Alderley Edge
Data: Giovedì 20 maggio 2004 Argomento: Narrativa
un racconto di Jim Cowan
Jim Cowan
Una lanterna quadrata blu pendeva
sull’ingresso della stazione di polizia di Wilmslow. La parola "Polizia" era
stampata in caratteri bianchi sul vetro blu della lanterna, che era illuminata
da una sola, fioca lampadina. La mattina di domenica 2 febbraio 1952 Alan
Turing, quarantacinquenne professore di Macchine Computazionali all’Università
di Manchester, passò sotto quella lanterna blu, salì tre gradini in pietra, aprì
la porta di quercia in cima ed entrò nella Stazione per denunciare un furto con
scasso avvenuto a casa sua. Lo stesso giorno il corpo dell’Uomo di Lindow fu
ritrovato sotto un metro e mezzo di torba in una palude a ovest di Wilmslow.
L’Uomo di Lindow aveva circa novecento anni; era divenuto quasi di cuoio nel
cupo acido tannico di Lindow Moss, a partire dal 60 a.C.
I poliziotti come me non credono alle
coincidenze. Per svariati mesi ho ripensato con attenzione a quella strana
giustapposizione di eventi, ma non riesco ancora a vedervi un rapporto.
Turing aveva atteso due settimane per
denunciare il furto. Parker, il detective di Wilmslow che aveva steso la
deposizione di Turing, era un ragazzo sveglio e immediatamente sospettò che ci
fosse di mezzo un ricatto. Parker ricordava anche che il nome di Turing si
trovava sulla nostra lista di dei sorvegliati politici. L’Inghilterra aveva
affidato i suoi segreti agli uomini compresi in quella lista, solo per poi
scoprire che essi potevano tradirla. Queste persone potevano venire convinte a
tradire per avidità, o per lealtà tristemente mal riposta, o, come nel caso di
Turing, per la paura che le loro vergognose perversioni venissero rese
pubbliche.
Anche se era domenica mattina, Parker
telefonò all’ufficio della Diramazione Speciale di Manchester, in cui ho
lavorato per vent’anni, e subito l’ufficiale di servizio mi chiamò a casa.
Maureen e io eravamo appena rientrati
da messa. Andiamo alla chiesa di St. Mary, in Wilbraham Road. Ci vado per far
piacere a Maureen, più che altro; non partecipo mai ai canti e ho incontrato più
peccatori di quanti ne abbia incontrato il parroco. Chiamai Parker a Wilmslow e
quando ascoltai la sua versione ritenni che avesse ragione: il ritardo di due
settimane faceva pensare a un ricatto. Lo mandai a casa di Turing a prendere le
impronte digitali. Nei pochi giorni successivi feci alcune indagini a Manchester
e il giovedì seguente presi l’Austin scura dal parco auto e me ne andai a
Wilmslow, per completare la nostra inchiesta sul reato.
Wilmslow è una delle cittadine della
periferia in espansione che si trova a sud di Manchester. Parker mi stava
aspettando alla stazione di polizia, e insieme andammo in macchina a casa di
Turing, chiamata Hollymeade. Lungo il tragitto oltrepassammo la chiesa e feci
notare a Parker che, sebbene questa fosse stata costruita durante l’alto
medioevo, Wilmslow non era menzionata nel Domesday Book [1].
Parker sembrava interessato, per cui aggiunsi che il villaggio non era cambiato
molto fino all’avvento della ferrovia nel 1842, quando i ricchi che lavoravano
in città si spostarono verso gli altri graziosi villaggi a sud di Manchester.
"Tutta questa storia proprio qui, e io
non ne ho mai saputo niente," disse Parker. Il suo entusiasmo mi fece desiderare
di avere uno come lui nel mio ufficio.
"Si impara sempre dal passato," dissi,
il che è cosa vera. Amo fare paralleli tra passato e presente, ecco perché la
storia è il mio hobby. D’estate mi piace portare Maureen alle rovine romane di
Chester, o all’acquedotto romano a Marple Bridge. Ci sono tanti siti romani da
queste parti. Facciamo un bel picnic, un po’ di moto e prendiamo dell’aria sana.
D’inverno mi siedo davanti al caminetto e leggo libri di storia. Cluff, uno dei
giovani del mio ufficio, mi dice spesso che l’Inghilterra è vissuta nel passato
per troppo tempo. "La storia è una brava maestra," dice. "Ma in Inghilterra
abbiamo imparato le lezioni sbagliate." Sono sicuro che Cluff voti laburista.
Hollymeade era nascosta alle spalle di
un muretto di mattoni, una siepe di ligustri e un giardino anteriore pieno di
rododendri. Parker spinse il cancelletto di legno e ci incamminammo lungo il
viale d’accesso ricoperto di muschio. La casa di Turing era in mattoni, con alti
balconcini chiusi da vetri su ambo i lati della veranda e tre abbaini al piano
superiore. Il batacchio sulla porta era un anello di ferro, dipinto di nero.
Turing stesso aprì la porta, ci fece
entrare e ci strinse le mani. Indossava un pullover marrone, calzoni di fustagno
e pantofole di cuoio e, quando gli strinsi la mano, mi accorsi che aveva le dita
macchiate di blu da prodotti chimici. Disse in tono brusco, quasi scortese, che
era nel bel mezzo di non so quale esperimento in cucina. Aveva una voce timida e
stridula che descriverei come incerta, ma non proprio balbettante. Aveva occhi
azzurri, della luccicante pienezza del vetro colorato. Questi emanavano un tale
candore e una tale perspicacia che per un breve istante rimasi senza fiato.
