VITA IN LETTERE - Marzo 2009
Data: Mercoledì 01 aprile 2009
Argomento: Autori


di Roberto Sturm

Capitano mesi in cui si legge poco, altri in cui più di quello che si pensi. Recentemente ho letto libri di autori che mi piacciono molto, quasi tutti tra i miei preferiti.


Libri comprati:

molti - troppi -, tant'è che ho perso il conto.

Libri letti:

Il praticante, di Gilberto Severini, che personalmente considero tra i migliori autori italiani. Con questo romanzo, Gilberto continua il suo viaggio nella provincia italiana, ambigua e sordida, chiusa e riluttante ad aprirsi verso l'esterno, verso il nuovo. Un ottimo romanzo sia dal punto di vista della trama, della struttura e dello stile. Uno stile sempre essenziale e mai minimalista, che non lascia spazio al superfluo e all'inutile. Il non detto gioca sempre un ruolo fondamentale nei romanzi dell'autore, che riesce a mettere il lettore in grado di capire senza dire. L'ambiguità dei rapporti sentimentali, degli affetti, del comportamento delle persone è sempre il centro dell'attenzione nei romanzi di Gilberto Severini. Un'ottima lettura anche per tutti coloro che hanno velleità di narrare che, se avessero la capacità di analizzare i suoi testi, troverebbero tanto da imparare

La neve era sporca è probabilmente il più bel romanzo di Simenon che ho letto fino a oggi. E' veramente stupefacente la facilità di scrittura dell'autore belga e la scorrevolezza del suo stile. Le sue storie, apparentemente normali, addirittura banali hanno, a distanza di anni, un'attualità che solo le grandi opere nel tempo conservano. La prolificità dell'autore è provata dalle centinaia di racconti e romanzi pubblicati da Simenon, la maggior parte dei quali risultano di una qualità superiore alla media. Amante del cibo e delle donne, Simenon ha sempre vissuto una vita agiata. Le sue qualità, quindi, non sono venute a galla per bisogno. Vaghi richiami a classici della letteratura di fine '800 (Delitto e castigo un titolo per tutti), La neve era sporca indaga sull'animo umano e la sua psiche raggiungendo, lentamente ma inesorabilmente, il punto più estremo. Come molti dei suoi altri romanzi.

I miracoli della vita, autobiografia di James G. Ballard, è probabilmente l'opera di commiato dell'autore anglosassone colpito da un male incurabile. Ma come suo solito, Ballard riesce a stupirci. Questo libro, narrato come un romanzo, non è la celebrazione della sua carriera. E' la storia di un uomo con tutte le storie che si porta dietro. L'internamento nel campo di prigionia di Lunghua, il ritorno in Gran Bretagna, la morte prematura della giovane moglie, l'aver accudito i suoi tre figli danno a Ballard un aspetto molto più umano di quello che si potesse pensare. Un uomo come tanti altri, ma con una capacità di amore e di relazione non indifferente. Entrare nella sua vita è anche - inevitabilmente - entrare nelle sue opere. I suoi sogni adolescenziali, le sue aspettative di ragazzo, la sua vita di uomo ci danno la possibilità di capire da dove, Ballard, abbia attinto l'ispirazione per molte sue opere. La traduzione di Antonio Caronia, il maggiore conoscitore di Ballard in Italia, e probabilmente anche fuori del nostro paese, è la ciliegina sulla torta di un testo secondo me imperdibile.

Richard Ford ci ha regalato il terzo romanzo che ha come protagonista Frank Bascombe. La trilogia è chiusa da Lo stato delle cose. Scopriamo un'America diversa, quella di provincia. E la storia di americani medi. Romanzo possente, denso di avvenimenti, risulta essere la chiusura ideale del ciclo cominciato nel 1986 con Sportswriter e seguìto nel 1995 con Il giorno dell'indipendenza. Un libro pesante, come la vita di Frank Bascombe. Un antieroe americano della nostra epoca, un uomo qualunque con una vita qualunque.

Roberto Sturm





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