Brave New World e la sua attualità
Data: Venerdì 08 febbraio 2008
Argomento: Saggistica


Il potere delle biotecnologie sulla procreazione
un articolo di Antonella Russo

1.1 L’uomo diventa Creatore: riflessioni sulla fecondazione artificiale.

Leggendo Brave New World, potremmo stupirci per la sua straordinaria attualità. Aldous Huxley pronosticava che nel giro di alcuni anni, sarebbe stato possibile pianificare geneticamente, clonare e sviluppare individui normali in uteri artificiali. A distanza di circa settant’anni, quella preconizzazione sembrerebbe avverarsi e la profezia dello scrittore, oggi sta diventando una drammatica realtà. Il “New World” è già iniziato: basta pensare alle banche dello sperma, agli ovuli femminili congelati, alle tecniche di fecondazione artificiale, agli uteri in affitto, ai bambini procreati su ordinazione per coppie omosessuali, alla mercificazione totale della vita umana, per capire come la nostra società si spinga sempre più nella direzione descritta da Huxley.

Gli ultimi due decenni del nostro secolo sono stati segnati da un continuo fiorire di ricerche e conquiste biologiche, tanto che il nostro secolo è stato definito come il “Secolo Biotech”, ovvero il secolo delle biotecnologie. Nell’accezione tecnica, questo termine sta ad indicare le tecniche di correzione e di manipolazione della materia vivente. Nel dibattito scientifico, il termine biotecnologia è associato quasi esclusivamente, ai recenti sviluppi della genetica, quali la creazione degli embrioni in vitro, il perfezionamento della diagnosi prenatale e il pre-impianto in utero, la ricerca delle cellule staminali di embrioni ottenuti con la fertilizzazione in vitro e tanti altri. Quello che però ci chiediamo è se tutto ciò che è tecnicamente e scientificamente ottenibile, sia anche lecito e se le continue conquiste della scienza siano sempre proficue per il bene dell’umanità. La prima cosa da tener presente è che non esiste una scoperta scientifica buona o cattiva, ma è importante l’uso buono o cattivo che l’uomo fa di essa. Questo, però, molto spesso è dimenticato e si va avanti all’insegna del motto “tutto ciò che si può fare si fa”.

Purtroppo oggi le biotecnologie danno all’uomo un potere enorme, a tal punto che l’ambizione smisurata di imitare l’atto divino della creazione sembra diventare realtà. L’uomo non accetta più la natura come destino immodificabile ma come insieme di possibilità: è penetrato nei misteri della vita, rubando quel privilegio che solo Dio possedeva, con la convinzione di saper fare di meglio.

La vita diventa il prodotto di una fabbrica, perchè smette di essere qualcosa di naturale ma è dettata da una scelta: se dare vita, che vita dare, a chi e come. Quindi possiamo decidere se diventare un Alfa, Beta, Gamma, Delta o Ipsilon della società huxleyana. La cosa più sconcertante è che l’uomo sia ridotto ad una “cosa” manipolabile, privato della propria dignità. Bisogna, invece, tener sempre presente che “l’uomo non è un utensile, come prevedono le concezioni centralistiche e totalitarie che, tra l’altro, vogliono ridurlo ad un oggetto da manipolare in maniera codificata, ma è qualcosa di permanente e universale, non mutevole in funzione esclusiva delle circostanze di un dato periodo considerato. [...] Ogni uomo è unico, insostituibile e libero”(Ornello Vitali, “La disumana illusione di avere figli perfetti”, in Il Giornale, 8-5-1998). In Brave New World è John il Selvaggio a renderci chiaro questo concetto, proprio nel momento in cui egli si ribella a tutta la perfezione artificiale e prodotta in laboratorio:

I don’t want comfort. I want God, I want poetry, I want real danger, I want freedom, I want goodness. I want sin (Huxley 1996: 246).