"Sto lavorando in cucina," disse,
facendoci notare che avevamo interrotto qualcosa di importante. Talvolta la
maleducazione è un tentativo di nascondere qualche colpa, ma Turing mi fece
l’impressione di una persona stranamente goffa, una persona che sarebbe stata
assai cortese se solo avesse saputo come si fa a esserlo.
Il tavolo della cucina era ingombro di
ampolle in vetro e batterie.
"Quand’ero a scuola la chiamavamo
robaccia di chimica," dissi.
"Anche noi," disse Turing ridendo.
Aveva una risata che ricordava il gracchio di un corvo.
Avevo studiato chimica solo per un
anno, poiché mentendo sulla mia età mi ero arruolato nell’esercito a sedici
anni. Nel 1917, al fronte, gli austroungarici ci bombardarono per mesi. Poi mi
gasarono e fui rispedito a casa.
Turing stava parlando con Parker della
placcatura dorata che si serviva di cianuro di potassio come catalizzatore
dell’elettrolisi, per cui mi girai ad ammirare la vista che si godeva dalla
finestra. C’era un rifugio antiaereo nel retro del giardino e attraverso i campi
si vedeva la scarpata ripida e alberata dell’Alderley Edge[2],
che si innalzava sulle pianure del Cheshire. La gente di campagna dice che,
sepolto sotto l’Alderley Edge, c‘è un re che, in un momento di particolare
bisogno, si alzerà e salverà la Gran Bretagna.
Per amore di completezza, feci
menzione dei prodotti chimici di Turing nel mio rapporto. Nel lavoro di
poliziotto non si sa mai cosa finirà per rivelarsi importante. Turing ci
introdusse in soggiorno. Su un tavolo, in un angolo, c’era una radio del tempo
di guerra dentro una custodia in legno. I nomi delle tre stazioni dipinti sulla
scala parlante erano Home, Third e Light. In tempo di guerra ogni altra roba era
propaganda tedesca, e la persone dotate di spirito patriottico non ascoltavano
quel traditore di Lord Haw Haw.
Domandai a Turing di rifare nuovamente
la lista degli oggetti che aveva denunciato come rubati. "Una camicia, un paio
di pantaloni, un paio di scarpe, un compasso e una bottiglia di sherry." Alzò il
tono più che l’intensità della voce, per sottolineare ogni articolo mancante.
"Forse è in grado di descrivere il
giovanotto che pensa le abbia rubato questi articoli."
"Ha circa diciannove, altezza sull’uno
e settantacinque, capelli scuri."
"Ho motivo di credere che lei non stia
raccontando la verità per intero," dissi, anche se la sua descrizione era
piuttosto buona, per quel che serviva. Avevamo arrestato il ladro due giorni
prima e scoperto che le sue impronte digitali si trovavano già negli schedari di
Scotland Yard. Io stesso avevo raccolto la deposizione del ragazzo, il quale
aveva compromesso seriamente Turing.
Questa era la parte delicata
dell’inchiesta. Se Turing avesse capito che cosa stava succedendo, avrebbe
potuto dichiarare che si era sbagliato, che aveva ritrovato gli oggetti, che non
si era verificato alcun furto. Avrebbe potuto ringraziarci per essere andati lì
e mostrarci la porta. Ma non aveva granché del bugiardo. Parlava senza finzioni
e, guardandomi fisso negli occhi, confessò.
"Abbiamo avuto una relazione."
Ci raccontò del reato in maniera
diretta e schietta. Ritengo che fosse un giovanotto davvero dotato di senso
dell’onore, per quanto a suo modo. Mi spiaceva per lui. Si vedeva che non
pensava di aver fatto nulla di male.
Tre effettive trasgressioni alla legge
avevano avuto luogo in ciascuna di due notti distinte. La confessione scritta di
Turing fu stesa bene. Mi dissi d’accordo con Parker che definì lo stile di
Turing "fluente, quasi come un romanzo." Come avevo previsto, accusai Turing di
flagrante oscenità contraria alla Sezione 11 dell’Atto di Emendamento di Legge
Criminale del 1885. La pena massima era due anni di prigione. Le trasgressioni
non includevano la penetrazione anale, per la quale la pena era assai più
severa. Qualche settimana più tardi, all’Assise di Knutsford, Turing si dichiarò
colpevole e, a causa di una testimonianza riguardante i suoi servizi in tempo di
guerra, che non mi fu permesso di udire, fu lasciato libero con due anni di
libertà vigilata e l’obbligo di iniezioni mensili di estrogeni. Il messaggio era
chiaro: un secondo episodio di questo tipo di sozzura avrebbe significato la
galera.
Sozzura era solo una tra le tante
parole che usavamo. A volte dicevamo rilassatezza morale, o perversione,
lassismo morale o degenerazione, ma io usavo sozzura più spesso, poiché la
ritenevo la parola più appropriata.
Turing aveva rimorchiato il ragazzo in
Oxford Street, all’uscita del Regal Cinema, dove tutti sanno che i pervertiti
vanno a incontrare altri pervertiti. Il ragazzo viveva in una casa comunale a
Wythenshawe, aveva lasciato la scuola a quattordici anni, lavorato per un po’ a
fare montature d’occhiali per il Servizio Sanitario Nazionale finché non
finirono i fondi, quando il Primo ministro Gaitskell aveva deciso che la Gran
Bretagna si riarmasse per combattere in Corea. Cluff aveva osservato, in quel
suo modo arguto, "Fucili al posto di occhiali."
