un articolo di Joan Slonczewski
Idee, dove trovarle?
"Ma dove hai preso quelle idee?"
E’ la domanda numero uno che mi viene fatta come
scrittrice di fantascienza. La domanda successiva è come metti le idee
scientifiche in una storia? Soprattutto, come fai ad estrapolare dalla scienza
conosciuta per renderla convincente ed interessante?
Per prima cosa è importante capire che oggigiorno
esistono diversi tipi di fantascienza e in ognuno di essi la scienza funziona in
modo differente. Michael Crichton costruisce un thriller attorno a dettagli
tecnici, perfino a degli elenchi di dati; il personaggio e l’”arte” sono posti
molto meno in risalto. Ursula Le Guin scrive fantascienza antropologica,
enfatizzando le scienze sociali e le sottigliezze del personaggio. Una tendenza
recente è rappresentata dal romanzo "storico futuro" sul tipo di China
Mountain Zhang di Maureen McHugh, in cui l’estrapolazione
scientifica fornisce i dettagli di un’ambientazione di un futuro vivido per la
gente comune. Le mie opere esplorano le interazioni tra la scienza e la società
e gli esseri umani che vi si trovano invischiati in mezzo, anche quando (come in
A Door into Ocean) non si è sicuri a prima vista chi sia "umano".
Come scrittore, occorre che tu decida quale ruolo
(se c’è) può svolgere l’estrapolazione scientifica nel tuo lavoro. Infatti, la
maggior parte di quella che viene oggigiorno etichettata come “fantascienza”
potrebbe benissimo venir definita fantasy e se hai uno stile abbastanza
distintivo, quella potrebbe essere la strada che fa per te. D’altra parte
prendere in modo serio la scienza richiede un’attenzione speciale. Potrei
suggerire degli approcci che funzionano per me.
Le idee più fresche provengono direttamente
dall’esperienza nel laboratorio scientifico. Sia nel mio laboratorio che in
quelli dei miei colleghi, sperimento regolarmente fenomeni naturali che sono più
strani di tutte le stranezze della fantascienza: un magnete superconduttore che
solleva le grappette nella stanza accanto, un vassoio di batteri che genera
migliaia di mutazioni nel giro di una notte, una fiala di meteriali chimici che
cambiano di colore “magicamente” ogni pochi secondi. Io ho un vantaggio in
quanto ricercatore scientifico ed insegnante avendo bisogno di spaziare in modo
consistente. Ma qualsiasi scrittore può fare una telefonata ad un laboratorio di
ricerca e chiedere perfino di poter fare una visita, la maggior parte degli
scienziati ama parlare del proprio lavoro. I bulletin board su internet sono
un’altra buona fonte di esperienze.
Dopo il laboratorio, la fonte migliore per le
idee sta in pubblicazioni di ricerca come Science e Nature.
Queste sono fonti che forniscono rapporti di ricerca di prima mano sulle ultime
scoperte, quelli che interessano un’ampia gamma di scienziati. Se la loro
lettura rappresenta una sfida, anche per uno scienziato veterano, la maggior
parte delle scoperte eccitanti che vi sono riportate non raggiungeranno mai le
riviste di divulgazione scientifica. Per esempio, ho incontrato su
Science la relazione su un batterio che mangia l’uranio. E’ una cosa
che si adatta benissimo alla trama del mio romanzo, in quanto avevo bisogno di
un organismo che mangiasse qualcosa che nessun’altra creatura osava toccare!
Per recensioni su campi emergenti che siano
leggibili usate periodici indirizzati ad un pubblico letterato scientificamente
come la Scientific American e l’American Scientist della Sigma
Xi. Lasciate stare i giornali e riviste popolari di scienza meno
sofisticate, i loro articoli sono per la maggior parte superficiali e contengono
errori.
Una volta che avete una buona idea, sarebbe bene
testarla con un esperto, così come dovreste testare qualsiasi altro aspetto
dell’ambientazione. Così potreste evitare sbagli evidenti, così come idee
considerate trite e scontate da un esperto e che in qualche altro modo sarebbero
utili al tuo lavoro. Per esempio,
dei fisici mi hanno detto che uno strumento anti-gravità sarebbe scartato in
quanto ritenuto un cliché, ma l’uso di un buco bianco come fonte di energia
potrebbe essere preso come una cosa seria.
