I primi dopo gli antichi persiani
Data: Giovedì 02 aprile 2009
Argomento: Saggistica


(The First since Ancient Persia - 1990) di John Brunner (1934-1995)
un articolo di Vincenzo Oliva

In questa breve novella John Brunner mostra con abilità come la figura del mad doctor sia passibile di evoluzione e aggiornamento ai nostri tempi senza perdere l'allure che le deriva dal brivido del proibito e dal carisma negativo che la caratterizza sin dal moderno prototipo frankensteiniano. Anzi, dal solido reticolo di riflessioni e riflessi scientifici, economici, geopolitici e sociali in cui Brunner l'avvolge, il professor Snider emerge via via vivificato: laddove il modello classico apparirebbe anacronistico, proprio l'attenta ricostruzione da parte dell'autore di una personalità, al passo con i tempi, di scienziato spericolato, perfettamente consapevole della e inserito nella temperie economica e politica della nostra epoca lo rende figura realistica e lo colorisce di ombre sinistre in modo diverso da un Frankenstein, ma più concretamente pericoloso. Anche gli assistenti del professore sono caratterizzati come scienziati e tecnici di oggi; così la storia che ne deriva assume quasi i toni del reportage appena drammatizzato per scopi narrativi. E moderno è anche l'eroe positivo - anzi l'eroina - che si contrappone a Snider. Una giovane donna americana, Elsa Kahn, indipendente e sicura di sé, abituata a girare il mondo in lungo e in largo e che incappa in Snider casualmente, nelle vaste piane della Pampa argentina. Una donna che, senza cedimenti di Brunner ad alcun fanatismo, immaginiamo e osserviamo sensibile agli argomenti politicamente più delicati dei nostri tempi: dall'equilibrio degli ecosistemi alle necessità alimentari mondiali; dalle relazioni internazionali a quelle interindividuali; dalle modalità della ricerca scientifica alla ricaduta delle sue applicazioni pratiche. Nulla di sorprendente: l'autore britannico è stato scrittore politico quanto altri mai. E se, economicamente stremato dopo il fallimento di vendite dei grandi (anche per mole) romanzi scritti tra la fine degli anni '60 e la metà dei '70, egli non è più stato incisivo sulla forma lunga, la lettura di questa breve novella è indicativa di come i suoi interessi speculativi non fossero cambiati, e di come le sue capacità di analisi ed estrapolazione non fossero certo venute meno. A confronto con le opere di allora vi è come un ammorbidimento stilistico, una adesione a modalità di scrittura canoniche e quindi tranquillizzanti per i lettori, ma i temi affrontati, la vis della denuncia e la lucidità critica sono ben presenti.

Come ben presente è il Brunner narratore, che sin dalle prime battute svolge il racconto con maestria. Veniamo introdotti nella vicenda con passo lento ma non rilassato: l'attenzione del lettore è risvegliata praticamente da subito dal tono ansiogeno delle scene iniziali, dal viaggio in autobus di Elsa in una Pampa desolata e opprimente, e desolata e opprimente in primo luogo dal punto di vista antropologico, come è chiaro da subito o quasi. Brunner scandisce un incipit da film dell'orrore: la giovane donna scende dall'autobus in un paesino che ci viene mostrato come il paradigma dell'arretratezza mentale, della miseria fisica e spirituale - e della paura per l'esterno, l'intruso, l'outsider incomprensibile per la gente del luogo: che sia una donna che viaggia sola o lo scienziato/stregone e la sua corte asserragliati nella loro fortezza; ma c'è qualcosa di più, lo si capisce e lo capisce Elsa. La risposta a cosa sia quel più, Elsa potrà averla solo nella fattoria sperimentale del professor Snider dove è costretta a rifugiarsi per sfuggire all'odio dei locali per quel che lei, donna indipendente, rappresenta; giungerà da Snider quasi morta, completando la prima parte della novella con il (momentaneo) rilascio della tensione orrorifica accumulata.

E' nella seconda parte della storia che Brunner innesta la fantascienza sull'horror e, lentamente, inavvertitamente, in modo chiaro quasi solo da ultimo, la fa prevalere come nucleo tematico. Ma il tono e la grammatica del racconto restano prevalentemente orrorifici, conferendo una robustezza e una forza d'impatto sul lettore che rafforzano con naturalezza la tesi che l'autore avanza: la continua, incessante, demente ricerca da parte degli uomini del potere che deriva da armi sempre più potenti: le buone o le cattive intenzioni perdono ogni rilevanza dinnanzi al nudo fatto. Le ultime battute della storia spiegano infine il titolo, fin lì rimasto incompensibile. Nel destino - che non rivelo - dei nuovi soldati Immortali (dal nome di quelli che formavano la guardia scelta del Re dei Re persiano) e con loro di tutta l'umanità, troviamo quella demenza: un destino perseguito nonostante la sua chiarezza. La catastrofe perseguita nonostante la sua matematica consequenzialità. Non è difficile scorgere un parallelo con la dissennatezza con la quale l'umanità gestisce da decenni il pianeta: anche qui le conseguenze, benché meno nette e più lente, appaiono chiare.

La rilevanza di questo core sociopolitico non vela per nulla il valore letterario della storia. All'angosciante e vivida descrizione della pianura argentina con i suoi paesi immiseriti e la sua abbrutita umanità pampera, Brunner fa seguire la claustrofobica e tecnologica ambientazione alla fattoria sperimentale, con la contrapposizione progressiva tra Elsa e Snider, spesso mediata dagli altri personaggi: la moglie di Snider Greta, Hutt e sua moglie, e soprattutto Felipe Diaz. Felipe che, con il giovanissimo Juan nella prima parte, è il personaggio più autenticamente letterario e che evade dalla logica funzionale del racconto. Per entrambi è caratterizzante il rapporto con Elsa, e particolarmente il confronto con il suo spirito di indipendenza e libertà e con il suo coraggio. Il destino dei due è tanto un tocco di - pessimistico - realismo sugli esseri umani, quanto una metafora - realistica - del meglio e del peggio di tutti noi. Entrambi sono più di questo: vittime - e non solo simboli, ma autentici esseri umani - di logiche in-umane.

La novella fu originariamente pubblicata sulla veneranda Amazing Stories e in seguito antologizzata nel colossale volume Supernovae, il Best of annuale del 1990 curato da Gardner Dozois. In Italia è stata pubblicata da Interno Giallo nel volume Supernovae, appunto, e in seguito nel Millemondi Inverno 1996 che presentava la seconda parte della corposa antologia di Dozois. Da allora non è più stata ristampata.

V.







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