John ci rappresenta: come lui anche noi, guardiamo inorriditi un mondo completamente sconosciuto, i cui continui sviluppi della scienza e le nuove tecniche di biologia molecolare potrebbero permettere di produrre individui perfetti, identici l’uno all’altro[1], senza richiedere alle madri di sopportare nove mesi di gravidanza, un parto doloroso e infine l’allattamento. Allo stesso tempo però, dal punto di vista medico, gli uteri artificiali potrebbero permettere a donne con malattie non facilmente curabili, come per esempio l’AIDS, di avere figli non infetti.

Non bisogna, ad ogni modo, dimenticare gli effetti che la mancanza di rapporti fisici con i genitori può avere sulle funzioni affettive e cognitive di un neonato, soprattutto perchè viene a mancare quel rapporto di complicità naturale tra madre e figlio, uniti dal cordone ombelicale, ma soprattutto i bambini privati del tocco umano e del contatto corporeo spesso sono incapaci di sviluppare un pieno ambito di relazioni umane, a volte muoiono subito dopo la nascita o diventano violenti e gravemente introversi.

Anni fa, la scrittrice femminista Shulamit Firestone aveva prospettato la possibilità di usare uteri artificiali per liberare la donna dagli svantaggi fisici associati a nove mesi di gravidanza e ai dolori del parto. Con l’introduzione della pillola, la dissociazione tra sesso e riproduzione e l’introduzione dell’allattamento artificiale, la donna acquisirebbe un altro livello di libertà: ma a questo punto, l’uso degli uteri artificiali potrebbe essere consentito anche all’uomo, permettendogli dunque di poter finalmente ottenere un privilegio che solo la donna ha avuto e che lui per tanto tempo ha cercato di rubare (ricordiamo Frankenstein di Mary Shelley).

Chi si oppone, in particolar modo, alla fecondazione artificiale perchè considerata come un “intervento tecnocratico” da parte del potere patriarcale per opprimere le donne, è il movimento femminista FINRRAGE (Feminist International Network of Resistance to Reproductive and Genetic Engineering), in quanto sostiene che

il corpo femminile, con la sua capacità univoca di creare vita umana, sta per essere espropriato e sezionato come mero materiale per la produzione tecnologica di esseri umani. [...] L’ingegneria genetica e riproduttiva è un altro tentativo di porre fine all’autodeterminazione dei nostri corpi . [...] Non è necessario cambiare la nostra biologia, ma è necessario trasformare le condizioni patriarcali, sociali, politiche ed economiche. L’esternalizzazione del concepimento e della gestazione facilita la manipolazione e il controllo eugenetico. La suddivisione del corpo femminile in parti distinte, la sua frammentazione e separazione al fine di una successiva ricombinazione scientifica sono operazioni che smembrano la continuità e l’identità[2].

Rosi Braidotti, nel suo libro Madri, mostri e macchine, analizza come i recenti sviluppi nel campo delle bio-tecnologie, in particolare nelle nuove tecniche di procreazione artificiale, abbiano esteso il potere della scienza sul corpo riproduttivo femminile. Inoltre, ci mostra come in passato l’immagine della donna/madre sia stata associata a quella del corpo mostruoso:

l’associazione delle donne ai mostri risale ad Aristotele che, in Generazione degli animali postula la norma del tipo umano nei termini di un’organizzazione corporea basata sul modello del maschio. Di conseguenza, nel processo di riproduzione, quando tutto procede secondo la norma, nasce un bambino di sesso maschile; la femmina viene alla luce quando qualcosa non va per il verso giusto o non accade. La femmina è dunque un’anomalia, una variante del tema principale del tipo maschile. […] Aristotele afferma che è solo lo sperma a essere portatore del principio vitale, mentre l’apparato genitale femminile fornisce il contenitore passivo per la vita umana (Braidotti Rosi 1996: 23).