Comunque dovete anche capire che gli “errori”
potrebbero non essere fatali per quanto riguarda il successo popolare. Il
capolavoro di Frank Herbert, Dune, mostra gli abitanti di un pianeta
deserto che distillano l’acqua dall’aria. Una cosa del genere funzionerebbe solo
su un deserto terrestre perché l’atmosfera della terra ha l’acqua che gli viene
dagli oceani. Anche se la vostra scienza fosse “giusta” quando viene scritto il
libro, alcuni aspetti sono destinati a diventare obsoleti molto presto. A
Door into Ocean descrive donne che generano bambini attraverso la fusione
ovulare. Ancora prima che fosse dimostrato, la ricerca aveva posto in evidenza
che era impossibile in quanto i cromosomi paterni portano modificazioni
essenziali.
Credibilità e
consistenza.
Ciò che rende un’idea "credibile", allora, non è
una cosa facile da definire. Far si che i fatti siano “giusti” in modo esatto e
aggiornati può aiutare; anche se nessuna delle vostre assunzioni o
estrapolazioni può essere messa in dubbio, il vostro lavoro potrebbe comunque
non essere fantascienza.
E’ interessante notare che il lamento più comune
che sento da scrittori inesperti è che la “scienza vera” che hanno testato in
modo attento sia dichiarata falsa o incredibile da lettori o curatori. Che si
può fare quando la verità supera la finzione?
Un modo per rendere credibili le vostre idee è di
collegare ogni invenzione a qualche evento o fatto della terra che sia
facilmente verificabile. Ciò si può fare in modo più o meno sottinteso come una
specie di nota a piè di pagina. Quando Crichton ci mostra i suoi dinosauri che
mordono le barre d’acciaio, "come iene", offre un fatto che io potrei
verificare. Possiamo essere certi che qualche appassionato di iene si metterebbe
a strillare se la cose fosse sbagliata! Allo stesso modo, quando ho creato un
organismo alieno con una visione infrarossa in The Wall around Eden, ho
sottolineato che animali conosciuti, come i serpenti a sonagli, possiedono
organi con sensori infrarossi. Le lenti focali degli occhi “alieni” erano di
cloruro di sodio, una sostanza infrarosso-focalizzatrice che le creature viventi
di solito contengono nel proprio corpo.
Un’altra fonte di credibilità è la consistenza:
state attenti a che i vostri fatti e le vostre estrapolazioni, anche se di per
se ragionevoli, una volta messe assieme abbiano senso all’interno della storia.
Se il vostro pianeta immaginario ha una massa doppia di quella della terra,
quale sarà la sua gravità? E la composizione della sua atmosfera? Quanto sarà
vicino al proprio sole e quanto impiegherà a completare un anno? Gli animali
nativi su questo pianeta avranno arti forti e poderosi o saranno lunghi e
delicati? Se dei mostri voraci si buttano sui vostri viaggiatori spaziali, quale
tipo di fauna di solito cacciano?
I problemi biologici spesso vengono tralasciati.
In Door into Ocean, ho creato un intero ecosistema completo di piante
microbiche per fotosintesi, piccole mandrie fosforescenti, predatori aerei e
marini di ogni taglia e spazzini, molluschi che strisciano sopra la vegetazione
galleggiante.
Potrebbe apparire faticoso e frustrante far sì
che tutte le parti combacino tra loro, ma questa capacità extra è ciò che
distingue storie come Dune da tentativi meno indimenticabili. Nel mio
lavoro sono arrivata a basarmi su di un approccio a strati in cui inizio dal
principio, scrivo uno o due capitoli fino a che non arrivo a delle
inconsistenze, a quel punto ricomincio tutto dall’inizio e cerco di proseguire
poi per altri due o tre capitoli. Inevitabilmente il primo capitolo finisce con
l’essere scritto una ventina di volte, ma il premio sta nel fatto che l’ultimo,
virtualmente, si scrive da solo.
Uno scrittore che sviluppa una visione del mondo
particolarmente complessa, o “universo”, potrebbe scegliere di scrivere molti
libri all’interno dello stesso universo, esplorando aspetti differenti della sua
ambientazione o del suo tema. Proprio come Doris Lessing ha scritto una serie di
romanzi su Martha Quest in Africa, Ursula Le Guin ha scritto molti volumi,
incluso Left Hand of Darkness, all’interno di un universo immaginato, un
universo in cui i mondi coloniali remoti dell’umanità sono collegati dallo
strumento comunicativo noto come “ansible”. Si deve comunque stare attenti
a produrre abbastanza materiale nuovo per giustificare il diritto a scrivere
ogni nuova storia.
