CHARLES SHEFFIELD, fuggire dal pianeta Terra
Data: Sabato 18 settembre 2004
Argomento: Autori


Un saggio di Marcello Bonati

Nato nel '35 in Gran Bretagna, ha trascorso l'infanzia a Hull nello Yorkshire, e ha studiato matematica al St. John’s College di Cambridge; laureato in matematica e fisica, ha fatto la carriera dello scienziato, fino ad abbandonarla per seguire, unicamente, quella letteraria.
In campo professionale ha pubblicato più di cinquanta saggi di ricerca e alcuni libri, fra i quali “Algebraically Special Space Times in Problems of General Relativity and Gravitation”, '64, e  “Algebraically Special Space Times in Relativity, Black Holes and Pulsar Models”, in collaborazione con Ron Adler, '73. In Gran Bretagna si è sposato la prima volta, con certa Sarah, matrimonio dal quale ha avuto due figli, Ann e Kit, e ha poi vissuto per due anni a Blaby, vicino a Leicester; e vi ha lavorato nel campo della ricerca di risorse terrestri per mezzo di immagini dallo spazio.

Poi, poiché negli States c'era un linguaggio di programmazione che gli sarebbe stato utile al suo lavoro di fisico, che, all'epoca, era volto alla soluzione di un difficile problema nel trasporto del neutrone, andò a New York, pensando di restarci un paio d'anni al massimo.
Ma la sua specializzazione, che si affinò proprio là, lo portò a trovarsi a far parte del programma spaziale, e decise di rimanere là; nell'86 si occupava dei problemi teorici connessi all'utilizzazione e alla sperimentazione dei satelliti ed era direttore di un gruppo speciale di ricerca della Earth Satellite Corporation; la madre e la sorella vivono a Darlington, nell'Inghilterra del nord.
Nel '76 alla moglie Sarah viene diagnosticato un cancro al colon; morirà nel giugno '77; se nei primi anni '70 l'Autore aveva viaggiato molto, in Europa, Iran e sulla costa occidentale, smise; e, la sera, cominciò a scrivere: “Le storie che scrissi allora non erano buone, ma non dovevano esserlo. Erano solo un modo per tenere la mente lontana da una realtà spiacevole.”
Nel '78 si iscrive allo SFWA, di cui, nell'84, diviene vice presidente, e, nell'85, presidente.
Da un secondo matrimonio con certa Linda, fallito per la fine dell'89, ha altri due figli, uno nell'83.
Nel '91 ha tenuto un discorso ad una conferenza della World Peace Academy a Seul.
Il 10 gennaio '98 si risposa, con Nancy Kress, a Bethesda, Antigue e Barbuda, col la quale andò subito dopo al Chattacon. Ha esordito nel '77, col racconto “What Song the Sirens Sang”, pubblicato su “Galaxy”. Ha fatto il toastmaster alla WorldCon '98, e pubblicato vari saggi scientifici. Alcuni racconti su “Analog” li ha pubblicati sotto lo pseudonimo di James Kirkwood; la Kirkwood Research era la società tramite la quale gestiva la sua attività.

È morto durante la stesura di questo saggio, la mattina di sabato 2 novembre 2002, nella sua casa di Rockville, nel Maryland, a 67 anni, per il cancro al cervello di cui già da tempo soffriva.

Il funerale si è tenuto sabato 16, a Silver Spring. (vedi il trafiletto “Addio al 'duro' Sheffield”, “Corriere della sera” del 7 novembre 2002, e “Locus” vol. 49:6, n. 503, dicembre 2002:

“Appreciation of Charles Sheffield”,  di Jack McDevitt, “Obituary: Sheffield, Charles”, “Remembering Charles Sheffield”, di Yoji Kondo e “Sheffield Tribute”, di Andy Duncan).

Sheffield è considerato una delle migliori espressioni della rinnovata ondata di Space Opera classica che ha inondato il mercato degli States verso la fine degli anni Settanta; che, appunto, non era più, classica, ma che andava a rinnovarsi, seguendo il mutare dei gusti, per diventare qualcosa di totalmente nuovo.

Fenomeno che crebbe attorno alla rivista “Analog”, allora diretta da Ben Bova e Stanley Schmidt; gli altri autori che, allora, esplosero, furono Gregory Benford, Greg Bear, Roger MacBride e Allen Steele.

Nicolazzini, nella “Presentazione” a “Progetto Proteo” dice, fra l'altro, che, in Sheffield, vi è un “…convinto razionalismo e la fiducia nelle illimitate possibilità del progresso scientifico.” (pag.II); cosa indubitabilmente vera, e che si esplica, come vedremo, in una fiducia sulla possibilità dell'Uomo di “fuggire dalla barca che affonda”, la Terra, per mezzo del viaggio spaziale; chi, se non uno scienziato della N.A.S.A., poteva dire di queste cose?

Altre caratteristiche essenziale della sua opera, come dice, ancora, il Nicolazzini, la possiamo individuare nella loro struttura: “…la struttura preferita è il rompicapo, l'enigma… un universo dove enigmi esterni e illogicità interne vengono alla fine ricondotte a un principio di ordine e razionalità. (Cosa che) È anche lo schema della detective story e del mystery, non a caso due generi assai vicini alla sensibilità di Sheffield.” (Idem).

Cosa, ancora, verissima; non troveremo infatti mai traccia, nelle sue opere, di finali aperti, o che, comunque, lascino dello spazio a soluzioni che, in qualche modo, possano lasciar filtrare qualcosa dall'esterno, dall'inconosciuto, fuori, appunto, dal razionale, dal razionalizzabile.

Ma andiamo a vedere ad una ad una le (poche) opere che abbiamo a disposizione in traduzione.

scarica tutto il resto dell'articolo in formato pdf







Questo Articolo proviene da IntercoM Science Fiction Station
http://www.intercom-sf.com

L'URL per questa storia è:
http://www.intercom-sf.com/modules.php?name=News&file=article&sid=72