Ciò rappresenta l’esempio di desiderio, e allo stesso tempo l’ ‘invidia’, da parte dell’uomo di governare il potere procreativo delle donne. Gli scienziati sono convinti non solo di imitare l’opera di una donna ma anche di farlo meglio, perchè il processo artificiale di scienza e tecnica perfeziona ciò che c’è di imperfetto nel corso naturale degli eventi e quindi evita che ci siano errori. La nascita dei bambini in provetta rappresenta, quindi, il trionfo degli uomini di riprodursi da sé e per sé.

Se da un lato la tecnica di fecondazione artificiale permette di coronare un sogno, completare la famiglia con l’arrivo di un figlio, d’avere gravidanze e parti più sicuri e meno dolorosi, di assicurare la nascita di figli sani, dall’altro esso comporta conseguenze negative:

Tutte le tecniche di fecondazione extracorporea sono gravemente lesive alla dignità umana. Produrre un essere umano in laboratorio equivale a farlo diventare un oggetto, un prodotto industriale, che così viene scartato se difettoso (gettato nello scarico ancora vivo), immagazzinato se in eccesso (congelamento degli embrioni umani), scelto in base alle sue caratteristiche (selezione eugenetica), esportato per completarne la produzione (utero in affitto), prodotto in serie (clonazione)[3].

Inoltre, recenti studi hanno evidenziato che i bimbi nati con le tecniche di fecondazione artificiale hanno un rischio più elevato di danni cerebrali rispetto a quelli nati naturalmente.

Non bisogna, poi, dimenticare che il numero dei morti provocati tra bambini scartati, congelati e poi distrutti è enorme: infatti, per far nascere un essere umano in provetta bisogna sacrificarne molti altri; gli embrioni vengono tutti fecondati ma solo una parte viene collocata nell’utero. La distruzione dell’embrione è un vero e proprio omicidio, poiché si uccide una persona: al momento della fecondazione si forma una nuova persona umana.

Ciò che ogni fecondazione artificiale deve salvaguardare è il diritto, di colui che viene concepito, ad essere trattato come soggetto e non come oggetto e soprattutto il diritto inviolabile alla vita. Ma questo forse non è importante, perchè ciò che conta è che quella “persona” possa far incrementare a livello economico la società, “quel corpo serve all’uomo per sviluppare il suo potere, il suo controllo sulla natura, la sua curiosità scientifica, il suo desiderio di superamento del limite”[4].

Ciò che si deve evitare è l’idea di una perfezione biologica in grado di eliminare la finitezza dell’uomo e, quindi, la malattia e la morte. In “Brave New World” tutto ciò è possibile: la vita è programmata geneticamente e non attraverso la procreazione, la felicità di questa società è ottenuta attraverso gli psicofarmaci e la loro umanità è spenta. Niente amori o amicizie, nessun’arte o scienza: essi sono privi d’anima!

E’ proprio il significato della parola anima che negli ultimi decenni si è andato perdendo: l’uomo, infatti, ha rinunciato all’anima e al Creatore perchè troppo occupato ad adorare se stesso e i segreti della vita. Uno dei due scopritori del Dna, Francis Crick, sulla rivista britannica Nature Neuroscience, scrisse: “l’anima è solo una reazione biochimica, una fusione di neuroni”; allo stesso modo il suo collega James Watson dichiarò: “dal momento della scoperta abbiamo smesso di prendere ordini dal Paradiso”. Queste cose dovrebbero farci inorridire: espropriato dell’anima, non ci sarebbe più nessuna differenza tra l’uomo e le macchine.

Quest’ ultimo è stato da sempre lo scopo delle ricerche nel campo dell’Intelligenza Artificiale, perchè si è cercato, e tuttora si cerca, di produrre nelle macchine la parte dell’uomo considerata la più importante: la mente. L’intelligenza artificiale, creata come disciplina nel 1956, si proponeva di descrivere le funzioni della mente tramite algoritmi o programmi e di trasferirli poi nel computer. Eseguendo tali programmi il computer sarebbe diventato una mente. Oggi, però, si cerca di riprodurre nei computer non solo l’intelligenza astratta ma anche i sentimenti, le emozioni e l’anima. Se questi tentativi dovessero riuscire, si aprirebbero davanti a noi degli orizzonti inauditi e problematici.