Spiegando le proprie idee nella storia.
L’errore più grosso è quello di fare conferenze
ai propri lettori, per quanto intrigante un’idea possa essere. Lo scrittore
dovrebbe fondere le idee scientifiche senza giunzioni all’interno di tutti gli
altri aspetti dell’esperienza che formano la storia. Come solito, “mostra, non
raccontare” è la regola che vige.
Fare in modo che le idee scientifiche portano
allo sviluppo interiore del personaggio e viceversa. Un esempio di questo
procedimento è sorto mentre scrivevo Door into Ocean, in cui una
popolazione di donne chiamata Sharer abita un pianeta interamente ricoperto da
un oceano. Un giorno un ricercatore nel mio laboratorio mi ha mostrato in preda
all’eccitazione una fiala di proteina purpurea che aveva appena isolato da
batteri fotosintetici. Quando la luce colpiva la proteina questa si schiariva
fino a sbiancarsi, come se assorbisse l’energia della luce. Questa dimostrazione
mi dette l’idea che le mie donne acquatiche avessero come simbioti dei batteri
purpurei sulla pelle, per rifornirsi sott’acqua di ossigeno. Quando il loro
ossigeno diminuiva, la pelle delle Sharer si sarebbe drammaticamente sbiancata.
Questa tendenza a “sbiancarsi” sviluppò in seguito anche un significato
spirituale: le Sharer potevano entrare in una specie di trance, denominata
"trance bianca", che permetteva loro di sopportare situazioni di stress fisico
estremo mantenendo le proprie credenze religiose.
Un altro esempio sempre da Door into
Ocean funziona in direzione opposta, dallo sviluppo del personaggio verso
la scienza. Le Sharer usano una resistenza pacifica di tipo gandhiano per
respingere un’invasione armata del loro pianeta. Cercavo una metafora dalla
scienza per aiutarmi a descrivere il successo inatteso della loro resistenza
che, dalla prospettiva limitata degli invasori, sembrava destinata a fallire. La
metafora doveva adattarsi alla prospettiva delle Sharer che avevano una
tecnologia biologica avanzata. Ho incontrato l’idea dell’electron tunneling un fenomeno grazie al
quale gli elettroni possono penetrare una barriera energetica apparentemente
impenetrabile. L’electron tunneling avviene nelle molecole di emoglobina nel
momento in cui assorbe l’ossigeno nel sangue, così le Sharer l’avrebbero dovuto
conoscere.
Qualche spiegazione è sempre necessaria, il
trucco sta nella quantità. Può essere utile inserire qualche spiegazione
indispensabile nel dialogo, una frase per volta, in un punto in cui gli eventi
lo richiedono. Per esempio, in Daughter of Elysium, uno scienziato in
visita (è nuovo per il pianeta) scopre che i suoi dischi di coltura scartati
hanno preso vita e stanno tentando di ingoiarsi il figlioletto di due anni. Uno
studente arriva in soccorso spiegando che il materiale “intelligente” dei dischi
di coltura (composti di miliardi di microscopici robot) ha funzionato male, è
progettato per assimilare tessuti colturali, non bambini.
Questo esempio, tra l’altro, illustra il vecchio
ma sempre utile stratagemma per spiegare ogni nuova ambientazione: il
“visitatore” ingenuo che ha bisogno che gli venga spiegata ogni cosa. Funziona,
a patto che non si renda la conferenza troppo ovvia e si faccia muovere la
trama. Jurassic Park in fondo consiste essenzialmente in una lunga
conferenza sulla clonazione dei dinosauri, tenuta in movimento da una serie di
eventi mozzafiato e sanguinosi.
Un approccio al problema delle spiegazioni sta
nell’includere nella prima stesura tutto ciò di cui la storia sembra aver
bisogno, anche se sai che è troppo per il lettore. Nelle stesure successive
taglia drasticamente. Ometti termini conosciuti solo dagli esperti o
ridefiniscili in linguaggio semplice. (Ovogenesi vuol dire ”fare le uova”). Un
corso di scienza tipico introduce più parole nuove di un primo anno di
linguistica. Cercate allora di usare la terminologia scientifica allo stesso
modo in cui usereste le parole da una lingua straniera: con cautela, per
ottenere effetto.