Cluff sosteneva che l’unico errore di
Turing fosse stato ignorare i confini di classe. "Nessuno si preoccupa dei froci
di Cambridge, eppure ce ne sono così tanti che cadono uno addosso all’altro."
Non sapevo se credergli o no. Cluff era stato a Cambridge quindi suppongo che ne
sapesse, ma spesso lui vede le cose in un modo alquanto strano. Una volta mi
aveva stupito dicendo che l’omosessualità aveva probabilmente una base
biologica, come gli occhi azzurri, ma io non direi l’omosessualità, ma la
sozzura.
Io non ho avuto un’educazione
universitaria. Non appena terminata la guerra ero entrato nella polizia di
Manchester. La polizia ti insegna le cose che ti serve sapere per il lavoro di
polizia. Negli anni Trenta, quando i comunisti iniziarono a infiltrarsi nelle
Trade Unions [3], fui trasferito alla Diramazione
Speciale.
Maureen e io riuscimmo a mandare le
nostre figlie all’Università di Edimburgo, per quanto trovassimo le tasse
scolastiche piuttosto pesanti. Il fratello di Maureen, Michael, ci aiutò.
Michael è scapolo, ed è stato molto generoso verso le nostre bambine. Lavora a
Whitehall, un qualche incarico nel Servizio Segreto Militare di cui non parla
mai.
Non presi sul serio l’osservazione di
Cluff a proposito della biologia. Si trattava di quel tipo di cose che i tizi
istruiti dicono quando cercano di essere arguti. La biologia non è la risposta;
la risposta è l’autocontrollo. Sono d’accordo col nostro ultimo Re, che disse:
"Uomini come quello dovrebbero spararsi."
Nonostante le nostre richieste alla
stampa, un trafiletto sul processo apparve sul giornale di Wilmslow, ma era solo
di due colonnine in una pagina interna che menzionavano la sua posizione
all’Università, il verdetto e la sentenza. Mi domandavo come si fosse sentito
Turing quando aveva visto il suo nome sul giornale, e mi domandavo che avrebbe
fatto della sua vita dopo tale sciagura.
Cluff diceva che Turing si sarebbe
semplicemente rimesso a lavorare. "L’hanno punito per la sua malattia e poi
curato per la sua colpevolezza. Chi potrebbe prendere seriamente una cosa
simile?"
L’Uomo di Lindow era una faccenda
diversa. Il Daily Express riportava numerose storie su di lui e, in
quanto appassionato di storia, ne leggevo ognuna con grande attenzione. Andai
persino a vedere la mostra al museo di Manchester.
La macchina taglia-torba gli aveva
distrutto ambedue le gambe. La sua pelle, simile a cuoio, era di un marrone
scuro e il peso della torba gli aveva piegato il collo e schiacciato la faccia
contro una spalla. La brochure diceva che da vivo era stato alto e muscoloso. Su
un braccio aveva una striscia sottile di pelo di volpe. Ecco perché lo
chiamavano Lovernio, la volpe. Era morto indossando solo quella sottile striscia
di pelliccia di volpe.
Aveva il teschio spaccato in tre punti
da colpi di uno strumento smussato, probabilmente un’ascia di pietra. La
garrota, una tripla treccia di budell, era stretta così tanto intorno al suo
collo che la sua trachea e il collo erano spezzati. La vena giugulare era
aperta.
Un attacco così violento non poteva
aver avuto luogo nella palude: il terreno era troppo umido e scivoloso. Forse
l’avevano ucciso sull’Alderley Edge. Da morto i selvaggi celti l’avevano portato
giù al Lindow Moss e avevano scaraventato il suo corpo in acqua.
Un giorno mio cognato Michael si
trattenne nel nostro ufficio, proveniente da Londra, senza essere annunciato.
Quel giorno doveva aver preso parte a qualche faccenda del Servizio Segreto a
Manchester. Cluff ed io sedevamo alle nostre scrivanie.
"Ho visto che avete preso Turing,"
disse. "L’ho conosciuto durante la guerra." Non avrebbe dovuto dircelo ma, di un
tipo o dell’altro, eravamo tutti poliziotti e quindi poteva fidarsi di noi,
anche per segreti di importanza nazionale. "Lo incontrai nel 1942, da qualche
parte in Inghilterra."
Usava quella frase come se fossimo
stati ancora in guerra.
"Il lavoro di Turing era così
importante che Churchill andò a trovarlo, una volta. Voleva sapere con
precisione come Turing stesse svolgendo il suo lavoro. Ricordo il viaggio.
Quando arrivammo Turing ci venne incontro. Portava cadenti pantaloni di
pettinato di lana e aveva la camicia aperta dal collo. Si era messo la cravatta
per cintura. Qualcuno mi disse che vestiva così abitualmente. Ci scortò
attraverso una serie di baracche piene di misteriosi equipaggiamenti elettrici.
Centinaia di Wren [4]stavano badando a quei macchinari.
Naturalmente, le Wren non sapevano perché stessero mettendo chilometri di nastri
bucherellati in reti di relay dal rumore metallico, ma ne sapevano abbastanza
per non fare domande."
