risultato materiale.
Nel dodicesimo volume troviamo la seconda coppia di tavole dedicata al tema
del tiro con l'arco. Le due tavole sono composte allo stesso modo di quelle del
secondo volume analizzate poco prima. Anche in questo caso la preparazione del
tiro avviene nella prima pagina mentre il risultato è tenuto nascosto e svelato
solo nella pagina successiva.
Nonostante Hikari sia cresciuta e con lei sia
maturata la sua esperienza di arciere, questa volta non solo la freccia non
raggiunge nemmeno i cerchi esterni del bersaglio e si pianta nel muro ma la
ragazza tradisce un'inquietudine esagerata che stona con un'arte fatta di calma
e concentrazione.
Il fallimento del tiro non è dovuto alla poca
dimestichezza con arco e frecce ma ad un turbamento provato poco prima parlando
di primi baci (il primo bacio fra Hikari e Hideo ai tempi delle medie e il
recente primo bacio dato per sbaglio da Hiro alla sua manager Haruka Koga) con
il suo amico d’infanzia Hiro. Mitsuru Adachi in questo caso usa la coppia di
tavole per rivelare quanto sia turbata la ragazza. Ci suggerisce che Hikari
forse è pentita di avere scelto come fidanzato Hideo al posto di Hiro ma non ce
lo dice esplicitamente, ci lascia incerti ad interpretare le due pagine
zen.
Il comportamento di Hikari porta alla mente un passo del libro
“Lo zen e l'arte di disporre i fiori” di Gusty
Herrigel:
«Non basta mettersi al lavoro così come ci si recherebbe al tè
delle cinque. Disporre fiori non è un passatempo né una distrazione. E'
necessario prepararvisi con raccoglimento e concentrazione; bisogna incominciare
fin dal mattino a compiere ogni gesto con calma e senza fretta, affinché ogni
azione esprima equilibrio e armonia interiori. Questo atteggiamento dello
spirito deve divenire così spontaneo e naturale da compenetrare la vita stessa.
Nell'arte della composizione con fiori "l'azione interiore" deve andare di pari
passo con l'azione esteriore. Soltanto così questa arte può esprimere la
Totalità del Cielo, dell'Uomo e della Terra. Il momento in cui si esegue la
composizione non è separato dal resto della giornata, esso va dal mattino fino
alla sera. Tuttavia non è facile seguire l'invisibile sentiero dei fiori
dall'alba al tramonto!» [5]
Finalmente nel ventiduesimo volumetto la costanza di Hikari dà i suoi frutti
e a pagina 157-158 possiamo assaporare un tiro raffinato. Già a pagina 157
vediamo che la freccia si conficca, segno che è venuto meno il desiderio di
scorgere con apprensione e curiosità il risultato materiale del tiro.
Nell’ultima vignetta di pagina 157 la freccia e il bersaglio sono inquadrati di
profilo, quasi a voler indicare un distacco di Hikari dal risultato materiale
del tiro e un’“astrazione” verso il risultato spirituale.
Voltando pagina si
ripete però l’effetto sorpresa visto nei due casi precedenti e si scopre che la
freccia ha raggiunto il centro assieme ad altre. La smania del risultato non è
però propria di Hikari ma della sua maestra esaltata che nella sequenza pare non
essere per nulla zen… Come spesso accade Adachi non riesce a rimanere serio fino
in fondo...
Cosa dire di questa serie di coppie di tavole? Oltre al fatto che sono degne
di nota per l’argomento trattato e il modo in cui sono state impostate, fanno
capire che Adachi ha pensato allo zen quando ha scritto “H2”. Si può
ipotizzare che questa filosofia, così bene affrontata e illustrata con sintesi
ma non con superficialità nelle tre coppie di tavole appena analizzate, ritorni
in modo implicito nell’ultimo volumetto, dove assistiamo allo scontro finale fra
Hiro e Hideo.
E’ possibile mettere a confronto l’atteggiamento di Hiro
durante il suo ultimo lancio con i pensieri molto diversi di altri tre
personaggi, Hideo Tachibana, Yanagi e Haruka Koga.
Hideo perde perché non
riesce a “svuotarsi” e carica la sfida di un significato del tutto estraneo e
lontano, cioè l’amore per Hikari. Per Hideo ribattere la palla lanciata da Hiro
significa sconfiggere il rivale in amore, batterlo nel campo sentimentale oltre
(e più) che in quello sportivo. Vuole vincere la sfida perché spera che così
Hikari sia per sempre sua.
Anche un personaggio secondario, Yanagi, viene
eliminato quando si presenta alla battuta. Lui ha in testa il rapporto difficile
con il padre e il sogno (considerato da lui impossibile) di diventare
professionista.
Infine Haruka Koga, tifosa numero uno di Hiro Kunimi e
manager della sua squadra, al termine della combattutissima partita rivolge il
suo primo pensiero alla madre di Hikari morta prematuramente nel corso del
racconto. La prima cosa che fa quando la partita finisce è voltarsi verso il
fondo della panchina dove, come sempre all’inizio di ogni gara, Hiro ha appeso
una sua foto per sentirla vicina.
Questi tre personaggi hanno dunque approcci
diversi alla partita di baseball, ma sempre tali da deviarli rispetto alla
partita vera e propria. Ognuno di loro per i suoi particolari motivi si è
distratto e allontanato e non è riuscito a vivere il gioco con purezza di
spirito.
A Hiro invece non passa per la testa niente di tutto questo. Non
per insensibilità, perché è rimasto molto scosso in seguito alla morte della
donna a cui era molto affezionato e che per lui era stata una specie di seconda
madre durante l’infanzia. Nemmeno perché ha rinunciato al suo amore per Hikari:
basti pensare a quanto l’ha ricordata e cercata nelle tribune nel corso della
partita. Prima dell'ultimo lancio riesce però a rendersi conto che è innamorata
di Hideo, accantonandola senza però rinnegarla e cancellarla.
Prima
dell'ultimo lancio Hiro capisce che giocare a baseball non significa contendersi
Hikari, ricordare con tristezza sua madre o pensare al professionismo. L’ultimo
lancio è diverso: non c’è più nulla a distrarlo e ad appesantirlo. Ci sono solo
la palla, il guantone che riceverà il lancio e la terra del Koshien, il mitico
stadio in cui si svolgono le finali nazionali del baseball studentesco
giapponese. Hiro “si risveglia” e lancia la pallina solo perché è la cosa più
naturale che possa concepire. Sospeso fra il cielo e il terreno di gioco,
dimentico di quanto lo circonda, muove il braccio in avanti semplicemente per
celebrare una cerimonia del baseball che lo fa sentire libero e appagato.
NOTE
[1]
Mitsuru Adachi, H2, n. 1-34, trad. it. Emilio Martini, Star Comics,
Perugia, 2001-2004 [1992-1999]
[2]
Daisetz T. Suzuki, «Introduzione», trad. it. Gabriella Bemporad, in Eugen
Herrigel, Lo zen e il tiro con l'arco, Adelphi, Milano, 2001 [1953], pag.
11.
[3] Gusty Herrigel, Lo
zen e l'arte di disporre i fiori, trad. it. Lucia Corradini, Se, Milano,
1993 [1958], pag. 35.
[4]
Eugen Herrigel, Lo zen e il tiro con l'arco, trad. it. Gabriella
Bemporad, Adelphi, Milano, 2001 [1953], pag. 17.
[5] Gusty Herrigel, op. cit., pag.
23.
Abigail
Press di Luigi Siviero