di Luigi Siviero, anteprima del paragrafo 2.2 del libro Analisi del fumetto - La composizione delle coppie di tavole
«E' un topo col muso di scimmia? E' una scimmia col
muso di topo? E' un povero imbecille che non può fare a meno di infilarsi due
patetiche orecchie da topo e andare in giro in calzamaglia? Probabilmente tutte
queste cose messe assieme» (1).
Rat-Man, il
personaggio di Leo Ortolani che si è ritagliato un posto di primo piano
nel fumetto contemporaneo, è una povera sagoma che in apparenza può sembrare un
parente stretto di Batman, il pipistrellone creato da Bob
Kane: è ricchissimo e il maggiordomo Arcibaldo si prende cura di lui, vive
isolato in una villa nella periferia della Città senza Nome, il fido Tòpin the
Wonder Mouse gli fa da spalla e infine ha avuto la sua vocazione da giustiziere
mascherato quando un roditore gli è apparso davanti all'improvviso (ma per
Batman si è trattato di un pauroso pipistrello mentre il Rat-Man ha ricevuto dal
postino una copia del settimanale del Topo...) (2).
C'è però un dettaglio che tradisce
il personaggio di Ortolani e mette in dubbio il legame di sangue col
Cavaliere Oscuro: il trattino tra “Rat” e “Man”. Il nome
"Batman" ne è privo mentre lo troviamo nel marvelliano
“Spider-Man”. E Rat-Man è infatti un personaggio di stampo
marvelliano, come ha modo di precisare in un'intervista lo stesso
Ortolani: «In realtà ho sempre pensato di più a L'Uomo Ragno perché -
lo confesso - di Batman non ho mai letto nemmeno una storia. Tra l'altro, la
prima apparizione di Rat-Man è del 1989, in contemporanea con il primo film
dell'Uomo Pipistrello, quello di Tim Burton, che io, però, ho visto solo in
seguito e in videocassetta»
(3).
Il DNA marvelliano di Rat-Man viene
mappato in un articolo di Maurizio Clausi:
«E quando affermiamo che
il riferimento di Ortolani è la Marvel degli anni Sessanta non ci riferiamo
all'origine dei fumetti da parodiare, quanto piuttosto all'uso di stilemi e
linguaggi che oggi chiamiamo Marvel Style.
«Ortolani riprende con
grande maturità gli elementi caratteristici di quello stile, piegandoli alle sue
esigenze narrative o distaccandosene, il tutto con una brillante coerenza
interna» (4).
E' marvelliano
il senso di inadeguatezza di cui è consapevole Rat-Man.
E'
prigioniero della sua faccia da scimmia strapazzata come la Cosa lo è della
forma rocciosa. E' stracarico di superproblemi come e più dell'Uomo Ragno (altro
che playboy milionario alla Bruce Wayne...) e il suo superproblema è che non
riesce in nulla.
Oltre a questi aspetti tipicamente marvelliani l'autore
attinge a forme di linguaggio che appartengono al fumetto americano tout court
ma che vanno lo stesso ricondotte esclusivamente al modo di fare fumetti della
Casa delle Idee per via dell'amore e della preferenza di Ortolani per la
Marvel. Per esempio la splash page d'apertura è stata per anni un tratto
distintivo tanto dei fumetti Marvel quanto di quelli DC ma è sui
primi che l'autore l'ha conosciuta, capita e assimilata. «In un fumetto di
Rat-Man la tavola che contiene il titolo è costruita come quella, equivalente,
di un fumetto supereroistico. L'immagine è a tutta pagina e sintetizza uno dei
motivi principali della storia, il titolo è ben visibile con grafica
spettacolare, le didascalie (tante, perché il discorso, impreziosito dalle
pause, moltiplica la tensione e la suspance) offrono un tono epico alla
vicenda» (5).
Inoltre è
kirbyano lo stile grafico. Ortolani cattura la potenza dei disegni di
Jack Kirby, la metabolizza e la usa con naturalezza in un fumetto che ha
nella comicità una delle sue maggiori ragioni di esistere. Se l’autore riesce a
raggiungere in modo convincente questa strana fusione è grazie a un amore di
vecchia data per l’autore americano (6) che, nei primi anni ’90 e prima del
grande successo di Rat-Man, era stato espresso addirittura con la realizzazione
di quattro numeri apocrifi di “Fantastic Four” per la rivista
“Made in U.S.A.” (7).