Fece una pausa di un istante, per dare
il tempo a Cluff e a me di immaginare file di scure baracche all’esterno di una
soleggiata casa di campagna inglese, in cui Wrens dalle calze cucite diritte
camminavano lungo prati verdeggianti.
"Mesi dopo la visita di Churchill,
Turing gli scrisse. In seguito ebbi modo di vedere la corrispondenza: ‘Segreta e
Confidenziale’. ‘Riservata al Primo ministro.’ Turing non riusciva a ottenere lo
staff o l’equipaggiamento di cui aveva bisogno per il suo lavoro. ‘Non vorrei
tediarla con una lista dettagliata delle mie difficoltà, ma quelle che seguono
sono le strettoie che mi stanno causando l’ansia più intensa.’ La lista era
lunga e il suo effetto su Churchill fu di elettrizzarlo. Ho visto il memo di
Churchill per il suo staff. ‘AGIRE OGGI. Assicurarsi che Turing abbia qualunque
cosa vuole con priorità estrema e riferirmi che ciò è stato fatto.’ Anni dopo
sentii Churchill dire che Turing era ‘l’oca che depositava l’uovo d’oro e non
schiamazzava mai’." Michael mi squadrò attentamente. "Non schiamazzava mai. La
prossima volta che si entra in azione potrebbe essere ancora più importante."
A fine marzo i russi fecero esplodere
la loro prima bomba-H. Il nostro governo pose decisamente fine alla demolizione
di rifugi antiaerei. Io fui richiamato a Londra. Presi il treno delle cinque del
mattino per la Euston Station e, per il fatto che ancora adesso non conosco
molto bene Londra, andai a Scotland Yard in taxi e per le dieci giunsi
nell’ufficio di Bowker.
Bowker ci stava aspettando. C’erano
Lilly, da Liverpool, e Castle da Sheffield con la sua pipa puzzolente, Johnson
da York e Barnes da Newcastle. Ci sedemmo tutti e sei all’ordinatissima
scrivania di Bowker e bevemmo il suo caffè.
"Che ne pensate di questo caffè?"
disse. "È istantaneo. È una roba appena inventata, polvere in un barattolo,
basta aggiungere acqua calda. È americano."
"Ha un gusto tremendamente orribile,"
disse Castle, facendo una smorfia.
Bowker riassettò i suoi fogli.
"Dobbiamo imparare a lavorare con gli americani. Le Rane [5]
sono state sgominate a Dien Bien Phu e questi discorsi sul Vietnam a Ginevra
sembrano di nuovo quelli di Monaco."
"Tra gli yankee si parla di usare la
bomba," disse Johnson.
"Non la useranno," disse Lilly.
Bowker sorseggiò il caffè. Avevo letto
un articolo sul Daily Express a riguardo di esercitazioni antiaeree nelle
città americane.
"Ci è stato detto di aspettarci un
aumento delle attività sovversive da parte di comunisti e compagnia bella,"
disse Bowker, voltando i foglietti della sua agenda. "Numero Uno. Migliori
rapporti con l’MI-6 sul controspionaggio. Ciò può mettere un freno a che loro
entrino in una bella incazzatura."
"Alla buon’ora," disse Castle.
"Poi viene ‘Positive vetting’ [6].
Il termine mi era nuovo, quindi domandai a Bowker cosa significasse.
"È un’idea degli americani." Si mise a
cercare tra i suoi appunti e lesse, "Un’inchiesta accurata sul background e sul
carattere di una persona, in particolare orientato alla ricerca di singolari
debolezze caratteriali che potrebbero renderla inaffidabile o suscettibile a
ricatti." Si guardò in giro, attorno al tavolo. "Niente più vecchio sistema. Non
più ‘Nulla di noto Contro di Lui’. Gli americani ne hanno avuto abbastanza."
"Prima Maclean e Burgess [7]
e Dio sa chi verrà dopo," disse Castle. "Viene da pensare che Cambridge
non faccia altro che educare maledette checche comuniste che mandano tutti i
nostri segreti a Mosca."
"Vero," disse Bowker, che dopo un
istante aggiunse: "Non comprendo le attrattive del comunismo. Dei Veri Inglesi
non crederebbero mai a un’idea astratta inventata da degli stranieri."
Annuimmo tutti quanti.
"Ma questo è quel che è successo,"
disse Bowker. Ci fu un momento di silenzio prima che aggiungesse bruscamente:
"Faremo il ‘Positive vetting’ e metteremo insieme una lista di persone a rischio
per la sicurezza in incarichi delicati."
"Licenzieranno tutte le checche?"
"O le metteranno in galera," disse
Bowker.
"Alla buon’ora."
Quando la riunione si sciolse Bowker
mi chiese di fare un passo nel suo ufficio privato. "Questo Turing è un problema
speciale. È un peccato che il suo caso si sia concluso in tribunale. Che ne sa
del suo background?"
"È sulla lista di sorveglianza. Ha
fatto cose importanti durante la guerra ma queste prove furono fornite in una
sessione a porte chiuse. Questo è tutto quello che so."
"Prima della guerra a Cambridge era un
wrangler [8]."
Non sapevo cosa intendesse, non
essendo io stato all’università. "Scusi, che cos’è?"
"Un matematico. Negli anni Trenta
scrisse di macchine che pensano. Il suo lavorò provocò un bel trambusto, ma è
tutta roba al di sopra della mia testa."
"Anche della mia, temo."
