I poeti di Victor Gischler uccidono e lo fanno meglio di Palahniuk
Data: Venerdì 27 agosto 2010
Argomento: Autori


recensione di Iannozzi Giuseppe



Provate un po’ a immaginare poeti e gangster che vanno a braccetto; che coltivano le stesse passioni; che sono dei disgraziati, bastardi per necessità di sopravvivenza ed avrete un mezzo professore universitario, poeta con il blocco dello scrittore, che, nel giro d’una notte e d’una scopata con una studentessa, finirà con il diventare un assassino a piede libero.

Victor Gischler, nel suo ultimo lavoro “Anche i poeti uccidono”, spara duro; ma è difficile capire se spreca più pallottole contro la società poetica o contro quella dei gangster. E però Gischler non ha alcun intento pedagogico, il suo scopo ultimo è difatti ludico e basta, per cui è davvero difficile non parteggiare per Gischler che prende per i fondelli la malavita organizzata ed i poeti mettendoli sullo stesso piano morale e sociale.

Jay Morgan ha il blocco dello scrittore; sono anni che non riesce a scrivere una sola poesia decente; per sbarcare il lunario accetta di fare il tappabuchi, professore di Letteratura sì, ma per brevi periodi ora presso una università più o meno prestigiosa ora in una scalcagnata in culo ai lupi.

Morgan non se la passa bene, è un perdente consapevole di esserselo: questa consapevolezza non lo aiuta però a darsi una raddrizzata. Si porta a letto una certa Annie Walsh, una studentessa: non può sapere che la tipa si è impasticcata ben bene con della robaccia. La mattina dopo Annie è cadavere. Presto Morgan capisce che è nei guai fino al collo. Di chiamare la polizia non se ne parla, direbbe che è stato lui, nessuno crederebbe che lui se l’è soltanto scopata e morta lì! Come se ciò non bastasse, il preside della Eastern Oklahoma University lo chiama affidandogli il compito di seguire da vicino Fred Jones, il quale ha una silloge poetica nel cassetto e che ha da essere pubblicata presto e con un gran tamtam. Morgan non può rifiutare, viene messo alle strette: dovrà inventarsi editor, curare le poesie del malavitoso Fred Jones e aiutarlo a pubblicare il libro. Un compito davvero ingrato, per chiunque: Jones non è un tipo tranquillo, è un uomo della malavita che ha le mani in pasta in tutta la città e che gira sempre scortato da un gorilla dal grilletto facile. Ad ogni buon conto non tutti i mali vengono per nuocere. Jones è un uomo di mondo, capisce che Morgan s’è cacciato in un impiccio più grande di lui e che lo deve aiutare a far sparire il cadavere di Annie. Fred aiuta Jay Morgan e, per un momento soltanto, sembra che le cose si stabilizzino. Peccato che i genitori della ragazza abbiano ingaggiato un investigatore privato fuori di testa, marcio fino al midollo, che non si fa scrupolo alcuno a seminare cadaveri dappertutto. Investiga sì per conto della famiglia Walsh, ma scoprendo che la ragazza si impasticcava e che c’è in giro una partita di droga del valore di diverse migliaia di dollari, l’uomo la vuole da Morgan, con le buone o con le cattive.

Morgan non ha idea di che bestia infame sia l’investigatore privato, né sa un emerito cazzo della droga di cui l’investigatore gli parla e che gli ordina di tirare fuori a suon di calci e pugni. Purtroppo per il povero professore questi contrattempi sono solamente la punta dell’iceberg. Nella sua classe entra a seguire le lezioni un negro che ha vinto una borsa di studio, almeno così pare. Il preside della Eastern Oklahoma University vuole che il giovane negro diventi un poeta a tutto tondo, affinché l’università si possa scrollare di dosso l’etichetta razzista che nel corso degli anni si è meritata a pieni voti. Morgan non sa che pesci prendere, il giovane non sa nemmeno parlare, quando poi scrive è una tragedia, un rapper shakespeariano/metropolitano.

Victor Gischler è da leggere: nella sua scrittura c’è tutto il meglio dello spirito combattivo di Kurt Vonnegut ma anche e soprattutto di Joe R. Lansdale, oltre a una buona dose di humour alla vecchia maniera, quella di Mark Twain.
Victor Gischler, con stile diretto, da vero pugile sul ring della parola scritta, ci fa sorridere ma anche ridere a crepapelle tenendo sempre alta la tensione: il lettore non può fare a meno di tenere gli occhi incollati alla pagina, un po’ tifando per il povero Jay Morgan e un po’ per quelli che vorrebbero strizzargli le palle. Nel mondo di Gischler non ci sono santi, ci sono più che altro parassiti, bastardi e gangster. Alcuni, a loro modo, sono simpatici, la maggior parte però no.

In “Anche i poeti uccidono” Gischler strizza l’occhio alle avanguardie poetiche cestinando la classicità e il bello stile; è un provocatore, politicamente scorretto, in pratica genuino, molto di più di Chuck Palahniuk – oramai accomodatosi nel triste ruolo d’essere sol più l’ombra di sé stesso.
Victor Gischler
picchia duro. Se deve farti un occhio nero o due, se deve tirarti un calcio dritto nei coglioni, se deve spararti alle gambe o in mezzo al petto, lo fa punto e basta; e lo fa guardandoti dritto in faccia, caro lettore, perché lui non ha bisogno di nascondersi dietro metafore infiorettate, perché lui è uno scrittore da combattimento, senza però la presunzione di voler insegnare al prossimo come vivere la sua stronza vita.

Anche i poeti uccidonoVictor Gischler – traduzione di Luca Conti – Meridiano Zero – ISBN 978-88-8237-184-5 – Pag. 288 – Euro 15,00







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