Anche la composizione delle coppie
di tavole imparenta Rat-Man con il fumetto americano. Nelle sue
disavventure si possono individuare dei veri e propri effetti sorpresa
realizzati con la combinazione di due tavole. E' il caso di "La minaccia
verde" (8), uno degli
episodi più amati dai lettori perché ha per protagonista la dolcissima Thea.
Nella nona tavola Rat-Man pranza con il padre di Thea quando a un
tratto (nell'ultima vignetta) i due vengono richiamati da un urlo; girando la
pagina si scopre una splash page in cui Thea viene stritolata dai tentacoli di
un essere mostruoso.
Che lo scopo sia accentuare l'elemento drammatico (e di
conseguenza la coppia di tavole con il suo effetto sorpresa sia al servizio di
questo intento) viene confermato dallo stesso Ortolani:
(commentando
le tavole otto e nove) «La naturale inclinazione di questa storia verso il
drammatico e la mia manifesta incapacità a fare qualcosa per evitarlo, emergono
maggiormente in queste scene di raccordo. A mio parere ci sono pochissime
battute, spesso "sovrapposte" alla storia senza che la accompagnino con
fluidità, come in una vera storia comica. In queste due pagine, la scena della
cena è un chiaro esempio di ciò che intendo. La battuta del "coperchio", quella
del "vecchio sciocco" e quella di "ha sentito il vino" sono poco più che
pennellate di colore giallo su un quadro dai toni blu». E poi (commentando
la tavola dieci che va a formare la coppia): «Finalmente la splash page
rivelatrice dell'abominio chiamato “Primis”» (9).
Ortolani però va oltre
e non utilizza le coppie di tavole per creare unicamente degli effetti sorpresa,
tipici dei fumetti di azione e avventura. Il suo Rat-Man è anche e
soprattutto un personaggio comico e ogni racconto contiene una raffica di
gag.
La composizione delle coppie di tavole viene così piegata a questa sua
esigenza, come avviene per esempio in "Rat-Man contro il Ragno!"
(10)
La polizia ha circondato un
edificio fatiscente in cui si nasconde un "teppistello" che non riesce a
stanare. Per fortuna arriva ad aiutarli il Rat-Man che nelle
tavole 7 e 8 (11) dà un saggio delle
sue capacità...
L'agente Valker è scettico: «Ho chiesto rinforzi... Non
crederà davvero che quell'imbecille riesca a catturare il Ragno,
vero?»
La risposta del capitano Krik è piccata: «Quell'imbecille,
Valker, è Rat-Man! La giustizia vivente! Il braccio mascherato della legge! E
sono pronto a scommettere che la cattura è già avvenuta!»
Ovviamente il
capitano Krik ha preso un granchio. Voltando la pagina si vede
Rat-Man intrappolato fino alle mutande nella gigantesca tela del
Ragno...
Si può chiudere il cerchio citando un fumetto della
Marvel in cui la coppia di tavole non è destinata al classico effetto
sorpresa ma alla battuta, come avviene in un numero dei “Fantastici
Quattro” (12) di J.
Michael Straczynski e Mike McKone.
I due autori, pur puntando
moltissimo su temi come la fantascienza pura e i grandi quesiti della
metafisica, non perdono di vista la necessità di esplorare la quotidianità e le
piccole debolezze dei personaggi della serie. Ecco quindi che Sue deve
combattere contro un'assistente sociale seriamente intenzionata a strapparle i
bambini perché ritiene troppo pericolosa la vita nel Baxter Building assieme ad
una famiglia continuamente nel mirino di supercriminali pazzi e invasori
alieni.
Per placare questa invadente intrusa, Sue decide di nasconderle che
la baby sitter di Valeria e Franklin è Crystal degli Inumani, domiciliata sulla
Luna. La Donna Invisibile fa buon viso e cattivo gioco e decide di assumere una
ragazza terrestre. Al colloquio si presenta una schiera di inconsapevoli ragazze
che pensano di trovarsi in un grattacielo qualunque per essere assunte da una
famiglia qualunque.
Non sanno che si trovano nella tana del lupo e il
ragazzino con cui parlano e che in futuro una di loro accudirà è il figlio di
Sue e Reed Richards, celebri quando indossano il costume attillato.
«Oh,
ciao, tu devi essere il piccolo Franklin. Tua madre ci stava parlando di
te.
«Vi ha parlato dei mostri?» chiede il bambino.
Le ragazze
restano interdette e attribuiscono la domanda alla fervida immaginazione di
Franklin.