Bowker tirò fuori un foglio ingiallito
dal suo archivio. Si trattava della dichiarazione, sotto l’egida dell’Atto sui
Segreti Ufficiali, di non fare parola di alcun lavoro svolto al servizio del
governo. La firma di Turing era in calce alla pagina e la data era: settembre
1939.
Bowker riprese il foglio dalla mia
mano. "Durante la guerra era un decifratore di codici. Fino al 1943 gli U-boat
nel Nord Atlantico facevano affondare l’equivalente di un milione di tonnellate
di navi al mese. Quando Turing riuscì a far funzionare a dovere la sua macchina
pensante, le nostre perdite mensili calarono a ventimila tonnellate. Un tipo col
quale ero a scuola, che adesso lavora al Foreign Office, mi raccontò che la
macchina di Turing decodificava cinquantamila trasmissioni del nemico alla
settimana. Certa gente dice che Turing, più di qualunque altra singola persona,
fece vincere la guerra, ma non riesco a crederci. Era soltanto un matematico."
"Sì. Mi sembra un’asserzione
improbabile," dissi.
"Ora, lei e io," disse Bowker, "non
siamo matematici. Siamo solo due sbirri dai piedi piatti, ma sappiamo fare due
più due, proprio come la gente comune. E così i russi. Voglio che lei parli col
capo di Turing, scopra a cosa sta lavorando adesso. Questa è la cosa più
importante."
Abbassò nuovamente lo sguardo sui suoi
appunti. "Il professor Newman è il suo uomo. In passato ha lavorato per noi."
Dopo che il treno fu uscito dalla
stazione di Euston tirai fuori la mia copia di Tacito dalla borsa e posai la
valigia sulla reticella al di sopra della mia testa. Mi misi a sedere in un
posto d’angolo vicino alla finestra e mi dedicai al resoconto dello storico
romano sugli eventi della Britannia del 60 a.C. Cullato dal ritmo del treno, mi
sforzavo di dimenticare i problemi dell’Inghilterra attuale.
Anche i romani avevano i loro. Nerone
voleva l’oro inglese estratto dai celti e da loro smerciato nel più lontano
Oriente, in Russia e Asia Minore. I romani portarono Boudicca [9],
la grande regina guerriera dei celti, al tempio di Claudio nella città di
Colchester. Boudicca portava i suoi capelli rossi pettinati in una treccia che
le cadeva fino alle anche. HIPS. La fustigarono finché le costole non le
luccicarono al sole e non fu pressoché morta, e le stuprarono le due figlie.
Mandai un sospiro e alzai lo sguardo,
giusto per vedere che il treno aveva lasciato Londra e stava attraversando la
pacifica campagna inglese.
Il generale romano Svetonio portò due
delle sue tre legioni, la Quattordicesima e la Ventesima, verso Anglesey,
l’isola sacra ai druidi. Massacrò ogni druido, compresi donne e bambini, e
abbatté il boschetto di querce sacre piene di vischio.
Boudicca cercò vendetta. Centomila
celti entrarono in guerra alle spalle del suo carro. Distrussero la Nona
legione, diedero fuoco a Colchester e a Londra, quindi puntarono a nord, per
sgominare Svetonio, a capo della Quattordicesima e della Ventesima. Stava per
aver fine la Lex Romana in Britannia.
Tacito dice che Svetonio scelse il
sito dove prendere posizione con la massima cura: una gola con un bosco alle
spalle. Al pieno delle sue forze una legione contava cinquemila uomini, ma
quelle due legioni stremate dalle battaglie non erano certo al pieno delle loro
forze. Immaginate quei legionari, veterani dalla lontana Spagna, dall’Africa,
dall’Asia, in piedi, tranquilli e ben squadrati nei loro ranghi. Ognuno con uno
scudo ricurvo nella sinistra e un corto giavellotto acuminato chiamato pilum
nella destra. I soldati più esperti lottavano in retrovie, in modo che lo
schieramento non si frantumasse. Nel sole mattutino guardavano in basso, verso
quella verde vallata inglese, e osservavano l’avanzata di un numero di celti
dieci volte il loro. Prima di una battaglia i celti si dipingevano il corpo di
tintura azzurra. Combattevano nudi, urlavano nell’iniziare la lotta e non
facevano mai prigionieri. Alle spalle del carro di Boudicca chiedevano
battaglia. Nella luce limpida i capelli rossi le andavano all’indietro, spinti
dal vento. I romani dalla carnagione scura attendevano, aspettandosi di morire.
Gli edifici dell’Università di
Manchester sono lodevoli esempi di gotico vittoriano; disgraziatamente sono
anneriti di fuliggine, poiché il cielo di Manchester è praticamente grigio dal
fumo. Di fronte all’Università i tram corrono su e giù lungo Oxford Road e per
la strada ci sono miglia di vicoletti bombardati in cui non si trovano case, ma
solo mucchi di mattoni che aspettano di essere trasportati altrove.
Il professor Newman indossava un
vestito dignitoso, non la solita giacchetta di tweed e i pantaloni di lanetta
tutti spiegazzati che i professori amano indossare.
"Turing lavora a casa sua," disse.
"Ora viene di rado qui. Abbiamo numerosi computer. Ci sono l’Ace e il Ferranti
Mark I, ma lui non gli dedica molto tempo. È più interessato all’aspetto
teorico."
"Non lavora con i codici cifrati?"
"No. Sta lavorando con gli embrioni.
