VITA IN LETTERE (aprile)
Data: Martedì 28 aprile 2009
Argomento: Saggistica


di Franco Ricciardiello



Libri comprati:

Valerio Evangelisti, “Il collare spezzato” (Mondadori)
Emile Zola, “Germinale” (La Repubblica)
Andrea Camilleri, “Il colore del sole” (Mondadori)
Mishima Yukio, “Sole e acciaio” (Guanda)
Haruki Murakami, “L’elefante scomparso e altri racconti” (Einaudi)
William Gaddis, “Le perizie” (Mondadori)

Libri letti:

Grazie al tempo libero ritagliato durante gli intervalli di un viaggio in Svezia, sono riuscito a leggere l’intera tetralogia del Mare Fœrtilitatis, l’ultima opera scritta da Mishima Yukio prima della morte. I quattro romanzi, che occupano 1550 pagine formato Meridiani Mondadori, nascono da un assunto così spiegato dallo stesso Mishima: “Dal 1960 circa ho deciso che dovevo finalmente scrivere un romanzo lungo, estremamente lungo. Ma per quanto riflettessi, non riuscivo a immaginare un lungo romanzo che fosse diverso dalle grandi opere apparse in Occidente a partire dal XIX secolo e avesse una sua precisa ragione di esistere. […] Volevo scrivere quel ‘romanzo interpretazione del mondo’ al quale avevo seguitato a pensare da quando ero diventato scrittore. Per fortuna ero giapponese e per fortuna avevo a portata di mano le teorie della reincarnazione.’ L’intero ciclo vede due protagonisti principali: Honda Shigekuni, che seguiamo dal 1980 agli anni Settanta, e un secondo personaggio che alla fine di ogni romanzo — è questa l’originalità del ciclo di Mishima — muore per reincarnarsi nel romanzo successivo.
Nel primo volume della serie, il bellissimo “Neve di primavera” (春の雪, 1965-67) Honda è il precettore di un giovane rampollo dell’aristocrazia giapponese, nel periodo immediatamente successivo la vittoriosa guerra contro la Russia zarista: l’intreccio è una storia d’amore tra due adolescenti ai quali è impedito sposarsi. All’inizio del secondo romanzo, ambientato nei primi anni Trenta, “A briglia sciolta” (奔馬, 1967-68, presente anche nel catalogo Bompiani con il titolo “Cavalli in fuga”), Honda riconosce nel figlio di un conoscente la reincarnazione del suo amico di gioventù morto prematuramente: il giovane sarà giustiziato per aver partecipato a un complotto terroristico. Nel romanzo successivo, “Il tempio dell’alba” (暁の寺, 1968-69) è la volta della figlia del re del Siam, che Honda ri/conosce da bambina e rincontra da giovanetta quando si trasferirà a studiare in Giappone. Infine, in “La decomposizione dell’angelo” (天人五衰 . 1970-71, pubblicato anche questo da Bompiani con un titolo differente, “Lo specchio degli inganni”), le certezze di Honda si fanno più sfumate: nel tramonto della sua vita, crede di riconoscere per l’ennesima volta la reincarnazione del suo amico in un orfano di diciassette anni, che arriverà a adottare. Tuttavia permangono incertezze irrisolte: il giovane, per esempio, è nato (probabilmente) alcuni giorni prima della morte della principessa thailandese, per cui non può esserci assoluta sicurezza sulla sua identità.
Mishima compì la documentazione per la sua monumentale tetralogia sulle opere classiche del buddismo māhāyana. L’escamotage del protagonista che si reincarna funziona perfettamente come espediente narrativo; naturalmente le quattro reincarnazioni sono personaggi assolutamente indipendenti: ognuno compie la propria breve esistenza, ma la dottrina karmica ha risvolti letterari estremamente interessanti, stupisce anzi che non sia più “sfruttata”.
Non si può nascondere che la vita di Mishima Yukio sia caratterizzata da scelte pubbliche discutibili, prima fra tutte la fondazione della Tate no Kai, l’Associazione dello Scudo, vera e propria organizzazione paramilitare che rifiutava la smilitarizzazione post-bellica del Giappone. Malgrado ciò va detto che lo scrittore non ammise mai di essere di destra; probabilmente la definizione più indovinata è quella che diede Moravia: “conservatore decadente”. Questa ambiguità politica tuttavia non contamina la sua narrativa: il personaggio potenzialmente più “pericoloso” da questo punto di vista sarebbe Iinuma Isao (il protagonista di “A briglia sciolta” che fonda una società segreta per assassinare uomini d’affari considerati responsabili della decadenza morale del Giappone), ma neppure in questo caso Mishima lo giustifica, e l’etica della narrazione alla fine non pende a favore del personaggio. Per capire quanto rigore Mishima mettesse nella vita come nella letteratura, un dettaglio è significativo; sappiamo che terminò già all’inizio del 1970 a stesura del quarto romanzo, “La decomposizione dell’angelo”, ma l’ultima pagina porta una data simbolica e successiva: 25 novembre 1970, il giorno scelto in precedenza dall’autore per porre fine alla propria vita nel modo più spettacolare, compiendo il suicidio rituale del seppuku davanti ai soldati della guarnigione di Tokio e alla presenza di giornali e televisioni.







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