2.2. La clonazione: annullamento dell’individuo come persona e della sua dignità.

I problemi fino ad ora citati rientrano nel campo della riflessione della bioetica. La bioetica tenta di “dare un giudizio etico su atti o comportamenti o procedure, che interferiscono con la vita dell’uomo. [...] L’uomo viene definito come un’entità dotata di vita, avente coscienza di sé e volontà, capace di autodeterminazione e portatrice di una caratteristica personale”[5]. Ogni intervento sull’uomo che sia rivolto a modificare una di queste caratteristiche deve essere giudicato eticamente scorretto: tale sono da ritenere la soppressione della vita, la soppressione della coscienza e la manipolazione della caratteristica dell’individualità genetica.

Tra le questioni che la bioetica è chiamata ad affrontare c’è quella della clonazione umana. Questo argomento, che fino a qualche anno fa aveva interessato soprattutto gli appassionati di fantascienza e che Huxley tratta in Brave New World, oggi si propone come una realtà paurosa. Essa consiste nella produzione d’individui della specie umana, aventi lo stesso patrimonio genetico di un adulto preesistente. La prima cosa da dire è che ciò comporta una chiara violazione della dignità umana, perchè si impone ad un altro uomo un’identità genetica determinata, si tratta quindi di un’imposizione radicale. Ciò che viene imposto non sono solo i connotati fisici esteriori, ma l’intera identità genetica dell’individuo: ogni singola azione vitale di ogni cellula del suo corpo porterà per sempre il marchio di questo condizionamento.

Vi è un diritto molto importante, ovvero il diritto di essere se stesso, che la clonazione viola in modo diretto. La clonazione di un essere umano adulto si ottiene prelevando dal suo corpo una qualsiasi cellula, si inserisce il nucleo di questa cellula all’interno di una cellula uovo, dando origine ad uno sviluppo embrionale di un individuo identico a quello da cui proviene il nucleo, che inserito nell’utero, si svilupperà come una normale gravidanza. L’unica differenza, però, è che nascerà un neonato con un orologio biologico spostato in avanti, di tanti anni quanti sono quelli del soggetto clonato. Ciò vuol dire che il clone invecchierà precocemente e raggiungerà presto l’età dell’individuo clonato. Il problema è stato già osservato negli esperimenti sugli animali: invecchiamento precoce e mortalità.

Brave New World, un testo di circa settanta anni fa, rivela, nonostante le dissonanze, un’impressionante capacità anticipatrice dei processi e del rilievo assunto dalla riproduzione artificiale e dalla clonazione nel nostro tempo. Il processo di clonazione è spiegato nei minimi dettagli ed ha uno scopo ben preciso. Interessante è la descrizione che il Direttore Foster fornisce ad un gruppo di studenti:

If any of the eggs remained unfertilized, it was again immersed, and, if necessary, yet again; the fertilized ova went back to the incubators; where the Alphas and Betas remained until definitely bottled; while the Gammas, Deltas and Epsilon were brought out again, after only thirty-six hours, to undergo Bokanovsky’s Process. […] One egg, one embrio, one adult - normality. But a bokanovskified egg will bud, will proliferate, will divide. From eight to ninety-six buds, and every bud will grow into a perfectly formed embryo, and every embryo into a full-sized adult. Making ninety-six human beings grow where only one grew before. Progress. […] Eight minutes of hard X-rays being about as much as an egg can stand. A few died; of the rest, the least susceptible divided into two; most put out four buds; some eight; all were returned to the incubators, where the buds began to develop; then after two days, were suddenly chilled, chilled and checked. Two, four, eight, the buds in their turn budded; and having budded were dosed almost to death with alcohol. […] By which time the original egg was in a fair way to becoming anything from eight to ninety-six embryos. […] Identical twins - but not in piddling twos and threes as in the old viviparous days, when an egg would sometimes accidentally divide; actually by dozens, by scores at a time (Huxley op.cit.: 22-24).