Morfogenesi, il modo in cui le cose crescono da uova fertilizzate."
Mi sembrava roba strana da studiare
per un matematico, ma non dissi nulla.
"Turing ha svolto un bel lavoro
durante la guerra, sa?" disse Newman. "Non posso parlarne. Ma forse lei ne sa
già più di me, no? Fu un lavoro molto importante, più importante della bomba-A.
È un gran segreto, per i russi, voglio dire. Un lavoro che potrebbe ancora fare
la differenza nella prossima guerra."
Mi dichiarai d’accordo.
"È uno strano tipo. Quando arrivò qui
la prima volta, dopo la guerra, lo invitai a un cocktail party. Rimase dieci
minuti, non rivolse la parola a nessuno e se ne andò senza dire nemmeno
arrivederci."
"Questi tipi geniali sono spesso
così," dissi.
"Sì. Pochi uomini potrebbero fare
quello che ha fatto lui. Le sue ricerche matematiche prima della guerra erano a
livello mondiale. Ha letto il suo saggio ‘Numeri computabili’? Fu pubblicato nel
1935. Turing diede risposta all’ultima domanda posta da Hilbert nel 1928. Lei ha
dimestichezza con queste idee?"
Scossi il capo. La conversazione aveva
preso quel tipo di piega che non mi piaceva.
"Be’, per farla corta, Kurt Godel
aveva dimostrato che la matematica era incompleta e che non tutto ciò che è vero
poteva essere dimostrato. Nel 1935 Turing dimostrò che c’erano calcoli che non
erano computabili. Cosa piuttosto strana, la scoperta di Turing fornì
spiegazione di come costruire quelle che ora sono chiamate ‘Macchine di Turing,
macchine che possono eseguire ogni calcolo possibile. Oggi chiamiamo computer
queste ‘macchine di Turing’."
"Capisco," dissi.
"Il suo lavoro durante la guerra…
bene, come ho detto, non ne posso parlare. Ma, mi creda, Turing ha lasciato il
segno due volte, prima nella sua torre d’avorio, poi sul campo di battaglia."
"È un uomo straordinario," osservai.
"È un peccato che abbia pensato che
tutto il mondo fosse come Cambridge," disse Newman. "Disgraziatamente, gran
parte del mondo è come Manchester, con un mucchio di Non-Conformisti che
denotano ben poca tolleranza verso le peculiarità del comportamento umano."
"Ciò ricorda la Manchester che
conosco," dissi.
"Sarebbe andato tutto bene se fosse
rimasto con la gente del suo tipo, qui all’Università, o con quelli della BBC o
della stampa. Non ci sarebbe stato alcun problema," disse ridendo. "O forse non
dovrei parlare così con un poliziotto?"
Aveva ragione sulla faccenda della
classe sociale. La settimana precedente la mia visita, due boy scout avevano
accusato Lord Montagu di oscenità flagrante. I giornali stavano spiattellando
ogni dettaglio sulle pagine di testa. Anche gli americani facevano un gran
casino su tale storia, perversione nelle alte sfere, roba di quel tipo.
"Quindi non sta lavorando su niente
che potrebbe costituire un rischio per la sicurezza?" Usai il termine nuovo con
prudenza, ma Newman sembrava sapere a cosa alludessi.
"No, niente di tutto ciò."
Mi portò ai piani inferiori a vedere
la Computer Room, che era una stanza sorprendentemente piccola nel seminterrato.
I muri erano coperti di mattonelle scure e le rare, minuscole finestre erano
prossime al soffitto. L’equipaggiamento elettrico ronzava e nell’aria c’era
quella puzza di elettricità che mi fa sempre pensare che qualcosa stia bruciando
e nessuno se ne accorga.
Più tardi, in ufficio, riferii a Cluff
quanto avessi trovato sconvolgente quell’odore. Disse: "Dev’essere l’odore del
futuro." Talora le sue osservazioni sono spiazzanti, ma quella volta capii che
cosa intendesse e, una volta tanto, fui d’accordo con lui. L’energia elettrica
sarà importante nel futuro.
Il Sunday Express pubblicò
qualche altra supposizione circa l’Uomo di Lindow. Lovernio aveva all’incirca
trent’anni, era alto e assai muscoloso per l’epoca. La pelle delle sue mani non
aveva calli, le unghie erano limate con cura. Aveva mani curate da
aristocratico. Non aveva cicatrici sul corpo, quindi non era un guerriero che
guidava gli uomini, era un druido, un principe della mente, un consigliere di
re.
Educato da druido, Lovernio doveva
aver trascorso vent’anni in Irlanda, a studiare la tradizione della teologia
celtica, i rituali, le interpretazioni dei sacrifici, la medicina e i racconti
degli eroi.
Forse giunse in Britannia quando i
Romani minacciavano le rotte del commercio d’oro dei celti. Forse fu al fianco
di Boudicca e vide Colchester e Londra, forse l’aiutò a programmare la
distruzione della Nona legione. Forse, dopo un po’ di tempo, se ne era
allontanato quando la regina non aveva seguito i suoi consigli e aveva spinto le
sue orde selvagge ad attaccare la valle, nella gola, contro i giavellotti degli
uomini di Svetonio che attendevano, silenziosi, col bosco alle spalle.