Una frase occasionale in gergo potrebbe essere
mantenuta a patto che raggiunga una vita propria nella storia. In Daughter
of Elysium, ho mantenuto una frase dello sviluppo fetale sulle “cellule
germinali primitive” che si piegano ad una lunga migrazione per raggiungere le
gonadi in via di sviluppo prima che il feto nasca. La frase stabilisce una
metafora distintiva per il viaggio esistenziale dei miei personaggi principali.
Ma un’infinità di frasi simili sono state tagliate o ridefinite prima della
versione definitiva.
Far avanzare la trama.
E’ meglio propinare al lettore l’informazione
tecnica complessa un po’ per volta, e anche in questo caso, laddove appare, che
avvenga in un modo che appaia “inevitabile”. Questo compito è una sfida, ma se
fatto abilmente lo sviluppo delle idee può far avanzare la vostra trama,
innalzando la tensione, molto di più che se aveste rivelato tutte le
implicazioni fin dall’inizio.
Daughter of Elysium descrive la ricerca
che connette lo sviluppo fetale all’invecchiamento, un campo dalla complessità
scoraggiante. Il capitolo iniziale mostra come si forma il canale cardiaco del
feto e come inizia a pulsare; i capitoli successivi descrivono processi più
complessi delle cellule e dei tessuti e molto dopo gli eventi molecolari critici
che determinano se l’embrione sopravvivrà o meno, o se vivrà senza invecchiare.
In mezzo, molte trame secondarie incidentali alla ricerca si occupano del tempo
dello scienziato, così come succederebbe nella vita reale. Spesso le trame
secondarie svolgono un contrasto ironico al suo lavoro. Per esempio, quando a
casa si trova di fronte i suoi familiari morenti che non potranno mai
beneficiare della sua ricerca sull’invecchiamento.
Un altro ruolo per la scienza nella vostra trama
può essere mostrato col come reagiscono al cambiamento personaggi diversi e come
vengono (o no) a loro volta modificati. In A Door into Ocean, gli
invasori del mondo oceano rispondono alla scienza della vita delle Sharer in
diversi modi. Alcuni cercano semplicemente di distruggerla, e nessuno degli
strani insuccessi a cui si trovano di fronte cambia le loro prospettive. Altri
sono interessati alla nuova scienza, con le implicazioni per la loro medicina e
l’agricoltura. Qualcuno arriva anche ad accogliere il simbiota purpureo sulla
propria pelle.
Gli argomenti che ho portato nel trovare le idee
e nel loro uso sono stati utili nei miei romanzi, e hanno funzionato anche per
altri scrittori. Allo stesso tempo è importante non perdersi nella scienza.
Ricordate che ciò che alla lunga fa “funzionare” un romanzo di fantascienza è
ciò che fa funzionare qualsiasi altro buon romanzo: connessioni, consistenza e
personaggi che ci appassionano.
Questo articolo è stato originalmente pubblicato in The
Writer con
il titolo Science in Science Fiction:
Making it Work
Ogni diritto appartiene all’autore:
riproduzione e distribuzione sono proibite. Pubblicato qui con il permesso
dell’autore.
Traduzione
italiana, Danilo Santoni
Biologa al Kenyon College, insegna in corsi di biologia e di
fantascienza. Fa parte della società religiosa dei quaccheri.
il
suo sito
Ha pubblicato i seguenti romanzi di
fantascienza:
Still Forms on
Foxfield (1980)
A Door Into
Ocean (1986) - La difesa di Shora, Ed. Nord, (1988) [E’ il romanzo che pone in
risalto le sue conoscenze nel campo della genetica e in quello delle scienze
ecologiche; sotto l’aspetto politico è un romanzo che affronta il tema del
pacifismo e quello del femminismo. Descrive un pianeta interamente coperto
dall’acqua e abitato da una razza esclusivamente femminile che ha fatto enormi
passi nell’ingegneria genetica. Nello stesso mondo di questo romanzo sono
ambientati anche i tre romanzi successivi Daughter of Elysium,The
Children Star, Brain Plague]
The Wall Around
Eden (1989) - Le mura dell’Eden, Ed. Nord, (2007)
Daughter of Elysium
(1993)
The Children
Star (1998)
Brain
Plague
(2000)