Dopo aver spiegato come avviene il processo Bokanosvky, il Direttore conclude elencando i vantaggi cui esso porta:

Bokanosvky’s Process is one of the major instruments of social stability. […] Standard men and women; in uniform batches. The whole of a small factory staffed with the products of a single bokanovskified egg. Ninety-six identical twins working ninety-six identical machines. […] If we could bokanovskify indefinitely the whole problem would be solved. Solved by standard Gammas, unvarying Deltas, uniform Epsilons. Millions of identical twins. The principal of mass production at last applied to biology. […] Our business is to stabilize the population at this moment, here and now (ibidem: 24-25).

Quindi, mentre nel New World questa tecnica è considerata il trionfo della scienza, nel nostro mondo la clonazione applicata agli esseri umani è in ogni modo quasi universalmente contrastata. In alcuni casi, però, clonare potrebbe essere accettato quando è a scopo terapeutico e soprattutto quando le tecniche biologiche abbiano per obiettivo non la clonazione di un essere umano, ma di tessuti o di singoli organi. Ad esempio, un malato di leucemia che abbia bisogno di un trapianto di midollo spinale, deve attendere molto tempo prima che si trovi un donatore compatibile: se fosse possibile clonare in vitro le cellule del suo midollo questa lunga attesa potrebbe essergli risparmiata.

I rischi della clonazione umana, bisogna ricordare, sono molto elevati: basti pensare che la maggior parte dei tentativi di clonazione di un animale ha dato come risultato un embrione deformato o un aborto. Nel dicembre 2002, una società statunitense legata alla setta dei Raeliani, la Clonaid, ha annunciato la nascita di Eve, una bambina clonata frutto dello sviluppo controllato artificialmente del patrimonio genetico della madre. La bimba sarebbe stata generata da un pezzetto di pelle di sua madre. Secondo la maggioranza dei genetisti, la bambina clonata sarebbe diventata vecchia già a trent’anni e avrebbe vissuto una vita da incubo, ovvero una vita buona soltanto per fare da magazzino di ricambio, da schiava a qualcuno:

Il problema centrale è che in una società divisa in classi, esperimenti di questo tipo non serviranno mai al benessere di tutti - come potrebbe essere nel caso di clonazioni a fini terapeutici - bensì solamente per l’egoismo della <>[6].

Nell’agosto 2002 la commissione scientifica, nominata dal governo inglese e in seguito anche quella statunitense, ha espresso parere favorevole alla clonazione di embrioni umani per creare organi di ricambio e per la cura di malattie gravi (quindi a scopi terapeutici). La clonazione umana con finalità produttiva è vietata per legge negli Stati Uniti e in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Nel processo di clonazione, infatti, si verifica la rottura radicale dei vincoli di consanguineità, di parentela e di genitorialità della persona umana ed inoltre, come ho già sottolineato precedentemente, ha risvolti negativi anche in relazione alla dignità della persona clonata, che verrà al mondo solo in virtù di essere una “copia” di un altro essere. Ciò potrebbe provocare una radicale sofferenza del soggetto clonato, la cui identità psichica rischia di essere compromessa dalla presenza reale o anche virtuale della sua copia. Inoltre, ciò che non è clonabile è l’individualità, poiché è unicamente determinata dalla storia socio-biografica di un individuo. Allora, come può mai essere ammissibile la clonazione umana, dal momento che costituirebbe un’inconcepibile estensione di potere di un uomo su un altro uomo, geneticamente uguale ma moralmente distinto?[7]

A pagare le conseguenze delle tecniche di fecondazione artificiale e clonazione, è la famiglia come ci sottolinea Huxley: in Brave New World non esiste più il nucleo familiare, poiché quest’ultimo è soltanto qualcosa che appartiene al passato ed è visto come una prigione, proprio come spiega il Governatore Mustapha Mond agli studenti:

And do you know what a home was? […] Home, home - a few small rooms, stiflingly over-inhabited by a man, by a periodically teeming woman, by arabble of boys and girls of all ages. No air, no space; an understerilized prison; darkness, desease and smells. […] And home was as squalid psychically as physically. Psychically, it was a rabbit hole, a midden, hot with the frictions of tightly packed life, reeking with emotion. What suffocating intimacies, what dangerous, insane, obscene relationships between the members of the family group. […] Our Freud had been the first to reveal the appalling dangers of family life. The world was full of fathers - was therefore full of misery; full of mothers - therefore of everykind of perversion from sadism to chastity; full of brothers, sisters, uncles, aunts - full of madness and suicide (Huxley A., op.cit.: 54 - 57).

La distruzione della famiglia è una componente fondamentale dei romanzi distopici: si annulla la famiglia, perchè il suo valore risiede nel suo essere un libero ambito espressivo di sentimenti e di soddisfazione di istinti. Inoltre, perchè è la famiglia a costituire l’ambito di formazione dell’individuo maturo e a porre le condizioni per l’esercizio della sua libertà. Infine perchè l’intento è la distruzione della memoria individuale e collettiva, che si ha tramite l’attacco alla famiglia, essendo quest’ultima costituita essenzialmente di rapporti personali intergenerazionali che donano alla persona il senso di far parte di una storia passata che continua nel presente e che si protende nel futuro.

Oggi rischiamo di diventare come gli studenti attenti alla lezione di Mustapha Mond e fra non molto anche noi potremmo rabbrividire a sentir parlare di “madre”, “padre” e “famiglia”.

1.3 L’eugenetica e la perdita d’identità.

L’eugenetica è una disciplina che si propone di ottenere un miglioramento della specie umana attraverso la distinzione dei caratteri ereditari in caratteri favorevoli e sfavorevoli. Il suo scopo è favorire la diffusione dei primi ed impedire quella dei secondi. Ciò, però, comporta due difficoltà: in primo luogo non è facile stabilire quali siano da considerarsi i caratteri più favorevoli e, inoltre, é facile che si affermino superiorità di tipi o di razze o di caste, con conseguenze molto gravi, come dimostrano gli avvenimenti storici legati al periodo nazista e alla volontà di supremazia della “razza ariana”. In secondo luogo tale tecnica comporterebbe sempre di più una restrizione della libertà individuale, fino a diventare strumento coercitivo persino nella scelta del coniuge.

Per quanto riguarda, invece, la trasmissione ereditaria di caratteri sfavorevoli, come la pazzia, deficienza psichica, tendenza all’alcolismo, alla prostituzione o alla delinquenza, può essere limitata attraverso dei mezzi ben precisi come l’aborto, la sterilizzazione, il certificato prematrimoniale obbligatorio, la limitazione volontaria delle nascite. La religione cattolica riprova ogni tipo di pratica coercitiva, perchè considerata lesiva della libertà individuale.

Bisogna sì ammettere che oltre i tanti doni che la natura ci offre, ci sono anche il cancro, la malattia, la demenza senile, l’invecchiamento, la carestia, le sofferenze inutili, le limitazioni delle capacità intellettive che ognuno di noi vorrebbe rifiutare. Non sarebbe, però, più giusto riformare la nostra natura in conformità con i valori umanitari, senza superare i limiti, poiché particolari modifiche della natura umana potrebbero essere degradanti? Non tutto il cambiamento rappresenta un progresso, non tutti gli interventi tecnologici sulla natura umana hanno un impatto completamente positivo. La padronanza della tecnica porterebbe ad una disumanizzazione assoluta.

