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GRASSO FRANCESCO - LA RIVOLTA
Francesco Grasso 2038: la rivolta
Urania Mondadori, Milano 2000
Storia[1]. Innanzitutto una storia: è questo che il lettore dovrebbe pretendere
da ogni libro. Quella di 2023: la rivolta, è chiara, individuabile fin dalle
prime pagine, la rivolta del popolo napoletano contro il potere della
multinazionale di turno. Niente di nuovo veramente, eppure almeno per metà del
libro l’interesse tiene e la storia funziona. Poi però si avvita su se stessa,
va a parare dove il lettore pensa debba andare a parare. Troppo prevedibile.
Intreccio[2]. Classico, solido, senza trovate o innovazioni. La fantascienza di
intrecci del genere ne ha proposti a centinaia. Qualcuno ci salvi dalle
sperimentazioni e dalle ripetizioni. Si poteva fare meglio, ma anche peggio.
Stile[3]:
a)
Linguaggio[4]. Errato, ma proprio errato. La fantascienza è nata come
letteratura per adolescenti (anni ’30-40, si è tecnologizzata (’50), è maturata
(’60), si è incazzata (’70), ha guardato dietro l’angolo (’80-’90). Ogni era ha
avuti il suo linguaggio. In 2038: la rivolta l’autore vuole rifarsi alla
tradizione, ma qui non si tratta di "ridatece i baccelloni", ma di servirsi di
un linguaggio debordante, ridondante, manierato.
b)
Ritmo[5]. Buono, non ci sono momenti in cui la narrazione si addormenta in
"inutili" analisi psicologiche che rallentano i tempi della narrazione. Si passa
velocemente dai riot nei bassi napoletani alla redazione del Mattino, per poi
tornare alle aree dismesse della città.
c)
Immagini poetiche. L’unica degna di nota è Masaniello, il mutante. Ma perché il
popolo continua ad avere bisogno di eroi?
Personaggi[6]. Forse il punto più debole del romanzo. Tutti bianchi o neri,
buoni o cattivi, nessuna possibilità di errore per il lettore. Ci sembra una
visione del mondo troppo manichea, un espediente classico della fantascienza
anni ’20 e ’30. Ci sono i "cattivi", gli uomini delle multinazionali, degnamente
rappresentati da Sarrese, che comanda le forze della repressione ed è sempre
pronto a uccidere, torturare, violentare. Poi i "buoni": disoccupati,
ex-camorristi, sfigati di varia natura. Tra questi annoveriamo Sara, la
giornalista del Mattino, che indaga su Masaniello, la figura che sposterà le
sorti della battaglia a favore dei "buoni". Insomma la psicologia dei personaggi
è assente: sono tante macchiette che si alternano in scena, vedi la chiusura con
i bambini che indossano le maschere di Pulcinella (mancano solo maccheroni e
mandolini).
[1] Successione di avvenimenti concatenati nel tempo da un inizio ad una
fine
[2] L’intreccio pone l’accento sulla concatenazione degli episodi più che
sui personaggi, è il montaggio quasi matematico della struttura narrativa
[3] «Lo stile è la fusione di vari elementi: linguaggio, ritmo, immagini
poetiche» (S.H. Burton, The Criticism of Prose)
[4] «Le parole sono simbolo di qualcosa» (S.H. Burton, The Criticism of
Prose)
[5] E’ il «tempo» caratteristico del racconto
[6] «Il personaggio del romanzo è indissociabile dall’universo fittizio al
quale appartiene (…) agiscono gli uni sugli altri e si rivelano gli uni
attraverso gli altri» (Bourneuf, Ouellet, L’universo del romanzo)
Aggiunto: April 19th 2004 Recensore: Agostino Morgante Voto: Hits: 1291 Lingua: italian
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