Devono presto sgranare gli occhi e ricredersi perché - voltando
pagina - si presenta davanti a loro un energumeno di pietra arancione che le
saluta con un «Salve bellezze, come
va?»...
NOTE
(1) Andrea Plazzi, «Chi è Rat-Man?»,
Tutto Rat-Man, n. 1, prima ristampa, Panini Comics, Modena, 2002 [1997],
pag. 33.
(2) Leo Ortolani, «Le
sconvolgenti origini del Rat-Man», Tutto Rat-Man, n. 1, prima ristampa,
Panini Comics, Modena, 2002 [1996], pag. 7.
(3) Diego Del Pozzo, «Leo Ortolani...
L'intervista!», Tutto Rat-Man, n. 4, prima ristampa, Panini Comics,
Modena, 2002 [1998], pag. 64.
(4)
Maurizio Clausi, «Il topo dietro la maschera», Tutto Rat-Man, n. 7, prima
ristampa, Panini Comics, Modena, 2003 [1998], pag. 118.
(5) Andrea Plazzi, «Segnali di stile», in
I Classici del fumetto di Repubblica, n. 18, La Repubblica, Roma, 2003,
pag. 8.
(6) Jack Kirby è stato
addirittura protagonista di un episodio di “Rat-Man”: Leo Ortolani, «Il Re e
io», Rat-Man Collection, Cult Comics, Modena, 2002.
(7) Leo Ortolani, «I Fantastici Quattro»,
Made in U.S.A., n. 7-10, Pisa, 1992-1994. I quattro finti numeri dei
Fantastici Quattro, usciti come flip book della rivista, avevano una finta
numerazione che partiva dal 103 e una grafica interna identica a quella dei
fumetti della Corno. Il primo numero era presentato in questo modo: «Con
orgoglio e commozione vi offriamo in esclusiva per l’Italia un autentico scoop:
la conclusione della saga dei Fantastici Quattro. Sì, vi vediamo già increduli e
sbigottiti, ma è proprio così: FANTASTIC FOUR ha chiuso i battenti negli anni
’70! Quel che è peggio è che nessuno ci ha detto niente: la diabolica Corno non
solo modificava i colori dei costumi dei supereroi, ma per anni ha pubblicato
banali racconti (realizzati a Sesto Milanese da un bieco manipolo di autori che
imitava, e male, quelli statunitensi) pur di continuare a sfruttare il successo
che I FANTASTICI QUATTRO riscuotevano da noi ma che in America, lo ribadiamo,
non esce più da anni». Ovviamente la “diabolica macchinazione” era iniziata
dopo il n. 102, l’ultimo disegnato da Kirby.
(8) Leo Ortolani, «La minaccia verde»,
Tutto Rat-Man, n. 1, prima ristampa, Panini Comics, Modena, 2002 [1996],
pag. 67.
(9) Leo Ortolani,
«Dietro le quinte 2», nel sito http://www.imd.it
(10) Leo Ortolani, «Rat-Man contro il
Ragno!», Tutto Rat-Man, n. 1, prima ristampa, Panini Comics, Modena, 2002
[1995], pag. 41.
(11) Ortolani,
commentando questo episodio della serie, quando parla di pagina 8 afferma
esplicitamente di avere voluto creare una composizione (per opposizione): «I
primi numeri dell'autoproduzione avevano schemi abbastanza fissi nello stabilire
gli accadimenti all'interno della storia. Poiché avevo a disposizione poche
pagine (24), a un terzo e a due terzi della narrazione doveva succedere qualcosa
che facesse avanzare la storia in maniera spettacolare. Qualunque cosa essa
fosse, l'apparizione del nemico o altro, ne sottolineavo l'importanza con una
"splash page" (pagina in cui c'è un'unica grande vignetta), che il lettore si
trova davanti "all'improvviso" voltando pagina. È un trucco narrativo abbastanza
semplice: voltando pagina, c'è il colpo di scena. Inserire una splash page nella
pagina a fianco a quella che state leggendo non ha lo stesso impatto, perché la
vedete già». Vedi Leo Ortolani, «Dietro le quinte 1», nel sito http://www.imd.it
(12) J. Michael Straczynski e Mike McKone,
«Appuntamento ritardato», trad. it. Andrea Plazzi, Fantastici Quattro, n.
260, Marvel Italia, Modena, 2006 [2005], pag. 15.
Abigail
Press di Luigi Siviero