Quest’ultimo è il messaggio che Aldous Huxley, attraverso la descrizione degli abitanti di Brave New World, vuole trasmetterci: omogeneizzazione, mediocrità, sottomissione, appagamento da droghe, anime senza amore e senza desideri sono i risultati inevitabili cui la padronanza della tecnica porta. Alpha, Beta, Gamma, Delta, Epsilon: l’unica differenza tra di loro è la classe a cui appartengono. Le loro facoltà intellettuali, emotive, morali e spirituali sono inesistenti, o meglio sono ingegnerizzate in modo da evitare lo sviluppo della propria individualità. Brave New World rappresenta la tragedia di ingegneria sociale e tecnologica deliberatamente utilizzate per annullare le doti morali ed intellettuali di una popolazione intera. Fondamentale, per la nostra esistenza, è che non s’ imponga dall’alto una soluzione unica, ma che l’individuo possa decidere secondo la propria coscienza, cosa sia adatto a se stesso. Scegliere significa essere liberi di gestire la propria vita. E’ grazie al pensiero che noi siamo in grado di programmare il nostro destino.

In Brave New World non c’è scelta: già prima della nascita a ciascun individuo viene assegnato un preciso ruolo e un limitato compito sociale. Gli abitanti, però, non sono in grado di capirlo, anzi oltre che pienamente adatti ai compiti che devono svolgere, trovano in essi completa gratificazione. Il Direttore Foster chiarisce questo concetto sin dal primo capitolo:

We also predestine and condition. We decant our babies as socialized human beings, as Alphas or Epsilon, as future sewage workers or future Directors of Hatcheries. […] The lower the caste, the shorter the oxygen. The first organ affected was the brain. After that the skeleton. […] In Epsilon we don’t need human intelligence. […] That is the secret of happiness and virtue - liking what you’ve got to do. All conditioning aims at that: making people like their unescapable social destiny (Huxley, op.cit.: 31-34).

Oggi quanto più il processo economico si è dilatato, globalizzandosi e ridimensionando economie e sovranità nazionali, creando poteri in grado di condizionare la vita dei sistemi economici e degli stessi organismi internazionali, è risultato evidente che i destini degli individui e famiglie sono segnati dal ruolo che ad essi è assegnato dalle logiche impersonali dei sistemi di potenza. Ormai dietro le ricerche nel campo scientifico e biotecnologico ci sono grandi interessi economici e molti sono gli investimenti destinati al settore. Ciò, però, comporta che le applicazioni dei risultati della ricerca cadano nelle mani dei poteri economici e politici, con il rischio di una manipolazione sociale, oltre che genetica.

Chi solleva obiezioni morali sui traguardi possibili della scienza, è accusato di voler frenare il progresso, di voler porre limiti alla ricerca, viene trattato da “selvaggio” nemico delle novità, che dovrebbero portare alla realizzazione dell’agognato New World. Huxley ha mostrato come la scienza ha tolto il fastidio agli uomini di amare e di odiare, di gioire e soffrire, di dubitare e di godere della verità, solo per rincorrere l’ideale del consumo ad ogni costo, che ogni cosa riduce a merce. In Brave New World gli esseri umani sono generati artificialmente perchè va eliminato il fastidio che comportano le relazioni affettive. L’atto fecondativo è separato radicalmente da esse e il rapporto sessuale è concepito solo come passatempo obbligatorio, privato di ogni motivazione sentimentale e di ogni emozione, che anzi sono considerate colpe nei confronti dell’organizzazione sociale.

Qualche anno fa, Jeremy Rifkin, nel suo libro Il secolo biotech, ha valutato i rischi che comporta il nuovo illimitato potere di modificare la natura offerto dalle biotecnologie, sottolineando le possibili conseguenze politiche e sociali:

Oggi gli scienziati stanno sviluppando la più potente quantità di strumenti che sia mai stata concepita e che ha lo scopo di manipolare il mondo biologico. […] Nei laboratori di tutto il mondo, i biologi molecolari operano scelte quotidiane a proposito di quale gene alterare, inserire o eliminare dal codice genetico di varie specie. Tutte queste sono decisioni di tipo eugenetico. Ogni volta che viene realizzato un mutamento genetico di questo tipo, gli scienziati, le corporazioni o lo Stato stanno prendendo decisioni su quali siano i “geni giusti” che dovrebbero essere inseriti e preservati e quali siano i “geni sbagliati” che dovrebbero essere alterati o eliminati. Questo è esattamente il concetto base dell’eugenetica: l’ingegneria genetica è la tecnica pensata al fine di migliorare il patrimonio genetico degli organismi viventi per mezzo della manipolazione del loro codice genetico[8].