Al termine di quella giornata, dice
Tacito, ottantamila celti e quattrocento romani erano morti. Gli uomini della
Quattordicesima e della Ventesima legione erano sorpresi di trovarsi ancora in
vita e di vedere il sole tramontare. Forse fu Lovernius a mescere il veleno per
Boudicca e si mise a sedere al suo fianco mentre questa lo beveva, cullandole il
capo tra le sue braccia, accarezzandole i capelli rossi che le ricadevano sulle
gambe e fino all’erba.
I celti avevano perso ogni cosa,
l’esercito, i boschetti sacri di Anglesey e il controllo delle loro rotte
commerciali. Cosa ancor peggiore, con i loro uomini lontani, in guerra per
l’intera primavera, nessuna messe era stata piantata. I celti avevano davanti a
loro un anno di carestia. Forse Lovernius capì che, in Britannia, il mondo dei
celti era giunto alla fine.
Quindi i suoi seguaci brutali lo
offrirono in sacrificio, gli spaccarono la testa per ingraziarsi il loro dio
Taranis, lo strangolarono e lo dissanguarono a morte per ingraziarsi Esus, e
scaraventarono il corpo del loro principe in una palude per ingraziarsi il loro
grande dio Toutatis.
Non meraviglia che i Romani mettessero
fuori legge i sacrifici umani.
Sul lavoro, il giorno dopo, raccontai
la storia a Cluff, dicendo: "La sua fu una morte davvero inutile."
"In Irlanda ci sono rovine romane?"
domandò, cosa che una volta di più mi dimostrava quanto poco conoscesse la
storia.
"No," risposi.
Mi rivolse quel suo sorriso irritante
e arguto.
A giugno, Bowker mi telefonò. "È per
il problema di Turing. Gli yankee hanno letto del suo processo sui giornali, per
cui sanno che è un ‘rischio per la sicurezza’. Questo significa che non può
proprio lavorare per la nostra parte. E c’è di peggio, se gli yankee hanno letto
del processo sul giornale di Wilmslow, può stare sicuro che l’abbiano fatto
anche i russi. Supponga che i russi lo colleghino alla decifrazione dei codici…
Se lei fosse i russi, che farebbe?"
"Metterei un bel ragazzino in una
trappola preparata, farei delle belle foto e una chiacchierata con Turing." Ci
sono momenti in cui trovo il lavoro di polizia alquanto disgustoso, ma sapevo
che il mio personale disagio era di gran lunga meno importante della sicurezza
dell’Inghilterra.
"E se lui cadesse in trappola, lei
pensa che verrebbe a dircelo?"
"Difficile rispondere. A suo modo ha
un suo senso."
"Perché non va a trovarlo e non gli
spiega come stanno le cose?"
La domenica successiva era la
Pentecoste più fredda e umida degli ultimi cinquant’anni. Era anche il decimo
anniversario del D-Day, ma comunicai a Maureen che avrei perso la messa speciale
a causa di impegni ufficiali. Andai in macchina a Wilmslow. Turing era a casa,
come mi aspettavo. Portava una cappa sopra il pigiama, per cui non potevo veder
se gli fossero cresciuti i seni. Mi fece accomodare in cucina, dove si
era messo a trafficare con dei prodotti chimici. Mi fece vedere un cucchiaio
placcato in oro. Sul tavolo, accanto ai bottiglini di prodotti chimici, c’era
una mela.
"Sono momenti difficili," dissi. "Ora
che i Rossi hanno la bomba-H ci stanno mettendo alle strette in ogni parte del
mondo, usano la loro forza nell’Europa dell’Est, in Vietnam, ovunque possano
causare dei guai."
Annuì. Lo sguardo fisso dei suoi occhi
azzurri non si spostava dal mio viso.
"Ci aspettiamo un incremento di
attività sovversive qui, in Inghilterra," dissi. "Spionaggio, infiltrati nelle
nostre organizzazioni, roba di quel genere."
"E ricatti," aggiunse. Aveva la voce
stridula, ma fissò il mio sguardo senza cedere, con un incrollabile candore
dagli occhi azzurri.
"Quasi certamente. Ecco perché sono
venuto qui a parlargliene. Non serve che le dica che lei sarà sorvegliato
attentamente da noi, lo sa." Questo non era vero, poiché non avevamo abbastanza
uomini per altro che un controllo casuale e occasionale anche per individui
dell’importanza di Turing, ma fingere di sapere di più di quel che sai è un
principio basilare del lavoro di polizia. Vedevo che la mia strategia
funzionava, dal momento che Turing si mostrava assai attento. Cercai di suonare
comprensivo verso di lui nell’aggiungere: "Anche i Rossi la sorveglieranno. Sono
astuti. Lei deve essere molto prudente. Se la contattassero, ce lo dovrebbe
dire. Sarebbe la cosa migliore. In tal modo lei potrebbe ancora fare la sua
parte per l’Inghilterra."
"Buono a sapersi. Agirò al mio meglio
e cercherò di fare la cosa giusta per il mio Paese." Come ho già detto, era un
tipo col senso dell’onore, a suo modo. Era un peccato che non avesse alcuna
auto-disciplina.
Maureen aveva acceso il fuoco, per
quando tornai a casa, e a pranzo mangiammo arrosto. Dopodiché andai in cantina a
prendere una bottiglia di birra. Mi sedetti accanto al fuoco con la birra e il
Sunday Express. Era strano accendere il caminetto a giugno, ma mi piaceva
stare lì. La pendola ticchettava e Maureen stava scrivendo la sua lettera
domenicale alla madre, seduta al tavolino che ci eravamo comprati per le nozze
d’argento.