Così come durante il periodo nazista gli slogan sulla purezza razziale affollavano la mente del popolo, anche oggi sono sempre più evidenti tentazioni eugenetiche di pulizia etnica nei confronti di quelli che sono ritenuti geni sbagliati, con il conseguente consenso dell’opinione pubblica che vorrebbe veder eliminati sofferenza e dolore. Nel mondo descritto da Huxley, il bisogno di eliminare la sofferenza è talmente alto a tal punto da abolire emozioni e sentimenti. Sparite le guerre, le malattie e procurato ogni tipo di piacere materiale in cambio dell’obbedienza totale, gli abitanti del New World vivono sotto il controllo dell’ingegneria genetica, che stabilisce, per tutti, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Negli ultimi anni si è andato consolidando un nuovo diritto morale, vale a dire il diritto al caso, che contiene due fattori importanti: il diritto alla differenza, ovvero ad un’identità genetica non predeterminata da altri e il diritto a non sapere, ossia alla non conoscenza delle proprie predisposizioni genetiche, come condizione della libera formazione di sé. Nonostante ciò, oggi diminuisce sempre più il numero dei figli generati da ogni donna e aumentano i figli nati per fecondazione artificiale allo scopo di rendere tutto perfetto, separando la generazione dall’atto riproduttivo e dalle sue motivazioni sessuali e affettive, aspettando forse di diventare un semplice passatempo come in Brave New World. Il Selvaggio non è riuscito ad adeguarsi alla “civiltà” e, umiliato e deriso, decide di uccidersi perchè solo nella morte vede l’unica via di salvezza. Nella speranza di non essere costretti a prendere la stessa decisone di John, vorrei concludere con le parole di Huxley:

Per adesso qualche libertà resta ancora nel mondo. Molti giovani, è vero, sembrano non darle valore. Ma alcuni di noi credono che senza la libertà le creature umane non saranno mai pienamente umane e che pertanto la libertà è un valore supremo. Può darsi che le forze opposte alla libertà siano troppo possenti e che non si potrà resistere a lungo. Ma è pur nostro dovere fare il possibile per resistere (Huxley 1991: 340).

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Bibliografia

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[1] Nel New World questo processo si chiama Bokanovsky’s process.

[2] Risoluzione del 1985 pubblicato in appendice a P.Spallone e D.L.Steinberg (a cura di), Made to Order, Pergamon Press,Oxford 1987, p.211

[3] “Ha senso la fecondazione artificiale?” in La Gazzetta di Modena, 8-01-2003.

[4] Barbara Faedda, “Biotecnologie, corpo, maternità e famiglia”, in Diritto&Diritti, rivista on-line.

[5] Gabriele Gherardi, BIOETICA: la sfida dell’ingegneria genetica. Scuola di specializzazione in Medicina del lavoro dell’Università degli Studi di Bologna.

[6] “Il ‘mondo nuovo’della razza padrona”, a cura di A.Martocchia in La Repubblica on-line, 27-12-2002.

[7] Cfr. Cedroni Lorella, Chiantera Stutte Patricia (a cura di), Biopolitica, Roma, Bulzoni, 2003.

[8] Rifkin Jeremy, The Biotech Century, in G. Acocella, “Eugenetica ed etica sociale nel <> di A. Huxley”, in Idee, Rivista di Filosofia presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Lecce, anno XV, n. 43-44, Gennaio - Agosto 2000.







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