Avevano trovato un piccolo
quantitativo di cibo nello stomaco dell’Uomo di Lindow, solo un paio di bocconi.
Si trattava di un pasto rituale. L’analisi chimica ipotizzava pane non
lievitato, cotto frettolosamente su un piccolo fuoco. I capi celtici erano in
fuga, inseguiti dai Romani. Nel pane c’erano tracce di vischio. Lovernio aveva
consumato un pasto rituale prima di essere offerto in sacrificio.
Quel giovedì, l’uomo di servizio di
Turing lo trovò morto nel suo letto, con la bava sulle labbra e una mela
mangiata a metà sul comodino. Il patologo dichiarò che la causa della morte era
avvelenamento tramite cianuro. Il verdetto del coroner fu suicidio: "Poiché
l’equilibrio della sua mente era disturbato."
La morte di Turing continua a turbare
i miei sonni. A volte sogno di essere nella sua cucina, in piedi, mentre lo
guardo prendere pensieroso la mela e gocce azzurre di cianuro gli luccicano
sulle sue dita. A volte lo guardo mentre immerge la mela nel cianuro e una folla
invisibile mormora la sua approvazione. A volte sogno che si è allontanato da me
per sistemare il suo esperimento e, veloce e prudente, io immergo la mela al suo
posto.
La domenica seguente il Sunday
Express riportò i risultati di ulteriori test sul cibo nello stomaco
dell’Uomo di Lindow. Il pane era bruciato e l’analisi chimica suggeriva che
fosse stato cotto per soli due, tre minuti, e quindi frettolosamente buttato
sulla fiamma alta per abbrustolirne l’esterno.
I celti usavano pane abbrustolito per
estrarre a sorte. Ogni uomo doveva estrarre un pezzo di pane da una borsa in cui
un pezzo era stato abbrustolito al fuoco.
Forse Lovernio era solo stato
sfortunato ad aver tirato fuori il pezzo annerito.
Ma la posizione dei celti era
disperata. Forse offrì se stesso deliberatamente, il più nobile tra i celti,
druido e principe al tempo stesso, per compiacere le sue crudeli divinità. In
quel caso, prese deliberatamente il pezzo di pane mezzo bruciato, mentre i suoi
compagni lo guardavano con ammirazione e meraviglia. O, forse, c’era un solo
pezzo di pane in quella borsa, una sola crosta annerita.
O forse capì semplicemente che il suo
tempo era giunto alla fine, che non gli rimaneva più nulla.
Fu una sfortunata vittima sacrificale,
scelse di morire per la sua causa, fu un prescelto o, semplicemente, perse ogni
speranza? E ciò ha qualche importanza?
Cluff dice che ne ha, ma Cluff ha
sempre torto.
note
traduzione
1
Il Domesday Book, ‘Libro del giudizio universale’ è il libro del catasto
delle contee inglesi, fatto redigere a scopi fiscali da Guglielmo il
Conquistatore intorno al 1086.
2
L’Alderley Edge è un colle pieno di boschi e piuttosto scosceso che si trova
nella zona di Manchester. Un tempo la zona era importante per le sue risorse
minerarie, oggi è soprattutto una meta turistica.
3
Le Trade Unions possono essere ritenute grossomodo
l’equivalente inglese dei nostri sindacati confederali.
4
‘W.R.EN.’, ai tempi
della Seconda Guerra Mondiale, era l’acrostico col quale erano indicate le
ragazze del Women’s Royal Naval Service, ausiliarie affiliate alla Marina
britannica.
5
‘Frogs’, ‘le Rane’, è
il nomignolo non certo tenero col quale spesso gli inglesi si riferiscono ai
loro dirimpettai francesi. L’allusione è alla sconfitta dei francesi nella
Guerra di Indocina e alla minaccia comunista proveniente dal Vietnam del Nord.
La conferenza di Ginevra è equiparata a quella di Monaco nel 1938 sui Sudeti, in
cui le potenze europee non seppero opporre un freno alla minaccia nazista.
6
Con il termine veniva
indicato in ambienti angloamericani il controllo più rigoroso sul retroterra, le
affiliazioni politiche e le frequentazioni di una persona, per stabilirne
l’affidabilità in merito alla possibilità di ricoprire determinate posizioni che
coinvolgessero la sicurezza nazionale. Il verbo ‘to vet’ significa medicare,
curare, visitare, ed è generalmente usato per i veterinari (‘vet’ è infatti il
diminutivo col quale è nota questa attività).
7
Ci si riferisce,
probabilmente, a Guy Burgess e Donald Maclean, due funzionari del Foreign Office
scomparsi il 25 maggio 1951. Alcuni giornali dell’epoca, come il Sunday
Dispatch, sostenevano la politica statunitense di "estirpare i pervertiti,
sia sessuali che politici".
8
All’Università di
Cambridge il nome ‘wrangler’ designa un candidato che abbia ottenuto risultati
di prima classe nel corso di laurea in matematica. ‘Wrangler’ è anche un termine
che indica individui rissosi, o un’altra parola per ‘cowboy’.
9
Da noi nota anche come
Budicca (Boedica, nell’originale), di lei parla appunto Tacito nel XIV libro
degli Annales.
© Jim Cowan,
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tit. orig. Alderley Edge
(traduzione Andrea Marti, revisione
Domenico Gallo)
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